Cultura
29/09/2012 - la storia
Onu, Hammarskjold: lo scalatore svedese al servizio di tutte le nazioni
E’ morto nel tentativo di riportare la pace in un Paese condannato dalla storia, vicina e lontana, ad essere prigioniero del conflitto. Perché credeva nella «Pace possibile». Era la notte del 18 settembre 1961 quando l’aereo dove viaggiava Dan Hammarskjold precipita dai cieli di quella che allora era la Rodesia del Nord in circostanze misteriose. Era in missione in veste di segretario generale delle Nazioni Unite e si stava dedicando al conflitto in Congo.
Il ministro Terzi a New York presenta il libro di Susanna Pesenti sul Segretario generale: «La sua eredità si incrocia con l’azione internazionale dell’Italia»
FRANCESCO SEMPRINI
New York
E’ morto nel tentativo di riportare la pace in un Paese condannato dalla storia, vicina e lontana, ad essere prigioniero del conflitto. Perché credeva nella «Pace possibile». Era la notte del 18 settembre 1961 quando l’aereo dove viaggiava Dan Hammarskjold precipita dai cieli di quella che allora era la Rodesia del Nord in circostanze misteriose. Era in missione in veste di segretario generale delle Nazioni Unite e si stava dedicando al conflitto in Congo.
A lui Susanna Pesenti dedica il libro «Dag Hammarskjold e la pace possibile», edito da Francesco Brioschi Editore, la cui prefazione è stata curata dal ministro degli Esteri, Giulio Terzi. L’opera parte con una considerazione dal sapore piuttosto amaro, ovvero dopo l’assegnazione del premio Nobel per la pace alla memoria e nonostante la pubblicazione del suo diario «Vagmarken», pubblicato postumo per sua volontà, sulla sua figura è calato una sorta di velo dell’oblio. Il perché va ricercato, secondo l’autrice, nella sua poliedrica personalità troppo sfaccettata per essere standardizzata in un simbolo. Alla sua riservatezza e alla gelosia di protezione della vita privata, ma soprattutto dalla sconfitta del suo tentativo di attuare quella autonomia del Segretario e dell’Organizzazione da parte dei cinque membri con diritto di veto. Questi i tratti salienti della vita di un uomo ricordato ieri all’Istituto italiano di cultura nel corso della presentazione del libro alla quale hanno partecipato Terzi e il vice segretario generale delle Nazioni Unite, Jan Eliasson. «Hammarskjold è stato un grande segretario al servizio non di un governo ma di tutte le nazioni. - racconta Eliasson - Dobbiamo tenere viva la memoria di persone come lui per consegnare un messaggio alle nuove generazioni». «Era un personaggio complesso, motivato da valori etici forti e radicati, mosso dal senso di una missione forse impossibile per quei tempi, ma di grande rilievo persino in un lunghissimo orizzonte temporale - dice Terzi - Impossibile da diplomatico non essere affascinati da una persona che incarnava nella sua completezza le grandi ambizioni del sistema Onu».
Il libro scorre fornendo un quadro dettagliato della figura di Hammarskjold, giurista e raffinato economista in un periodo in cui la dottrina economica e finanziaria era un accessorio per le responsabilità pubbliche. Un uomo di grande fede che mai ha interferito nel suo «Civil Servant». C’è dapprima l’Europa nella vita di Hammarskjold la sua carriera politica in Svezia, sino alla carica di viceministro degli Esteri e capodelegazione all’Onu. Poi la nomina Segretario generale dell’Onu, il secondo della storia. Da qui inizia la fase americana e il suo primo impegno a colmare il vuoto tra aspirazioni ed effettive potenzialità dell’organizzazione. Ci sono le prime missioni - Medio Oriente e Cortina di ferro - affrontate sempre con il «passo dello scalatore scandinavo: paziente, consapevole dei rischi e sicuro di farcela». Quindi il secondo mandato nel 1957 con due problemi epocali: il disarmo nucleare e la decolonizzazione, ovvero l’Africa. Qui il passo del libro cambia, diventa da cronaca a reportage documentato degli sforzi di operare in un contesto complicato «dall’arroganza delle grandi potenze, dal lavorio di servizi e lobby ostili di fatto all’indipendenza delle giovani nazioni africane». Quindi la fine quella notte di settembre del 1961, per la quale sarà riaperta per la quarta volta l’inchiesta. Una morte «che pone molti interrogativi, che mortifica le potenzialità di pace e sicurezza nate nell’Organizzazione».
Ma senza dubbio Hammarskjold è stato un uomo che ha giocato la sua partita consapevole di forzare il destino in nome della pace. La sua eredità spirituale e materiale poggia su tre pilastri principali Congo, peacekeeping e democratizzazione dell’Onu, è descritta da Terzi nella prefazione: «Un’eredità che si è spesso incrociata con l’azione internazionale dell’Italia, e più in generale con la vocazione del nostro Paese a un multilateralismo incentrato sulla democrazia e sul dialogo».
da -
http://lastampa.it/2012/09/29/cultura/onu-hammarskjold-lo-scalatore-svedese-al-servizio-di-tutte-le-nazioni-Poln0F9ZP1J2Jntq1yhtnO/index.html