Piano Marshall per l'Africa la risposta dell’Europa
Nelle considerazioni espresse ieri al Sole 24 Ore, Papa Francesco ha messo l’accento sul dovere di noi europei di non tradire mai la speranza. La speranza di una vita migliore, la centralità della libertà e della dignità della persona, sono alla base della nostra identità europea. Le nostre radici cristiane ci hanno trasmesso un’incrollabile fiducia nell’uomo.
Il progetto europeo è nato per creare libertà e opportunità per le nuove generazioni. Senza lavoro e prospettive, non può esserci libertà e dignità e, dunque, la speranza di un futuro migliore.
Antonio Tajani
Un’Unione che dimentica questa missione perché sbilanciata sulla finanza e che arricchisce pochi e lascia indietro molti, allontana i cittadini dal progetto europeo.
Dobbiamo dare risposte ai 118 milioni di europei a rischio povertà e ai 20 milioni di disoccupati. La rivoluzione tecnologica, lo strapotere dei giganti del web, un mercato globale senza regole, i paradisi fiscali creano ingiustizie e alimentano la delocalizzazione, nell’impotenza di lavoratori e famiglie. Questo modello, dove un giovane su due in molte regioni europee non trova lavoro, va cambiato. Serve una vera economia sociale di mercato che distribuisca crescita e lavoro, per tutti.
La via da seguire non è quella di uno Stato onnipresente che soffoca, con tasse ed eccessi burocratici, la voglia di fare e di intraprendere. Dare speranza e dignità significa offrire la possibilità di realizzarsi nel lavoro.
Se penso all’Italia, sono preoccupato da misure come il reddito di cittadinanza, che tolgono dignità e ambizioni, e trasformano giovani e disoccupati in clientele politiche, in attesa della manna dello Stato.
L’Italia deve concentrare le poche risorse disponibili su lavoro e impresa, detassando i contratti d’inserimento nel mercato del lavoro per i giovani e per chi deve trovare un’altra attività dopo i 50 anni.
Per rilanciare gli investimenti al Sud, ho proposto un Fondo di 20 miliardi con risorse regionali Ue non spese, per mobilizzare 250 miliardi nei prossimi 5 anni. Consentirebbe più accesso al credito per le Pmi e lo sviluppo di infrastrutture di rete, creando fino a 500mila nuovi posti.
L’altra sfida per l’Unione è governare i flussi migratori senza rinnegare i nostri valori. Dobbiamo essere coscienti dei limiti della nostra capacità di accoglienza e integrazione; e dei rischi di rigetto da parte di un’opinione pubblica in crescente allarme. Da un lato, difendendo le nostre frontiere esterne, senza creare illusioni in chi non ha diritto di venire in Europa. Dall’altro, accogliendo chi scappa da guerre e persecuzioni, con una vera solidarietà tra gli Stati europei.
Non accogliere un cristiano che fugge dalla Siria, dall’Iraq o dall’Eritrea, non significa tutelare la propria identità. Al contrario, vuol dire negarla. Come ci ha ricordato il Santo Padre, la Croce è simbolo dell’accoglienza, del saper vedere il volto di Cristo in chi soffre o è perseguitato.
Naturalmente, come sostiene Papa Francesco, i migranti hanno il dovere di essere rispettosi di leggi e cultura di chi gli accoglie. Dove non lo fanno, creano allarme sociale e rifiuto dell’integrazione.
La via da seguire è quella indicata dal Parlamento europeo, con l’approvazione della riforma del regolamento di Dublino che prevede la ridistribuzione automatica dei richiedenti asilo in maniera equa tra tutti gli Stati membri.
Il Papa ha ragione a sottolineare il tema della speranza per le nuove generazioni africane. Davanti alle legittime aspirazioni a una vita dignitosa, l’Europa non può voltarsi dall’altra parte. Deve affrontare il problema alla radice.
Entro il 2050 in Africa vi saranno 2,5 miliardi di persone. Per dare loro la speranza di un futuro nella loro terra, ho proposto un Piano Marshall di 50 miliardi nel prossimo bilancio Ue. Le migliaia di disperati pronti a rischiare la vita nel deserto o nel mare, ci dicono che non vi è tempo da perdere.
A luglio mi sono recato in Niger con una delegazione di imprese e centri di ricerca europei pronti a investire e a realizzare partenariati in settori chiave, come agricoltura, acqua, energia, telecomunicazioni.
Ho toccato con mano la possibilità di dare risposte vere a problemi anche molto complessi. Grazie a investimenti Ue per oltre 1 miliardo abbiamo convinto le autorità del Niger a contrastare i trafficanti di uomini. Dal Niger passava il 90% di chi era diretto in Libia e in Italia. Nel 2018 questo flusso si è ridotto drasticamente: dai 300mila transiti nel 2016 a meno di 10mila.
I padri fondatori ebbero il coraggio e la lungimiranza di lasciare da parte le contrapposizioni nazionali, alla base di due guerre mondiali. Seppero avviare un processo di riconciliazione che ha portato 70 anni di pace e prosperità e ci ha dato strumenti per affrontare sfide globali, come disoccupazione e flussi migratori.
È una lezione che noi politici non dovremmo mai dimenticare. Tanto più oggi, di fronte al risorgere di movimenti che confondono identità e amore per la patria, con nazionalismo e rigetto dell’altro. È esattamente l’opposto di quanto dobbiamo fare: guardare al futuro, all’uomo, all’altro, con fiducia e speranza.
Presidente del Parlamento europeo
Antonio Tajani
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