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Autore Discussione: Tonia Mastrobuoni Così l’Ue e Draghi preparano l’uscita della Grecia dall’euro.  (Letto 2605 volte)
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« inserito:: Giugno 27, 2015, 10:37:37 am »

Così l’Ue e Draghi preparano l’uscita della Grecia dall’euro. Pronto il piano d’emergenza
Il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung scrive che l’Europa sta preparando la chiusura delle banche greche e controllo dei capitali. E Draghi rischia di essere l’uomo che sancirà il fallimento

16/06/2015
Tonia Mastrobuoni inviata a Berlino

L’Europa comincia a prepararsi concretamente al peggio. Secondo la Süddeutsche Zeitung, in mancanza di un accordo all’eurogruppo di giovedì, i capi di Stato e di governo potrebbero incontrarsi venerdì sera per un vertice straordinario a Bruxelles. Si tratterebbe dell’ultimo, disperato tentativo di raddrizzare la prua greca verso un accordo. E sarebbe già pronto un piano, che scatterebbe per il fine settimana, che prevedrebbe la chiusura delle banche greche e il controllo dei capitali dalla prossima settimana. Ovviamente il controllo dei capitali, adottato al culmine della crisi anche a Cipro, nel 2013, dovrebbe essere approvato dal governo Tsipras.

Uno dei problemi più gravi dell’attuale crisi è la massiccia emorragia finanziaria, che mette a rischio il sistema bancario. E, con esso, l’ultimo rubinetto europeo ancora aperto, l’Ela. Il permesso di elargire fondi emergenziali al sistema creditizio ellenico da parte della banca centrale è accordato dalla Bce. Attualmente l’asticella è fissata a 83 miliardi e domani è attesa una nuova decisione a Francoforte. Molto improbabile che la Bce decida, come chiedono alcuni banchieri centrali come Jens Weidmann, di rendere più severi i collaterali che vengono dati in cambio dell’Ela o di abbassare addirittura la quota consentita. Significherebbe rischiare un incidente, un «Graccident» ed è l’ultima cosa che Mario Draghi vuole.

E’ cominciato, questo è evidente, tra Atene e i suoi creditori uno scaricabarile neanche troppo sottile, per scaricarsi di dosso la colpa di un eventuale collasso dei negoziati. E il presidente della Bce, comprensibilmente, vuole che sia la politica a prendersi la responsabilità di questo eventuale fallimento. Ma se non ci sarà un’intesa nei prossimi giorni, rischia invece di essere lui il “trigger”, il grilletto che affosserà la Grecia. A fine mese, senza un nuovo accordo politico, la Bce dovrà chiudere i rubinetti dell’Ela in ogni caso.

Intanto il ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis, continua a ostentare la linea dura contro i creditori: alla riunione con gli omologhi di giovedì è inutile aspettarsi nuove proposte, da parte di Atene. In realtà, un segno di debolezza: è stato il fallimento dei negoziati in quella sede a costringere Angela Merkel a convocare ormai due settimane fa vertici ai massimi livelli tra creditori e governo greco per cercare una soluzione. E anche a Berlino, il clima è ormai irrespirabile. Persino i socialdemocratici mostrano segni evidenti di impazienza: il vicecancelliere Gabriel ha detto che «non possiamo farci ricattare». 

Da - http://www.lastampa.it/2015/06/16/economia/grecia-vertice-straordinario-venerd-6Y5WAslHolmzT1qX2zzVZM/pagina.html
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 09, 2015, 07:11:46 pm »

I duellanti all’ultimo scontro.
Tsipras mai stato così forte, Merkel sempre più in crisi
Il voto ha stravolto gli equilibri. E ora Angela rischia

08/07/2015
Tonia Mastrobuoni

Messaggino da Bruxelles di metà pomeriggio, da una fonte governativa greca: «Non ci faremo sabotare dall’Eurogruppo, discuteremo stasera e domani», cioè al vertice dei Capi di Stato e di governo e al Parlamento europeo. 

Ancora una volta, Atene ha deciso ieri di stravolgere le regole e imporre la sua agenda da «figliol prodigo» d’Europa. La discussione si è arenata troppo spesso nella sede «tecnica»; meglio delegare ai leader. Soprattutto, ad Alexis Tsipras: nella capitale sono convinti che non sia mai stato così forte come dopo il referendum. E la scommessa (o illusione) del leader di Syriza è quella di riavviare il negoziato con condizioni più favorevoli per i greci, sconfessando la visione darwiniana di Schaeuble e altri «falchi» decisi a buttare fuori la Grecia e ricompattare l’eurozona attorno alla spericolata idea che ne potrebbe uscire rafforzata (un’idea sconfessata dall’inconsistenza del recente documento dei cinque Presidenti, ma tant’è).

Uno degli uomini più fidati di Alexis Tsipras riassume, sorseggiando un caffè in un bar di Monastiraki: «Abbiamo vinto il referendum, ricompattato Syriza e messo a tacere l’opposizione, che ci appoggia in tutto. Merkel pensava di spaventare i greci con le banche chiuse, pensava di cacciare Tsipras con i “sì”; ha ottenuto l’effetto opposto». Dopo i negoziati disastrosi delle ultime settimane, culminati nel referendum, Tsipras è partito ieri per Bruxelles con due certezze. Un mandato popolare forte - ha fatto una campagna furba, ha detto ai greci che un «no» avrebbe rafforzato la sua posizione negoziale con i creditori, mai che avrebbe significato un’uscita dall’euro - e interlocutori di cui ci si può fidare poco. 

- Dall’Europa ultimo avviso alla Grecia: “Accordo entro domenica” (M.Zatterin) 
Jean-Claude Juncker, spiega uno dei negoziatori greci partiti ieri per Bruxelles a microfoni spenti, «ha tentato seriamente di mediare, ma i suoi uomini sono più tedeschi di Schaeuble… sull’Iva prima hanno detto che aumentandola dal 13 al 23% sui ristoranti avremmo avuto introiti da 1 miliardo, poi invece hanno detto che no, non bastava, che dovevamo aumentare anche quella sugli alberghi, ammazzando il turismo, poi di nuovo che andava bene così. Come facciamo a fidarci?». Se anche si dovesse consumare la rottura totale, il governo non è spaventato. Ha un «piano B», come raccontato lunedì da «La Stampa». Sequestrerebbe la Banca centrale greca e le sue riserve in euro, introdurrebbe una valuta parallela, nazionalizzerebbe aziende, unificherebbe i fondi pensione e rastrellerebbe ogni euro nascosto nel Paese. Nella capitale, qualcuno ha messo in giro persino la voce che il governo potrebbe sequestrare le cassette di sicurezza per costringere i greci a mettere i soldi sui conti correnti e scongiurare il fallimento delle banche. La viceministro delle Finanze, Nadia Valavani, ha già fatto sapere che l’accesso ai contanti delle cassette di sicurezza è vietato «finché è in vigore il controllo dei capitali».

- I mercati affondano, come difendersi in Borsa (Sandra Riccio) 
Ma il problema vero è lo scontro tra i due protagonisti, entrambi induriti sulle proprie posizioni, Alexis Tsipras e Angela Merkel. La cancelliera è arrivata ieri sera alla riunione brussellese con una posizione durissima. Merkel è scossa da una fronda anti-greca che nel partito e nella maggioranza si sta allargando a macchia d’olio e secondo alcuni potrebbe addirittura costringerla a chiedere il voto di fiducia, per far passare l’eventuale nuovo piano di aiuti greco. Nei sondaggi, la linea dura adottata di recente dalla Cdu/Csu premia: ha guadagnato ben tre punti. E la lettura trasversale che i politici tedeschi hanno dato al referendum è univoca: «Hanno tagliato i ponti con l’Europa» ha sintetizzato il vicecancelliere Gabriel. 

In questo clima incancrenito - ieri Barack Obama ha chiamato di nuovo sia Merkel sia Tsipras per scongiurare lo scenario peggiore - c’è una novità importante: il ruolo di mediazione della Francia. Anche perché Hollande è alla ricerca di consenso a sinistra del suo disastrato partito. Quando Tsipras ha annunciato il referendum, pare che il più imbestialito non fosse Schaeuble, ma il suo collega francese Michel Sapin. Proprio per gli sforzi spesi per avvicinare le posizioni tra Berlino e Atene. I francesi sono stati i primi, domenica, a chiedere che si riavviasse il dialogo con Atene a prescindere dal risultato del referendum. Speriamo siano gli ultimi ad alzarsi dal tavolo.

Da - http://www.lastampa.it/2015/07/08/economia/i-duellanti-allultimo-scontro-tsipras-mai-stato-cos-forte-merkel-sempre-pi-in-crisi-q4cVmcgGUftSWX7nnupbfJ/pagina.html
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