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« Risposta #1 inserito:: Luglio 08, 2009, 10:47:42 pm » |
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Gli ecodem con Franceschini.
Bersani rilancia: 'Servono regole'
Dopo l'affondo di D'Alema contro il segretario e le reazioni risentite dei sostenitori di Franceschini, a cominciare da Fassino, le polemiche nel Pd sembrano placarsi un po'. Almeno all'apparenza. Si definiscono gli schieramenti, i candidati rilanciano le loro parole d'ordine. Franceschini punta sul nuovo e conferma la scelta della green economy come volano per la rinascita dell'Italia, Bersani chiede un partito non liquido, di tesserati, e soprattutto delle regole per la sua gestione. "Non il Pci, bastano le regole di un'associazione qualsiasi, l'Avis, una bocciofila, perchè non è che puoi fare come ti pare".
Ieri il segretario ha incassato il previsto appoggio degli Ecodem del Pd guidati da Ermete Realacci, che ha quindi deciso di rinunciare alla candidatura. «Riteniamo - dice Realacci - che la questione ambientale sia uno dei temi centrali ed è questo che ci ha convinto ad appoggiare Franceschini. Lo sosterremo, proponendo aggregazioni e liste centrate sui temi dell'ambiente, perchè pensiamo che lui meglio di altri rappresenta l'idea che dalla crisi si può uscire investendo sulla green economy. L'Italia deve accettare questa sfida e, anzi - ha aggiunto - deve essere in grado di mobilitare le energie migliori ed essere competitiva».
Franceschini ha ricordato come l'ambiente sarà uno dei temi al centro del G8, tema «globale che richiede decisioni comuni sovranazionali». Per Franceschini la green economy in questa fase «è come l'informatica negli anni ottanta, può rappresentare il traino dell'economia ed essere uno dei fattori determinanti per uscire dalla crisi. Purtroppo, ogni volta che governa la destra il nostro Paese viene collocato tra quelli che frenano le politiche ambientali». Infine, Franceschini annuncia che «la green economy sarà uno dei nodi principali al centro della piattaforma programmatica che presenterò la prossima settimana perchè il Pd deve diventare la più grande forza ambientalista d'Europa».
Bersani, quasi a voler smentire l'immagine di leader nostaslgico di un partito vecchia maniera, magari i Ds, ha fatto un'intervista web su Excite.it con il blogger Diego Bianchi (Zoro): "Io non voglio il Pci, ma un'associazione che funzioni. Voglio fare l'Avis, o una bocciofila in cui ci sono delle regole, non è che puoi fare come vuoi». «Se stai in una associazione - afferma il candidato alla segreteria del Partito democratico - devi anche accettare alcune auto-limitazioni, serve un minimo di disciplina e meccanismi che garantiscano la partecipazione anche al di fuori di te. Finora noi ce ne siamo dimenticati».
Bersani non vuole che questa idea di partito sia considerato il vecchio o il ritorno degli apparati, come paventano i sostenitori di Franceschini. "Io - dice - sono per le primarie, per un partito moderno, ma non posso accettare che la nostra politica sia affidata ad una galassia che non ha una incisività reale». «Non è che perché si temono i signori delle tessere, non si debba fare più il tesseramento. Se la parola 'tessera' diventa impronunciabile, ma che razza di partito è?». Per Pierluigi Bersani servono le tessere, basta con l'idea di «partito liquido, che poi ci facciamo una bella bevuta e arrivederci e grazie...». Certo, ammette amaramente, non sarà un tesseramento con «numeri da signori delle tessere, saranno invece i numeri di chi non ha creduto al fatto che un partito per stare in piedi ha bisogno di organizzazione e di radicamento sul territorio».
Bersani dice di correre per vincere, "perché penso di avere in testa qualcosa che può essere utile, non mi sono mai mosso per esigenze mie, penso che questa sia un'occasione per darci una linea che si capisce, perciò conto di vincere, lavoro per vincere». Poi Zoro strappa a Bersani l'affermazione più ghiotta. All'ex ministro del governo Prodi piacciono anche i Metallica, oltre i Led Zeppellin.
Certo, i toni di Bersani sono ben diversi da quelli «reattivi», come li definisce lo stesso ex ministro, di Massimo D'Alema, che ha provocato la levata di scudi di Piero Fassino e dei sostenitori del segretario. E che oggi vede il «rischio di un dibattito aspro e povero di contenuti» in vista del congresso. «Io non mi scazzo con nessuno e voglio tenere i toni bassi, ma non accetto gli anatemi», è la linea di condotta dell'aspirante leader. Ma poi le critiche e la convinzione che errori, sulla laicità come sull'idea di partito, sono costati «un botto di voti», sono le stesse dell'ex ministro degli Esteri, sponsor della discesa in campo di Bersani ma non burattinaio, «perchè - ironizza sull'età l'aspirante leader - non sono più un giovanotto e credo che alla mia età si è usciti dalla culla». Ogni uscita in questo momento passa al vaglio di giudizi e eventuali critiche. Oggi l'uscita di Bersani, favorevole alle coppie di fatto ma critico verso le adozioni, ha provocato le ire delle associazioni omosessuali. Ma il ministro tira dritto, deciso sui temi etici a usare «il metodo della Dc, che non sceglieva la libertà di coscienza ma mediava su una posizione». Per ora, preferisce invece la linea dell'ascolto Franceschini. Stamattina ha incassato il sostegno di 19 delle 36 senatrici e stasera vedrà chi tra i parlamentari sta con lui in una riunione serale. Ci saranno il capogruppo ed il vice alla Camera Antonello Soro e Marina Sereni, ma non il presidente dei senatori Anna Finocchiaro, che per ora resta in silenzio ma dovrebbe appoggiare Bersani. Ma anche per il segretario del Pd si avvicina il tempo di annunciare la sua rotta per il partito, tenendo insieme vocazione maggioritaria e necessità di tornare a vincere, necessità di rinnovamento e di radici.
07 luglio 2009 da unita.it
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