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Autore Discussione: Massimo GRAMELLINI.  (Letto 332059 volte)
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« Risposta #555 inserito:: Gennaio 28, 2014, 05:54:27 pm »

28/01/2014

Massimo GRAMELLINI

L’UOVO DI MASTRAPASQUA

Ma è mai possibile, si lamentano da alcuni giorni i miei cari, che il dottor Mastrapasqua riesca a fare il presidente dell’Inps, il vicepresidente esecutivo di Equitalia, Equitalia nord, Equitalia centro ed Equitalia sud, il direttore dell’ospedale israelitico e della casa di riposo ebraica, il dirigente di Italia Previdente, Eur spa, Eur Tel, Eur congressi Roma, Coni servizi spa, Autostrade per l’Italia, Fandango, Telecom Italia Media, il consigliere d’amministrazione di Quadrifoglio, Telenergia, Loquendo, Aquadrome, il presidente onorario di Mediterranean Nautilus Italy, Adr Engineering, Consel, Groma, Emsa Servizi, Telecontact Center, dell’immobiliare Idea Fimit Sgr e di chissà cos’altro ancora - insomma, che in un’epoca di disoccupazione diffusa il dottor Mastrapasqua sia in grado di gestire da solo venticinque incarichi, venticinque uffici, venticinque ficus da bagnare almeno venticinque volte l’anno, venticinque posti macchina e forse venticinque macchine, ma di sicuro venticinque chiavi d’ingresso e quindi un portachiavi immenso, un bigliettone da visita a venticinque strati e decine di riunioni, cene di rappresentanza, ricevute gonfiabili, conflitti di interesse, incontri e telefonate per litigare, mettersi d’accordo e combinare affari con le altre ventiquattro parti di se stesso - mentre tu ogni volta che in casa c’è qualche lavoretto da fare dici sempre che non hai tempo e che sei stanco morto? 

Da - http://lastampa.it/2014/01/28/cultura/opinioni/buongiorno/luovo-di-mastrapasqua-yzPaVvoHQg5YC8VgMgkk3N/pagina.html
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« Risposta #556 inserito:: Febbraio 03, 2014, 04:36:39 pm »

03/02/2014

Pubblichiamo il testo della ’Buonanotte’ data domenica sera da Massimo Gramellini ai telespettatori di “Che tempo che fa” su RaiTre. 

Quali sono le due angosce principali degli italiani? Trovare un lavoro e fare la coda. Nessuno aveva mai pensato a collegarle tra loro. Nessuno prima di Giovanni Cafaro. 

Questa è la storia di un salernitano salito a Milano per lavoro, direttore commerciale di un’azienda di abbigliamento. L’anno scorso succede l’imprevedibile. O forse si dovrebbe dire: l’ormai fin troppo prevedibile: l’azienda di abbigliamento si trasferisce in Europa dell’Est, lasciando il Cafaro in brache di tela. Disoccupato a 41 anni, senza altre offerte e con un affitto da pagare.

L’uomo non si perde d’animo e spedisce in giro cinquecento curricula. Gli rispondono in dieci, gli fissano il colloquio in cinque, gli danno un posto in zero.

Fin qui una parabola come tante, nell’Italia prostrata che Enrico Letta, beato lui, vede fuori dalla crisi. Ma Cafaro non resta ad aspettare che qualcuno o qualcosa lo porti in salvo. Ragiona, ascolta, osserva. E a un certo punto, durante l’ennesima coda alle poste, gli viene l’idea. Trasformare l’incombenza più odiosa della sua vita in un lavoro.

Con gli ultimi soldi della liquidazione stampa cinquemila volantini gialli e blu e li dissemina per tutti gli uffici, le banche e i supermercati di Milano. Il testo garantisce: LA TUA CODA ALLO SPORTELLO DA OGGI LA PRENDO IO. Segue numero di cellulare,

Nel paese dei timbri e dei bolli il successo è immediato. Lo chiamano semplici cittadini, piccoli imprenditori e studi professionali. Chiunque non abbia tempo da perdere. E lui non si fa mancare niente: fa la fila in banca, prende il numerino alle poste e intanto si mette in coda alla asl. 

Nei giorni dell’Imu fa ovviamente gli straordinari. Perennemente in coda, con gli occhiali di metallo e la sua borsa di cuoio stracolma di bollettini. Non si innervosisce né si annoia. È troppo impegnato a farsi pubblicità. Ogni volta che qualche cittadino sbuffa, lui gli si fa incontro con un sorriso: “Salve, sono l’uomo che si mette in coda al posto suo” e gli fa scivolare in tasca uno dei suoi volantini. A furia di bazzicare tutti i giorni gli stessi uffici comincia a farsi conoscere dagli impiegati: a Equitalia dicono di non avere mai visto un contribuente così assiduo.

Gli affari cominciano a prosperare. Per fare la fila al posto tuo, Cafaro si fa pagare 10 euro l’ora. Significa che, se riesce a concentrare dieci commissioni diverse in una sola coda, incassa 100 euro. Tutto in regola, ovviamente, a ogni cliente consegna la ricevuta fiscale. 

Capisce di essere diventato una storia e telefona ai giornalisti per proporla. I primi a trasformarla in un articolo sono quelli della Stampa, i colleghi Moscatelli e Poletti. La notizia si moltiplica, arrivano persino le tv estere, incuriosite dall’uomo delle code, ma ancora di più che in un mondo in cui tutte le pratiche si sbrigano al computer, in Italia ci sia invece ancora bisogno di farle, le code.

Un giorno lo cerca un imprenditore per affidargli delle pratiche. L’incontro si rivela fatale: i due decidono di aprire insieme un sito. L’imprenditore ci metterà i soldi e Cafaro ovviamente l’idea, trasformandola in una vera e propria azienda con decine di fornitori di servizi che faranno la coda per gli altri - a questo punto forse anche per lui. 

Il progetto è ambizioso: se funziona, tra due anni potrebbe aprire a Londra e New York, ovunque la burocrazia non sia ancora ai livelli allucinanti di quella italiana, ma stia compiendo costanti sforzi per assomigliarle.

La morale di questa favola è moderna come la favola. Cafaro ce l’ha fatta perché si è costruito una storia di successo e ha saputo comunicarla attraverso i media. Ha imparato dai politici. L’augurio, per lui e per noi, è che da loro non impari anche il resto.

Buonanotte. 

 
Gent.mo Dott. Gramellini, sono Giovanni Cafaro, il codista, colui che fa come lavoro le code per gli altri... 

Volevo semplicemente ringraziarla di cuore per aver raccontato così bene la mia storia e il mio lavoro, ieri sera nella trasmissione “Che Tempo che fa” su Rai 3. 

Per quanto riguarda quel progetto da intraprendere con l’imprenditore in questione, mi era stato proposto ma non si è concretizzato e quindi io continuo tranquillamente a fare le mie code nei vari uffici pubblici di Milano. 

Sono contento di tutto questo interesse per il mio lavoro e per la mia storia, da parte di quasi tutti i media nazionali e anche esteri, e per le tante attestazioni di stima che da tutta Italia mi giungono, da persone che hanno trovato nella mia storia lo stimolo per lottare, per andare avanti e crearsi un nuovo lavoro. 

Ringraziandola ancora le invio cordiali saluti. 

Giovanni Cafaro 

Da - http://www.lastampa.it/2014/02/03/cultura/opinioni/buongiorno/il-codista-Plttjfum4Fhpa5Hsyw25rL/pagina.html
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« Risposta #557 inserito:: Febbraio 03, 2014, 04:46:40 pm »

01/02/2014
Massimo GRAMELLINI

Vorrei tanto conoscere il dirigente dell’Ama (l’azienda dei rifiuti della Capitale) che ha fatto cancellare il murale raffigurante papa Francesco nei panni di Superman «per tutelare il decoro urbano». Siamo davanti a un capolavoro di umorismo, temo involontario. In una città, Roma, dove qualunque superficie imbrattabile è molestata da manifesti abusivi, scritte in caratteri fascisti e scarabocchi di organi sessuali, il decoro urbano – solitamente di bocca buonissima – si dovrebbe sentire offeso da un fumetto ben disegnato e divertente, fotografato da centinaia di turisti e rilanciato con simpatia persino dai media vaticani.

Queste vestali improvvisate dell’estetica avrebbero bisogno di una visita oculistica: hanno impiegato due mesi per accorgersi dell’esistenza di un monolite di tre metri per tre, installato provocatoriamente da un artista di strada in faccia al Circo Massimo, e solo perché l’artista medesimo, spazientito da tanto disinteresse, alla fine glielo ha fatto notare. In compenso hanno immediatamente scovato e distrutto il fumetto papale, dipinto sul muro di un vicolo appartato. 

A Roma il menefreghismo è una forma di tolleranza e tutto viene lasciato accadere all’insaputa di tutti, a cominciare dagli interessati. In questo quadro di estrema rilassatezza – che, come ricorda l’ultimo acquazzone, si estende purtroppo alla pulizia dei tombini – i sussulti di efficienza asburgica suonano patetici e in fondo grotteschi. Il decoro urbano non c’entra niente. C’entra una indecente e poco urbana coda di paglia.

Da - http://lastampa.it/2014/02/01/cultura/opinioni/buongiorno/nun-ce-se-crede-dzYhIeEsSEIuip7MDKQotI/pagina.html
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« Risposta #558 inserito:: Febbraio 05, 2014, 06:10:05 pm »

04/02/2014
Massimo GRAMELLINI

Dunque, riepilogando. Il segretario democratico Matteo Renzi ha esordito a diciotto anni come facondo concorrente in un programma di Canale 5, «La Ruota della Fortuna» di Mike Bongiorno, mancando il trionfo per una vocale (la E di Enrico Letta). Il segretario leghista Matteo Salvini, talento ancora più precoce, salì alla ribalta a dodici anni nel gioco a quiz di Canale 5 «Doppio Slalom», rispondendo senza esitazioni a una domanda profetica di Corrado Tedeschi sulla pigmentazione della pelle. Infine, notizia di ieri, il portavoce dei cinquestelle Rocco Casalino se l’è presa con Daria Bignardi, che quattordici anni fa lo aveva svezzato davanti alle telecamere di Canale 5 nella prima edizione del «Grande Fratello», di cui l’attuale dirigente grillino fu uno dei protagonisti come insegnante di letteratura del pizzaiolo Salvo, quello che confondeva Dante Alighieri con il giudice di «Forum» Santi Licheri. Ne consegue che - a parte Grillo, che lavorava in Rai, e Di Battista, che non ha mai lavorato - l’unico tra gli attuali leader politici a non avere partecipato a un gioco o a un reality di Berlusconi è proprio Berlusconi. 

Sbaglia per difetto chi sostiene che la nuova generazione di politici sia nata con le televisioni del Silvio. Ci è nata addirittura dentro, respirandone dal vivo i colori e gli umori, condividendone i sogni rapaci e il ritmo aggressivo. Non è un bene né un male: è un fatto. Quel diavolo d’uomo ci ha cambiato la testa molto prima di entrare in politica per cambiarci la vita. Sulla vita nutro ancora qualche speranza. Sulla testa, meno.

Da - http://www.lastampa.it/2014/02/04/cultura/opinioni/buongiorno/figli-del-biscione-twNE487LPelcDYTebon8oN/pagina.html
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« Risposta #559 inserito:: Febbraio 09, 2014, 05:16:08 pm »

08/02/2014

Massimo GRAMELLINI

Il direttore della metropolitana di Londra ha spedito una mail personalizzata a tutti gli abbonati per ringraziarli della pazienza con cui hanno sopportato lo sciopero dei giorni scorsi e informarli delle prossime agitazioni decise dai sindacati, fornendo una lista dettagliata degli orari di chiusura, dello stato delle trattative e delle linee che verranno comunque garantite. Quanta ipocrisia, in queste memorie dal sottosuolo. E quale mancanza di tatto. Seminare il panico tra decine di migliaia di persone con l’annuncio di disagi futuri che impediranno loro di godersi il fine settimana in relax. 

Ben altrimenti vanno le cose nei Paesi di più antica tradizione e cultura. A Torino, Milano e Roma nessun manager di autobus o metropolitana si sognerebbe mai di togliere all’utente l’ebbrezza della sorpresa. Stamattina i mezzi pubblici funzioneranno? Andranno a singhiozzo con pause riflessive di un’ora tra una corsa e l’altra? Salteranno le fermate dispari, costringendoci a camminare per un quarto d’ora sotto la pioggia? Sono questi i dilemmi che danno un senso alle nostre giornate. I manager italici lo sanno e, resistendo alla naturale pulsione del loro animo gentile che li spingerebbe a portare parole di conforto casa per casa, si trincerano dietro un apparente menefreghismo per lasciare ai cittadini il piacere di condurre un’esistenza improvvisata e spontanea. Senza quelle certezze educatamente british che la renderebbero così prevedibile, lineare, noiosa. In una parola: civile.

Da - http://www.lastampa.it/2014/02/08/cultura/opinioni/buongiorno/memorie-dal-sottosuolo-m5EIsa5bUHB3sIaFJuP1WP/pagina.html
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« Risposta #560 inserito:: Febbraio 14, 2014, 06:19:02 pm »

13/02/2014

Poveri Diavoli

Massimo GRAMELLINI

Oggi la direzione del Pd dovrà decidere se sfiduciare il suo premier o il suo segretario. Non è che l’ultima di una serie di scelte impossibili e tendenzialmente suicide a cui i democratici vengono sottoposti fin dalla più tenera età. Quando un cretino chiede a un bambino se vuole più bene alla mamma o al papà, e lui anziché fargli la pipì addosso lo guarda con gli occhi di Franceschini, ecco, siamo in presenza di un bambino democratico. Da lì in avanti la sua vita sarà un tormento continuo. Alle elezioni locali: andare a votare il candidato di un altro partito polemicamente alleato e potenzialmente infido oppure restare a casa per decenza, ma con il ricatto morale che così si fa il gioco di Berlusconi. Alle primarie: puntare su Bersani per accorgersi soltanto dopo che il cavallo vincente era Renzi. Allora puntare su Renzi per andare finalmente al governo, sottovalutando che nel frattempo al governo c’era già arrivato Letta. Al Quirinale: farsi piacere Marini perché gradito ai berluschi o Rodotà perché gradito ai grillini, finendo con l’impallinare Prodi e riprendersi Napolitano. 

Un bivio esistenziale dopo l’altro, i seguaci del Pd sono ormai prossimi all’esaurimento nervoso. Ne conosco uno che, quando a tavola gli chiedono se preferisca la pasta in bianco oppure al sugo, solleva la forchetta in segno di resa e si mette a piangere. Alla vigilia dell’ennesima decisione suprema, vorrei inviare ai dirigenti democratici un messaggio di serenità. Non vale la pena che si preoccupino. Tanto, qualunque scelta faranno, risulterà poi essere quella sbagliata. 

DA - http://lastampa.it/2014/02/13/cultura/opinioni/buongiorno/poveri-diavoli-O0ao8Lw3hVGMQynzXkQsKK/pagina.html
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« Risposta #561 inserito:: Febbraio 14, 2014, 06:23:59 pm »

11/02/2014
La Macchina del pantano

Massimo GRAMELLINI

I deputati hanno presentato oltre quattrocentocinquanta emendamenti alla legge elettorale. Avranno tutte le ragioni di questo mondo. Ma sono fuori dal mondo. È come in certe storie d’amore al capolinea: mentre uno dei due non ne può più, l’altro continua a inanellare i gesti consueti senza alcuna percezione della realtà. E la realtà è che gli italiani sono in stato d’emergenza. Vivono sotto un bombardamento di cattive notizie e reclamano decisioni urgenti, anzi immediate. Riduzione delle tasse, subito. Messa in discussione del rapporto deficit/Pil, subito. Abbattimento della burocrazia, subito, perché gli ingorghi di timbri stanno facendo scappare anche le poche aziende che vorrebbero ancora investire qui. 

Dalle case delle persone comuni - dove ogni sera si recita il bollettino di guerra dei posti persi o non trovati - sale la pretesa che la politica sia altrettanto angosciata e consapevole della drammaticità della situazione. Un Parlamento convocato in seduta straordinaria per annullare le troppe leggi che complicano la vita agli intraprendenti. Un governo che in 24 ore o al massimo in 24 giorni, certo non in 24 mesi, trovi un modo per tagliare la spesa pubblica e le tasse. E affronti i tedeschi a muso durissimo per indurli ad allentare la corda che ci sta impiccando. Invece la Roma dei palazzi risponde alla disperazione con un comportamento straniante. Parla d’altro. Si mette di traverso. E sembra preoccupata soltanto di normalizzare chiunque, da Renzi ai Cinquestelle, abbia, pur fra tanti difetti, ancora un contatto con il mondo reale e cerchi di rompere la crosta di questo immenso pantano.

DA - http://www.lastampa.it/2014/02/11/cultura/opinioni/buongiorno/la-macchina-del-pantano-OQsKW8W5MN5NDnetIyWkgM/pagina.html
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« Risposta #562 inserito:: Febbraio 14, 2014, 06:30:40 pm »

14/02/2014
Il massacro di San Valentino

Massimo GRAMELLINI

Cara, ti scrivo nel giorno degli innamorati perché è arrivato il momento di uscire dalla palude e aprire una pagina nuova. Tra noi le cose non vanno, serve un cambiamento radicale. Siamo stati due settimane intere senza sentirci. Dopo l’incontro di ieri avevo sperato che tu accettassi la situazione e ti facessi da parte, anziché ostinarti a mettere in piazza i nostri problemi. Invece hai convocato addirittura una conferenza stampa. 

Fin dall’inizio di questa storia ti ho detto e ridetto che il mio obiettivo non era farla fallire, ma farla funzionarèe (scusa il toscanismo). E io ci ho provato, alla luce del sole. Non ho mai tramato contro di te, è ingeneroso sentirselo dire. Le mie critiche erano un modo di darti una mano. Avrei tanto desiderato che il nostro amore durasse di più, almeno fino alla primavera del 2015. Non avevo fretta di altre avventure: sono giovane, posso aspettarèe. Poi però la palude ci ha inghiottiti. Da troppo tempo non voliamo più, cara. Dietro i tuoi occhiali non vedo brillare la passione, ma la paura. Non la voglia romantica di rischiarèe, ma il calcolo meschino di durarèe. Mi piaceva la vita con te. Ma uno inizia a diventare grande quando smette di fare solo le cose che gli piacciono. L’ho detto anche ieri ai nostri amici e mi hanno dato ragione. Tu mi hai accusato di avere un’ambizione smisurata. Non lo nego: ho l’ambizione smisurata di vederti felice. Sarà più facile, se adesso ci separiamo per un po’: da qui al 2018, per cominciarèe. Ti pregherei di lasciarmi le chiavi in portineria. Buon San Valentino e mi raccomando, Enrica: stai serena. Tuo Matteo. 

Da - http://www.lastampa.it/2014/02/14/cultura/opinioni/buongiorno/il-massacro-di-san-valentino-SnmkbxE9ooDMYfOprET0KP/pagina.html
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« Risposta #563 inserito:: Febbraio 15, 2014, 10:25:12 am »

15/02/2014

Cartellino giallo
Massimo GRAMELLINI

«Se andassi mai al governo» disse un giorno Matteo Renzi quando già non pensava ad altro, «mi ricorderei di avere fatto l’arbitro di calcio. Sui campi di provincia, a diciotto anni, in mezzo a giocatori più grandi e grossi di me. Lì ho capito l’importanza di tirare fuori il primo cartellino giallo entro il ventesimo minuto. Solo se la afferri subito, la partita non ti sfuggirà di mano. Oggi la luna di miele di un presidente del Consiglio non dura più cento giorni, ma cento ore. Io presenterei i miei provvedimenti choc al primo Consiglio dei ministri. Anzi, li leggerei in Parlamento al momento della fiducia: prendere o lasciare». 

Ci siamo, anche se il modo ancor ci offende. Renzi si gioca il suo futuro, e forse un po’ del nostro, nelle prossime cento ore. Rottamare D’Alema, Bersani e Letta, in fondo, era la parte più facile del lavoro. Da lui adesso ci aspettiamo la rottamazione vera. Cartellino giallo al clero laico e inamovibile degli alti burocrati di Stato, garanti di un immobilismo che ormai arricchisce soltanto loro. Cartellino giallo al cumulo tossico di spesa pubblica, in espansione inarrestabile da oltre mezzo secolo, come il suo specchio fedele: le tasse. Cartellino giallo alla piovra delle leggi e dei cavilli che ha trasformato i cittadini in sudditi. Ma anzitutto cartellino giallo, anzi rosso, alle facce di un’altra, e bassa, stagione. Se nel nuovo governo trovassero posto gli stessi Alfano e gli stessi Lupi di quello vecchio, persino qualche simpatizzante di Renzi comincerebbe a pensare che non c’era alcun bisogno di cambiare governo.

Da - http://www.lastampa.it/2014/02/15/cultura/opinioni/buongiorno/cartellino-giallo-BvnoTKwtYFYvvZfkdzuq2I/pagina.html
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« Risposta #564 inserito:: Febbraio 19, 2014, 11:45:56 am »

19/02/2014

Ieri notte - mentre voi, mi auguro, già dormivate - sono sceso per la prima e ultima volta dalle famose scale del teatro Ariston di Sanremo cercando di non spalmarmi a faccia in giù come un ippopotamo. In una serata iniziata con un sipario rotto e due disperati penzolanti da una balaustra, non sarebbe stata neanche la sciagura peggiore. Ma gli autori mi avevano affidato un altro compito ancora più delicato. Parlare per un minuto, massimo due, del tema di questa edizione del Festival: la bellezza. Interiore, nel mio caso. Mentre fuori un leader politico urlava che tutto è uno schifo e dentro due poveri cristi, senza stipendio da mesi, testimoniavano con il loro gesto spericolato che sì, tutto è abbastanza uno schifo. 

Sanremo è una mammella a cui chiunque si aggrappa per succhiare il latte della visibilità e urlare al cielo pieno di antenne qualche messaggio. Purtroppo io non avevo messaggi, al limite un massaggio. Che la bellezza non è solo uno zigomo, un capitello, un tramonto. La bellezza è la creatività in qualsiasi forma si esprima. Il disegno di un bambino è bello anche quando è brutto, perché nel farlo il bambino ha usato energia creatrice. Crescendo ci si vergogna di creare: si preferisce distruggere, deridere, insultare. Così si finisce per credere che la creatività sia un dono riservato a pochi eletti: gli artisti. Invece tutti possiamo creare bellezza. Ce ne siamo solo dimenticati.

Da - http://www.lastampa.it/2014/02/19/cultura/opinioni/buongiorno/sanremo-beauty-dFZ4dWQP70JBCvR4YwK3RJ/pagina.html
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« Risposta #565 inserito:: Febbraio 19, 2014, 06:12:59 pm »

18/02/2014

Il presidente del consorzio del Parmigiano Reggiano è anche presidente di una società che controlla un fondo ungherese intenzionato a produrre del parmigiano tarocco. Detta così, sembra una tresca incredibile persino nella patria degli svergognati professionali: il Parmigiano Capo che sovvenziona il nemico intenzionato a distruggerlo. Questo presidente ai quattro formaggi si chiama Giuseppe Allai e davanti ai sopraccigli inarcati dei nostalgici del made in Italy cade dalle nuvole come una grattugiata sul sugo. Sostiene di non avere mai saputo che il fondo ungherese avesse intenzioni in contrasto con la sua funzione di sommo garante della parmigianeria italica. Poi sfodera quella che a lui evidentemente sembrerà l’attenuante definitiva: era solo un’operazione finanziaria. Ma se fosse proprio lì il problema? Secondo una certa visione crepuscolare del capitalismo i soldi non servono a nient’altro che a fare soldi. L’idea che servano a fare cose - e che queste cose abbiano una funzione economica e sociale che non le rende tutte fungibili fra loro - viene considerata un vezzo retrò. 

Può darsi che abbiano ragione i parmigiani supremi. Anzi, da come va il mondo, ce l’hanno di sicuro. Per cui non resta che sedersi sul bordo della grattugia e aspettare. Che, a furia di spostare soldi da un piatto all’altro, senza alcun aggancio né rispetto per le persone e le cose, tutti si comprino e si vendano a vicenda, finché l’intero sistema si scioglierà come formaggio in una minestra fin troppo riscaldata.

DA - http://lastampa.it/2014/02/18/cultura/opinioni/buongiorno/o-parmigiano-portami-via-xpNQ4ciL9d5ZWlUvCvqfeK/pagina.html
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« Risposta #566 inserito:: Febbraio 22, 2014, 08:00:33 am »

20/02/2014

Massimo GRAMELLINI

Chi ha vinto tra Grillo e Renzi, protagonisti in diretta tv di un breve saggio sull’incomunicabilità umana? Se la posta in palio dell’incontro tra il nemico del Sistema e la sua ultima faccia presentabile fosse stata la conversione di Grillo ai riti della democrazia, Renzi avrebbe perso su tutta la linea, ricevendo la prima dimostrazione plastica che i problemi non si risolvono solo perché al governo è arrivato lui. Ma se in gioco c’erano i voti dei grillini moderati, «the winner is» Matteo, che quegli elettori tenta di sedurre da tempo, a colpi di tagli alle province e alle autoblu. Si tratta di persone che detestano i privilegi dei politici, ma hanno ancora una insopprimibile predilezione per il rispetto delle forme. E quel Grillo che, come certi arnesi da talk show, interrompe l’interlocutore e si rifiuta di ascoltarlo, appare loro più un eversore che un liberatore. 

Grillo ha sfondato tra i giovani, integralisti per natura, e tra i disperati, integralisti per necessità. I duri e puri saranno andati in sollucchero nel vederlo maltrattare colui che ai loro occhi rappresenta il volto giovane dell’Ancien Régime. C’è però un’altra Italia, che ha votato Cinquestelle per riformare il sistema, anche profondamente, ma non per rovesciarlo. Grillo, a cui non fa difetto la coerenza, ieri ha detto che questi oppositori all’acqua di rose hanno sbagliato a votare per lui. Se il leader del Pd avesse rovesciato il tavolo, come suggerito da Giuliano Ferrara, avrebbe conquistato il voto fondamentale di Giuliano Ferrara. Standosene invece buonino e calmino – come dice Renzi, che non è né l’uno né l’altro – ha discrete speranze di prendersi tutti gli altri. 

http://lastampa.it/2014/02/20/cultura/opinioni/buongiorno/grazie-dellascolto-znmvzbbEvC60K3NEmJH77K/pagina.html
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« Risposta #567 inserito:: Febbraio 22, 2014, 05:49:56 pm »

21/02/2014
Massimo GRAMELLINI
La macchina della saliva.

Non è vero che gli italiani adulano il potente di turno solo per necessità. A volte lo fanno per propensione naturale. Il settimanale «Oggi» ha raccolto i pareri dei compaesani di Rignano su Matteo Renzi. Un compagno delle elementari ne rammenta «l’intelligenza superiore» mentre una vicina di banco delle medie si avventura in metafore primaverili: «E’ come i mandorli: sempre il primo a fiorire. Mi creda, tra Papa Francesco e Matteo siamo in buone mani». Il parroco non conferma né smentisce, ma perdona: «L’ambizione smisurata è un peccatuccio da cui lo assolvo: anche i padri costituenti erano smisuratamente ambiziosi». Smisurata è la pagella calcistica stilata dall’allenatore della squadra locale: «L’era un bel mediano, Matteo: aveva i piedi grezzi ma suppliva con il carisma, Un Pogba in miniatura». E il suocero: «Padre Pio a 5 anni ha visto l’angelo custode, Pelè a 15 giocava in nazionale. Matteo l’ho conosciuto che ne aveva 16 e ho capito subito che aveva quella stoffa lì». Un po’ padre Pio e un po’ Pelè (per tacere del Papa e di Pogba). «Quel figliolo è una benedizione». Santo subito, allora. Il pizzaiolo ostenta già il primo miracolo: «Viene qui anche alle due di notte e si spazzola due Margherite. L’è un prodigio». Infine, immancabile, il mito dell’insonne, coltivato dall’amico scout: «Io se non sto a letto sette ore sono uno zombie, ma a lui ne bastano quattro». 

Matteo stai sereno. Se tra un anno dovessi cadere in disgrazia, si dirà che a scuola copiavi dai vicini, che a calcio eri un brocco e che in fondo sei sempre stato solo un debosciato che mangiava alle due di notte senza mai andare a dormire.

Da - http://www.lastampa.it/2014/02/21/cultura/opinioni/buongiorno/la-macchina-della-saliva-aHy0TNNuKCjwoROdFdDYVI/pagina.html
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« Risposta #568 inserito:: Febbraio 26, 2014, 05:52:10 pm »

26/02/2014

Massimo GRAMELLINI

A tutti capita di avere una commissione urgente da sbrigare e la necessità di lasciare il veicolo in un luogo non troppo lontano. A Roma il proprietario di un aereo superleggero che si trovava a passare dalle parti dell’ospedale San Camillo ha cercato parcheggio. Non deve essere stato facile rintracciare un posto libero all’ora di punta, quando il traffico di astronavi interstellari diventa insopportabile. L’aviatore ha sistemato carrello e aeroplano accanto a un cartellone pubblicitario. E dopo averli legati al palo con la catena, se n’è andato a sbrigare gli affari suoi. 

Apriti cielo. Mezzo mondo ha cominciato a fotografare il velivolo senza rispetto alcuno per la privacy. E poi commenti scandalizzati, e richiami sdegnati all’autorità. Finché l’aereo, pur regolarmente parcheggiato tra un motociclo e un’utilitaria, è stato rimosso dai vigili. Puoi sostare in terza fila, fendere pedoni col motorino e verniciare di bianco una striscia blu: nessuno ti dirà nulla. Ma se ti limiti a scambiare creativamente la strada per un hangar, trovi subito chi ti fa la multa e, prima ancora, ti ruba le ali. 

Da - http://lastampa.it/2014/02/26/cultura/opinioni/buongiorno/sosta-volante-boW1Y1KI58T30O3dnPn6GL/pagina.html
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« Risposta #569 inserito:: Marzo 01, 2014, 07:49:57 pm »

01/03/2014

Sia Gentile
Massimo GRAMELLINI

Come tutti coloro che da Renzi si aspettavano il governo dei fuoriclasse – se non Baricco Guerra e Farinetti, almeno Gratteri – ero rimasto un po’ deluso dalla lista dei ministri. Ma mi sbagliavo. Quella lista aveva un suo fascino, se paragonata a quella dei sottosegretari. Dai, mi dicevo, vorrai mica che alla Giustizia rimettano un berlusconiano di ferro? Infatti ne hanno messo uno di Ferri. Cosimo Maria Ferri, affiancato da un’altra figura neutrale: il relatore del lodo Alfano. Però il senatore Tonino Gentile, no. Si deve trattare di un refuso. Mai e poi mai il Renzi che conosco farebbe salire a bordo un signore accusato, non più tardi del 19 febbraio scorso, di avere impedito l’uscita di un giornale. Il direttore e l’editore dell’Ora della Calabria sostengono di avere ricevuto pressioni per interposta persona affinché fosse estirpata la notizia di un’indagine che riguardava il figlio del senatore. Il «mediatore» avrebbe spiegato ai giornalisti riottosi che «il cinghiale quando viene ferito, ammazza tutti». Un linguaggio che, più che i documentari di Quark, richiama i dialoghi del Padrino. 

Il giornale non uscì, a causa di una misteriosa rottura della rotativa. Cose che capitano. Mentre non può capitare che, appena dieci giorni dopo, la persona su cui aleggia un sospetto simile venga nominata sottosegretario. E nemmeno all’Editoria, settore col quale parrebbe avere una certa dimestichezza. Alle Infrastrutture, pozzo senza fondo di appalti pubblici. Dottor Renzi, sia gentile con Gentile e lo accompagni all’uscita. Ci ha promesso che con lei l’Italia cambierà verso. Non che ci andrà di traverso.

Da - http://www.lastampa.it/2014/03/01/cultura/opinioni/buongiorno/sia-gentile-YyL56YcMIgqF6yD5PPxUsN/pagina.html
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