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Autore Discussione: SINISTRA DEMOCRATICA 2 (del dopo elezioni).  (Letto 50539 volte)
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« Risposta #60 inserito:: Novembre 09, 2008, 12:23:51 am »

La Sinistra riparte da nuove alleanze. E da Marx


Silvia Garambois


La sinistra è ricomparsa sulla scena politica. Fermento di discussioni dentro vecchi partiti, nuove alleanze e soprattutto il ritorno alla ricerca e all'analisi politica. Così, mentre venerdì Nichi Vendola (Prc), Claudio Fava (Sinistra democratica), Umberto Guidoni (Pdci) e Paolo Cento (Verdi), hanno proposto un "soggetto politico nuovo" in vista delle elezioni europee (è nata l'associazione "La Sinistra"), sabato alla Fondazione Basso una "vecchia" associazione ("Socialismo 2000") ha invece riunito esponenti del centro-sinistra (Giorgio Tonini per il Pd, Ugo Intini per il Partito socialista, Marco Cappato per i radicali, Giovanni Russo Spena e Alfonso Gianni per Rifondazione comunista, Marco Fumagalli per Sinistra democratica), con un progetto ambizioso: quello di "ricostruire il nuovo socialismo".

"La Sinistra" si è presentata con un documento fondativo sotto il quale ci sono un centinaio di firme di esponenti politici ma anche del mondo dell'associazionismo (tra le altre quelle di Alberto Asor Rosa, Giovanni Berlinguer, Carlo Flamigni e Margherita Hack), e un progetto di collocazione politica («Il Pd è il nostro interlocutore principale e il nostro alleato naturale - ha spiegato tra l'altro Fava -, a partire dalla situazione in Abruzzo»).

"Socialismo 2000" ha risposto invece oggi con un documento tutto di analisi socio-politica, dedicato a "Crisi del capitalismo e attualità del socialismo", proposto da Cesare Salvi e da Giuseppe Tamburano, sotto al quale compaiono altre decine di firme di esponenti del centro-sinistra e del mondo della cultura (tra le quali Alfiero Grandi, Gianfranco Pasquino, Luciano Pellicani, Giovanni Pieraccini, Giorgio Benvenuto, Vincenzo Vita, Massimo Salvadori, Nicola Tranfaglia).

E la sala delle conferenze della Fondazione Basso non bastava a contenere un pubblico che voleva tornare a ragionare di politica-politica: a partire dal declino del "mercatismo liberista e della globalizzazione americana", analizzato nel documento d'apertura; alla "portata epocale della crisi del capitalismo, che non è da meno della caduta del Muro di Berlino", richiamata da Benvenuto; alla straordinarietà del fenomeno-Obama ("e guai se la sinistra italiana non riesce a stare almeno al passo" di questi grandi mutamenti) ricodato da Vita; ai problemi dei migranti e dei "negrieri di massa" e alla "crisi del movimento operaio" speculare a quella del capitalismo, di cui ha parlato Russo Spena.

È la sinistra che non piace a Berlusconi: che non si ferma agli slogan e non ha paura di fare i conti, oggi, con la "post-modernità", di proporre una nuova analisi sociale "da sinistra" da cui ripartire con l'azione politica. Di più: una sinistra che non ha paura neppure di citare Marx, il cui nome oggi è tornato ad echeggiare in sala.


Pubblicato il: 08.11.08
Modificato il: 08.11.08 alle ore 21.52   
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« Risposta #61 inserito:: Novembre 12, 2008, 05:52:24 pm »

A sinistra

Liberazione scarica Santoro: «È antisatira, come Bondi»

Sansonetti attacca il conduttore «amico»: clamoroso scivolone.

Ferrero: «Equivalenza impossibile»
 
 
ROMA — Ormai sono una cosa sola, una specie di censore bifronte, mezzo Sandro Bondi, mezzo Michele Santoro. Il ministro che inveisce contro il «ributtante» Glob e il giornalista rosicone che mal sopporta la sua imitazione su Rds, il primo che scrive a Petruccioli, il secondo che fa scrivere dagli avvocati, due estremi che si sono incontrati, praticamente la stessa persona. Così almeno li vedeLiberazione che alla rara mutazione politica ieri ha dedicato un commento da prima pagina.

«La gestione del dissenso sembra la stessa, destra e sinistra si specchiano nella loro permalosa identità di vedute, nelle ipocrisie, nelle tentazioni liberticide. Ai Cesaroni direbbero... che amarezza». Piero Sansonetti, direttore del quotidiano di Rifondazione, propende per «uno scivolone» santoriano: «Dai, in questo caso non c'è molto dubbio, è abbastanza clamoroso. Bondi lo sappiamo che manca di spirito. Ma uno come Michele, che si batte per la massima libertà e ora vuole impedire ad altri di scherzare, è incomprensibile.

Oltretutto Joe Violanti mi pare spiritosissimo. Interferisce col suo lavoro? Perché il corsivaccio di Travaglio non crea problemi ad altra gente? Eppure, giustamente, va». Dissente il segretario del Prc Paolo Ferrero, ormai quasi sempre in rotta con Liberazione: «Che vuole, mi criticano ogni giorno. L'equivalenza tra Bondi e Santoro è tirata per i capelli, benché entrambi in torto.

Mi preoccupa di più vedere che maggioranza e opposizione la pensano uguale su crisi economica e Alitalia». Smonta il teorema Giovanni Russo Spena: «È un paradosso. Bondi rappresenta la gestione autoritaria del governo, che non ammette critiche. Santoro è colpevole di uno scivolamento, di una bizza, ha sbagliato ad offendersi, ma non esercita il potere, dunque i due sono incommensurabili». Scettica Rina Gagliardi: «Bah, sono esagerati, anche se non ho apprezzato lo scatto di Santoro. Però c'è una differenza di ruolo. Lui è un conduttore che fa le sue cose, l'altro è un ministro.

Può essere che un tratto liberticida, l'insofferenza tipica della destra, si ritrovi pure a sinistra, ma è sbagliato dire che tutto è uguale, non è mai così. Santoro ha fatto la figura del permaloso, di uno privo di spirito. Il migliore, almeno in questo, resta Andreotti: mai una querela, insuperato».

Giovanni Cavalli
12 novembre 2008

da corriere.it
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« Risposta #62 inserito:: Novembre 25, 2008, 11:51:44 pm »

Ven, 14/11/2008 - 12:34

Documento del tavolo della Costituente della Sinistra



La sinistra c’è, manca solo il partito

La sala gremita l’ha detto senza parlare: il popolo della Sinistra c’è e ha voglia di un soggetto politico che lo rappresenti, ma oggi non domani. E’ questo il segnale più chiaro che traspare all’assemblea pubblica del 22 novembre promossa dal gruppo della costituente della Sinistra genovese, nei locali del Cral autorità portuale: basta con i tentennamenti, facciamo presto e costruiamo un partito di Sinistra completamente nuovo, senza i verticismi del passato, partecipato e plurale, che sa dare le risposte adeguate alla società d’oggi, senza riesumare paradigmi obsoleti o chiudersi in vecchi recinti.
 In sala tanti volti noti della politica genovese, fra i quali l’assessore comunale Bruno Pastorino, i consiglieri Arcadio Nacini e Bruno Delpino, il segretario provinciale del PD Victor Rasetto.
   L’incontro si è articolato con una serie d’interventi qualificati, per tentare di rappresentare una parte delle richieste della società, che dovrebbero trovare risposte in un nuovo partito di sinistra.,
   Simone Leoncini, che rappresenta i vendoliani a Genova, ha raccontato il percorso che ha portato alla nascita del comitato per la costituente della Sinistra, un cammino iniziato con la sinistra al governo e concretizzato adesso, a pochi mesi dalla “caporetto” elettorale.
    Anna Cometti, insegnante di scuola primaria, ha illustrato alcuni aspetti della “riforma Gelmini” dal punto di vista di chi tal malsano intervento legislativo lo subirà.
 Andrea Viari, militante del “Network Giovani della Sinistra”, ha illustrato all’attenta platea il lavoro di questo gruppo di ragazzi che quotidianamente portano avanti gli ideali di sinistra con iniziative sul territorio.
   Particolarmente atteso e apprezzato dalla platea è stato l’intervento di Silvio Ferrari, nome storico della sinistra genovese e non solo, da ben 10 anni fuori dal dibattito partitico, che con assoluta onestà intellettuale ha confessato di aver ceduto alle lusinghe del voto utile in Aprile, ma che ora è profondamente deluso della scelta fatta ed ha aderito con entusiasmo alla Costituente. La sua ricetta per costruire la Sinistra prevede una rottura decisa col passato, per proiettarsi in questo secolo con un partito nuovo, con profonda alternanza al suo interno, per creare una vera sinergia fra chi fa volontariato e chi ricopre delle cariche. Ferrari ritiene sia necessario radicalizzare il nostro linguaggio, per far capire che siamo diversi: non dobbiamo cercare il consenso della destra, ma indicare un’altra via.
   Mario Calbi, ex amministratore dei servizi sociali a Genova, ha posto l’accento sulla centralità della tutela dei livelli essenziali d’assistenza alla persona nelle politiche di un partito di Sinistra, rimarcando l’importanza di tornare a investire sul lavoro sociale e la sua formazione.
   Nicola Valdinoto, del movimento federalista europeo, ha evidenziato il necessario carattere internazionalista della sinistra, utile per arginare il vento xenofobo che sta sferzando nel vecchio continente.
   Marco Fumagalli, del nazionale di Sinistra Democratica, ha aperto l’intervento analizzando che “...in questi mesi d’agonia del capitalismo selvaggio la sinistra politica è zitta, non fornisce idee: da una parte il PD discute della commissione di vigilanza, mentre un’altra parte costruisce recinti identitari. Noi siamo in questo deserto, dobbiamo essere ambiziosi e creare una sinistra per parlare a tutti e lavorare per un centro sinistra ne di testimonianza ne di governo a qualsiasi costo”.
   Walter Fabiocchi, segretario della camera del lavoro di Genova e firmatario del documento della costituente, ha fatto una cruda analisi del momento economico, con “...una crisi che in Italia avrà la sua manifestazione più ampia fra qualche mese, in una reazione a catena che investirà tutti gli strati sociali. Bisogna stare attenti ai precedenti storici, dopo il ’29 ci furono due vie: il new deal di Roosvelt negli USA e il nazismo e il fascismo in Europa. E’ necessario rompere l’immobilismo politico di questo governo, che nulla fa per far riprendere i consumi e per questo la CGIL ha redatto un piano anti-crisi e una mobilitazione nazionale per il 12 dicembre”.
   Ha chiuso la serie degli interventi Franco Giordano, ex segretario di Rifondazione comunista, che ha ribadito l’importanza di ascoltare le istanze dei territori, fonte di ricchezza per il progetto nazionale. “Dopo tanti anni di stupidario ideologico sul liberismo – ha affermato Giordano - ora che ha fallito stiamo zitti? Il PD ha dimostrato chiaramente il suo progetto neocentrista e la sinistra è immobile, chiusa nel suo recinto identitario. Noi dobbiamo creare un nuovo soggetto politico, non per un governo, ma per una nuova idea di società, una sinistra laica con agire comunitario per creare nuove forme di socialità”.

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« Risposta #63 inserito:: Dicembre 07, 2008, 11:07:00 am »

Firenze: Mussi, Pd annulli la burla delle primarie e apra a coalizione


E' SOLO LOTTA FEROCE TRA NOTABILI E CAPIBASTONE


Firenze, 6 dic.  'Le condizioni per un'alleanza, per provare a rinconquistare Firenze, per evitare che vada agli uomini di Berlusconi, sono le seguenti: la giunta resti in carica per l'ordinaria amministrazione e si azzeri questa burla delle primarie' del Pd.

Lo ha detto il presidente di Sinistra Democratica, Fabio Mussi, conversando con i giornalisti a Firenze. 'Queste primarie del Pd - ha affermato - sono una lotta feroce, di cui non si capiscono i contenuti politici, tra capicorrente, notabili, capibastone, seguiti da sostenitori vocianti.

Occorre aprire un processo autenticamente democratico per individuare una candidatura che restituisca, ad una citta' governata dal centrosinistra, l'onore al popolo del centrosinistra, che merita di essere trattato meglio dei suoi rappresentanti politici'.

Per individuare la candidatura a sindaco di Firenze, Mussi suggerisce 'il metodo che fu usato quando venne candidato Primicerio.

Si puo' usare un metodo autenticamente democratico, che sono le assemblee, l'esposizione di programmi, la condivisione con i cittadini delle cose da fare per il futuro a Firenze, una convention democratica dalla quale possa uscire l'uomo o la donna che abbiano l'autorita' per dire ora si cambia'. E al sindaco di Firenze, Leonardo Domenici che oggi, in un'intervista, annuncia di lasciare la politica, Mussi risponde: 'Anche a me le cose che vedo mi fanno piuttosto schifo'.

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« Risposta #64 inserito:: Febbraio 04, 2009, 03:56:38 pm »

Di Salvatore Biondi

Lettera aperta sul partito mai nato


Care compagne e compagni,
vorrei rivolgere questa mia riflessione principalmente a Voi.
A voi che in questi giorni siete tirati dalla giacchetta da pseudo-compagni che vi stanno venendo a trovare e a chiedere di partecipare  e aderire  ad un partito mai nato, qualche protagonista nazionale  lo definisce un’amalgama mal riuscita.
Oggi il partito mai nato, si è solo distinto per aver fatto cadere il governo Prodi ( avevamo con forza denunciato noi della sinistra ds che l’avvio durante il governo avrebbe portato frizioni e minava di farlo cadere),  perso le elezioni politiche, frantumato la sinistra, creato confusione ed incertezze nell’opinione pubblica e trasportato tutto il malessere politico e le sue incomponibili divisioni nelle istituzioni governate ( anche in quei comuni che, consapevoli del rischio,  hanno elaborato progetti politici pensando di emarginare questo fenomeno), disattendendo il mandato avuto dai  cittadini e dei grossi problemi che in questo momento di particolare crisi mondiale li attanagliano.
A Veltroni e compagni la perdita elettorale alle politiche con la presunzione di autosufficienza non gli è bastata, pensano  ancora una volta di isolare la sinistra ma non si rendono conto che è  iniziata con le politiche un percorso di isolamento del PD, oggi ritornano le ragioni di una presunzione assurda anche in vista dei rapporti deteriorati con Italia dei Valori di Di Pietro colpevole di coprire spazi di opposizione che il PD non riesce, e sicuramente  non ci sono più le condizioni per definirsi alleati anche in futuro, riducendo il centro sinistra sempre più debole e frastagliato.
Questo comportamento finisce con consegnare il governo anche territoriale al centro destra ed è questa la più grande preoccupazione nostra.
La confusione regna come non mai nella storia politica italiana, la verità è che è prevalso l’egoismo  personale  dei vari capi corrente a cominciare da Veltroni, affrancando il  leaderismo berlusconiano anche nella sinistra e quindi  facendo venire meno la politica
Quando manca la politica, quando il profilo di un partito non è chiaro e quando le differenze interne sono incomponibili, bisogna ripartire mettendo al centro i problemi del paese, della qualità dello sviluppo, della giustizia sociale, dei diritti, del lavoro e delle questioni ambientali ( i disastri ci stanno sovrastando).
E’ vero che anche le piccole sinistre disperse fuori dal Pd sono messi in difficoltà, ma consapevoli che il percorso è lungo e il risultato non è immediato.
Quindi  è maturo il momento di mettere in campo un disegno credibile di Sinistra popolare, democratica,  infatti è partito in questi giorni, pur con fatica e dopo due anni di elaborazioni e sofferenze, un percorso costituente, tra coloro che sono disponibili mettersi in gioco ( Sinistra Democratica in primis ) e  altri di una Sinistra più ampia,   la costituzione di un nuovo soggetto unitario della Sinistra.
Insomma il Pd che nasca una Sinistra Unita non gli va giù, ma la cosa più strana e che  continuano a cercare anche i vecchi compagni del PCI,  con tanto di reverenza, appellandosi ai rapporti che ci distinguevano in quel glorioso partito,  chiedendo loro voti e  sostegno per un partito che rifiuta di essere definito di sinistra ( e se qualcuno si azzarda a definirlo si rizelano e precisano di Centro-Sinistra).   
Apprendiamo  il tentativo da parte del PD di dover stroncare sul nascere questo, già difficile di per sé, percorso di costituzione di un nuovo soggetto politico per una  Sinistra nuova, mettendo ancora una volta in difficoltà, con lo sbarramento al 4% per le elezioni europee, i piccoli partiti della sinistra che hanno deciso ( e hanno fatto bene ) di non far parte di questo fantomatico partito, pensando di fare ancora fortuna con il voto utile avuto alle politiche 2008 anche per le europee di giugno 2009.
L’ipotesi sulla quale è nato è praticamente fallita e Veltroni pensa alla sopravvivenza politica,
e il  timore che nasca un soggetto politico forte alla sua sinistra non è tollerato, e la cosa più assurda è che  il  PD non vuole essere un partito di sinistra ma non vuole che nasca nessun soggetto politico alla sua sinistra.
Questo ci porta  inevitabilmente a noi altri della sinistra ad una seria riflessione e a fare una attenta analisi sulle prospettive future e nelle varare alleanze per le prossime competizioni  elettorali locali.

Consiglio Nazionale Sinistra Democratica


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« Risposta #65 inserito:: Febbraio 04, 2009, 11:03:21 pm »

Sinistra misteriosa e buffa

di Bruno Gravagnuolo



Picchia duro Dario Fo sul Pd, alla vigilia del remake di Mistero Buffo a Venezia. Girandole e sarcasmi per uno spettacolo con dentro gli «Zanni» di oggi: flessibili, disoccupati e disperati.
Ci sarà anche Ratzinger, dietro la sagoma di Bonifacio VIII. E sarà da gustare lo spettacolo. Sicché Fo sul Corsera anticipava battute ficcanti. Morettiane tipo: «Non c’è anima viva che oggi voglia dire qualcosa di sinistra». Oppure: «non hanno il coraggio di tirar fuori idee proprie e proposte chiare». E ancora: «per trovare la rotta occorre andare nella culla del capitalismo (da Obama)... Non resta che chiedere l’annessione agli Usa».

Cose da guitto? Che son senso comune però. E alle quali, sempre sul Corsera, replicava Cacciari da politico navigato: «Fo esagera». E, «il Pd ha fatto tanti errori, scegliendo una funzione di opposizione anziché di costruzione... si può recuperare, con programma forte e credibile e rinnovamento della classe politica». Già, miracolismo e pannicelli caldi in Cacciari. E confusione di concetti. Perché l’opposizione non si vede mica tanto. E poi il «programma forte» non è in contrasto con l’opposizione, anzi. La verità, piaccia o meno a Cacciari, comincia da una parola per nulla pacifica: sinistra.

È sinistra, benché moderata e riformista, il Pd? Metà dei fondatori non è d’accordo col definirlo di sinistra. Neanche in versione attenuata. E quale rinnovamento di «classe politica» può esservi, laddove su nodi chiave non v’è chiarezza né unità? Esempi: riforma istituzionale, bipolarismo, sistema elettorale, giustizia, laicità, politica estera, contratto nazionale del lavoro, famiglia europea. Una lista infinita. Fusione fredda? No, poltiglia di notabilati. Senza opzioni in conflitto esplicitate. Senza vita interna trasparente, di volta in volta sui temi cruciali. Vita interna, e radici larghe. Non caminetti, direttivi o gruppi parlamentari. Perché questo è un partito, e non altro. Per inciso, anche il Congresso venturo rischia di restare stregato da primarie scontate. Senza veri delegati, mozioni, confronti. Il vero mistero buffo? Eccolo, è tutto questo
bgravagnuolo@unita.it


04 febbraio 2009
da unita.it
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« Risposta #66 inserito:: Febbraio 05, 2009, 04:57:25 pm »

di Maria Luisa Boccia, Elettra Deiana, Isabella Peretti


A proposito di un manifesto del PD

“Berlusconi ancora una volta ha ingannato gli italiani.

Raddoppiati gli sbarchi degli immigrati clandestini”


Queste le poche orribili indecenti parole che abbiamo letto nei manifesti sui muri di Roma a firma Partito Democratico.

In tante siamo rimaste attonite e indignate.

Cosa si vuol far intendere?

Quasi fossero la peste del nostro tempo, con il governo Prodi gli sbarchi degli immigrati erano la metà di quelli attuali, mentre con Berlusconi sono raddoppiati: è una gara tra chi contiene il contagio?

Se volessimo esagerare, questo manifesto ci ricorda  “la banalità del male” di Hannah Arendt, per la sua assurda allusività.

Poche parole, le nostre, per dire quelle verità che a sinistra tutti sanno, che nel Pd alcuni non ricordano più, che nella destra volutamente non vedono e non sentono.

Gli arrivi via mare e via terra nel nostro paese di persone che fuggono alle guerre, alle persecuzioni, o più semplicemente alla fame, crescono perché sempre più drammatiche sono le conseguenze della crisi mondiale e della cattiva politica, e tutto ciò indipendentemente dai tipi di governo.

Fuggendo stipati nei camion o nei gommoni, subendo le peggiori traversie, “forse” non hanno avuto la possibilità di seguire le impraticabili procedure della Bossi-Fini per non arrivare con il marchio dell’appellativo “clandestini”!. Marchio che nel linguaggio del governo e dei media mantengono, anche se molti di loro fanno appello al diritto d’asilo. Ma anche chi arriva con un visto d’ingresso, al suo scadere non riuscirà quasi mai a ottenere il permesso di soggiorno, e quindi ad evitare quel marchio.

Un marchio, sì, perché essere clandestini  significa essere rinchiusi nei Centri di identificazione ed espulsione, essere rimpatriati – in base a quegli accordi con paesi come la Libia che in cambio di tanti soldi italiani ricacceranno “i clandestini” nelle carceri del deserto – oppure essere destinati all’economia sommersa e talora all’economia criminale.

Sono le politiche governative che rendono clandestini gli immigrati, che li criminalizzano relegandoli ai margini dell’economia e della società: un razzismo di tipo istituzionale, che permea tutte le misure del cosiddetto “pacchetto sicurezza” ma anche alcuni comportamenti delle forze dell’ordine, del personale degli uffici e dei servizi; un razzismo istituzionale che si intreccia e fomenta nuove forme di razzismo popolare, fondate su stereotipi, pregiudizi, disinformazione. Il risultato è una miscela esplosiva, che sta producendo episodi brutali ogni giorno. Il risultato è una democrazia dimezzata, perché ogni forma di violenza e discriminazione è il contrario della democrazia; vogliono imporci  una cittadinanza e quindi anche una società chiusa e esclusiva, in cui tutte, native e migranti, stentiamo a riconoscerci.

Siamo donne impegnate ogni giorno a contrastare gli intrecci perversi e pericolosi tra razzismo e sessismo, che tendono a dimostrare che "il mostro è fuori di noi": noi siamo civili mentre "loro" sono barbari e violenti, mentre sappiamo bene che la violenza contro le donne è un fenomeno di recrudescenza e possessività maschile trasversale che attraversa paesi culture religioni e strati sociali. 

Proprio in questi momenti in cui riesplodono forme di “linciaggio popolare” contro quei violentatori che abbiano anche l’aggravante di essere stranieri, una politica antirazzista deve essere chiara e ferma, non dar luogo ad alcun fraintendimento come quei manifesti lasciano intendere, e che non corrispondono  neppure al pensiero e alla storia di molti militanti e dirigenti dello stesso Pd.

da sinistra-democratica.it
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« Risposta #67 inserito:: Febbraio 12, 2009, 12:31:37 am »

Il mio sogno resta una sinistra davvero unita

di Umberto Guidoni


Quando mi sono avvicinato al PdCI, cinque anni fa, l’ho fatto perché credevo nel progetto di rinsaldare la sinistra, in una strategia di costruzione di un centro-sinistra contrapposta alla destra berlusconiana, eversiva e pericolosa per il Paese.

Dopo che il Partito Democratico ha scelto la deriva moderata, rompendo con i partiti alla sua sinistra, ho pensato che questo progetto potesse svilupparsi almeno per costruire una forza unitaria in grado di controbilanciare, nella società, la sterzata centrista del PD e l’assenza di un riferimento politico per le forze del sindacato e del lavoro. Per questo ho aderito alla Sinistra Arcobaleno, pur non condividendone le forme e i connotati elettoralistici, sperando che le difficoltà e le resistenze delle diverse sigle si sarebbero superate col tempo.

Quello che non potevo immaginare è che, mentre ancora fumavano le macerie della lista Arcobaleno, Oliviero Diliberto, segretario di un partito nato per costruire una sinistra unitaria, liquidasse con un’alzata di spalle quell’esperienza, facendo appello ad un’unità dei comunisti tanto velleitaria quanto avventuristica.

La valanga dei consensi verso le destre ci ha consegnato un’Italia xenofoba, reazionaria e fondamentalista, su cui il governo Berlusconi sta facendo leva per scardinare le fondamenta dello Stato democratico, laico e solidale. Di fronte a questa offensiva, la cui virulenza è sotto gli occhi di tutti, in particolare nella cronaca di queste ore, l’unica risposta è mettere in campo un progetto di aggregazione delle forze sane del Paese, che si riconoscono nei valori della costituzione antifascista, nata dalla Resistenza, che si sono battute e vogliono continuare a farlo per rendere più giusta e includente la società italiana.

Non importa da quale esperienza provengano: comunista, socialista o ambientalista. Quello che conta è costruire insieme un progetto di trasformazione della società che sia capace di sfidare l’immobilismo del PD e di riconquistare, da subito, la mente e il cuore del nostro popolo e, in futuro, la maggioranza del paese.

Ho preso la decisione di non rinnovare la tessera e di uscire dal PdCI con il cuore pesante, sapendo che avrei lasciato tanti compagni di lotte, ma anche con la consapevolezza che avrei trovato altri compagni che, pur venendo da altre esperienze, sono intenzionati a percorrere insieme questa nuova strada, con gli stessi valori di sempre. L’aver preso una strada diversa dai compagni del PdCI non mi fa dimenticare che lo scopo principale di tutti noi è creare un mondo più giusto. Spero vivamente che queste due strade tornino ad intersecarsi perché sono convinto che solo se la sinistra sarà unita e sarà forte, pur con le sue diverse anime, sarà utile per il nostro popolo e potrà, davvero, cambiare questo Paese.


11 febbraio 2009
da unita.it
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