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Autore Discussione: Massimo GRAMELLINI.  (Letto 332081 volte)
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« Risposta #525 inserito:: Novembre 20, 2013, 05:13:40 pm »

Buongiorno
20/11/2013

Quasi amici
Massimo Gramellini

Questa storia di Renzi che vuole fare fuori Letta per prenderne il posto è destituita di ogni fondamento. Il sospetto, suggerito dal caso Cancellieri, che su qualsiasi vicenda l’imminente segretario del Pd prenda sempre la posizione più urticante per il governo del Pd è quanto di più lontano ci possa essere dalla realtà. L’idea poi che Renzi, appiattendosi su Letta, abbia il timore di perdere le prossime elezioni europee e di finire rottamato in sei mesi, e perciò punti ad andare al voto per le politiche il più presto possibile, rientra nel novero delle ricostruzioni giornalistiche fantasiose. Il sindaco di Firenze, una volta conquistato il partito, sosterrà con forza il governo. Non vede l’ora. A condizione che Letta realizzi i pochi, semplici punti del programma che il nuovo Pd di Renzi gli indicherà: abolizione del Senato, delle Province, della disoccupazione giovanile e della fame nel mondo; riduzione del numero dei parlamentari e delle apparizioni in video della Camusso, abbattimento delle pensioni d’oro e indoramento delle pensioni abbattute dai precedenti governi, taglio delle tasse e accorciamento dei baffi e della spocchia di D’Alema, assunzione di un milione di dipendenti pubblici senza raccomandazioni e nel pieno rispetto dei parametri europei, superamento dell’effetto serra e degli ingorghi nei centri storici, assegnazione dello scudetto alla Fiorentina, ritrovamento della pietra filosofale.

 

Naturalmente il segretario Renzi non sarà così ingeneroso da pretendere che queste piccole riforme vengano realizzate tutte di colpo, pena la caduta del governo. Letta avrà ben 48 ore di tempo a disposizione. 

Da - http://lastampa.it/2013/11/20/cultura/opinioni/buongiorno/quasi-amici-GO8TbE8rUlqPBSIMeFgn2J/pagina.html
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« Risposta #526 inserito:: Novembre 21, 2013, 11:43:17 am »

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21/11/2013

Ufficio insulti

Massimo Gramellini

Ha destato qualche scalpore il cartello apparso nei giorni scorsi in un ufficio del Comune di Roma e poi inspiegabilmente rimosso per ordine di un assessore. «Il pubblico si riceve nei giorni di martedì e venerdì dalle 10 alle 12, previo appuntamento telefonico. L’altri giorni dobbiamo lavorare. Si prega di non essere insistenti, altrimenti ci vedremo costretti, anche se contrario alla nostra educazione, a prendervi a parolacce ed insulti». Lo scalpore, naturalmente, è tutto per quelle quattro generose ore di apertura alla settimana, indicate con inusitata chiarezza all’inizio dell’avviso. La frase successiva - «L’altri giorni dobbiamo lavorare» - parrebbe invece la conferma di qualcosa che si sapeva già, e cioè che il dialogo con i contribuenti non è un lavoro, ma una gentile concessione, e che per ottenere un impiego pubblico la rivisitazione dialettale della lingua italiana non è obbligatoria però certamente aiuta. 

Quanto alla promessa dei dipendenti comunali di seppellire i postulanti sotto un profluvio di contumelie, essa rientra nel quadro di un nuovo rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, improntato a trasparenza e informalità: adesso chi si avvicina allo sportello sa cosa lo aspetta.

Da - http://www.lastampa.it/2013/11/21/cultura/opinioni/buongiorno/ufficio-insulti-XeG9d4mm7FHe342utym8aL/pagina.html
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« Risposta #527 inserito:: Dicembre 03, 2013, 04:38:11 pm »

Buongiorno
03/12/2013

Il bambino che è in noi
Massimo Gramellini

Assiepati festosamente nelle curve dello Juventus Stadium al posto degli squalificatissimi ultrà, i ragazzini delle scuole medie non hanno approfittato dell’occasione per intonare un canto scout o una poesia di Gianni Rodari, ma per gridare «merda» al portiere avversario ogni qual volta il tapino si accingeva a rinviare il pallone. Lo stupore degli adulti è stato grande, così come la loro indignazione. Ma da chi mai avranno imparato, le creature innocenti, a irridere il rivale anziché applaudirlo calorosamente? Il dilemma deve avere attraversato anche la mente di quel padre di Riccione che domenica aveva ricevuto la visita dei carabinieri dopo avere trascorso la mattinata sugli spalti di un campetto di provincia a insultare gli avversari della squadra del figlio. 

 

Insomma, come è stato possibile? Ai piccoli fans delle curve si chiedeva di redimere quei luoghi infetti con una testimonianza di ilare sportività. Invece sono stati contagiati dal morbo ultrà, e non solo loro. Se il coro scatologico avesse risuonato dentro le classi, gli insegnanti avrebbero fatto schioccare i votacci. Mentre allo stadio, dove erano massicciamente presenti in veste di accompagnatori, lo hanno tollerato con liberalità. Del tutto simili al mio severo papà, implacabile nello sgridarmi quando da piccolo mi scappava una parolaccia, eppure prodigo di comprensione se l’improperio mi sgorgava sulle gradinate dello stadio, all’indirizzo della squadra dirimpettaia. Da sempre in Italia il calcio non è l’oppio dei popoli, ma il loro eccitante legalizzato. 

Da - http://lastampa.it/2013/12/03/cultura/opinioni/buongiorno/il-bambino-che-in-noi-n1f7S9H1Fu5KEnsdnnDr2L/pagina.html
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« Risposta #528 inserito:: Dicembre 04, 2013, 11:15:03 am »

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04/12/2013

Scale immobili
Massimo Gramellini

Disoccupati, impoveriti e furibondi vari fanno fatica a inserire la legge elettorale nella lista delle loro priorità esistenziali. La sensazione, ampiamente corroborata dall’esperienza, è che anche se il nuovo meccanismo consegnasse con chiarezza la maggioranza assoluta a una sola lista, nessuna riforma potrebbe risolvere il problema di fondo, dal momento che quella lista continuerebbe a essere composta da politici italiani. I quali, nel volgere di poche settimane, frantumerebbero il partito vincitore in decine di correnti e spifferi, sparandosi addosso da tutti i talk show. 

Nondimeno, quando Napolitano licenziò il badante di Dudù per installare il governo dei sobri, un’ondata di ingiustificato ottimismo attraversò la nazione. Per qualche istante si pensò sul serio che, mentre i professori della Bocconi si sarebbero impegnati a pelarci le tasche per ammansire i mercati, i parlamentari avrebbero potuto dedicarsi al dimagrimento della politica e a una legge elettorale meno indigeribile di quella attuale. Se non sull’orgoglio della categoria, si contava almeno sul suo istinto di conservazione. 

Sono trascorsi esattamente due anni, i sobri hanno lasciato il posto ad altri sobri, ma i parlamentari non hanno fatto nulla di quel poco che si era chiesto loro di fare e oggi si presentano a mani vuote davanti al responso della Corte Costituzionale. I sistemi politici non cadono. Prima si paralizzano e poi si dissolvono: per abulia.

Da -  http://lastampa.it/2013/12/04/cultura/opinioni/buongiorno/scale-immobili-3QIe2yA1ZTfRgegTmEfqPN/pagina.html
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« Risposta #529 inserito:: Dicembre 05, 2013, 11:38:03 pm »

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05/12/2013

Bordellum
Massimo Gramellini

Per la Corte Costituzionale la legge elettorale detta Porcellum è illegittima. Dunque tutti i parlamentari nominati dai partiti con quella norma e da noi svogliatamente votati negli ultimi otto anni sono illegittimi. E così i loro atti. Illegittima la prima incoronazione di Napolitano. Pure la seconda. Illegittimi i governi Prodi, Berlusconi, Monti, Letta. Illegittimi i senatori a vita scelti dal Capo dello Stato, per cui di oltre mille parlamentari l’unico in regola sarebbe l’ex presidente Ciampi. Illegittime le riforme del lavoro e delle pensioni, le tasse sulla casa e in genere le spremiture decretate da governi illegittimi e convertite in legge da parlamenti illegittimi. Illegittimo il voto su Mubarak zio di Ruby, ma anche quello sulla decadenza di Papi. Illegittimi gli stipendi, i rimborsi, i portaborse, i panini della buvette. Illegittime le interviste dei presunti onorevoli e dei millantati senatori. Doppiamente illegittime le lauree prepagate, le solerti raccomandazioni, le appetitose lottizzazioni. Tutto ciò che è stato detto, fatto e cospirato in Parlamento negli ultimi tremila giorni è illegittimo. E poiché non vi è regolamento, codice o postilla su cui gli illegittimi in questi anni non abbiano messo becco, l’intero Paese può a buon diritto definirsi illegittimo. 

Sembrerebbe l’accrocco definitivo. Se non fosse che anche la Corte Costituzionale è stata nominata in larga parte da un parlamento e da un presidente illegittimi. Ne consegue che la sua sentenza di illegittimità è da considerarsi illegittima. La patria è salva. Il Bordellum continua.

Da - http://lastampa.it/2013/12/05/cultura/opinioni/buongiorno/bordellum-6c5GqlVVfwhmWOyxe0EGjP/pagina.html
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« Risposta #530 inserito:: Dicembre 08, 2013, 06:11:21 pm »

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07/12/2013

Il nipote di Nelson
Massimo Gramellini

Alla notizia della morte di Nelson Mandela, milioni di persone hanno inviato un pensiero riconoscente al leader della lotta al razzismo. Qualcuno già da tempo aveva disincarnato l’uomo per trasformarlo in un santino buono per tutte le cause, un’icona del politicamente corretto. Ma nell’insieme, per una volta, ci si è ritrovati in tanti a coltivare emozioni positive e unificanti intorno a una bella figura e a una bella idea. Per mezzo minuto nessuno ha pensato esclusivamente ai fatti propri. Nessuno tranne uno. Lui. 

Nel dettare alle agenzie di stampa il coccodrillo sull’esimio scomparso, ha mescolato narcisismo e capacità mimetica per calarsi con voluttà nei panni di Silvion Mandeloni. Riga dopo riga, dietro l’uomo che ha sconfitto l’apartheid ne affiorava un altro di nostra conoscenza, «un eroe della libertà capace di non arrendersi mai, anche quando le forze del male sembravano imbattibili». E anziché i razzisti sudafricani, venivano alla mente i magistrati norditaliani e i presidenti napolitani. Il finale era all’insegna dell’immedesimazione totale: «Mi auguro che molti, tra coloro che in queste ore ne tessono le lodi, imparino a praticare la riconciliazione nella verità e nel rispetto reciproco». Praticamente ha brandito il ritratto dello zio d’oltremare, imprigionato per reati di opinione, pur di chiedere alla sinistra nostrana la grazia per un evasore fiscale. Mandela ci mancherà. Ma, a suo modo, anche il nipote.

Da - http://lastampa.it/2013/12/07/cultura/opinioni/buongiorno/il-nipote-di-nelson-romHzKwwpB1KNqtNpBRUfK/pagina.html
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« Risposta #531 inserito:: Dicembre 08, 2013, 06:16:09 pm »

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06/12/2013

Spettatori paganti
Massimo Gramellini

L’autista del 44 accosta il bestione e scende in strada a telefonare. I passeggeri, una cinquantina tra studenti e impiegati, seguono il dramma con gli occhi collosi delle otto del mattino. Siamo su un autobus a Monteverde Vecchio, quartiere di Roma immortalato nei film di Nanni Moretti, anche se la scena raccontata dal Messaggero.it ricorda di più i Cesaroni. 

Attraverso le porte aperte del 44 risuona la voce dell’autista, alle prese con l’autopsia del suo matrimonio già declinato in divorzio con contorno avvelenato di alimenti: «Mi hai distrutto la vita! Lo vuoi capire che non c’ho una lira?» Seguono insulti mescolati ai lamenti. L’uomo chiude la telefonata con l’ex moglie, risale a bordo e scoppia in lacrime. «Scendete subito, brutti stronzi», intima alla pregiata clientela. Nessuno si ribella, scendono tutti. L’autista accende la scritta Deposito e si allontana col suo destriero di latta verso Trastevere, mentre i passeggeri disarcionati si mettono in attesa del bus successivo, augurandosi che sia guidato da un single. Qualcuno si consola al pensiero che il divorziato fuori di testa ha avuto quantomeno il buon senso di non usare il telefono mentre guidava.

In qualche altra parte di mondo un dipendente che interrompe il pubblico servizio per una faccenda privata e ne scarica le conseguenze sui cittadini verrebbe linciato. Ma nella patria del melodramma e delle fiction sbrodolone la fragilità emotiva, purché platealmente esibita, è un’attenuante formidabile. Davanti allo spettacolo del suo dolore, quei passeggeri non si sentivano contribuenti defraudati, ma spettatori paganti. Almeno quelli che avevano pagato il biglietto. 

Da - http://lastampa.it/2013/12/06/cultura/opinioni/buongiorno/spettatori-paganti-jjrcmZZAL7HQnWcZFGYD2K/pagina.html
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« Risposta #532 inserito:: Dicembre 11, 2013, 11:45:15 am »

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10/12/2013

Il Segretario Fiorentino
Massimo Gramellini

Come tutti i conquistatori di Roma, Matteo Renzi ha il problema di non venire conquistato. Lo si è capito già ieri, durante la prima visita alla cittadella espugnata. Il sovrano etrusco (venticinque secoli dopo Tarquinio il Superbo, che come denuncia il soprannome aveva in comune con Renzi una certa autostima) ha incrociato i muri di gomma contro cui va a scornarsi il decisionismo di tutti gli invasori dell’Urbe. Giornalisti smagati, burocrati inaffondabili e politici inafferrabili, categoria di cui Enrico Letta è il campione. 

Va dato atto a Renzi di essersi difeso abbastanza bene. Ha nominato la segreteria in mezz’ora, neanche fosse il consiglio di amministrazione di una società svizzera di consulenza. Ha saltato il pranzo per evitare di finire attovagliato, direbbe Dagospia, in uno di quei ristoranti del centro che la romanità utilizza per fare precipitare in catalessi chiunque si sia messo in testa di cambiare qualcosa. E ha tenuto una conferenza stampa brevissima e sincopata pur di sottrarsi alle domande avvolgenti dei volponi di Palazzo, gente che ha visto passare papi, presidenti, capipopolo e marziani senza mai altra reazione che un lieve inarcamento di sopracciglia. Infine ha incontrato Letta cercando di rimanere sveglio e in parte riuscendoci addirittura. A quel punto è scappato a Firenze sano e salvo. Ma fino a quando? Roma è paziente e di solito vince sempre. Stavolta, per il bene di tutti, speriamo almeno in un pareggio

Da - http://lastampa.it/2013/12/10/cultura/opinioni/buongiorno/il-segretario-fiorentino-7YfvuPgnjV1xUxuStqWAkO/pagina.html
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« Risposta #533 inserito:: Dicembre 13, 2013, 06:28:27 pm »

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12/12/2013

L’amico del Jaguaro

Massimo Gramellini

Se un esponente della famigerata Kasta, dopo avere arringato la folla contro le tasse del governo affamatore, si fosse allontanato dal luogo del comizio sul sedile posteriore di una Jaguar, avrebbe firmato la sua condanna alla lapidazione mediatica. Stormi di pernacchie si sarebbero alzati in volo da ogni tinello, l’indignazione avrebbe lubrificato i polpastrelli ai tastieristi dei social network e al meschino jaguarato non sarebbe restata altra scelta che rottamare il bolide e inginocchiarsi su un tapis roulant di ceci. Desta perciò una stupefatta ilarità che a compiere un gesto così poco coerente con il contesto sia stato Danilo Calvani, leader del Comitato 9 dicembre: il Forcone Capo. Lo hanno immortalato in quel di Genova, a bordo del macchinone inglese . Si è giustificato dicendo che non era suo, ma di qualche forcone minore, però ormai il danno d’immagine era compiuto.

Se fossi il suo avvocato, insisterei sull’ingenuità del mio cliente, ignaro dei meccanismi della comunicazione. A chi aizza i disperati contro i privilegiati è consigliabile farlo da un palco o da un balcone (che esercita un fascino intatto sull’italiano medio), giammai dal finestrino di una Jaguar. Montanelli diceva che, quando un italiano vede passare una macchina di lusso, il suo primo stimolo non è averne una anche lui, ma tagliarle le gomme. 

Da - http://lastampa.it/2013/12/12/cultura/opinioni/buongiorno/lamico-del-jaguaro-8sdSPRrSHxZZTYMAF9VINP/pagina.html
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« Risposta #534 inserito:: Dicembre 14, 2013, 10:13:31 am »

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13/12/2013

Training autogeno
Massimo Gramellini

Disordini al confine di Ventimiglia, bombe carta all’università La Sapienza, minacce di morte a una sindacalista che si rifiuta di aderire al movimento dei forconi. E poi il leader di un grande partito che chiede le dimissioni del Capo dello Stato e il leader di un altro che dichiara: se mi arrestano ci sarà la rivoluzione. Chiunque scorra lo scarno notiziario di giornata sarà portato a pensare che l’Italia sia seduta sull’orlo di una guerra civile. Chiunque, ma non un italiano. In lui prevale sempre la sensazione, e la tentazione, dell’accomodamento. Da noi le parole volano grosse ma pesano poco e le conseguenze dei gesti non sono mai inesorabili né tantomeno definitive. 

C’è un’atmosfera cupa in giro: i tartassati se la prendono con i garantiti, i garantiti con gli evasori e tutti vogliono mandare a casa i politici, ma a casa di chi? La stragrande maggioranza gradirebbe tornare subito al voto con qualunque sistema, anche quello delle assemblee di condominio, pur di sciogliere questa cappa insopportabile. Renzi piace per gli stessi motivi che inducono Crozza a sbertucciarlo: fa training autogeno ai depressi e sparge ottimismo da tutti i nei. Il nostro resta un Paese di rassegnati al peggio che non vedono l’ora di tuffarsi sul lieto fine, a costo di prendere una panciata. Gli italiani sono incarogniti, e con molte ragioni, eppure quando posano il forcone o la tastiera fumante del computer invocano parole di speranza ed esempi positivi. Basta davvero poco per bruciarli, ma basta ancora meno per riaccenderli. (Faccio un po’ di training autogeno anch’io…). 

Da  - http://lastampa.it/2013/12/13/cultura/opinioni/buongiorno/training-autogeno-jPUxmAL1buCbEw7BIk9enL/pagina.html
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« Risposta #535 inserito:: Dicembre 16, 2013, 05:25:27 pm »

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14/12/2013

C Factor

Massimo Gramellini

Il 22 ottobre scorso, il primo ministro delle lasche intese Enrico Letta annunciò in televisione a Lilli Gruber: «Abbiamo deciso di assumere cinquecento giovani per la digitalizzazione del patrimonio culturale italiano». Entusiasmo nelle case di migliaia di neolaureati: ma allora è vero che con la Cultura si mangia. In settimana è uscito il bando ufficiale e si è scoperto che non di assunzione si trattava, ma di tirocinio per dodici mesi (non rinnovabili). I fortunati vincitori di C Factor lavoreranno a tempo pieno per 416 euro lordi al mese, senza ferie né buoni pasto. Considerato che a Roma una stamberga in affitto ne costa almeno 400, netti e possibilmente in nero, il vero requisito per gli aspiranti digitalizzatori non è la laurea con il massimo dei voti né la buona conoscenza dell’inglese, come recita il bando, ma una famiglia benestante alle spalle che sia in grado di mantenerli per un anno nella Capitale. La famosa uguaglianza dei punti di partenza.

La globalizzazione che doveva esportare la democrazia occidentale in Asia ha importato lo sfruttamento asiatico in Occidente. Negli Usa le aziende tornano a investire in patria perché gli americani stremati dalla crisi accettano compensi indonesiani. Così diminuiscono i disoccupati, ma non i poveri. L’articolo 36 della Costituzione Italiana recita: «Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa». Buona questa. 

Da - http://lastampa.it/2013/12/14/cultura/opinioni/buongiorno/c-factor-w3pZoI9cq2VRAMgS6x3oyH/pagina.html
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« Risposta #536 inserito:: Dicembre 18, 2013, 06:04:47 pm »

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18/12/2013

Giochi di ruolo

Massimo Gramellini

Il ministro dell’Integrazione Kyenge ha raccontato al settimanale Vanity Fair la disintegrazione del proprio matrimonio. Fatti suoi, se non fosse che la signora ha imputato la crisi coniugale al cambio dei rapporti di forza all’interno della coppia. Il marito l’ha amata finché era una moglie, una mamma e un’oculista, ma appena è diventata una persona di potere ha cominciato a non sopportarla più. Kyenge ha dato voce a un pensiero comune: il matrimonio funziona se la donna comanda lasciando credere all’uomo di essere lui a farlo, purché lo schema rimanga confinato alle mura di casa. Fuori di lì il maschio non rinuncia al ruolo di primadonna. Il giorno in cui Hillary Clinton sarà presidente degli Stati Uniti e durante i G8 Bill prenderà tranquillamente il tè con le altre first lady - magari facendo loro piedino sotto il tavolo - sarà un piccolo passo per lui, ma un grande passo per l’umanità.

Tutto vero e però talmente ovvio da risultare persino troppo facile. Certi matrimoni non vanno in crisi solo perché la donna sale sul piedistallo storicamente riservato all’uomo, ma perché per salirci è costretta a comportarsi come un uomo. Nel mondo del lavoro, infatti, i valori di riferimento sono rimasti quelli maschili: competitività ossessiva, cinismo, smania di potere, concentrazione esclusiva su di sé. Il contrario esatto dell’amore. Per secoli troppe donne hanno dovuto vivere accanto a uomini così. Il progresso non consiste nello scambiarsi i ruoli, ma nel cambiare il gioco. 

Da - http://lastampa.it/2013/12/18/cultura/opinioni/buongiorno/giochi-di-ruolo-GLwgFVKe9BKMDBB86DDe1M/pagina.html
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« Risposta #537 inserito:: Dicembre 24, 2013, 05:54:19 pm »

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24/12/2013

Che gogna che fa
Massimo Gramellini

Dopo ben più illustri colleghi, ieri è toccato persino a me. II sito di Grillo mi ha inquadrato come giornalista del giorno, scatenandomi addosso i consueti cinque minuti d’odio. Vaffa qui, vaffa là, servo su, verme giù. Sono rimasto sconvolto. Non dagli insulti, ma dagli attestati di solidarietà. Un collega francese mi ha scritto: «E’ come ricevere la Légion d’honneur. Ti invidio!». Ma cosa ho mai fatto per meritarmi questa medaglia? Poco, purtroppo. Nel raccontare a «Che tempo che fa» lo svarione del Pd sul folle emendamento che puniva gli enti locali ostili al gioco d’azzardo, ho ricordato la parata di Renzi per sventare l’autogol. Secondo Grillo avrei invece dovuto sottolineare che l’emendamento era stato osteggiato dai Cinquestelle. Verissimo. Però è Renzi, non Grillo, che ha costretto il Pd a cambiare idea. Ed era quello il tema del mio intervento, tutt’altro che elogiativo nei confronti dei democratici. 

L’Italia naviga intorno al cinquantasettesimo posto nella classifica della libertà di stampa, ma se i politici continueranno a mettere i giornalisti alla gogna rischiamo di farla scendere ancora più in basso, meritandoci così una severa reprimenda da parte dello stesso Grillo. Sempre a «Che tempo che fa» ho parlato delle famiglie italiane intrappolate in Congo con i bambini appena adottati. Avrei preferito che Grillo si occupasse di loro e non di me. Se gli riuscisse di riportarli in Italia, garantisco che canterò in diretta l’inno dei Cinquestelle, ai quali estendo con piacere i miei auguri per un Natale senza più vaffa.

Da - http://lastampa.it/2013/12/24/cultura/opinioni/buongiorno/che-gogna-che-fa-NX7WKLwbTBzS5HMOzy5MDJ/pagina.html
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« Risposta #538 inserito:: Dicembre 24, 2013, 06:08:19 pm »

Buongiorno
21/12/2013

La palla non è rotonda per tutti
Massimo Gramellini

In Italia la giustizia è una cosa seria, come tutto il resto. Anche la giustizia sportiva. Emblematico il caso Birindelli, l’allenatore degli esordienti del Pisa che ha ritirato la squadra a metà di una partita perché sugli spalti due padri stavano furiosamente litigando a proposito di un passaggio sbagliato da un bambino di dieci anni. Qualche illuso si sarebbe aspettato che il mondo del pallone beatificasse Birindelli. Invece il giudice gli ha dato partita persa e un punto di penalizzazione, così impara a scambiare il campo di calcio per una palestra di educazione civica. Il regolamento si rispetta, sempre. Insomma, non proprio. Ieri un altro giudice ha riaperto la curva dell’Inter che avrebbe dovuto restare vuota durante il derby a causa dei «buuh» razzisti rivolti domenica scorsa ai napoletani. La sentenza, firmata da Ponzio Pilato, richiede un supplemento di indagine «circa la percezione reale del fenomeno espressivo di discriminazione, dovendosi constatare che nel rapporto dei collaboratori federali non vi è cenno circa l’esatta percezione da parte degli stessi per come collocati all’interno dell’impianto, bensì si ha riguardo alla percepibilità da parte dei settori confinanti a quello occupato dalla tifoseria ospite». 

Ci avete capito qualcosa? Beati voi. Io so che quando si deve premiare un gesto di civiltà si applica il regolamento con piglio implacabile, mentre se si deve rispettare una norma di civiltà il regolamento viene adattato alle esigenze di bottega, creando disparità di trattamento rispetto ad altre squadre punite in passato e offrendo un movente alle loro tifoserie per covare rinnovati rancori. 

Da - http://lastampa.it/2013/12/21/cultura/opinioni/buongiorno/la-palla-non-rotonda-per-tutti-DFYDCDMQloCXyfU9XqSJBN/pagina.html
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« Risposta #539 inserito:: Dicembre 25, 2013, 04:07:33 pm »

Buongiorno
24/12/2013
Che gogna che fa
Massimo Gramellini

Dopo ben più illustri colleghi, ieri è toccato persino a me. II sito di Grillo mi ha inquadrato come giornalista del giorno, scatenandomi addosso i consueti cinque minuti d’odio. Vaffa qui, vaffa là, servo su, verme giù. Sono rimasto sconvolto. Non dagli insulti, ma dagli attestati di solidarietà. Un collega francese mi ha scritto: «E’ come ricevere la Légion d’honneur. Ti invidio!». Ma cosa ho mai fatto per meritarmi questa medaglia? Poco, purtroppo. Nel raccontare a «Che tempo che fa» lo svarione del Pd sul folle emendamento che puniva gli enti locali ostili al gioco d’azzardo, ho ricordato la parata di Renzi per sventare l’autogol. Secondo Grillo avrei invece dovuto sottolineare che l’emendamento era stato osteggiato dai Cinquestelle. Verissimo. Però è Renzi, non Grillo, che ha costretto il Pd a cambiare idea. Ed era quello il tema del mio intervento, tutt’altro che elogiativo nei confronti dei democratici. 

L’Italia naviga intorno al cinquantasettesimo posto nella classifica della libertà di stampa, ma se i politici continueranno a mettere i giornalisti alla gogna rischiamo di farla scendere ancora più in basso, meritandoci così una severa reprimenda da parte dello stesso Grillo. Sempre a «Che tempo che fa» ho parlato delle famiglie italiane intrappolate in Congo con i bambini appena adottati. Avrei preferito che Grillo si occupasse di loro e non di me. Se gli riuscisse di riportarli in Italia, garantisco che canterò in diretta l’inno dei Cinquestelle, ai quali estendo con piacere i miei auguri per un Natale senza più vaffa.

DA - http://lastampa.it/2013/12/24/cultura/opinioni/buongiorno/che-gogna-che-fa-NX7WKLwbTBzS5HMOzy5MDJ/pagina.html
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