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Autore Discussione: FLORENCIO DOMINGUEZ L'economia nel mirino  (Letto 2010 volte)
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« inserito:: Luglio 31, 2009, 11:45:40 pm »

31/7/2009
 
L'economia nel mirino
 

FLORENCIO DOMINGUEZ
 
L’Eta, nell’aprile 2004, ha pubblicato un documento interno nel quale faceva una serie di precisazioni sulla tregua annunciata quattro mesi prima riguardo al territorio catalano.
In quella pubblicazione il gruppo precisava che la tregua «non riguardava tutti i territori catalani», che la Comunità Valenciana ne restava esclusa in quanto nelle sue carceri erano detenuti appartenenti all’Eta a differenza, invece, del cosiddetto Principato e delle Isole Baleari. Il gruppo chiariva che la sospensione degli attentati «riguardava fondamentalmente» la Catalogna con la postilla che «nelle Baleari l’organizzazione aveva compiuto soltanto azioni mirate» senza spiegare se le isole erano o no incluse nella tregua. Non è stato necessario attendere il doppio omicidio di ieri per rendersi conto che per Majorca non c’era tregua: già nella Settimana Santa del 2004, «Txeroki» aveva inviato nell’isola un killer con l’incarico di compiere un attentato al re, anche se il piano fu sventato. Il fatto che le Baleari siano isole è stato determinante per far sì che l’attività terroristica in questa zona fosse minima e registrasse più insuccessi che successi. La morte delle due guardie civili cambia, ora, la prospettiva. L’Eta è riuscita nell’intento di introdurre nell’isola una cellula con materiale esplosivo. E questa è una novità perché quando Urrusolo Sisitiaga ha costruito, nel 1991, a Palma, delle autobombe, lo ha fatto con materiale recuperato in loco - bombole di gas e benzina - e ha costruito i timer utilizzando orologi del tipo di quelli che si trovano nei mercatini. Non ha avuto bisogno di far entrare a Majorca nient’altro che la propria abilità di terrorista qualificato.


Un giorno sapremo come hanno fatto i terroristi a far arrivare l’esplosivo a Majorca: se con una propria imbarcazione come fece il commando che nel ‘95 voleva assassinare il re, o con una nave mercantile, come gli appartenenti all’Eta che nel 2000 volevano imbarcare un’auto imbottita d’esplosivo nel porto di Denia. Al momento si sa soltanto che sono riusciti a portare a termine un attentato e che l’impatto è stato enorme non solo nei media spagnoli, ma in quelli di tutta Europa. Non per nulla Majorca è un approdo turistico internazionale.
Sin dalla fine degli anni Settanta è stato quasi consueto per l’Eta compiere attentati in zone turistiche con l’intento di danneggiare uno dei pilastri fondamentali dell’economia spagnola. Nel tracciare un bilancio degli attentati realizzati negli ultimi anni la direzione organizzativa del gruppo terroristico ha notato, in un documento del 2008, che «la maggior parte delle azioni armate sono state indirizzate contro il settore economico, contro infrastrutture e interessi economici spagnoli». E in questo disegno rientrano gli attentati portati a termine a Madrid contro la stadio Olimpico o l’aeroporto di Barajas.
La campagna di seminare piccole bombe in zone turistiche sviluppatesi negli ultimi anni non aveva sortito l’effetto di danneggiare seriamente l’economia spagnola e, all’interno dello stesso gruppo, s’erano levate voci di dissenso nei confronti di questa politica. Si chiedevano atti terroristici di maggior impatto: «Dobbiamo essere più attenti, più pratici e più cattivi» sosteneva un esponente dell’Eta critico verso gli attentati su piccola scala.


L’obiettivo evidente di ieri da parte dell’organizzazione terroristica era uccidere gli agenti della Guardia Civil, ma facendolo dove l’hanno fatto erano coscienti della ripercussione mediatica che l’evento avrebbe avuto oltre le frontiere di Spagna. E ciò ha consentito loro di realizzare anche il secondo obiettivo: danneggiare il turismo. Se, per di più, il duplice omicidio avviene il giorno dopo che i media di tutto il pianeta hanno diffuso le immagini della caserma di Burgos distrutta da un’auto-bomba, l’impatto dell’attentato di Majorca si moltiplica.

*Massimo esperto di Eta
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