La REGIA del POLO DEMOCRATICO ...
Arlecchino:
Salve Ggianni,
ti segnaliamo questo nuovo intervento pubblicato sul sito:
Cassazione, in dichiarazione congiunta possibile compensare debito Irpef con credito coniuge incapiente?
Nella dichiarazione congiunta è possibile compensare il debito Irpef con il credito del coniuge non a carico anche quando tale credito risulta inutilizzabile dal coniuge in quanto incapiente. Lo ha stabilito una opinabile sentenza della Cassazione depositata il 29 aprile scorso che ha ribaltato la decisione della Commissione tributaria regionale Si tratta di una pronuncia di non poco conto se si pensa agli effetti che potrà avere se il principio dovesse essere confermato e accettato dall'Agenzia delle Entrate. In ballo c'è una parte dell'ammontare di deduzioni e detrazioni non godute per incapienza stimato in circa 10 miliardi.
Negli ultimi anni, anche a causa della crisi economica che ha determinato un impoverimento generale, il problema di quanti non riescono in tutto o in parte ad usufruire delle detrazioni/deduzioni spettanti per incapienza ha assunto dimensioni via via crescenti. Tra questi soggetti c’è un particolare sottogruppo, formato dai coniugi non a carico che non posseggono redditi elevati, in genere pensioni e/o immobili. Questi in particolare lamentano il fatto di non potere detrarre/dedurre oneri, ad esempio le spese mediche, dall’imposta dovuta dal marito dichiarando congiuntamente.
E proprio in soccorso dei coniugi non a carico con spese detraibili o deducibili non utilizzabili per mancanza d'imposta da azzerare arriva la Cassazione che con la sentenza del 12 giugno 2015 (depositata il 29 aprile 2016) che ribalta di fatto una interpretazione consolidata che finora escludeva tale possibilità di compensazione.
La sentenza al punto 3 dei “motivi della decisione” afferma: “Dal sistema esposto, si evince che la unificazione delle posizioni dei coniugi si verifica esclusivamente sul piano della imposizione fiscale complessiva, ed unicamente con riferimento alle componenti che consentono la riduzione della stessa, come detrazioni, ritenute, crediti d’imposta, che, originariamente propri di ciascun coniuge, vengono in tal modo applicate non già alle singole posizioni, ma sull’ammontare complessivo delle imposte calcolate sui redditi dei dichiaranti. Ha pertanto errato la Ctr (Commissione Tributaria) nel ritenere illegittima la compensazione tra il debito Irpef e il credito Irpef del coniuge”.
Per quanto riguarda le ritenute e i crediti la sentenza è in linea con i principi generali della nostra Irpef in quanto imposta individuale. Poiché, nel caso di ritenute e crediti,si tratta di importi vantati nei confronti dell’erario da uno o dall’altro dei coniugi e come tali possono essere messi in comune nell’ambito del dare/avere della coppia. Quello che mette in crisi l’impianto normativo dell’Irpef è l’aver inserito insieme alle ritenute e i crediti anche le detrazioni. Come imposta personale l’Irpef si determina sui redditi dell’individuo, al netto delle deduzioni. L’imposta si calcola sulla base degli scaglioni di reddito applicando le aliquote previste, e da questa si scomputano le detrazioni d’imposta, anch’esse personali, in quanto legate strettamente alla condizione dell’individuo (tipo di lavoro, soggetti a suo carico fiscale, spese da lui sostenute). Le detrazioni così come sono definite nella legge azzerano l’imposta e non originano, pertanto credito.
Di certo la sentenza apre uno scenario interpretativo completamente nuovo nelle modalità di fare la dichiarazione Irpef congiunta. In prima battuta quello che non si capisce è perché insieme alle detrazioni, alle ritenute e ai crediti non sono state considerate anche le deduzioni dall’imponibile che hanno natura analoga alle detrazioni tanto che originariamente gran parte degli attuali oneri detraibili erano oneri deducibili. Nei fatti la sentenza rischia di generare ulteriore confusione su un'imposta la cui complessità normativa non ha ormai più limiti. E potrebbe creare disorientamento e false aspettative tra i contribuenti, soprattutto tra quelli più deboli. Forse sarebbe stato più opportuno nella sentenza dare maggiori spiegazioni del perché sono state inserite anche le detrazioni nel cumulo delle imposte dovute dai coniugi. Letta così a qualcuno potrebbe venire il sospetto che sia una svista dei giudici.
Da Fisco Equo
Arlecchino:
ISemplici Cittadini del POLO DEMOCRATICO.
Pubblicato su FB · 29 minuti fa
Solo la creazione di POLI (almeno tre) per governare il Paese può salvare l'Italia.
Sotto la regia del POLO DEMOCRATICO (unione tra Partiti indipendenti di Centro e di Sinistra, che si accordano per governare e realizzare un Progetto-Paese condiviso) non avremo gli effetti negativi delle "beghe", interne e esterne, tra e nei Partiti (vedi PD oggi).
Il POLO DEMOCRATICO nasce e vive soltanto per attuare con il suo governo, la realizzazione del Progetto-Paese concordato tra chi lo sostiene.
In tal modo la politica quotidiana (liti comprese) vissuta dai Partiti non influisce sul lavoro del POLO DEMOCRATICO.
Sono due livelli diversi e indipendenti nel fare politica, il POLO ha due compiti soltanto: governare il Paese e realizzare il Progetto-Paese concordato con i Partiti che lo sostengono.
I PARTITI liberi e indipendenti potranno occuparsi meglio e di più della realtà che li ospita nel territorio, dei rapporti con gli elettori che li voteranno, soprattutto avranno modo d’essere più attenti ai collaboratori e ai lobbisti che li hanno portati spesso a commettere errori gravi per l’Italia.
gg
Admin:
Dopo 20 anni di ipocrisia, ritentare di "fottere" gli elettori riportando gli ex PCI nel PD, andrà incontro all'ennesima spinta in avanti del fascismo, del leghismo, del grillismo.
Si può lavorare "insieme", con i migliori tra loro, ma sotto l'ombrello politico offerto da un POLO DEMOCRATICO in cui riunirsi, da indipendenti, soltanto per realizzare un Progetto-Paese e un Governo del Polo Democratico finalizzato a realizzarlo in 5 anni.
Ciaooo
Da FB del 9 marzo 2017
Arlecchino:
Un governo senza un Progetto Paese condiviso da chi lo sostiene "NON ha i piedi per terra".
Il POLO DEMOCRATICO a questo servirà: immaginare un Progetto Paese Condiviso e formare un Governo che entro la legislatura (prossimi 5 anni) lo realizzi.
gg
Da FB del 25/03/2017 Governo Gentiloni fermo sulle emergenze non chiarite
Arlecchino:
Siamo ricchi di Noi?
Dimostriamolo: abbattiamo la Genia dei "CONTRO" e uniamoci nella Schiera del "PRO".
Non è necessario sia un Partito, ci basterebbe essere un POLO Democratico con un compito unico: RISANARE L'ITALIA.
ggg
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