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Autore Discussione: Oscar Camps: "Giusto che paghi, ma dopo di lui nulla è cambiato"  (Letto 1384 volte)
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« inserito:: Agosto 02, 2020, 05:26:17 pm »

Oscar Camps: "Giusto che paghi, ma dopo di lui nulla è cambiato"

29 LUGLIO 2020

"Un anno fa ero a bordo con quei migranti a cui per venti giorni fu impedito di scendere. Anche il procuratore era sconvolto"
DI ALESSANDRA ZINITI


Roma.  Oscar Camps, fondatore di Open Arms, c’era su quella nave tenuta lontano da Lampedusa per 20 giorni con 151 persone ormai allo stremo. «Non dimenticherò mai quegli uomini, donne, bambini, increduli di essere ancora privati della libertà in Europa».

Ce li racconti.
«Ragazze molto giovani che avevano subito violenze, una donna con una natica gravemente ustionata che non riusciva a muoversi, un uomo con un proiettile in un piede. In 13 si sono buttati a mare davanti Lampedusa, e non sapevano nuotare. E non dimenticherò mai neanche lo sguardo sconvolto del procuratore Patronaggio che, salito sulla nave, mise fine a quel dramma».

Dunque, Salvini è colpevole di sequestro di persona?
«Certo. Il voto del Parlamento italiano è importantissimo. Mandare a processo Matteo Salvini significa ristabilire una verità storica e l’inviolabilità delle convenzioni internazionali che regolano il soccorso in mare nonché i principi delle nostre costituzioni democratiche. Il sistema legislativo deve garantire i nostri diritti, non dovrebbe essere “negoziata” nell’arena politica una questione di giustizia in materia di diritti umani».

Salvini ha chiuso i porti, ha scelto di negoziare con la Libia. Legittimo?
«Questa, oltre a essere una scelta politica criminale è anche inutile. Sono anni che l’Italia riempie di soldi i trafficanti libici, ma le partenze non si sono mica fermate. Questi sono delinquenti che lucrano sulla pelle delle persone, come si possono fare accordi con questi gruppi? Con stupratori, torturatori, trafficanti, miliziani?».

Le tante inchieste sulle Ong sono finite nel nulla. Salvini invece rischia un secondo processo. Cosa significa questo?
«Dovrebbe significare tanto. Per la prima volta una Ong è parte lesa. Siamo stati accusati di tutto. Ci hanno chiamato taxi del mare, trafficanti di esseri umani, pull factor, una bugia politica che favorisce solo i partiti privi di un programma, che usano la paura dell’ignoto, l’odio e creano un’opinione pubblica distorta, smentita più volte dai fatti e dai dati. La verità è che non abbiamo mai commesso nessun reato a meno che oggi non si consideri reato salvare vite umane da una morte certa. E gli unici a violare convenzioni internazionali e diritti umani continuano a essere i governi europei. Oggi come ieri. In questi ultimi mesi ci siamo trovati di fronte a scenari che nessuno avrebbe potuto immaginare come i respingimenti collettivi per procura, affidati cioè a imbarcazioni private. Abbiamo assistito a reiterate omissioni di soccorso. Barche o gommoni sul punto di affondare lasciate ad attendere per giorni in mezzo al mare senza acqua né cibo».

Anche lei è deluso dall’azione del nuovo governo italiano?
«Sì, purtroppo con il nuovo governo italiano è cambiato poco, si sono smorzati i toni, ma la linea politica è rimasta la stessa. I porti chiusi, la guardia costiera che non esce dalle 12 miglia territoriali, la criminalizzazione delle Ong, I fermi amministrativi pretestuosi, che intendono solo danneggiare la flotta umanitaria e i paesi di bandiera, sono un’assurdità: si pretende che una nave da soccorso abbia lo stesso regolamento di una nave da crociera».

Il Mediterraneo è di nuovo un buco nero senza soccorsi, così come voleva Matteo Salvini.
«La verità è che per i governi europei siamo dei testimoni scomodi: senza le nostre denunce nessuno verrebbe a conoscenza di quelle morti, di quegli abusi, di quei mancati soccorsi. Per questo il processo a Salvini stabilirebbe un principio che vale per tutti i governi: i diritti umani devono essere rispettati e la legge è uguale per tutti».

Tornerete nel Mediterraneo?
«Siamo quasi pronti, è quella la nostra missione e ripartiremo appena possibile».

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da repubblica
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