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« inserito:: Ottobre 20, 2008, 05:40:48 pm » |
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Il liberista «ortodosso»
Gros: «Troppo tardi per cambiare,
Non va cambiato nulla: perché «è troppo tardi» e intervenire ora sulle regole dell’Unione europea è inutile. «Questa crisi ha mostrato il lato debole dell’Europa, ma il danno ormai è stato fatto. Rivedere le regole in tutta fretta non è necessario». È questa la tesi di Daniel Gros, direttore del Centro studi per le politiche europee a Bruxelles. Liberista come Graham Watson (vedi intervista qui a fianco), è però su posizioni opposte: una nuova Europa non serve affatto, sostiene. Facciamo funzionare quella che c’è. Anche lei è un liberista convinto. Ritiene che, dopo questa crisi, ci sia qualcosa da correggere nell’Unione europea? «No. La prossima crisi sarà diversa ed eventi simili si hanno ogni cinquant’anni». Che cosa pensa del ventilato governo economico europeo? «Che è tanto necessario quanto illusorio. Quando c’è una crisi sistemica ce lo si augura, ma, come si è visto, non si può fare».
Perché?
«Perché gli Stati non sono disposti a cedere la sovranità fiscale. È un problema di legittimità politica. Il governo europeo dovrebbe prelevare dei soldi dalle tasche dei cittadini». Gli Usa hanno Henry Paulson. Anche l’Europa dovrebbe avere un proprio ministro dell’Economia? «A parte il fatto che abbiamo Juncker, il presidente dell’Eurogruppo, sì, in questa fase un ministro dell’Economia europeo sarebbe stato utile. Ma serve la volontà politica e si è visto com’è andata. La Germania non ha giocato il proprio ruolo fino in fondo». Quale ruolo? «Farsi leader della revisione europea. Ha avuto paura quando ha sentito aria di fondo europeo. Ha chiuso le orecchie. Per loro il fondo europeo voleva dire: paghiamo per gli altri. Anche se non è così». E sarebbe cambiato qualcosa con una linea diversa da parte del cancelliere Angela Merkel? «Sì. Si sarebbe, forse, potuto varare un piano d’intervento europeo, invece di tanti piani nazionali. Sarebbe stato più efficace. Ma è mancata una Commissione Ue che dicesse: ecco quello che ci vuole per l’Europa. La Commissione poteva vincere la riluttanza della Germania, ma il presidente, Manuel Barroso, non ha voluto lanciare una proposta forte. A dire come si doveva fare sono stati gli inglesi: i più pragmatici». Serve un regolatore unico per i servizi finanziari? «È una proposta vecchia. E la vigilanza è ormai sotto strettissima osservanza nazionale». La crisi ha rivelato un ruolo più incisivo dell’Eurogruppo, i 15 ministri dell’Economia dell’Eurozona che si sono impegnati aiutando le banche. O no? «No. L’Eurogruppo non ha ancora un ruolo formale e non ha preso decisioni formali, solo politiche. Perdipiù non era un Eurogruppo vero. C’era anche il premier della Gran Bretagna, Gordon Brown». Pensa che si debba rivedere il Trattato di Maastricht, allentando i vincoli su deficit e debito pubblico per i Paesi Ue? «Ma se non abbiamo neanche il Trattato di Lisbona. Pensiamo a ottenere prima quello. Maastricht è stato scritto per le situazioni normali, non per le emergenze. E i parametri che ci sono permettono già di andare incontro a una recessione. Senza Maastricht, se tutti i Paesi avessero il debito più alto, il margine di manovra sarebbe ancora minore. Chi non ne ha osservato lo spirito, come Grecia, Spagna e Italia, arriva in recessione con un deficit già al 3%». C’è chi propone un ruolo di maggiore vigilanza per la Bce. È d’accordo? «Altra questione secondaria. A questo punto sappiamo dove sono i pericoli, possiamo fare poco per la perdita di fiducia nelle banche. Una maggiore vigilanza porterebbe risultati fra dieci anni. Per le crisi normali abbiamo gli strumenti, per quelle eccezionali ci vuole un’evoluzione politica. La Bce ha fatto il suo dovere. E la Commissione ha un ruolo ben preciso, che volendo può esercitare. Per nuove regole, aspetterei». Inutile, dunque, anche intervenire su Basilea 2, rivedendo i vincoli di patrimonio delle banche. «Superfluo parlarne, ora che i buoi sono scappati». E il conflitto d’interesse delle agenzie di rating, che danno i voti alla capacità di credito pagate da chi devono valutare? «Le agenzie di rating, questa crisi, non la potevano prevedere». Vanno aumentati gli aiuti di Stato? «È chiaro che ora c’è una deroga per le banche, ma per carità, non pensiamo a cambiare tutto. Tutti dicono che si debba fare qualcosa ma bisognava pensarci prima. Adesso non serve più».
A. PU.
da corriere.it
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