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Autore Discussione: Massimo GRAMELLINI.  (Letto 331683 volte)
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« Risposta #360 inserito:: Novembre 08, 2012, 11:24:09 pm »

Buongiorno
08/11/2012

La metà di tutto

Massimo Gramellini


Nessun politico italiano, durante il discorso della vittoria, si rivolgerebbe alla compagna della sua vita per confessare di non averla mai amata tanto e, addirittura, che tutta Italia è innamorata di lei. Nel Paese del punto G, ancora intriso di un maschilismo da operetta, l’uomo potente ritiene disdicevole esternare i propri sentimenti intimi. Di amore e dolore, queste due vibrazioni della stessa corda, non parla in pubblico, considerandola un’ammissione di debolezza. E l’unica donna di cui ritiene lecito discorrere è quella che gli fornisce il pretesto per una barzelletta volgare o l’argomento di un’allusione greve. 

Barack Obama è un furbacchione formidabile, altrimenti non sarebbe dov’è e soprattutto non avrebbe postato sui social network, come primo dispaccio vittorioso, la foto di un abbraccio che in poche ore è già diventato l’icona di un’epoca. Ma anche al netto di qualche spruzzo di sana ruffianeria, la sua dichiarazione d’amore davanti al mondo ci ricorda che è la coppia, non l’individuo, la cellula-base dell’umanità. Gli americani non hanno eletto un Obama. Ne hanno eletti due. Perché dalla fusione fra la donna dei princìpi e l’uomo dei compromessi emerga ogni giorno un terzo Obama: il Presidente.

da - http://www.lastampa.it/2012/11/08/cultura/opinioni/buongiorno/la-meta-di-tutto-VDlfQ42APizBjsy7DQZPMP/pagina.html
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« Risposta #361 inserito:: Novembre 11, 2012, 03:51:09 pm »

Buongiorno
09/11/2012

La Casta è uno stato d’animo

Massimo Gramellini

A furia di sentire parlare male soltanto di loro, qualche lettore potrebbe essersi illuso che i politici rappresentino un’eccezione, la gramigna che una volta strappata fa rivivere il prato senza bisogno di interventi ulteriori da parte del giardiniere. Tocca invece ricordare che la Casta non è un gruppo di persone, ma uno stato d’animo diffuso. Il novarese F. R. segnala questa piccola storia emblematica. Riguarda l’associazione degli allenatori di calcio, uno dei tanti benemeriti sindacati di categoria che arricchiscono la nostra democrazia. Il presidente nazionale ha 71 anni, è in carica dal 2004 e dopo avere proposto un limite di due mandati si è rassegnato a farne un terzo. Il presidente regionale di anni ne ha 70 ed è in carica da 23: ha accettato la poltrona per altri 4 e se n’è scollato solo quando finalmente gliene hanno offerta un’altra. Il presidente provinciale è lì da più mandati, ma convoca un’assemblea carbonara dove su cinquecento iscritti se ne presentano ventidue, che lo rieleggono per acclamazione e si assegnano undici cariche, così la metà dei convenuti può uscire dalla sala agitando in testa qualche pennacchio. 

Sono sicuro che queste eminenti personalità hanno una pessima opinione della classe politica e ne auspicano l’immediata rottamazione. Mi ricordano quella signora che, il mattino della vittoria del referendum di Segni contro la partitocrazia, entrò nel bar in cui mi trovavo, agitando festosamente il giornale: «Si cambia! Viva il nuovo, viva le regole!». Dietro di lei un ragazzo chiese: «Di chi è la macchina in doppia fila che blocca il traffico?». La signora delle regole sbuffò ed estrasse le chiavi dell’auto dalla borsetta.

da - http://lastampa.it/2012/11/09/cultura/opinioni/buongiorno/la-casta-e-uno-stato-d-animo-7PTbh1ccjVSMoWNT4ecK1M/pagina.html
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« Risposta #362 inserito:: Novembre 13, 2012, 07:39:54 pm »

Buongiorno
13/11/2012

C’era una volta

Massimo Gramellini


Sonia Sotomayor, prima ispanica a diventare giudice della Corte Suprema, è andata nel più famoso programma americano della tv dei ragazzi per dire alle bambine: «Sognare di essere principesse è divertente, ma non è una carriera. Per quella vi serviranno studio e fatica». Eppure è sano che una bambina sogni di essere una principessa. Di solito continua a sognarlo anche da adulta, altrimenti non si spiegherebbe il successo di «Pretty woman» e «Cinquanta sfumature di grigio». Il problema nasce quando il naturale desiderio di una vita felice si trasforma nel suo gemello materialista, che fa coincidere la felicità con la ricchezza ottenuta senza fatica. Viene in mente la ragazza che alla festa dei diciott’anni mostrava alle amiche la borsa di lusso regalatale da papà e diceva: ora devo trovare un uomo che mi regali la prossima. 

Prima di imputare ai ragazzi dei sogni sbagliati, mi chiederei chi glieli ha messi in testa, educandoli a desiderare una carriera da calciatori e veline invece che a inseguire i propri veri talenti. I responsabili sono molti e i giovani vengono all’ultimo posto. Prima ci sono i genitori che - anche per la scomparsa di una struttura familiare che li supporti - hanno delegato ai media l’educazione dei figli, cioè la gerarchia dei valori. Poi gli autori televisivi, che per bieca pigrizia hanno concimato l’etere di sogni fasulli. E infine la scuola, che nonostante l’eroico impegno di tanti insegnanti, fa una fatica tremenda a rendere i personaggi del passato competitivi con i divi platinati. Per fortuna c’è qualcosa che condiziona i giovani molto più profondamente dei modelli mediatici ed è l’esempio che diamo loro ogni giorno. Invece di fare la predica, sarebbe meglio concentrarsi su quello.

 da - http://lastampa.it/2012/11/13/cultura/opinioni/buongiorno/c-era-una-volta-lCfv6Y02NjoU8ay1svsEAK/pagina.html
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« Risposta #363 inserito:: Novembre 14, 2012, 05:43:12 pm »

Buongiorno
14/11/2012

Di’ qualcuno di sinistra

Massimo Gramellini


Alla domanda del conduttore di Sky su quale fosse la loro figura storica di riferimento, i candidati alle primarie del centrosinistra hanno risposto: De Gasperi, Papa Giovanni, Tina Anselmi, Carlo Maria Martini e Nelson Mandela. Tutti democristiani tranne forse Mandela, indicato da Renzi che, essendo già democristiano di suo, non ha sentito il bisogno di associarne uno in spirito.

Scelte nobili e ineccepibili, intendiamoci, come lo sarebbero state quelle di altri cattolici democratici, da Aldo Moro a don Milani, evidentemente passati di moda. Ma ciò che davvero stupisce è che a nessuno dei pretendenti al trono rosé sia venuto in mente di inserire nel campionario un poster di sinistra. Berlinguer, Kennedy, Bobbio, Foa. Mica dei pericolosi estremisti, ma i depositari riconosciuti di quella che dovrebbe essere la formula originaria del Pd: diritti civili, questione morale, uguaglianza nella libertà. Almeno Puppato, pencolando verso l’estremismo più duro, ha annunciato come seconda «nomination» Nilde Iotti. Dalle altre bocche non è uscito neppure uno straccio di socialdemocratico scandinavo alla Olof Palme. 

Forse i candidati di sinistra hanno ignorato le icone della sinistra perché temevano di spaventare gli elettori potenziali. Così però hanno spaventato gli elettori reali. Quelli che non possono sentirsi rappresentati da chi volta le spalle alla parte della propria storia di cui dovrebbe andare più orgoglioso.

da - http://lastampa.it/2012/11/14/cultura/opinioni/buongiorno/di-qualcuno-di-sinistra-WpqdYlhzoEOxWpEDymJPXN/pagina.html
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« Risposta #364 inserito:: Novembre 15, 2012, 04:45:08 pm »

Buongiorno
15/11/2012

Tra Savita e la morte

Massimo Gramellini


Savita è una giovane dentista indiana che abita in Irlanda con il marito Praveen, ingegnere. Aspetta un bambino da quattro mesi quando si presenta in ospedale. Ha dolori atroci alla schiena e la possibilità concreta di perdere, insieme col figlio, la vita. Al termine di una notte di scelte non facili, chiede ai medici di interrompere la gravidanza. Le rispondono che l’Irlanda è un Paese cattolico dove, finché si sente battere il cuore del feto, non è possibile interrompere niente. Savita non è irlandese e non è cattolica, ma deve stare alle regole. Soffrire. Aspettare. Il 23 ottobre il cuore del feto si ferma e i medici lo asportano, ma è troppo tardi. Il 28, a una settimana esatta dal ricovero, Savita muore di setticemia nell’ospedale universitario di Galway: in piena Irlanda, in piena Europa, in pieno ventunesimo secolo. 

 

Mi ostino a sperare che questa storia sia falsa o almeno incompleta. Che fra il comportamento dei medici cattolici e il decesso della dentista indiana non ci sia il nesso che traspare dalla denuncia dell’Irish Times, confermata dal marito della vittima e ripresa dai principali network del mondo. Ma l’idea che le religioni - associazioni di uomini mosse dal più nobile degli afflati, quello spirituale - possano ispirare comportamenti fanatici, superstiziosi e sostanzialmente ottusi non ha purtroppo bisogno di conferme: è sotto i nostri occhi ogni istante, in ogni angolo del mondo. Mai come oggi abbiamo bisogno di spiritualità. Mai come oggi non abbiamo bisogno di fanatici, questi esseri sfocati che vivono di testa e di viscere, avendo dimenticato che in mezzo c’è un cuore. 

da - http://lastampa.it/2012/11/15/cultura/opinioni/buongiorno/tra-savita-e-la-morte-dtyy4PhXUzRSUXUiNmASpI/pagina.html
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« Risposta #365 inserito:: Novembre 17, 2012, 03:12:06 pm »

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16/11/2012

Appuntamento al futuro

Massimo Gramellini

Una signora affetta da sinusite acuta telefona al solito ambulatorio per prenotare una visita specialistica. Ma la segretaria le rivolge una domanda nuova: esente da ticket? La signora dice di sì e la segretaria fissa l’appuntamento per il 16 aprile 2013, quando la sinusite sarà guarita oppure da acuta sarà diventata cronica. Moderatamente furibonda, la signora si confida con il fratello, che telefona allo stesso ambulatorio per fissare la stessa visita, ma alla domanda sull’esenzione risponde di non averne diritto. La stessa segretaria gli prenota la visita per il 3 dicembre 2012. 

Al lettore che mi ha segnalato questa storia di ordinaria ingiustizia ricordo che indignarsi scioglie i grumi del cuore e fa bene (persino alla sinusite). Ma non serve ad anticipare le visite degli esenti da ticket, che restano fissate al futuro remoto perché lo Stato paga tardi gli ambulatori o non li paga proprio. Non li paga perché, da quando gli hanno impedito di continuare a indebitarsi, non ha più soldi. E non ha più soldi, nonostante le tasse, per una serie di concause: le ruberie dei politici, gli sprechi degli amministratori, l’eccesso di servizi richiesti alla sanità pubblica da medici pigri e malati immaginari. Adesso il tempo è scaduto: per tutti, anche se come sempre i primi ad andarci di mezzo sono stati i più deboli. Eppure c’è un’alternativa al lamento. Esistono programmi sanitari che consentono di prenotare visite gratuite in ambulatori meno congestionati, ancorché più lontani da casa. Bisogna informarsi, muoversi, industriarsi. L’era dello Stato Mamma è finita. Anche per i ladri e i furbi, però.

da - http://lastampa.it/2012/11/16/cultura/opinioni/buongiorno/appuntamento-al-futuro-EYCy8Sj8w2BbfHN3Oy9zYO/pagina.html
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« Risposta #366 inserito:: Novembre 17, 2012, 09:08:52 pm »

Buongiorno
17/11/2012

Tagliator Sottile

Massimo Gramellini

Sosteneva il sommo Brera che in certe persone l’intelligenza va considerata un’aggravante, come l’ubriachezza nei fatti di sangue.
E Giuliano Amato, si sa, è molto intelligente. Intelligentissimo. In un’intervista a «Sette» intrisa di fosforo, l’uomo che sussurrava ai cinghiali (in un’altra era geologica era il camerlengo di Craxi) ha proposto di garantire un’indennità agli onorevoli disoccupati, qualora malauguratamente passasse la proposta di fissare un limite di due legislature alla loro presenza in Parlamento. «Un trentenne eletto, dopo due mandati, cioè a 40 anni, che cosa dovrebbe fare mentre aspetta di compiere i 65? L’esodato di Stato?» si interroga Amato, interpretando l’ansia di un Paese intero per la sorte di quei negletti. «Che cos’è, un nemico da punire solo perché ha fatto politica?» Il quadro descritto da Amato è obiettivamente drammatico: immagino il parlamentare licenziato nel fiore degli anni, mentre vaga per le strade senza corona e senza scorta, riducendosi a chiedere l’elemosina a qualche precario della scuola.

A sua scusante, va detto che Amato sconta una certa inesperienza in materia, avendo avuto in sorte un destino diverso: 31 mila euro lordi al mese di pensione. Certo, reclamare l’indennità di reinserimento (che peraltro già esiste) per una categoria che dovrebbe interpretare la politica come servizio anziché come mestiere non richiede solo intelligenza ma anche parecchio coraggio. Per quanto il più coraggioso di tutti rimane colui che ha affidato l’incarico di preparare un piano per il taglio dei costi della politica proprio ad Amato.

da - http://lastampa.it/2012/11/17/cultura/opinioni/buongiorno/tagliator-sottile-3ylNxFUm2Zjv7VUJw7SGsJ/pagina.html
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« Risposta #367 inserito:: Novembre 18, 2012, 03:12:35 pm »


Cuori allo Specchio


In valigia / La convinzione


Mi sono stufato di essere scettico. Nel Mondo che Inizia vorrei credere in qualcosa. Mi porterò dietro «Un altro giro di giostra» di Tiziano Terzani, la storia della lotta ingaggiata da un uomo malato con le due parti irrisolvibili di se stesso: l’illuminista cresciuto sotto il cielo della scienza occidentale - quella per cui a ogni causa corrisponde un effetto ed esiste soltanto ciò che è percepibile dai sensi - e il romantico assetato di spiritualità, consapevole che solo l’intuizione è in grado di cogliere la verità profonda dell’essere. Per cinquecento pagine Terzani si sottopone a cicli estenuanti di chemio, ma prova anche l’intero campionario delle medicine alternative, giungendo alla conclusione che per guarire da un male fisico o spirituale non conta soltanto il farmaco ma l’atteggiamento con cui lo si prende. Non nega che «il piscio di vacca» che gli viene rifilato in un fatiscente ospedale indiano possa funzionare su un altro malato. Nega che possa funzionare su di lui, proprio perché - provenendo da un’altra cultura - non ci crede abbastanza. L’«effetto placebo» coniato dalla scienza per ridicolizzare l’omeopatia non è sempre una suggestione consolatoria. Talvolta può innescare un processo reale di auto-guarigione: succede quando il malato crede inesorabilmente alla bontà della cura.

La teoria di Terzani merita di essere applicata a ogni aspetto del vivere. Quante fazioni nel mondo si affannano a sventolare la verità unica e assoluta, come se si trattasse della cima di un monte sul quale ci si arrampica solo con la loro cordata. Mentre la verità è più simile a una piazza che si può raggiungere da strade diverse. Tutto sta a trovare la propria, sperimentando ogni cosa finché non si incontra quella che ci risuona dentro.

Ciascuno di noi ha provato, almeno una volta, la sensazione di essere sull’onda giusta: in sintonia con la vita, vibrante sulla sua stessa frequenza. Succede quando ci si innamora di qualcuno o di qualcosa. Convinzione e passione, in fondo, sono sinonimi. Ci si riesce ad appassionare solo alla persona o al sogno in cui si crede davvero.

MASSIMO GRAMELLINI
Scritto da Moderatore , il 18/11/2012 ore 07:17

da - http://www.lastampa.it/Forum/ThreadPage/81589
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« Risposta #368 inserito:: Novembre 20, 2012, 05:14:05 pm »

Buongiorno
20/11/2012

Stampa a Statuto Speciale

Massimo Gramellini

Il nuovo governatore di Sicilia intende sfoltire l’ufficio stampa della Regione dove lavorano ventuno giornalisti, tutti con la qualifica di redattore capo e uno stipendio fino a seimila euro al mese. Uno di loro è distaccato a Bruxelles per curare le relazioni fra Palermo e il resto d’Europa, ma il presidente Crocetta - a lungo eurodeputato in quelle uggiose contrade - giura di non averlo mai incontrato. Forse frequentavano Europe diverse. 

 

Nei giornali, come in qualunque altro consesso giornalistico governato dalla logica, la qualifica di capo redattore presuppone per ragioni semantiche l’esistenza di uno o più redattori che lavorino alle dipendenze del capo. Alla Regione Sicilia, invece, ciascuno è capo redattore di se stesso e, capeggiandosi, redige. Una bella responsabilità. Che però adesso Crocetta ritiene di potere affidare a un numero più ridotto di persone. L’ufficio stampa del Piemonte ospita nove giornalisti professionisti, quello della Campania anche meno. Naturalmente la Sicilia è un posto meraviglioso e merita più sforzi di qualsiasi altro. Però ventuno a nove è un bel distacco. E anche questa storia delle Regioni a Statuto Speciale - lo possiamo dire? - ha fatto il suo tempo. Erano giustificate sessant’anni fa, quando l’Italia si ricompattava dopo la guerra e temeva di perdere pezzi ai confini. Ma dopo due generazioni siamo (o non siamo) italiani tutti allo stesso modo. E la crisi ha reso ancora più odiosa questa perpetuazione dei privilegi, dal momento che le tasse le paghiamo (o non le paghiamo) tutti allo stesso modo. 

da - http://www.lastampa.it/2012/11/20/cultura/opinioni/buongiorno/stampa-a-statuto-speciale-hHdwT3sWCdwhbyPtzD8Z8K/pagina.html
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« Risposta #369 inserito:: Novembre 21, 2012, 04:04:21 pm »

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21/11/2012

Beato fra le nonne

Massimo Gramellini


Accortosi dai sondaggi di essere più popolare fra i coetanei di Heidi che fra quelli di Bersani, il rottamatore Renzi si è fatto riprendere sulla copertina di «Oggi» in compagnia delle nonne ottuagenarie. Il messaggio: non ce l’ho con gli antichi, ma con gli eterni. Un quarantenne che occupa la stessa poltrona da vent’anni (ammesso che esista) è rottamabile più di un sessantenne che la occupa soltanto da due. 

Comunque la pensiate, non vi sfuggirà la portata storica dell’evento. Quando mai un politico si era preoccupato di piacere ai nonni? Per lungo tempo i vecchi sono stati una minoranza: saggia, influente, ma sparuta. Le minoranze motivate fanno le rivoluzioni e le dittature, ma in democrazia è la quantità che comanda. Il Sessantotto fu il Sessantotto perché a quel tempo in Italia c’era il triplo dei ragazzi di adesso, che pur avendo molte più ragioni di protestare dei loro padri non sono abbastanza numerosi per farle valere. Il cambiamento di cui nessuno parla non è (solo) digitale, ma generazionale. I giovani sono pochi, gli anziani vivono meglio e di più. Nel 2020, domattina, il primo partito italiano saranno gli ultrasessantacinquenni (ovvero i sessantottini invecchiati). Ma la nonnocrazia sarà sensibile a parole come sogno, investimento e futuro, senza le quali una società muore? Ai nonni del proprio futuro importa poco, ma di quello di figli e nipoti sì. Perciò questa democrazia di vecchi tornerà giovane solo se la politica comincerà a parlare, oltre al latinorum delle cifre, il linguaggio senza tempo dell’amore.

da - http://lastampa.it/2012/11/21/cultura/opinioni/buongiorno/beato-fra-le-nonne-653z7H9whsgN7iAWHquTwO/pagina.html
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« Risposta #370 inserito:: Novembre 23, 2012, 01:27:12 am »

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22/11/2012

Boicottaggio da museo

Massimo Gramellini


Dopo avere appreso che alcuni lavoratori del Museo del Cinema erano stati ingiustamente licenziati dalla cooperativa appaltatrice (che nega l’illiceità dell’atto e minaccia querele), Ken Loach ha deciso di boicottare il Torino Film Festival, non venendo a ritirare il premio a lui assegnato. Il regista inglese si sentirà molto fiero di questo. E i lavoratori lo ringrazieranno per la sensibilità dimostrata. Così Loach non avrà il premio, il festival non avrà Loach, i lavoratori non riavranno il posto. E il boicottaggio avrà distribuito un po’ di male a tutti senza fare del bene a nessuno.

Mi permetto di dare un suggerimento al Maestro e, in genere, agli oppositori che perseguono fini lucidi con mezzi arrugginiti. Immaginate che Loach venga a Torino, ritiri il premio e dal palco denunci l’ingiustizia subita dai lavoratori. Di più, immaginate che, oltre che con la parola, li sostenga con l’esempio: devolvendo il ricavato del premio a un fondo destinato a loro e invitando gli altri protagonisti del festival a fare altrettanto. Di colpo la protesta cambierebbe segno e tutti ci guadagnerebbero qualcosa: Loach il premio, il festival Loach, i lavoratori la visibilità e il sostegno fattivo del cinema internazionale. Ciò che condanna una certa sinistra radicale alla sconfitta non è mai la scelta degli obiettivi, ma quella dei metodi per raggiungerli: sempre gli stessi da sempre. La difesa dei deboli è una delle musiche più belle che possa suonare l’animo umano. Ma ogni tanto bisognerebbe cambiare strumento. 

da - http://lastampa.it/2012/11/22/cultura/opinioni/buongiorno/boicottaggio-da-museo-UuuRGzdGqcnJyRjhfXU4xK/pagina.html
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« Risposta #371 inserito:: Novembre 23, 2012, 09:37:00 pm »

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23/11/2012

Si salva chi vuole

Massimo Gramellini


Ieri mattina il lettore L. T. è rimasto così sconvolto da afferrare il computer come una colt e crivellarmi al risveglio con questa mail: «Sono le 8 e 20, rientro ora dalla tabaccheria di una piazza centrale di Roma. Una cliente alla cassa paga quanto acquistato. Di fronte a lei il tabaccaio, sulla quarantina, arringa un amico avventore, probabilmente accennando al lotto. “Ahò, che ce fai co’ sti 5000 euro che vinci?”
L’avventore accenna che non lo sa. Risposta del proprietario: “Se prennemo na bella rumena e se la.., ecco che facciamo!” La signora esce a testa bassa, velocemente. Ha capito chi abbiamo allevato? Ha capito chi siamo?”».

 

Caro L. T., di lettere simili ne arrivano ogni giorno. Ha appena scritto un signore torinese, sconvolto per essersi sentito infliggere
sull’autobus una scenata al telefonino, tanto più insopportabile perché a urlare oscenità nella cornetta era una donna anziana. Poche ore dopo ho ricevuto il messaggio di una studentessa di Acerra, indignata perché al parco i bambini giocavano a nascondino e invece di liberarsi, come si usa da quelle parti, dicendo «31 salvi tutti» gridavano «31 si salvi chi può». Lei mi dirà che solo l’avverarsi della profezia Maya potrebbe risolvere il problema di questa umanità che incuba l’egoismo fin dall’infanzia e, diventata adulta senza aspirare a qualcosa di meglio di una prostituta comprabile col gratta e vinci, coltiva esclusivamente il sogno materialista di guadagnare e godere senza fatica. Ma non mi convincerà a disprezzarla e nemmeno a liquidarla con una battuta cinica. Di battute ciniche sull’umanità ne sono state fatte anche troppe e i risultati sono sulla bocca del suo tabaccaio. 

da - http://lastampa.it/2012/11/23/cultura/opinioni/buongiorno/si-salva-chi-vuole-5ER3lGbAMzvECbw553YCGL/pagina.html
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« Risposta #372 inserito:: Novembre 24, 2012, 05:51:51 pm »

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24/11/2012

Diverso da chi

Massimo Gramellini


Ogni volta che la cronaca ci sbatte in faccia bande di nazistelli che picchiano ebrei o gruppi di ragazzi che sbertucciano un compagno troppo sensibile fino a indurlo al suicidio, mi domando in quale anno, in quale secolo siamo. Davvero nel 2012, con tutti i problemi seri che abbiamo, ci sono persone che passano ancora il loro tempo a sfottere e minacciare chi è diverso da loro? Posso ancora perdonare una battuta stupida e conformista, pronunciata in un momento di debolezza e in ossequio a un cliché. Ma qui parliamo di giovani che trascorrono giornate intere a scrivere su un computer sconcezze astruse, a organizzare raid punitivi contro degli estranei, a godere della sofferenza inferta a un coetaneo che ha l’unica colpa di vestirsi in modo eccentrico. Quanti pregiudizi nasconde questo gigantesco spreco di energie, questo patetico proiettarsi nelle presunte miserie altrui per non essere costretti a fare i conti con le proprie paure e provare, finalmente, a crescere?

Se chiudo gli occhi, mi sembra di vederli sfilare al passo dell’oca: bulli, nazistelli, fanatici di ogni risma e colore. Avvinghiati alle loro patetiche certezze di cartapesta, al loro ridicolo senso del rispetto e dell’orgoglio tribale. Tanti Io deboli raggrumati in un Noi insulso. Li guardo e non mi fanno paura. Solo tanta pena. Spero che un giorno la vita li sorprenda davanti a uno specchio, costringendoli a vedere che siamo tutti sul medesimo albero. Anzi, che siamo l’albero, e chi dà fuoco a un ramo diverso dal proprio sta solo incendiando se stesso.

da - http://lastampa.it/2012/11/24/cultura/opinioni/buongiorno/diverso-da-chi-K7V4o6FJ2WFGDlPbYlVlDO/pagina.html
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« Risposta #373 inserito:: Novembre 28, 2012, 11:40:22 pm »

Buongiorno
28/11/2012

Isa. Bella

Massimo Gramellini

Capita di rado che un articolo di giornale faccia spuntare i lucciconi. A me è successo con la storia raccontata da Laura Bogliolo sul «Messaggero». In apparenza parla di una signora di 34 anni, Isabella Viola, morta domenica 18 novembre per un malore sulla banchina della stazione Termini a Roma. In realtà dentro quella donna c’è tutto. C’è la pendolare che si sveglia alle 4 ogni mattina per andare a preparare le brioche in un bar del quartiere Tuscolano. C’è l’orfana precoce che la vita ha costretto a crescere in fretta, come se già sapesse di non poterle concedere troppo tempo per esprimere i propri talenti. C’è la mamma di quattro figli che sulla sua pagina Facebook scrive: «Una donna il suo gioiello più prezioso non lo indossa, lo mette al mondo». C’è la sognatrice che fantastica di aprire un forno tutto suo per le brioche. C’è la sgobbona di cuore che risparmia per i regali di Natale dei ragazzini e si agita per trovare casa a tre cani randagi. C’è la malata che da tempo non si sente bene, ma non può smettere di alzarsi alle 4 - a Torvaianica, in faccia a un mare che non vede mai - per prendere un bus e due linee di metropolitana fino al bar del Tuscolano. C’è una vita dura. E una persona vera, completa. 

 

Da qualche giorno accanto al bar è spuntata una cassetta con la scritta: «Aiutiamo i figli di Isabella». Giovani, casalinghe, impiegati e pensionati sfilano come in una processione, togliendosi magri spicci dalle tasche. Non è un’elemosina. E’ l’omaggio a una regina. 

da - http://www.lastampa.it/2012/11/28/cultura/opinioni/buongiorno/isa-bella-NIl0WbZkoOiEZUABmf3dNN/pagina.html
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« Risposta #374 inserito:: Novembre 29, 2012, 06:43:37 pm »

Buongiorno
29/11/2012

Carlà e le donne

Massimo Gramellini

Non è vero che la più grande produttrice torinese di gaffe sia Elsa Fornero. Ne esiste una che da anni si è delocalizzata all’estero: a Parigi, pour la précision. E’ accaduto che Carla Bruni rompesse un estenuante silenzio per dichiarare a Vogue che la sua generazione non ha più bisogno del femminismo. Ignoro quante femministe ci siano in Francia. Di certo però ci sono molte femmine dotate di telefonino che hanno intasato la rete di messaggi per la ex Première Madamin. Il più caloroso: «La mia generazione ha bisogno del femminismo, ma il femminismo non ha bisogno di Carla Bruni». Ho avviato una breve inchiesta fra le mie colleghe. Cynthia: «Senza il femminismo lei non sarebbe dov’è e non potrebbe dire le scemenze che dice». Anna e Raffaella: «Facile non avere bisogno del femminismo quando sei una privilegiata». Michela: «La situazione è peggiorata da quando il femminismo non c’è più». Tonia: «Il soffitto di cristallo che impedisce alle donne di salire nella scala sociale da noi è ancora di piombo». Barbara: «Non il femminismo ma il rispetto della femminilità continua ad avere bisogno di lotte».

Finché al mondo esisteranno donne mobbizzate, violate, ammazzate e in troppi Paesi segregate e infibulate, il femminismo avrà un senso. Certo, bisogna intendersi. Se femminismo significa mettere Christine Lagarde al Fondo Monetario - una donna che ragiona come un uomo - o Carla Bruni sulle copertine - una donna che ha fatto carriera utilizzando gli uomini - è maschilismo travestito. Se invece significa riplasmare il mondo secondo un modello femminile di convivenza, allora sbrighiamoci, perché non vedo molte altre àncore di salvezza per il genere umano.

da - http://www.lastampa.it/2012/11/29/cultura/opinioni/buongiorno/carla-e-le-donne-eVpSANY2iBmTmWgHcm5xIJ/pagina.html
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