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Autore Discussione: Lo sconcerto di Ciampi "Rilanciai l'inno, in tanti mi scoraggiavano"  (Letto 2150 volte)
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« inserito:: Luglio 21, 2008, 07:13:49 pm »

Lo sconcerto di Ciampi

"Che errore colpire i simboli"

"Rilanciai l'inno, in tanti mi scoraggiavano"

di GIORGIO BATTISTINI


ROMA - L'uomo che ha fatto risvegliare negli italiani i valori patriottici, l'inno di Mameli, la bandiera tricolore, la sfilata ai Fori imperiali per il due giugno, il Vittoriano, l'invito a "fare sistema" per potenziare il senso nazionale ben oltre il solito tifo calcistico, Carlo Azeglio Ciampi, è sconcertato, infastidito dall'ultima boutade di Umberto Bossi. Quel beffardo, oltraggioso, dito medio esibito per mandare a quel paese, e anche oltre, l'inno di Mameli quando parla dell'Italia "schiava di Roma". Un greve "toh" destinato a galvanizzare i leghisti veneti e i loro capi rinfrescandoli nell'afa estiva, disturbando gli italiani veri.

Presidente, la scandalizza un'uscita del genere da parte del capo leghista che già in passato, a Venezia, esibì "sentimenti" analoghi verso il tricolore?
"Come ben si sa io sono orgoglioso di essere italiano. Sento molto il peso e il ruolo delle istituzioni, e l'inno nazionale è parte integrante di queste. Poi, si sa, gli inni nazionali non sono opere d'arte... ".

Nel senso che le parole dell'inno di Mameli hanno tratti oggi discutibili?
"Beh insomma, sono le parole di un giovane morto oltre due secoli fa, riflesso delle emozioni e dei valori di quella stagione della storia d'Italia. Se qualcuno scrivesse oggi certo userebbe altre parole. Schiava di Roma per intendere che l'Italia è al servizio della grandezza secolare della sua capitale".

Per un partito che usa come simbolo il Carroccio, le ampolline del Dio Po e quant'altro e che sogna a giorni alterni un'Italia del nord separata dal resto (Roma inclusa) l'idea d'una storica "schiavitù" può risultare pesante?
"Ma l'inno nazionale rispecchia sempre le condizioni del Paese nel momento stesso in cui è stato scelto e scritto. L'inno di cui si parla è stato composto due secoli fa. Certo, il tempo passato può aver lasciato qualche segno, ma nulla che meriti la contestazione dei leghisti".

Trova eccessivo il gesto fatto da Bossi nei confronti dell'Italia creata da Dio schiava di Roma?
"Più che altro mi pare controproducente".

Lei lo conosce bene, le pare sensato quel l'aver "sfregiato" così un simbolo dell'unità Nazionale, simbolo peraltro che la lega ha sempre esplicitamente snobbato, preferendogli il Va pensiero del Nabucco di Verdi?
"Conosco Bossi come persona politicamente avvertita, sono sorpreso".

Pensa che si sia trattato d'un gesto ingenuamente provocatore, una strizzata d'occhio alle truppe leghiste senza ulteriori significati?
"Questo ho qualche difficoltà a crederlo. In politica sprovveduto posso esserlo io, non loro...".

E quindi come spiegare una bravata del genere?
"Bisognerebbe chiederlo a lui, chissà se ha una risposta valida. Credo invece che sia necessario per tutti fare i conti con la propria storia, difendere la storia comune. Penso ad esempio al 2000, a quando decisi di valorizzare il 2 giugno riprendendo la sfilata militare (alleggerita rispetto al passato) in via dei Fori imperiali, a Roma. Una parata di forze armate come simbolo di pace. Ricordo bene che non pochi erano freddi, addirittura contrari e tentarono di dissuadermi. La gente no, invece. La gente era entusiasta, rivedo gli applausi, i volti allegri della folla su su fino al Quirinale".

Intende dire che gli italiani sono realmente affezionati alla simbologia della loro storia patria? E dunque non ci sono da temere forti adesioni alle uscite dei leghisti?
"Io credo che occorre avere rispetto delle istituzioni nelle loro forme. Sempre. Penso al Vittoriano. E' vecchio, sì. E allora? A molti piace molto. Ad altri niente. E allora? Vogliamo buttarlo giù? Sarà appena il caso di ricordare che della tour Eiffel, quando nacque, si disse che era brutta ma provvisoria (per l'Esposizione universale), sarebbe stata presto abbattuta. Poi invece con gli anni è piaciuta sempre di più. E adesso nessuno saprebbe immaginare la capitale francese senza la torre".

E l'Italia senza Mameli?

(21 luglio 2008)
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