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Autore Discussione: Concita DE GREGORIO  (Letto 86997 volte)
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« Risposta #105 inserito:: Dicembre 27, 2017, 12:03:47 am »

Concita De Gregorio: «Noi, tutte sorrisi nei selfie pieni di like. Senza più sapere chi siamo»

Reputazione e identità sono due storie ben diverse. Ma è sempre più difficile distinguerle, nell'epoca dell'auto-rappresentazione sui social tutta tesa al consenso.
La giornalista e scrittrice, dopo avere raccontato le «ragazze del secolo scorso» nel documentario "Lievito madre", passa alle «ragazze di questo secolo» nel libro "Chi sono io?"

C’è una domanda che su tutte ci accompagna da che iniziamo a crescere a che finiamo di vivere. Ed è Chi sono io? Qualcuno ci è sprofondato dentro, non sapendola sostenere. Altri l’hanno lasciata correre nei giorni, finché – presto o tardi – è comunque arrivata. Concita De Gregorio ci ha intitolato il suo ultimo libro (edizioni Contrasto, 2017).
Dove attraversa un momento storico – questo – in cui «mostrarsi agli altri è diventato più rilevante che mostrarsi a se stessi». E la risposta a quell'interrogativo si fa sempre più vaga, rimandante, come nel gioco degli specchi.

Perché nell’ambizione di consenso da selfie condivisi, la già difficile ricerca della propria identità personale in un niente si confonde, si annebbia, si perde. Fatica a definirsi, indirizzarsi, ritrovarsi.

Ne parliamo in un bar di Milano poco lontano dallo Spazio Oberdan, dov’è in corso la proiezione del film documentario che ha girato con Esmeralda Calabria ispirandosi ai Comizi d’amore di Pierpaolo Pasolini: Lievito Madre – Le ragazze del secolo scorso, una ricognizione sulle donne del tempo prima di noi, ritratto di com’erano, «conservative, sì, ma in modo spregiudicato, perché a tratti già così straordinariamente libere, eversive, rivoluzionarie. Noi apparteniamo invece alla generazione di Carlo d’Inghilterra: ci è affidato il compito di mantenere le grandi conquiste, non di farle».

E intanto «le ragazze di questo secolo» scattano i selfie.

«Da qui (ri)parto. Cosa ci porta a rivolgere lo sguardo e l’obiettivo verso noi stesse? Perché – per quale bisogno o desiderio – ruotiamo di 180 gradi il cellulare e ci fotografiamo, ci filtriamo, ci condividiamo, vediamo l’effetto che fa, come va, quanto valiamo nell’impero del piacere, nella tirannia dei like? Volevo capire».

Ci è riuscita?

«In parte: la fotografia resta materia, tempo e luce ma fa il testacoda. La usiamo non più per indagarci, conoscerci, come poteva succedere con l’autoritratto, ma per aumentare la nostra popolarità: vogliamo essere graditi, giudicati bene, dimenticando che non sempre quel giudizio è consapevole, e utile».

Qual è la prima cosa che si vuole suscitare con un selfie, secondo lei.

«Ammirazione. Per questo ci auto-rappresentiamo perlopiù sempre in situazioni di benessere – posti belli, compagnia di persone importanti – e il ritratto non è mai una posa a perdere, non ci si offre cianotiche, tristi e struccate. In Sicilia, sulla spiaggia di Mondello, arriveremmo a preferire al mare vero un finto paesaggio delle Seychelles dipinto dietro alle cabine. Perché l’importante è che il contesto in cui ci mettiamo sia più invidiabile possibile. E sorridere, buttando baci all’indirizzo di una platea anonima».

A cui assolutamente piacere.

«Piacere al maggior numero di estranei, per l’esattezza, che pare essere diventata la strada obbligata per piacersi. E così avere la conferma di esistere perché all’altezza delle aspettative degli altri. Solo che gli altri fino a un decennio fa erano la classe, la scuola, il quartiere. Oggi sono centinaia di follower. E come dimostrano le cronache, se hai 16/20 anni il rischio boomerang è altissimo, quando non sai più chi sei e finisci a credere di essere solo quello che gli altri pensano tu sia. Quando la reputazione (chi sono io per gli altri) prende il posto dell’identità (cosa vedo io di me) come una cugina cattiva, invidiosa, che le fa i dispetti».

Che cos’ha imparato in questo «viaggio»?

«Che non ci si mette mai in polemica con la realtà e possiamo al massimo provare a comprenderla. Che esistono pochissimi autoritratti maschili, e che invece in tutte le epoche ogni donna – da Vivian Maier ad Anna di Prospero – ha iniziato il proprio lavoro di fotografa fermando prima lo sguardo su se stessa e poi sugli altri, come soluzione a una ferita interna, un tornare sul proprio luogo del delitto, su quella sofferenza – la madre, il figlio, il sesso, il corpo, la paura, il tempo, la sua assenza – che da un certo punto in poi l’ha resa unica, diversa, nell’imperativo categorico di un sistema che invece ci vorrebbe tutte uguali e se non gli aderisci soffri».

Lei come si risponderebbe alla domanda “Chi sono io?”?

«Danilo Dolci scriveva che ciascuno cresce solo se sognato. Io sicuramente non sono la persona che la maggior parte crede che io sia. Quando mi incontrano, spesso mi dicono: “Sei diversa”. “Diversa da cosa?”, mi chiedo allora. “Diversa dal pre-giudizio che sempre pensa di già sapere, nella mancanza della conoscenza diretta dell’altro”».

Chi è lei?

«Chi non sono io. Per esempio non sono una militante, se non del dubbio, unica religione a cui sono devota: la domanda del perché delle cose, della ragione delle cose è la mia preghiera, non ne ho altre. Poi: non sono benestante, come mi descrivono, non faccio parte dei salotti dorati dei privilegiati. Sì, un privilegio enorme ce l’ho, è vero, ed è potere fare il lavoro che volevo fare. Dopo di che, la mia vita è semplicissima, faticosa, anche, non appartengo ad alcun gruppo, se sono chic come pare è tutto involontario, viene da sé, nei molti difetti che fanno il resto. Ah, neanche sono una radicale. Piuttosto, il mio è il partito della mitezza, della non separazione, della pazienza, della costanza, della curiosità, dell’invisibilità. Vorrei potere guardare in pace senza essere vista, non dovere essere chiamata a rispondere ad attacchi. Trarmi in salvo. Perché non c’è battaglia più stupida di una battaglia inutile».

Che ricordo ha dell’esperienza da direttrice dell’Unità? Era il 2008, e la prima volta per una donna.

«La grandissima responsabilità addosso: avere la guida di un giornale è significato murarmici viva, dalle sette di mattina alle due di notte. Più dell’interesse, più del potere del comando, da lì partì piuttosto un’inversione fondamentale dei meccanismi della popolarità. Oggi so che il fuori campo è la posizione migliore per chi è strumento che porta il racconto, senza però farne parte. Si è concentrati meglio sul mondo».

Le donne come le sembrano, da fuori campo?

«Un bell’oggetto di discussione. Forse per storia, struttura e cultura, più determinate e determinanti degli uomini. Forse per i famosi neuroni specchio che ci si attivano fin da piccole, più orientate a rispecchiarsi, a mettersi nei panni dell’altro, ad avere un certo sguardo sulle cose e a portarle a compimento. Pensiamo alla legge sul fine vita: è stata guidata interamente da loro, se non fosse stato per Mina Welby e Emma Bonino in lacrime in tribuna, chissà se ci sarebbe stata».

Nel libro scrive: «Le donne partoriscono figli mortali, e lo sanno».


«Io con i miei cerco di mimetizzarmi: dai loro modi, nella loro dipendenza ormai assoluta dalle connessioni e dalle chat, cerco di capire dove stiamo andando. Non mi sembra un posto particolarmente bello. Anzi, ho il timore sarà così brutto che toccherà proprio a loro doverlo sovvertire, doverlo rivoluzionare».

La politica le interessa ancora?

«Nella misura in cui lei torni capace – proprio com’è il femminile – di ascolto, condivisione, cura. Senza mai generalizzare, che è sempre un’insidia, anche qui ho però come l’impressione che tutti parlino più di quanto ascoltino, e tutti vogliano essere guardati, più che guardare».

Se l’Italia avesse un selfie stick a portata di mano, ora, su che cosa dovrebbe zoomare?

«Sul cibo. Può puntare solo su quello. Per il resto è tutta in crisi. Roba da fare impennare il lipstick index: è noto che più tutto va in rovina, più aumentano le vendite – e quindi il consumo – di rossetti rossi. Perché il rossetto rosso è una piccola cosa che costa poco, ma appena lo indossi ti fa subito bella. E ti restituisce quella porzione di benessere possibile. In un benessere impossibile».

Da - https://www.vanityfair.it/people/italia/2017/12/23/concita-de-gregorio-intervista-selfie-autoritratto-libro-vita-privata-foto
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« Risposta #106 inserito:: Gennaio 02, 2018, 06:49:28 pm »

CHI SONO
A Repubblica dal 1990 al 2008, poi direttore de L’Unità dal 2008 al 2011, è rientrata a Repubblica come editorialista.

Laureata in Scienze Politiche all'Università di Pisa, ha iniziato la carriera nelle radio e TV locali toscane. È autrice di numerosi libri tra cui "Non lavate questo sangue" (Laterza, 2001), "Una madre lo sa" (Mondadori, 2006), "Così è la vita"(Einaudi, 2011), "Io vi maledico" (Einaudi, 2013).

Nel 2014 è uscito "Un giorno sull'isola", scritto con il figlio Lorenzo. Nel 2015 ha pubblicato “Mi sa che fuori è primavera” (Feltrinelli), mentre nel 2016 sono usciti “Cosa pensano le ragazze” (Einaudi), legato al progetto omonimo che appare su Repubblica.it, e "Non chiedermi quando. Romanzo per Dacia" (Rizzoli).

Per tre anni ha condotto su Rai Tre la trasmissione televisiva "Pane quotidiano" dedicata ai libri. Dall'autunno scorso va in onda, sempre su Rai Tre, "Fuori Roma", programma da lei ideato e condotto.

Da - http://invececoncita.blogautore.repubblica.it/articoli/2018/01/02/perche-gli-infermieri-ci-chiamano-per-nome/?ref=RHPPRB-BH-I0-C4-P2-S1.4-T1
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« Risposta #107 inserito:: Marzo 24, 2018, 11:27:37 am »

Noi che conosciamo il senso della lotta

Antonio e di Maria Bonarda in una foto di 15 anni fa. I ragazzi si chiamano, in ordine decrescente di età, Emanuele, Giaime, Raffaele, Gianvittorio, Violetta. Emanuele ha in collo Lilla che ora non c'è più
Grazie ad Antonio Pinna, che ha cinque figli e vive in Sardegna

La lettera di Antonio ha un sapore antico e familiare. I miei nonni, i miei genitori: mi ha fatto ricordare e ripensare.

“Non avrei mai pensato di scriverti se non avessi letto la lettera intitolata ‘Noi che non conosciamo il senso della lotta’. Ti scrivo dalla Sardegna. Ho 67 anni, sono sposato ed ho cinque figli. Sono pensionato ed ho fatto il preside sino a sette anni fa. Mia moglie ha fatto l'impiegata e s'è laureata, mentre lavorava, da adulta. Io a 64 anni ho preso la seconda laurea solo per il gusto di studiare. I miei figli? Quattro, diciamo pure, son sistemati".

"La prima s'è laureata nella Penisola e dopo un master e alcuni lavoretti, chiamiamoli cosi, lavora stabilmente presso un ente molto qualificato che si occupa di mobilità studentesca. Il secondo ha una laurea breve e lavora in un piccolo hotel dove si occupa di ricevimento e di collaborazione alla direzione. Il terzo, dopo il diploma in una scuola superiore, ha lavorato per dieci mesi come cameriere in un bar in Germania. Poi ha preferito rientrare a casa".

"Ha fatto l'apprendista elettricista e ora fa l'operaio in una piccola azienda. Non ha perso da nove anni un giorno di lavoro. Questi tre hanno già un bel gruzzolo di anni di contributi previdenziali. Veniamo al quarto figlio. Ora lavora a Barcellona come receptionist in un hotel a quattro stelle, anche lui. Ha viaggiato tanto. Conosce quasi tutti i Paesi europei. Ha vissuto due anni in Inghilterra, prima della Brexit".

"Vicino a Londra ha lavorato nel settore della ristorazione. Ha fatto Erasmus in Spagna. Parla correntemente inglese e spagnolo. Ha una laurea breve. Ha tentato anche di studiare in Svezia, dove ha vissuto per due mesi. Come dire, tutti si son costruiti un futuro. Edora il quinto. A 23 anni ha preso la laurea in Scienze Diplomatiche e Internazionali a Torino con una tesi sulla gestione collettiva delle terre civiche in Sardegna. Ha mandato il testo di un possibile intervento a Trento, dove esiste un centro studi universitario su questo tema".

"Un paio di mesi fa, unico neolaureato, ha fatto il suo intervento alla ventitreesima riunione scientifica presso la sede universitaria trentina. Ora, dopo aver vagamente pensato di tentare la carriera diplomatica o lavorare in una ong, vorrebbe lavorare nel settore della agricoltura sostenibile. Strada molto ardua...".

"Noi apparteniamo tutti alla categoria di quelli che conoscono il senso della lotta, ci siamo nutriti per anni di questo senso. Non ho scritto per autoglorificare la mia famiglia, ma penso e conosco tante persone che hanno creduto soltanto nei sogni, grandi o piccoli, nel coltivarli e provarci, farsi un bagaglio giorno per giorno, anno per anno, per realizzarli. Coltivare sogni, anche non particolarmente alti e ambiziosi, visto che purtroppo, come diceva Gramsci, viviamo in un mondo grande e terribile. Quanto a me ne coltivo non uno, ma due, che conto di realizzare a breve: un documentario ed un libro sui malati di SLA. Due lavori in quattro anni di volontariato”.

Da - http://invececoncita.blogautore.repubblica.it/articoli/2018/03/24/noi-che-conosciamo-il-senso-della-lotta/
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« Risposta #108 inserito:: Giugno 30, 2018, 05:03:59 pm »

LA SINISTRA, I MONDIALI, CARLO CALENDA

Oggi ho fatto il brunch ai Parioli con Carlo Calenda.
Carlo anima il più grande laboratorio di pensiero della sinistra italiana, che ospita molteplici personalità (le sue), dialoghi (tra sé e sé): il suo profilo Twitter.

All'indomani di una sconfitta dolorosa per la sinistra italiana, tante roccaforti perdute, tra cui Siena che tutti dovreste visitare per la sola ragione del viaggio e di un relais a Castelnuovo Berardenga a bere del Chianti squisito. Scusate, ho perso il filo.
Con Carlo parliamo di sinistra, di mondiali, di fronte repubblicano. M'invita a non sottovalutare il valore estetico della politica: il PD ha dato nuova linfa vitale all'espressione "terra bruciata di Siena". Il PD ha vinto a Teramo. Ripartiamo da Teramo. Apriamo un circolo del fronte repubblicano a Teramo: aperitivo vigoroso con arrosticini e Montepulciano biologico di Emidio Pepe. Squisito, tutti i sinceri repubblicani dovrebbero conoscerlo, parimenti alle fondanti opere che costituiscono la base del pensiero della sinistra secondo Carlo Calenda. Gramsci, Topolino, Ezra Pound, Montanelli, Macron, Ennio Doris, Marx, Zacapa: il generale Zacapa, quello del rum. Delizioso, Carlo spera che voi plebei lo conosciate e possibilmente lo snobbiate altresì per dedicarvi a piccole produzioni ancor più di nicchia e pregiate. Se la sinistra non riparte dal sapere scegliere il rum e da Gentiloni, qua stiamo freschi Concita mia: questo mi dice Carlo.
Il rum. Lo zucchero che si distilla. Questo forse è proprio il senso della sinistra. Distillare, istillare, distillare, istillare, mi sublima pensare al moto circolare delle onde, lavorare lavorare preferisco il rumore del mare sulla spiaggia di Capalbio. Che fine intellettuale che è Calenda, capisco il suo impegno riluttante per il PD. Capisco la timidezza, il timore di donare la parte migliore di sé alla politica, la politica che ti prende, ti usa e poi ti butta via come una direttrice de L'Unità ingolfata di debiti.
Con Carlo, parliamo infine di calcio e delle partite di oggi: mi dice che la Spagna è una buona squadra, ma dovrebbe liberarsi di quel premier che si ostina a essere parte di un partito che si inquadra nella ridotta identitaria della sinistra novecentesca. Lo stesso vale per il Portogallo, non ci spieghiamo come si possa uscire a sinistra da una crisi economica, senza Macron, senza buttare nell'umido decenni di cultura politica e organizzazione. Non sono cose da paese incivile che si rispetti, come il nostro per fortuna è.
Ma è quando arriviamo a parlare di Russia che Carlo si scalda: comprende la fascinazione per l'uomo forte, che ha reso Putin il re della scena politica mondiale. Tutte le mattine, mentre si fa la barba, Carlo si ripete di essere il nuovo Putin, pronto per scendere in campo a suon di leadership vigorosa, machismo ostentato, allenamento fisico esasperato. Mentre mi affascina con la sua brillante oratoria putiniana da uomo forte, Carlo si stira un tendine per essersi sporto troppo verso le ostriche che stavamo mangiando in onore al fronte repubblicano.
Una madre lo sa che le ostriche fanno male se le mangi senza stile.

Da - Concita racconta il Mondiale

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« Risposta #109 inserito:: Luglio 04, 2018, 05:40:28 pm »

"Governo anticostituzionale sui migranti".
L'appello degli intellettuali contro Salvini e Di Maio
Dopo la lettera di una studentessa a Concita De Gregorio in polemica contro il silenzio degli intellettuali, la risposta di docenti universitari, scrittori e ricercatori.
E una raccolta di firme da inviare a Mattarella

Di SERENA RIFORMATO
27 giugno 2018

ROMA. “Denunciamo come anticostituzionale, moralmente inaccettabile e contraria ai più elementari diritti umani la politica sull’immigrazione del governo Salvini-Di Maio”. Comincia così la lettera con cui più di 200 intellettuali prendono posizione contro i porti chiusi dall'esecutivo gialloverde. L'appello è ancora aperto, raccoglie una lunga lista di firmatari in crescita e solo al raggiungimento di un numero definitivo verrà inviata al capo dello Stato. Ma i professori coinvolti hanno sentito il bisogno di renderla pubblica subito per non rimanere in silenzio davanti a un'altra lettera, pubblicata il 26 giugno su Repubblica, questa volta di una studentessa a Concita De Gregorio. “Io mi domando e dico”, scrive Margherita Ciancio, “che cos’altro stanno aspettando personaggi pubblici e intellettuali di ogni ambito ordine grado a schierarsi in massa, in prima linea, per sostenere duramente e inequivocabilmente la libertà d’espressione?”. E il mondo a cui la studentessa si rivolge fa sapere che si sta già muovendo. “Raccogliere le firme di tanti colleghi per questo Appello sul tema delle politiche sui migranti ha richiesto svariati giorni – e ancora ne stanno pervenendo per l’invio successivo al Presidente della Repubblica Mattarella”, spiega Elena Gagliasso, a nome di tutti gli atri. “Tuttavia pensiamo sia giusto risponderle subito con quel che abbiamo: far sentire a questa studentessa (e ai tanti che sottoscriverebbero le sue parole) che ci siamo, che un collegamento di pensiero critico c’è, ed è in marcia”.

La lettera di Margherita Ciancio a Concita De Gregorio: "Intellettuali, schieratevi"
Di seguito, il testo integrale della lettera e i nomi dei 215 firmari:
 
Presa di posizione pubblica contro la politica in tema di migrazioni del governo Salvini-Di Maio
Siamo insegnanti, docenti universitari, scrittori, artisti, attori, registi, economisti, membri della società civile. Denunciamo come anticostituzionale, moralmente inaccettabile e contraria ai più elementari diritti umani la politica sull’immigrazione del governo Salvini-Di Maio. Nel futuro non assisteremo senza opporci con tutti i possibili mezzi legali al respingimento di navi umanitarie, alla minaccia di “censimenti” di tipo etnico-razzista o ad altri fatti di questa gravità. Denunciamo come ugualmente pericoloso, incostituzionale e inaccettabile l’intero asse politico europeo di orientamento razzista e nazionalista cui questo governo guarda ideologicamente. Da sempre i flussi migratori sono naturali ed essenziali per le civiltà umane; il rispetto della diversità culturale, del diritto d’asilo e del diritto all’integrazione, principi duramente conquistati dall’Europa con la sconfitta del nazifascismo, sono l’unica strada che è necessario regolare e percorrere, naturalmente a livello europeo. Chiediamo al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di impedire come anticostituzionale ogni provvedimento ispirato a discriminazione etnico-razzista o lesivo del diritto d’asilo.

Tra i firmatari: Giancarlo Consonni (Prof. Emerito, Politecnico Milano) Marta Fattori (Prof. Emerito, Univ. Roma La Sapienza) Lia Formigari (Prof. Emerito, Univ. Roma La Sapienza) Sergio Givone (Prof. Emerito, Univ. Firenze) Guido Martinelli (già Dir. SISSA, Univ. Roma La Sapienza) Giorgio Nebbia (Prof. Emerito, Univ. Bari) Giorgio Patrizi (Univ. Campobasso, Premio Flaiano per la letteratura 2015) Francesco Remotti (Prof. Emerito Univ. Torino).

Firmatari [215 al 26/6/18]
1. Velio Abati, insegnante (GR) 2. Michele Abrusci (Univ. Roma Tre) 3. Ilaria Agostini, 4. Vittorio Agnoletto (Univ. Degli Studi, Milano La Statale) 5. Nadia Alba Agustoni (scrittrice) 6. Luca Alberti, Impiegato comunale 7.Myriam Alcalay (Univ. Milano La Statale) 8. Carla Maria Amici (Univ. Salento) 9. Nadia Andrea Andreani (Univ. of Lincoln) 10. Antonella Anedda (scrittrice), 11. Livia Apa (CESAC, Univ. Napoli l’Orientale) 12. Bruno Apolloni (già Univ. Milano La Statale) 13. Giuseppe Aragno (storico) 14. Luca Archibugi (scrittore) 15. Gennaro Avallone, 16. Damiano Baldassarre (Univ. Milano La Statale) 17. Anna Baldinetti (Univ. Perugia) 18. Ivan Bargna (Univ. Milano-Bicocca) 19. Vincenzo Bavaro, 20. Luca Bernardini (Univ. Milano La Statale) 21. Maria Grazia Betti (Univ. Roma La Sapienza) 22. Dario Bevilacqua, funzionario amministrativo del Min. Politiche agricole 23. Piero Bevilacqua (Univ. Roma La Sapienza) 24. Francesca Biancani (Univ. Bologna e Cedej/IFAO, Cairo) 25. Alessandro Bianchi (Univ. Bari) 26. Nadia Boaretto, 27. Vittorio Boarini, 28. Costanza Boccardi, 29. Olivia Bonardi (Univ. Milano La Statale) 30. Luca Bonardi (Univ. Milano La Statale) 31. Luca Boniardi (Univ. Milano La Statale - PhD) 32. Rossella Bonito Oliva, (Univ. Napoli l’Orientale) 33. Sara Borrillo (Univ. Napoli l’Orientale) 34. Sergio Botta (Univ. Roma La Sapienza), 35. Caterina Botti, (Univ. Roma La Sapienza) 36. Giuseppina Brunetti (Univ. Bologna), 37. Mario Cacciola, 38. Silvia Caianello, (Cnr. Napoli) 39. Chiara Calabrese (ècole Des Hautes ètudes En Sciences Sociales Parigi) 40. Roberto Cammarata (Univ. Milano La Statale) 41. Lucio Capoccia (Pontificia Universitas Urbaniana, Roma) 42. Paolo Caporali (Associazione Centro Orientamento Educativo) 43. Piero Caprari, 44. Sergio Cardone (artista) 45. Lorenzo Casini (Univ. Messina) 46. Giovanna Cassano, 47. Paola Causin (Univ. Milano La Statale) 48. Stefania Cavaliere, 49. Paolo Cavallari (Univ. Milano, La Statale)

50. Federica Letizia Cavallo (Univ. Ca' Foscari Venezia) 51. Mariacristina Cavecchi (Univ. Milano La Statale) 52. Marco Celentano, (Univ. Cassino) 53. Carlo Cellamare (Univ. Roma La Sapienza) 54. Martina Censi, 55. Claudio Cernesi (già Univ. Modena e Reggio) 56. Iain Chambers (Univ. Napoli l’Orientale) 57. Raffaella Chiaramonte (Univ. Milano, La Statale) 58. Francesco Chirico, 59. Silvana Citterio (già dirigente scolastico, Milano) 60. Emanuele Coco, (Univ. Catania) 61. Amalia Collisani (Univ. Palermo) 62. Raffaella Colombo (Univ. Milano La Statale) 63. Giancarlo Consonni (Prof. Emerito, Politecnico Milano) 64. Roberto Cornelli (Prof. Università di Milano-Bicocca) 65. Angelo Corrado, 66. Francesco Correale (CNRS-Universitè de Tours) 67. Riccardo Corsi, 68. Carlo Cosmelli, (Univ. Roma La Sapienza) 69. Luca Crescenzi, 70. Federico Cresti, Univ. Catania 71. Xheni Dani, Libera professionista - ONG diritti umani 72. Francesca Davoli, 73. Marina De Chiara, (Univ. Napoli L’Orientale) 74. Gregorio De Paola, 75. Sara de Simone, (Univ. Trento) 76. Giovanni Destrobisol, (Univ. Roma La Sapienza) 77. Donatella Di Cesare (Univ. Roma La Sapienza) 78. Patrizia Di Paola, insegnante 79. Valentina Dorato (Univ. Roma La Sapienza) 80. Christiana Elevati (Consulente per il Terzo Settore e la Cooperazione Internazionale - MI) 81. Maria Cristina Ercolessi (Univ. Napoli L’Orientale) 82. Paolo Falzone (Univ. Roma La Sapienza) 83. Bernardo Fantini, (Univ. Ginevra) 84. Stefano Farris (Univ. Milano La Statale) 85. Aldo Femia (ISTAT), 86. Cristiana Fiamingo (Univ. Milano la Statale) 87. Gentile Francesco Ficetola (Univ. Milano La Statale)

88. Sara Forcella (Univ. Roma La Sapienza - PhD) 89. Elena Gagliasso (Univ. Roma La Sapienza) 90. Gianluca Gaias (Univ. Cagliari – PhD) 91. Elisabeth Galvan (Univ. Napoli l’Orientale) 92. Alfonso Gambardella, già dirigente scolastico (SA) 93. Alice Garbagnati (Univ. Milano La Statale) 94. Elena Gardenghi (Servizio internazionalizzazione, Univ. Bologna) 95. Sonia Gentili (Univ. Roma La Sapienza) 96. Gennaro Gervasio (Univ. Roma Tre) 97. Riccardo Ghidoni (Univ. Milano La Statale) 98. Federica Giardini, (Univ. Roma Tre) 99. Sergio Givone (Prof. Emerito, Univ. Firenze), 100. Piero Graglia (Univ. Milano La Statale) 101. Hykel Hosni (Univ. Milano La Statale) 102. Clelia Iacobone (insegnante, BA) 103. Teresa Iaria (Accademia di Belle Arti, Brera) 104. Francesco Indovina (Univ. Sassari) 105. Giorgio Inglese (Univ. Roma La Sapienza) 106. Ombretta Ingrascì (Univ. Milano La Statale) 107. Addolorata Intini, 108. Luca Jourdan (Univ. Bologna) 109. Cristina Lavinio (già Univ. Cagliari) 110. Luigi Lay (Univ. Milano La Statale) 111. Flaminia Lenti (insegnante di italiano L2, Caritas di Roma) 112. Gaetano Lettieri (Univ. Roma La Sapienza) 113. Eugenio Lombardi (Presidente Ecomuseo Urbano del Nord Barese e del Laboratorio Urbano, Bari) 114. Aurora Loprete - (PTA Univ. Milano La Statale) 115. Emanuele Lupo (attivista Cosenza) 116. Gianfrancesco Lusini, 117. Maria Immacolata Macioti (già Univ. Roma La Sapienza) 118. Noemi Magugliani (National Univ. of Ireland Galway – PhD) 119. Giuseppe Maimone (CoSMICA- Univ. Catania) 120. Massimo Mamoli (Univ. Milano) 121. Franca Mancinelli (scrittrice) 122. Laura Marchetti (Univ. Foggia) 123. Carlo Mariani (Univ. Roma La Sapienza) 124. Enzo Marinari, 125. Lucia Martines (Univ. Genova)

126. Pietro Masina (Univ. Napoli l’Orientale) 127. Jari Mazzoleni, 128. Severino Meloni, 129. Beatrice Mezzacapa, 130. Silvano Milani (Laboratory of Medical Statistics, Biometry and Epidemiology “G.A. Maccacaro”, Univ. Milano La Statale) 131. Carmela Morabito, (Univ. Roma Torvergata) 132. Rosanna Morabito, (Univ. Napoli L’Orientale) 133. Silvia Morgutti (Univ. Milano La Statale) 134. Giuseppe Moricola, 135. Silvio Morigi, Univ. Siena e Milano La Statale) 136. Maurizio Maugeri (Univ. Milano La Statale) 137. Giuseppe Molteni (Univ. Milano La Statale) 138. Giorgio Nebbia (Prof. emerito, Univ. Bari) 139. Noemi Negrini (Univ. Milano La Statale) 140. Caterina Nocella, 141. Giuseppe Notarbartolo di Sciara (Fondatore e presidente onorario Istituto Tethys) 142. Francesco Novelli (insegnante) 143. Assunta Nigro, 144. Roberto Oberti (Univ. Milano La Statale) 145. Paolo Oddi (Avvocato, socio ASGI) 146. Stefano Ossicini, 147. Salvatore Pace, 148. Silvana Palma (Univ. Napoli L’Orientale) 149. Anna Pasolini, 150. Paola Pastorino (insegnante) 151. Giorgio Patrizi (Univ. Campobasso, Premio Flaiano per la letteratura 2015) 152. Maura Pazzi (Medici senza Frontiere) 153. Cinzia Daniela Pieruccini (Univ. Milano La Statale) 154. Sandra Petrignani,(scrittrice) 155. Daniele Petrosino (Univ. Bari) 156. Antonio Pezzano (Univ. Napoli l’Orientale) 157. Giulia Piccolino (Loughborough Univ. - UK) 158. Gian Piero Piretto (Univ. Milano La Statale) 159. Antonio Pirillo (Impiegato Univ. Milano La Statale) 160. Rita Pizzi (Univ. Milano La Statale) 161. Patrizio Ponti (Univ. Milano la Statale e Save the Children) 162. Antonio E. Pontiroli già Univ. Milano La Statale) 163. Romeo (Bruno) Portesan (regista e attore - MI) 5
164. Elisa Postinghel (Loughborough University - UK) 165. Ida Regalia (Univ. Milano, già Dir. Dip. Studi del Lavoro e del Welfare) 166. Olga Rickards (Univ. Roma Tor Vergata) 167. Ivo Rigamonti (Univ. Milano La Statale) 168. Sandro Rinauro (Univ. Milano la Statale) 169. Gabriella Rossetti (già Univ. Ferrara) 170. Katherine Russo (Univ. Napoli L'Orientale) 171. Gaetano Sabetta (Pontificia Università Urbaniana di Roma) 172. Francesco Salsano (Univ. Milano la Statale) 173. Matteo Salvalaglio (Univ. College London) 174. Francesco Santopolo, 175. Giuseppe Saponaro, (già Univ. Roma La Sapienza) 176. Alba Sasso, (già Univ. Roma La Sapienza) 177. Enzo Scandurra (già Univ. Roma La Sapienza) 178. Christian Schlitt (International Centre for Pesticides and Health Risk Prevention – Az. Ospedaliera Luigi Sacco) 179. Rocco Sciarrone (Univ. Torino) 180. Simone Sibilio (Univ. IULM) 181. Angelo Sironi (Univ. Milano La Statale) 182. Isabella Soi (Univ. Cagliari) 183. Anna Solimini, insegnante (Trani) 184. Edgardo Somigliana (Univ. Milano La Statale) 185. Anita Sonego (Cons. Comunale Milano) 186. Claudia Spadaro, 187. Anna Sparatore (Univ. Milano La Statale) 188. Lucina Speciale (Univ. Salento) 189. Paolo Spinicci (Univ. Milano La Statale) 190. Paolo Stellari (Univ. Milano La Statale) 191. Alba Rosa Suriano (Univ. Catania) 192. Maria Suriano (Univ. Witwatersrand, Johannesburg - RSA) 193. Flavien Tchamdjeu, Univ. Bocconi 194. Tiziana Terranova (Univ. Napoli l’Orientale) 195. Alberto Toni (scrittore), 196. Ida Toscano (architetto - NA) 197. Francesco Trane, 198. Emanuele Troisi (insegnante) 199. Luigi Trucillo (scrittore), 200. Raffaele Urselli (Univ. Napoli l’Orientale) 201. Giorgio Valentini (Univ. Milano La Statale) 6
202. Luigi Valvalà (insegnante) 203. Michela Venditti, 204. Armando Vitale (già dirigente scolastico - CZ) 205. Augusto Vitale, (Istituto Superiore Sanità Roma) 206. Claudia Vitali (Univ. Pavia - studente) 207. Angelo Vulpiani, (Univ. Roma La Sapienza) 208. Josè Pablo Werba, Responsabile Unità Prevenzione Centro Cardiologico Monzino, Milano) 209. Raùl Zecca Castel (Univ. Milano-Bicocca - PhD) 210. Alberto Ziparo (Univ. Firenze) 211. Elisa Veronica Zucchi (attrice) 212. Flavia Zucco (già Cnr Roma)

© Riproduzione riservata 27 giugno 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/06/27/news/_governo_incostituzionale_sui_migranti_l_appello_degli_intellettuali_contro_salvini_e_di_maio-200170173/
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« Risposta #110 inserito:: Agosto 18, 2020, 11:45:34 pm »

Siamo negativi ma non guariti

Morena ha avuto i primi sintomi del Covid a febbraio e sta ancora male

Morena Colombi, 59 anni, residente in provincia di Milano, ha fondato un gruppo Facebook

“Sono amministratrice del gruppo Facebook ‘Noi che il Covid lo abbiamo sconfitto’, ad oggi abbiamo oltre 600 iscritti. Ci occupiamo di tutte quelle persone che nonostante l'infezione l'abbiano superata (i cosiddetti negativi) ancora non stanno bene. Siamo in tanti a manifestare gli stessi sintomi anche a distanza di mesi dalla negatività: stanchezza cronica, affanno, mialgia generale, dolori muscolari, rush cutanei, perdita di capelli, alterazione alla tiroide e altro".

"Purtroppo non se ne parla e anche a livello sanitario non siamo seguiti, dobbiamo provvedere da soli per sollecitare indagini mediche, esami del sangue, tac e quant'altro senza beneficiare dell'esenzione Covid, che viene applicata solo alle persone certificate da un ospedale. Molti però sono stati curati a casa e una volta che il tampone è negativo ci dichiarano guariti, ma guariti non siamo. Gli effetti  collaterali del Coronavirus meritano attenzione, le domande che poniamo dovrebbero guidare il trattamento di questo nuovo gruppo di pazienti e le ricerche sulle conseguenze a lungo termine del virus".

"Io mi ero fatta tre giorni in degenza all'ospedale Papa Giovanni di Bergamo, nessuna terapia, alla dimissione diagnosticata polmonite interstiziale al polmone destro da Covid 19. Isolamento domiciliare. Il 17 marzo tamponi negativi quindi donazione di plasma iperimmune sempre all'ospedale Papa Giovanni, dopo di che silenzio assoluto nessun controllo medico. Stanchezza cronica, affanno e dolori muscolari non riescono a farmi riprendere il mio lavoro".

"Il medico di base non sa darmi una terapia: ‘Ci vuole tempo, passerà’. Il tempo passa ma sto sempre male, affanno solo a fare una scala in più. Mi sottopongo a una serie di esami tutti nella norma tranne i valori ormonali tiroidei. A fine luglio vado al FollowUp dell'ospedale di Bergamo (finalmente si erano ricordati di me). Il virologo mi suggerisce una visita dall'endocrinologo (ovviamente senza esenzione D97, perché non è collegabile al Covid dicono). Peccato che io non avevo mai avuto problemi di tiroide prima. L’endocrinologo dice: ipertiroidismo, quindi pillolina a vita. ‘Dottore può essere causato dal Covid?’ ‘Non diamo tutte le colpe al virus’. Sarà, sto ancora male, mialgia, dolori, affanno. Ma per quelli nessuna cura. Intanto siamo ad agosto. Starò bene per Natale? Comincio a dubitare".

da repubblica.it
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