La REGIA del POLO DEMOCRATICO ...
Arlecchino:
Semplici come le Madri di Plaza de Mayo!
Madri di Plaza de Mayo. Organizzazione creata dalle madri dei dissidenti argentini scomparsi sotto la dittatura militare tra il 1976 e il 1983 (desaparecidos); prende il nome dalla piazza di Buenos Aires divenuta dagli anni Settanta luogo di incontro abituale delle donne, ogni giovedì, per ricordare i propri figli.
In un primo momento le madri reclamarono il rilascio dei figli e in seguito chiesero che i responsabili fossero chiamati a rispondere della loro morte davanti alla giustizia.
ciaooo
Arlecchino:
LA COMUNITA' De iSEMPLICI:
Don Milani era un SEMPLICE, ed è ciò che intendiamo noi. Ciò dimostrare la forza, utile alla società, che possono esprimere iSemplici.
15 maggio 2016
Una marcia nel nome di Milani, l'ex allievo: ''Il giorno che il don arrivò a Barbiana''
“Siete due ragazzi arroganti e che non sapete niente”: così la professoressa a cui è indirizzata la famosa lettera-manifesto di don Lorenzo Milani in difesa dei suoi alunni che furono bocciati per due volte all’esame da privatista. Era l’autunno del 1965, dopo pochi mesi la scuola di Barbiana (Firenze) iniziò a lavorare alla risposta pubblica da dare alla “terribile” professoressa e più in generale a tutti coloro che non volevano “una scuola di tutti e di ciascuno”. Giancarlo Carotti, uno dei primi sei allievi del don, ci racconta il suo primo incontro con Milani e il periodo di stesura del libro. Domenica 15 maggio si tiene la XV Marcia di Barbiana, la camminata in difesa dell’istruzione pubblica che percorre i luoghi di don Milani: dalla valle fino alla cima di Monte Giovi, dove si trovava la sua chiesa.
di Alessia Benelli
(foto e video per gentile concessione della Fondazione Don Lorenzo Milani)
da - http://video.repubblica.it/scuola/una-marcia-nel-nome-di-milani-l-ex-allievo--il-giorno-che-il-don-arrivo-a-barbiana/239426/239340?ref=HREC1-8
Arlecchino:
LA COMUNITA' De iSEMPLICI: siamo diventati una pagina su FB...
Seguiteci siamo in formazione, tutti (quasi tutti) ci sareste utili
ciaooo
Arlecchino:
LA COMUNITA' De iSEMPLICI [Libera e Laica Organizzazione fra Cittadini] si impegna nel ricercare con i lettori e gli scrittori della Pagina FB, a noi concessa, la condivisione del principio che l’evoluzione dallo status di “Abitante” a quello di "Cittadino", debba svilupparsi attraverso la Cultura e l’Impegno Sociale.
Con una adeguata civile Comunicazione ci sforzemo di far comprendere in cosa, secondo noi, si differenzia l'essere un Abitante dall'essere, comportarsi e sentirsi un Cittadino.
Ovviamente non sarà la ricerca di discriminazione tra eguali. Non sarà neppure un ripercorrere quello che i due termini definivano situazioni diverse, presso gli antichi romani.
Ma ispirarsi alle nostre origini, pur differenziandoci dal passato, forse sì.
A presto ciaooo
Da – pagina Facebook del 13 maggio 2016
Arlecchino:
I TEMPI DELLA GIUSTIZIA
Stefano PASSIGLI
Abbreviare la prescrizione e terminarla con l’avvio del processo
Il risultato più importante sarebbe quello di evitare all’Italia l’onta di essere con la Grecia il solo Paese dove questo istituto di giusta tutela è divenuto fonte di impunità
La lentezza della giustizia, sia penale che civile, è da sempre uno dei principali problemi del nostro Paese, meritevole — ben più della stessa riforma costituzionale — di essere affrontato con decisione. I tempi della giustizia civile sono stati infatti uno dei motivi del basso volume di investimenti dall’estero nell’economia italiana. Ed è ai tempi della giustizia penale, che malgrado gli sforzi dell’attuale guardasigilli permangono lunghi, che dobbiamo imputare la scarsa fiducia di molti cittadini nella magistratura.
Al cuore della lentezza della giustizia penale sta l’istituto della prescrizione: dopo una diminuzione a 130.000 casi all’anno i processi che si estinguono per intervenuta prescrizione hanno infatti ripreso ad aumentare, segno inequivocabile che anziché avvalersi di riti alternativi molti imputati continuano a puntare alla prescrizione, in questo aiutati dalla peculiarità in Italia di questo istituto che, nato per garantire a vittime e accusati tempi ragionevoli del processo, si è progressivamente trasformato in una occasione di impunità.
In tutti i Paesi europei e del mondo anglosassone la prescrizione limita il termine di tempo entro il quale un reato può essere perseguito. Al di là dei reati più gravi che non si prescrivono mai, nella massima parte dei casi i tempi di prescrizione sono più brevi dei nostri; ma se entro tali termini inizia l’azione penale allora la prescrizione cessa di agire essendo prevalente l’interesse pubblico di giungere a sentenza. Solo in Italia e Grecia la prescrizione continua ad agire nel processo, permettendo così che spesso non si giunga all’accertamento di una verità processuale, con detrimento delle vittime e della fiducia nella giustizia.
In queste condizioni, l’ipotesi di allungare la prescrizione in via generale (come nella proposta di sospenderla per 2 o 1 anno dopo il primo o secondo grado di giudizio) o per specifici reati (ad esempio di corruzione) non appare né di facile adozione, né risolutiva. Contro una simile misura si sono schierati infatti numerosi gruppi parlamentari che, muovendo contro la proposta una immotivata accusa di giustizialismo, intendono in realtà difendere la classe politica dal controllo di legittimità della magistratura, quando addirittura non proteggerne singoli esponenti da processi in corso. In ogni caso allungare i termini della prescrizione non garantisce una soluzione ai tempi della giustizia: più processi giungerebbero a sentenza, ma con tempi ancora più lunghi, distraendo così da altri procedimenti giudici sovente già oggi troppo oberati da imponenti carichi di lavoro.
La soluzione è palesemente un’altra: anziché allungare i tempi di prescrizione li si abbrevi, ma al pari di quanto avviene in tutte le democrazie europee e anglosassoni, la prescrizione abbia termine con l’inizio dell’azione penale. Venendo meno la possibilità della prescrizione diverrebbero inutili tutte le astuzie procedurali per dilazionare il processo cui sono oggi deontologicamente obbligati a ricorrere i nostri penalisti. I tempi dei processi così si ridurrebbero, avrebbe maggiore sviluppo il ricorso ai riti alternativi, e aumenterebbe la produttività dei singoli giudici. Occorrerebbe naturalmente mantenere l’attuale regime per i procedimenti già iniziati: come sperare altrimenti che ad esempio Ala — il cui leader Verdini è stato recentemente condannato in I grado ma è già alla vigilia della prescrizione — possa votare una modifica dell’istituto? Il risultato più importante sarebbe comunque quello di evitare all’Italia l’onta di essere con la Grecia il solo Paese ove la prescrizione da istituto di giusta tutela è divenuto fonte di impunità.
28 maggio 2016 (modifica il 28 maggio 2016 | 19:57)
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Da - http://www.corriere.it/cultura/16_maggio_29/abbreviare-prescrizionee-terminarla-l-avvio-processo-b25798e0-24fc-11e6-a9d3-8bf76315dcbb.shtml
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