LA-U dell'OLIVO
Novembre 27, 2024, 04:40:39 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: Regole certe per il Pd  (Letto 3406 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Luglio 08, 2009, 10:46:46 pm »

Bersani: vinco io.

Regole certe per il Pd

di A. Carugati e M. Gerina


«Io penso di vincere perché ho in testa qualcosa che può essere utile. Non sono mosso da esigenze personali, ma ho delle idee e questa è l’occasione per darci una linea», dice Pierluigi Bersani, intervistato in mattinata dal blogger Diego Bianchi «Zoro». Ma dietro di lei c’è D’Alema? «Sono di un paesino di montagna, piccolo e democristiano. Sono diventato presidente dell’Emilia Romagna partendo da lì, senza conoscere D’Alema e neppure Veltroni. E poi alla mia età si è usciti dalla culla da un pezzo...». E i toni di D’Alema contro Franceschini? «C’è stata un’azione e una reazione, i toni per me devono essere bassi, guai se non diamo agli italiani l’impressione che stiamo parlando di loro. Con Franceschini ne abbiamo parlato, nessuno di noi lavora per una rottura. Per il bene della ditta, siamo d’accordo di dire le stesse cose sui temi del momento e uscire uniti».

«Sono convinto che la generazione che c’era prima deve traghettare quella nuova, ma senza anatemi», prosegue. «Questa cosa del vecchio e del nuovo la dobbiamo risolvere. Io propongo di passare al merito, e quello te lo crei solo nel territorio. Se invece prendi uno e lo fai simbolo del rinnovamento finisce che lo rovini. E qualcuno, negli ultimi tempi, lo abbiamo già rovinato...». La forma-partito? «Io non voglio fare il Pci, ma l’Avis, o una bocciofila, voglio costruire un’associazione che funzioni. Richiede un minimo di disciplina e di codice...». Le tessere? «Ma che cavolo di partito facciamo se l’idea dei signori delle tessere ci fa dire che quella parola è impronunciabile? Dobbiamo averne di più di iscritti». «Dopo il congresso va messa in campo una nuova classe dirigente, anche in Campania», aggiunge Bersani. E la laicità? «Su questo abbiamo perso un botto di voti, ora servono posizioni chiare, senza fratture laici-cattolici. Le coppie di fatto vanno regolate. Ma non sono assimilabili al matrimonio per gli omosessuali. E non sono d’accordo sulle adozioni per le coppie gay». «Troppo poco», protesta Aurelio Mancuso dell’Arcigay. Franceschini, intanto, ieri ha incassato l’appoggio degli Ecodem di Ermete Realacci: «Dario rappresenta meglio di altri l’impegno sulla green economy». In serata l’incontro a porte chiuse con i parlamentari Pd che lo sostengono, circa 180 i presenti. «Bello vedere qui tante storie diverse, è la nostra idea del Pd», ha detto. E ha difeso lo statuto: «Non è figlio del caso, c’è l’idea che contano gli iscritti e anche gli elettori».

MARINO VEDE CHIAMPARINO «Fin qui solo un confronto di schieramenti, nemmeno troppo esaltante», liquida il dibattito di questi giorni Chiamparino, più che tentato di scegliere la «terza via» appoggiando Ignazio Marino. «Bisognerà vedere quando presenterà la sua candidatura in modo organico, ma è vero - conferma a l’Unità - guardo con simpatia alla sua candidatura, può far sì che il confronto non sia solo sul con chi stai ma per cosa stai, introducendo quello che nel congresso non c’è, una discussione almeno su alcuni contenuti: la laicità, ma non solo, Marino mi ha detto che ha intenzione di dire la sua su altri temi». Questione di giorni. «Prima di prendere una decisione voglio avere il tempo di consultarmi con i miei collaboratori politici», spiega il sindaco di Torino, che intanto ieri ha già avuto modo di scambiare qualche idea di persona con Marino.

Un incontro «non ufficiale», all’aeroporto di Caselle, da uomini d’affari più che da dirigenti di partito, aiutato dalle coincidenze. Marino era a Torino per chiudere all’Einaudi le bozze del libro che uscirà a settembre. E prima di ripartire è riuscito a incassare la «simpatia» di Chiamparino. E l’impegno a risentirsi al più presto. «Non mi dò tempi, ma ci siamo detti: sentiamoci tra qualche giorno», spiega Chiamparino, a cui da sempre è vicino il numero due di Marino, Civati. Forse il passo indietro di Bettini ha aiutato («Ma non rinuncerò alle sue idee», rivendica Marino). E il duo certamente scalderà i cuori del Lingotto. Davanti alla platea dei «piombini» si erano incrociati in un gioco di sliding doors. Ieri sono entrati nel vivo dei temi. «Certo che la laicità non basta - spiega Chiamparino -, ma se non sono riuscito a convincere mio figlio a votare per il Pd al novanta per cento è per questo».

08 luglio 2009
da unita.it
Registrato
Admin
Utente non iscritto
« Risposta #1 inserito:: Luglio 08, 2009, 10:47:42 pm »

Gli ecodem con Franceschini.

Bersani rilancia: 'Servono regole'


Dopo l'affondo di D'Alema contro il segretario e le reazioni risentite dei sostenitori di Franceschini, a cominciare da Fassino, le polemiche nel Pd sembrano placarsi un po'. Almeno all'apparenza. Si definiscono gli schieramenti, i candidati rilanciano le loro parole d'ordine. Franceschini punta sul nuovo e conferma la scelta della green economy come volano per la rinascita dell'Italia, Bersani chiede un partito non liquido, di tesserati, e soprattutto delle regole per la sua gestione.  "Non il Pci, bastano le regole di un'associazione qualsiasi, l'Avis, una bocciofila, perchè non è che puoi fare come ti pare".

Ieri il segretario ha incassato il previsto appoggio degli Ecodem del Pd guidati da Ermete Realacci, che ha quindi deciso di rinunciare alla candidatura. «Riteniamo - dice Realacci - che la questione ambientale sia uno dei temi centrali ed è questo che ci ha convinto ad appoggiare Franceschini. Lo sosterremo, proponendo aggregazioni e liste centrate sui temi dell'ambiente, perchè pensiamo che lui meglio di altri rappresenta l'idea che dalla crisi si può uscire investendo sulla green economy. L'Italia deve accettare questa sfida e, anzi - ha aggiunto - deve essere in grado di mobilitare le energie migliori ed essere competitiva».

 Franceschini ha ricordato come l'ambiente sarà uno dei temi al centro del G8, tema «globale che richiede decisioni comuni sovranazionali». Per Franceschini la green economy in questa fase «è come l'informatica negli anni ottanta, può rappresentare il traino dell'economia ed essere uno dei fattori determinanti per uscire dalla crisi. Purtroppo, ogni volta che governa la destra il nostro Paese viene collocato tra quelli che frenano le politiche ambientali». Infine, Franceschini annuncia che «la green economy sarà uno dei nodi principali al centro della piattaforma programmatica che presenterò la prossima settimana perchè il Pd deve diventare la più grande forza ambientalista d'Europa».

Bersani, quasi a voler smentire l'immagine di leader nostaslgico di un partito vecchia maniera, magari i Ds, ha fatto un'intervista web su Excite.it con il blogger Diego Bianchi (Zoro): "Io non voglio il Pci, ma un'associazione che funzioni. Voglio fare l'Avis, o una bocciofila in cui ci sono delle regole, non è che puoi fare come vuoi».  «Se stai in una associazione - afferma il candidato alla segreteria del Partito democratico - devi anche accettare alcune auto-limitazioni, serve un minimo di disciplina e meccanismi che garantiscano la partecipazione anche al di fuori di te. Finora noi ce ne siamo dimenticati».


Bersani non vuole che questa idea di partito sia considerato il vecchio o il ritorno degli apparati, come paventano i sostenitori di Franceschini. "Io - dice - sono per le primarie, per un partito moderno, ma non posso accettare che la nostra politica sia affidata ad una galassia che non ha una incisività reale». «Non è che perché si temono i signori delle tessere, non si debba fare più il tesseramento. Se la parola 'tessera' diventa impronunciabile, ma che razza di partito è?». Per Pierluigi Bersani servono le tessere, basta con l'idea di «partito liquido, che poi ci facciamo una bella bevuta e arrivederci e grazie...». Certo, ammette amaramente, non sarà un tesseramento con «numeri da signori delle tessere, saranno invece i numeri di chi non ha creduto al fatto che un partito per stare in piedi ha bisogno di organizzazione e di radicamento sul territorio».

Bersani dice di correre per vincere, "perché penso di avere in testa qualcosa che può essere utile, non mi sono mai mosso per esigenze mie, penso che questa sia un'occasione per darci una linea che si capisce, perciò conto di vincere, lavoro per vincere».  Poi Zoro strappa a Bersani l'affermazione più ghiotta. All'ex ministro del governo Prodi piacciono anche i Metallica, oltre i Led Zeppellin.

  Certo, i toni di Bersani sono ben diversi da quelli «reattivi», come li definisce lo stesso ex ministro, di Massimo D'Alema, che
ha provocato la levata di scudi di Piero Fassino e dei sostenitori del segretario. E che oggi vede il «rischio di un dibattito aspro e povero di contenuti» in vista del congresso. «Io non mi scazzo con nessuno e voglio tenere i toni bassi, ma non accetto gli anatemi», è la linea di condotta dell'aspirante leader. Ma poi le critiche e la convinzione che errori, sulla laicità come sull'idea di partito, sono costati «un botto di voti», sono le stesse dell'ex ministro degli Esteri, sponsor della discesa in campo di Bersani ma non burattinaio, «perchè - ironizza sull'età l'aspirante leader - non sono più un giovanotto e credo che alla mia età si è usciti dalla culla».
 
 Ogni uscita in questo momento passa al vaglio di giudizi e eventuali critiche. Oggi l'uscita di Bersani, favorevole alle coppie di fatto ma critico verso le adozioni, ha provocato le ire delle associazioni omosessuali. Ma il ministro tira dritto, deciso sui temi etici a usare «il metodo della Dc, che non sceglieva la libertà di coscienza ma mediava su una posizione».
   
Per ora, preferisce invece la linea dell'ascolto Franceschini. Stamattina ha incassato il sostegno di 19 delle 36 senatrici e stasera vedrà chi tra i parlamentari sta con lui in una riunione serale. Ci saranno il capogruppo ed il vice alla Camera Antonello Soro e Marina Sereni, ma non il presidente dei senatori Anna Finocchiaro, che per ora resta in silenzio ma dovrebbe appoggiare Bersani. Ma anche per il segretario del Pd si avvicina il tempo di annunciare la sua rotta per il partito, tenendo insieme vocazione maggioritaria e necessità di tornare a vincere, necessità di rinnovamento e di radici.

07 luglio 2009
da unita.it
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!