De Magistris:"Mi cacciano perchè indago. Così torniamo all'epoca fascista"
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Le elezioni europee «Spero solo di non trovare Clemente ad accogliermi»
Idv, il successo di De Magistris
MILANO — Bye bye Tonino. L’ultimo ex pm Luigi De Magistris saluta il primo ex pm Antonio Di Pietro dall’alto di un olimpo edificato su 415.646 voti personali.
E, inaspettatamente, il volto casareccio di Mani Pulite resta 19.000 e 5 preferenze più in giù mettendo da parte un bottino di 396.641 attestati di fiducia.
Insomma, la volata fino all’8% è stata — tutto d’un tratto e anche— merito suo. Che il magistrato napoletano sia l’incognita imprevista di queste elezioni sono i numeri a dirlo: dei 7 seggi conquistati in Europa dall’Italia dei valori, 4 sono opera di De Magistris (sull’intero Stivale ha battuto il boss praticamente in tutte le circoscrizioni tranne nelle Isole) e gli altri 3 di Di Pietro. Il neofita del Palazzo se la ride e però ci tiene a rivendicare una rispettosa sudditanza a colui che l’ha iniziato al nuovo mestiere: «Mamma mia, è un risultato straordinario. Dappertutto.
Ho preso quasi 136.000 voti al Sud, qui si parla di una nuova questione meridionale. Abbiamo vinto perché siamo stati tra la gente, io mi sono girato tutt’Italia in macchina, treno, aereo e nave. E comunque il merito è di Tonino, che è stato determinatissimo ad aprire alla società civile e ha chiesto a uno con una storia come la mia di buttarmi». La prima vita di Luigi De Magistris germoglia a Napoli 42 anni fa, si nutre del culto di un bisnonno togato che perseguiva i briganti ai tempi dell’Unità d’Italia, sboccia con gli studi di Giurisprudenza e i primi dissensi in magistratura con la pubblicazione del periodico Il ghibellin fuggiasco, appassisce con uno scontro tra Procure finito su tutti i giornali e i tg. Al lavoro dal 1995, apre i fascicoli Toghe lucane («Un complesso intreccio di malaffare che colpiva anche magistrati e forze dell’ordine»), Poseidon (un presunto uso illecito di soldi pubblici legato a fondi comunitari) e, soprattutto, Why Not. È lui — da sostituto procuratore della Repubblica al Tribunale di Catanzaro — che ipotizza l’esistenza di una loggia massonica in grado di influenzare la gestione di appalti e finanziamenti pubblici.
Nel 2007, l’indagine coinvolge Romano Prodi, all’epoca premier, e il ministro della Giustizia Clemente Mastella. Il Guardasigilli invia gli ispettori ministeriali in Procura e partono scambi di accuse, querele e polemiche: De Magistris viene escluso dall’inchiesta, la Procura di Salerno considera illegittimo il provvedimento ed è controindagata dalla Procura di Catanzaro, al Csm parte l’iter di un procedimento disciplinare che si chiude con il suo trasferimento a Napoli e la revoca delle funzioni di pm. Stop. Da lì in poi arriva Di Pietro, che il 6 marzo scorso annuncia la candidatura del nuovo compagno di partito.
Ancora oggi — mentre annuncia che «grazie a questo successo l’Idv sarà linfa vitale per le forze democratiche e costruirà le fondamenta di un progetto alternativo al disegno piduista di Berlusconi» — De Magistris insiste nel precisare i contorni del suo passato: «Io non ho abbandonato la magistratura, sono stato costretto a rinunciare al lavoro dei miei sogni perché il mio impegno per la legalità ha fatto paura a molti. Ma adesso gli ideali che ho perseguito da sempre li trasferirò in politica».
Non lo spaventa l’impegno da pendolare Catanzaro-Napoli-Strasburgo: «Sono sempre operativo». La moglie e i due figli in Calabria, del resto, nonché l’adorata mamma in Campania, «sono abituati al mio nomadismo». Se il suo primo atto da europarlamentare riguarderà i fondi europei — «Basta sprechi e comitati d’affari che sudamericanizzano l’Italia coi soldi dell’Europa» — c’è ancora un augurio che l’ultimo ex pm fa a se stesso prima di mettere piede in Parlamento: «Io spero solo di non essere accolto da Mastella».
Elsa Muschella
09 giugno 2009
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L'agenda rossa
Un'altra Italia grazie all'Europa
di Luigi De Magistris
Nel nostro Paese vi è la diffusa consapevolezza che il Parlamento Europeo non serva a nulla; un posto in cui vengono collocati a riposo politici sulla via del tramonto oppure persone scomode da esiliare per evitare che possano turbare gli equilibri politici in Italia. Durante la mia entusiasmante campagna elettorale in giro per il Paese non sono state poche le persone che mi hanno sollecitato ad evitare di rimanere relegato in Europa e di assumere un ruolo politico all’interno dei nostri confini. Non c’è dubbio che in questi anni una fetta considerevole di italiani eletti al Parlamento europeo – con le debite lodevoli eccezioni – ha utilizzato il mandato per prendersi le diarie,fare solo attività politica in Italia e turismo di vario tipo in Europa.
La nostra immagine al Parlamento Europeo non è molto buona, non solo per il crollo etico della politica italiana soprattutto per i comportamenti indegni con la gestione privata ed edonistica della cosa pubblica da parte del premier Berlusconi, ma anche per lo scarso apporto che complessivamente ha offerto la compagine italiana in Europa.
Ebbene, già dalle prime settimane di lavoro tra Bruxelles e Strasburgo, ho compreso quanto rilevante possa essere il lavoro del Parlamento europeo per la crescita di un’Europa dei diritti e per lo stesso nostro Paese. Dall’immigrazione, ai cambiamenti climatici, dal contrasto al crimine organizzato ai temi dell’economia e dell’occupazione. Come sempre determinante per il cambiamento del passo politico è il ruolo delle persone. Già nelle prime riunioni istituzionali e politiche, ad esempio, ho evidenziato che la lotta alle mafie deve essere una priorità in quanto non è un’emergenza solo italiana ma un cancro che si sta estendendo velocemente in tutta Europa attraverso il controllo del territorio, l’inquinamento dell’economia e la penetrazione nelle Istituzioni.
Così come da Presidente della Commissione controllo del bilancio ho subito messo in chiaro che il ruolo della Commissione non è quello burocratico di far quadrare i conti con le tabelline di matematica, bensì di operare un concreto controllo per la trasparenza e la legalità nell’utilizzo dei fondi pubblici che provengono dalle tasche di tutti i cittadini europei. Questo significa favorire politiche di sviluppo economico che producono occupazione anche attraverso la verifica costi/benefici dei finanziamenti pubblici; rendere più difficili le truffe e le corruzioni ai danni dell’Unione Europea, con l’Italia ovviamente in prima fila; spezzare il legame tra monopolio della spesa pubblica da parte della casta, gestione illegale delle risorse pubbliche, controllo del lavoro attraverso le logiche di appartenenza, condizionamento del voto: dall’Europa può, quindi, giungere un contributo teso a recidere il nesso denaro pubblico-mafie che è uno dei cardini della forza pervasiva della criminalità organizzata e della sua istituzionalizzazione.
06 settembre 2009
da unita.it
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Il piduista e i magistrati che indagano sulle stragi
di Luigi De Magistris
Il Presidente del Consiglio, il piduista Berlusconi, ha affermato, con toni minacciosi ed inaccettabili per uno Stato di diritto, che vi sono magistrati di talune Procure della Repubblica che indagano sulle stragi di mafia cospirando e congiurando ai suoi danni. Le Istituzioni - quelle non ancora corrose dal crimine organizzato - e la parte sana della società civile non possono accettare intimidazioni di questo genere.
Attendiamo con speranza - sin dalle stragi di Capaci e di via D´Amelio - che venga scoperta tutta la verità sugli omicidi Falcone e Borsellino; vogliamo sapere perché la mafia ramificò la strategia della tensione militare piazzando bombe a Roma, Firenze e Milano; aspettiamo di sapere se pezzi deviati delle Istituzioni - che ancora operano nel Paese in continuità con una P2 mai morta ed anzi sempre più forte - trattarono con Cosa Nostra; vogliamo capire se esiste un rapporto tra la fine della strategia militare della mafia e la discesa in politica, da vincenti, di Dell`Utri, Berlusconi e della stessa nascita del partito di Forza Italia; chiediamo a gran voce di individuare coloro i quali hanno sottratto l´agenda rossa di Paolo Borsellino; intendiamo sapere chi ha favorito in questi anni l´istituzionalizzazione della mafia con il consolidamento della sua penetrazione nell´economia e nello Stato.
Ed allora veniamo al punto: perchè Berlusconi minaccia i magistrati che stanno investigando svolgendo indagini difficili e pericolose? Ha in mente, forse, di creare le condizioni per isolare servitori dello Stato e magari per favorire l´intervento di menti istituzionali raffinatissime? Invia messaggi a qualcuno? Non so che cosa accadrà nel futuro - sulla mia pelle ho visto realizzarsi melmosi intrecci istituzionali mai visti e sentiti e forse nemmeno immaginati - ma so per certo che vigileremo in tantissimi affinchè non sia esercitata nessuna interferenza illecita che ostacoli il lavoro dei magistrati e delle forze dell´ordine e impedisca agli italiani di conoscere la verità, fosse pure una verità terribile e inquietante, forse la verità che ci farà capire perchè un ampio manipolo di golpisti con il grembiulino intende sovvertire le Istituzioni Repubblicane.
08 September 2009
da unita.it
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Verità su Borsellino: in piazza il popolo dell’agenda rossa
di Luigi De Magistris
Nella vita si incontrano - in momenti spesso duri e difficili - persone straordinarie. Una di queste è Salvatore Borsellino, il fratello di Paolo che ha pagato con la vita la difesa della toga e la ricerca della verità anche sui contesti che condussero alla morte di Giovanni Falcone. Salvatore è stata una delle persone che mi ha dato la maggiore carica in questi anni terribili. Lui non può immaginare quanto mi sono commosso quando lessi la sua lettera immensa il giorno in cui mistrapparono le indagini. Essere amico di Salvatore - il fratello di un magistrato che per me è stato un mito negli anni in cui preparavo il concorso in magistratura - vale anche una toga strappata. Dissi un giorno ad un dibattito che non c’è sanzione disciplinare che tenga di fronte alla solidarietà che ho ricevuto da lui.
L’incontro con Salvatore non credo sia casuale, sono quegli episodi della vita carichi di un significato profondo. Non so quanti italiani hanno ascoltato Salvatore in un dibattito, in un convegno, in una piazza: la sua semplicità, la carica umana, la sua passione, la capacità di trasmettere emozioni che gonfiano il cuore sino a farti quasi esplodere la pelle, la sua rabbia nell’infiammare i cuori, la sua forza nello scuotere le coscienze. È un privilegio stargli accanto.
Salvatore sta conducendo insieme a tanti ragazzi - a quelli che non vogliono apparire ma solo essere protagonisti di un cambiamento epocale - a tante donne e tanti uomini, una battaglia di verità. Certo per ottenere la verità devi lottare. Siamo oscurati dalla propaganda di regime che non racconta queste storie, non fa sapere del movimento di resistenza costituzionale all’interno del quale Salvatore è il principale protagonista. Mandare le immagini di Salvatore che parla in una piazza è troppo pericoloso, smuoverebbe le coscienze addormentate dal regime, farebbe riflettere e reagire, non potrebbe che smuovere gli animi ed accendere i cuori degli italiani buoni. Al regime le persone pulite, trasparenti e coraggiose fanno paura, perché posseggono una carica rivoluzionaria.
Salvatore quando lo vedi ti sembra gracile,non è più giovane nell’età, ma ha una forza enorme, perché vuole giustizia e verità ed in questa lotta è un trascinatore, un simbolo. Le persone vere sono quelle che hanno l’amore nel cuore e sete di giustizia. Salvatore vuole una cosa semplice: la verità sulle stragi e sapere perché hanno trucidato suo fratello. Insieme a lui lo vuole la parte sana dell’Italia, senza colori e bandiere politiche. Salvatore vuole sapere perché gli hanno ridotto il fratello a brandelli insieme ai poliziotti che lo difendevano sapendo che l’ora del tritolo era giunta. Salvatore va in direzione ostinata e contraria alla verità precostituita del regime. Mi auguro che la magistratura riesca a raggiungere tutta la verità, non solo spezzoni.
Sabato prossimo Salvatore ha organizzato una manifestazione a Roma dove il suo popolo sarà protagonista, ove ogni persona dovrà avere con sé un’agenda rossa da portare nella mano, rossa come quella che aveva il fratello Paolo e che istituzioni deviate gli hanno sottratto in via D’Amelio mentre il suo corpo andava in fumo. In quell’agenda insieme alla verità, c’è l’anima di ognuno di noi, del popolo di Salvatore, una massa che cresce sempre di più e che mai nessuno potrà fermare. Forse non lo sanno ancora i mafiosi di Stato, ma nessuno potrà interrompere questo cammino nella ricerca della verità, libereremo il Paese e Salvatore sarà per sempre il nostro simbolo, dell’Italia che ha reagito quando tutto sembrava perso e che ha lottato per un Paese migliore. Che bello sarebbe poter vedere sabato le vie di Roma piene di agende rosse. Lo dobbiamo a tutte le vittime delle mafie!
23 settembre 2009
da unita.it
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Luigi De Magistris
L’Europa della speranza
Numerose sono le speranze e le aspettative politiche affinché l’Europa possa divenire il luogo in cui difendere ed attuare in diritti non solo nei 27 Paesi dell’Unione, ma nel mondo intero. Senza necessità di dover aspettare Obama, nel quale, ovviamente, riponiamo fiducia ed aneliti per un mondo di pace. L’Europa non è solo il luogo in cui la settimana prossima cercheremo di riaffermare il principio che non può esserci Stato di diritto e, quindi, democrazia, senza un’informazione indipendente, libera e plurale. Principi che siamo costretti a ribadire non per il Sudan di Bokassa, la Romania di Ceausescu o la Russia di Breznev, ma per l’Italia di Berlusconi. L’Europa è anche il luogo in cui si ribadisce il valore giuridico inalienabile del diritto d’asilo ed il divieto dei respingimenti indiscriminati e disumani degli immigrati, in virtù del principio che tutte le persone hanno pari dignità indipendentemente dal colore della loro pelle. Con buona pace del razzismo e della xenofobia leghista che inquina l’agire politico dell’intera maggioranza criminalizzando l’immigrato non perché commette un fatto-reato, ma perché è immigrato. Niente di più e niente di meno che la colpa d’autore di hitleriana memoria. L’Europa è il luogo in cui la politica più sensibile si impegnerà per un nuovo modo di concepire e praticare la cooperazione in favore dei Paesi poveri e sottosviluppati. L’Africa, l’Asia, il Medio Oriente non devono essere terre di conquista per i prenditori che lucrano dagli accordi scellerati tra dittatori – come nel caso che avvince Berlusconi a Gheddafi – ma terre in cui impiegare risorse per dare una risposta a quelle che sono ancora vere e proprie emergenze umanitarie. Il rapporto della Fao dal quale si evince che vi sono ancora milioni di persone nel mondo – anche nelle aree sino a poco tempo fa considerate meno depresse – che muoiono di fame. Mentre impera altrove, ad esempio nell’Italia del berlusconismo, il modello del consumatore universale. Per non parlare della lotta che stiamo conducendo – l’altro giorno sono intervenuto con un’interrogazione parlamentare – sulla scellerata politica della privatizzazione dell’acqua – primario bene pubblico – condotta da diversi governi occidentali. In Africa manca l’acqua e noi nell’Europa cd. civilizzata la privatizziamo per arricchire le multinazionali. Nello stesso tempo IDV è in prima linea nel voler bandire, entro i prossimi dieci anni, le armi nucleari, consolidare il diritto internazionale – anche attraverso l’inserimento quale crimine contro l’umanità dell’aggressione di uno Stato verso un altro Stato – e spostare una parte significativa del denaro allocato nei bilanci per spese militari verso politiche di pace finalizzate a ridurre le insopportabili disuguaglianze sociali ed economiche nel globo.
18 ottobre 2009
da unita.it
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