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Autore Discussione: I Rutelliani si dividono  (Letto 2919 volte)
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« inserito:: Giugno 12, 2009, 06:55:22 pm »

D'Alema in campo: «Pd sconfitto, serve nuova idea di centrosinstra»

«Appoggio Bersani, la mia candidatura alla guida del Pd è solo extrema ratio».

Anche Rutelli attacca Franceschini

 
ROMA (11 giugno) - «Il progetto del Pd va rafforzato sia su basi ideali e organizzative sia sul progetto politico per l'Italia». Massimo D'Alema analizza su Red Tv le ragioni della sconfitta del Pd alle elezioni europee e amministrative e attacca: «Posto che l'Unione è tramontata e che l'autosufficienza non è proponibile, va messa in campo una nuova idea di centrosinistra che non è solo una questione di alleanze ma l'idea di un progetto come in passato fu l'Ulivo».

«Mia candidatura alla guida del Pd? Solo extrema ratio». D'Alema mercoledì aveva negato di essere, al momento, interessato a candidarsi alla guida del Pd, ma le acque nel partito sono molto agitate e oggi il presidente della Fondazione Italianieuropei ha affermato: «Siccome sono favorevole al ricambio della classe dirigente, il ritorno di una persona che ha già ricoperto certi ruoli va considerato come una extrema ratio».

E se ci fosse, incalza il cronista, una chiamata per salvare la patria? «Non credo che siamo una patria da salvare. Io voglio dare un contributo maggiore e serve la ricostruzione di un gruppo dirigente che unisca generazioni diverse». «Sono disponibile a fare quello che il Pd mi chiederà di fare - ha rilevato ancora D'Alema -. Non sono interessato ad aprire conflitti, ma penso che il Pd, invece di continuare nelle conventio ad excludendum, dovrebbe utilizzare le maggiori personalità del partito che non sono tante».

«Stando così le cose, appoggio Bersani che ha la forza politica e culturale e anche un linguaggio ed è perfettamente in grado di fare il segretario del Partito Democratico», ha sottolineato ancora l'ex ministro. «Prima degli uomini - ha agggiunto - dobbiamo discutere dei fondamenti, della forma e della proposta del partito. Sarà il momento della verità. Serve un congresso fondativo vero e mettersi a lavorare duramente».

D'Alema oggi ha ammesso che il voto alle europee e alle amministrative «ha segnato la sconfitta del Pd perché nonostante una campagna elettorale anche vivace e incalzante, la maggioranza degli italiani che non ha votato Berlusconi non ha trovato in noi un'alternativa di governo». «Il Pd deve essere un partito riformista moderno in grado di rappresentare la migliore tradizione della sinistra italiana e non di liberarsene», ha affermato ancora D'Alema. «Non c'è contraddizione - ha spiegato - tra il rafforzare il progetto del Pd che è un lavoro con il valorizzare le radici come la migliore tradizione riformista della sinistra italiana».

Serracchiani non viene dalla luna. «Non la conosco personalmente ma sicuramente è una donna capace, ha avuto un risultato importante, ma viene da una esperienza politica reale nel nostro partito, non viene dalla luna», ha poi detto D'Alema sulla donna che dopo il successo alle elezioni europee è considerata l'astro nascente del Pd. Per lei si è anche ipotizzato un ruolo di vice segretario.

Rutelli attacca Franceschini. Ma il segretario del Pd, Dario Franceschini, oggi ha dovuto subire anche un altro duro attacco, sulla questione della collocazione del partito nel Parlamento di Strasburgo. Franceschini ha riferito oggi che i socialisti al Parlamento europeo hanno accettato la proposta del Pd di dar vita a un gruppo denominato “Alleanza dei socialisti e dei democratici europei” (Asde), che raduni tutte le forze del campo progressista. «Ci sono le condizioni perché nasca un nuovo gruppo parlamentare», ha detto Franceschini. Parole che non sono piaciute a Rutelli, da sempre contrario a confluire nel Pse. «No, no, vedo troppa faciloneria. La decisione è ancora tutta da prendere», ha detto l'ex esponente della Margherita a chi gli chiedeva se fossero state risolte le questioni sulla collocazione del Pd in Europa.

 
da ilmessaggero.it
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 04, 2009, 03:52:21 pm »

03 luglio 2009, 21:37

I Rutelliani si dividono

Dopo l'endorsment per Dario Franceschini di Paolo Gentiloni e Luigi Zanda, all'assemblea dei Liberi Democratici è un susseguirsi di voci sempre più critiche nei confronti del segretario in carica.

Anche se nessuno si sogna di andare con Pier Luigi Bersani


Il più esplicito è il segretario romano Riccardo Milana: "sarebbe un errore grave- dice- dare per scontato il nostro sostegno a Dario. Prima di essere catturati in nome dell'amicizia, dobbiamo essere coinvolti sulle cose da fare e sul partito. Non se ne può più di primarie a ogni spron battuto. Non se ne può più di chi fa eleggere la segretaria". La 'ribellione' dell'assemblea è in qualche modo scatenata dalle parole di Zanda. Il senatore invita a mettere nero su bianco nel documento fondativo del movimento "una chiara dichiarazione di prospettiva: noi stiamo bene nel Pd, crediamo nel Pd e lotteremo con tutte le forze contro qualsiasi ipotesi di scissione". In realtà, dagli interventi emerge tutto un altro clima. Molto critico, cioè, nei confronti del ticket Franceschini-Veltroni. Per nulla definitivo sui destini comuni di Pd e Liberi Democratici. Linda Lanzillotta ad esempio è quasi furente. "Zanda mi chiede una dichiarazione in premessa. Quel che posso dire è che 'si' noi vogliamo stare nel Pd, ma oggi ci stiamo male, con moltissimo disagio'". Il fallimento vero, sottolinea, "è nel fatto di non essere più un'alternativa politica vera. Nel fatto di aver lasciato all'Udc la rappresentanza dell'innovazione". Secondo Lanzillotta questo congresso sarà determinante: "E dobbiamo essere sinceri: non ci potranno essere tante altre false partenze".
Un parere condiviso da Paola Binetti. La teodem, da psichiatra infantile, vede il partito come un bambino in fase di crescita. "Vive in questo congresso la sua crisi adolescenziale. O la supera e diventa un giovane forte, che insegue gli ideali e li realizza, oppure va verso l'involuzione".
Quel che pare scontato, è che nessuno 'si sogna' di andare con Pier Luigi Bersani. "In quell'area ci sarebbe uno scartavetramento di valori inaccettabile- dice Binetti- mentre con Franceschini, se non altro, si può sperare in una maggiore interlocuzione". In campagna elettorale, sottolinea, avrebbe dovuto essere maggiore, consentendo il recupero dei voti cattolici. "Ma staremo a vedere- dice Binetti- martedì presento il ddl sulla dichiarazione anticipata di trattamento. Marino mi dirà di no, lo so già. Franceschini e Bersani che faranno?".
L'ex sottosegretario Andrea Marcucci intravede al congresso "l'ultima chance per il Pd: con Bersani, tornerebbe ad essere il Pds. Franceschini rappresenta l'unica opzione possibile. Ma dobbiamo preparaci a fare molte battaglie contro di lui, più spesso che con lui".
Pareri che risuonano nell'intervento molto applaudito di Luciano Nobili, membro dei giovani Pd. "Non è questo il Pd che volevamo e per il quale abbiamo rinunciato a una storia gloriosa. C'è una distanza abissale tra il Pd pensato e il Pd di fatto. Quest'ultimo è collocato nell'alveo della storia politica ed elettorale del Pci-Pds-Ds". La richiesta a Franceschini è dunque quella di un cambio di passo e di un maggior coinvolgimento. L'anziano Zanda chiama i rutelliani 'amici'. Ma il giovane Nobili sbotta: "A dire il vero vorremmo essere qualcosa di più". Tra le richieste, anche quella di dimenticare il nuovismo mediatico tipo Serracchiani. "No ai ricambisti generazionali di professione- dice Nobili- noi questa volta non sceglieremo in base alla simpatia. Anche perché, come dice De Gregori, ci piacciono gli antipatici".

da aprileonline.info
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« Risposta #2 inserito:: Luglio 04, 2009, 03:53:38 pm »

Pd, verso il congresso

Rutelli si schiera con Franceschini «Ma soltanto a due condizioni»

L'ex ministro: «Il suo programma sia compatibile con i nostri obiettivi. E la condivisione sia leale»
 

ROMA - Al termine della due giorni in cui si sono riuniti i 'Liberi Democratici', Francesco Rutelli annuncia di appoggiare la candidatura alla guida del Pd di Dario Franceschini. Ma è un sostegno condizionato dal rispetto di due paletti: «Il suo programma deve essere compatibile con i nostri obiettivi - precisa Rutelli - e la responsabilità del partito sia a livello centrale che territoriale deve essere improntata sulla condivisione leale e trasparente». Se così non sarà, avverte Rutelli, «resteremo democratici ma saremo molto più liberi».

LA SCELTA - «Non diciamo certo che in questa sfida si possa andare in ordine sparso, bisogna scegliere che però - sottolinea Rutelli - non significa dire 'sì, ma...' a sostegno di un candidato. Diciamo che siamo pronti a partecipare» con la formula «'sì, se...', ovvero sosteniamo il candidato che durante il dibattito di questi due giorni ha riscosso la maggioranza dei consensi, cioè Dario Franceschini, ma a due condizioni», ribadisce Rutelli. Se queste due condizioni non si realizzeranno, ossia se Franceschini nella sua piattaforma programmatica non recepirà le istanze e le proposte dei rutelliani e non garantirà una gestione condivisa del partito, allora «resteremo democratici ma saremo molto più liberi». Questo è il passaggio del discorso di Rutelli più applaudito dalla platea. Rutelli avverte anche dal rischio che si svolga un congresso caratterizzato solo dalle «divisioni del passato» nonché «ferito» da regole non proprio adatte. Se così fosse «non sarebbe il congresso del rilancio del Pd, ma il suo contrario».

Nel suo discorso Rutelli fa diverse citazioni, cita l'idea di democrazia di Pericle e l'appello ai liberi e forti di Don Sturzo. Critica il «riformismo come una clava da abbattere su questa o quella corporazione», rileva l'incapacità dei democratici di «costruire consenso attorno alle riforme che, invece, sono necessarie ma che non vogliono dire una «edizione riaggiornata della rivoluzione in cui tutto si sovverte». Serve, dunque, «un processo riformatore facendolo con meno retorica senza che abbia un carattere vessatorio o arrogante. Se il Pd vuole recuperare consensi e conquistarne per vincere deve dire con chiarezza alcune verità che possono infastidire qualcuno, ma che sono dalla parte dei cittadini». Così, ad esempio, «se un settore del sindacato agisce in modo settario e si oppone a riforme giuste noi dobbiamo essere i primi a dirlo, mai difendere la faziosità di una minoranza».

PROPOSTE CHIARE - Rutelli cita anche il caso della magistratura, della sicurezza e della salute. Insomma, basta con il «politically correct che non ha più ragion d'essere e che ha fatto i conti con lo tsunami del programma di Berlusconi e non viene capito dagli italiani». Il Pd, conclude Rutelli, deve saper rivendicare le riforme fatte e da fare, deve combattere sullo stesso terreno la Lega, cioè proposte chiare e una comunicazione semplice ed essenziale, basta con le divisioni interne. Infine lancia una mobilitazione a favore del Mezzogiorno che si svolgerà nei prossimi mesi con il titolo «Energie per il sud» sulle tematiche della green economy.


04 luglio 2009

da corriere.it
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