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Autore Discussione: GENTILONI  (Letto 24001 volte)
Arlecchino
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« Risposta #30 inserito:: Gennaio 19, 2018, 12:15:01 pm »

Ho conosciuto, di persona, Gentiloni anni fa (per il forum ulivo.it) ovviamente era più giovane.

Gli anni passano per tutti ma so per certo che non è cambiato e non è così "depresso" come vuole si pensi chi sceglie le sue foto.
Soprattutto da quando è il Presidente del Consiglio.


Invito i suoi collaboratori ad una maggiore attenzione e cura.

Seguitare nell'inganno lo si potrebbe considerare una "voluta denigrazione" alla sua persona e una simil-bufala per noi lettori di parole e di immagini.   

ciaooo

Da FB del 18/01/2018
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« Risposta #31 inserito:: Febbraio 12, 2018, 06:53:24 pm »

Gentiloni e il raid di Macerata: "Giustificazione del fascismo è fuori da Costituzione"

Il presidente del Consiglio è intervenuto all'apertura della campagna elettorale della federazione Pd di Ascoli Piceno.

"Non scambiamo la situazione migratoria che stiamo affrontando con quella della sicurezza"

09 febbraio 2018

Elezioni, Bonelli: "Su Macerata centrosinistra troppo timido. Destra riporta a epoca rastrellamenti ebrei"

SAN BENEDETTO DEL TRONTO - "Il dibattito politico è libero, la giustificazione del fascismo è fuori dalla Costituzione italiana". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, durante l'apertura della campagna elettorale della federazione Pd di Ascoli Piceno parlando del raid anti-immigrati a Macerata dopo la morte di Pamela Mastropietro. Il premier ha parlato alla vigilia del corteo antirazzista che si svolgerà domani nella cittadina Marchigiana con la partecipazione dell'Anpi e all'indomani degli incidenti con i militanti di Forza Nuova.

"Abbiamo bisogno di una Immigrazione regolare e sicura. Non è una minaccia", ha detto il premier parlando anche della questione sicurezza e della gestione dei fenomeni migratori. "Non consentiremo e nessuno di minimizzare comportamenti criminali: sono ingiustificabili nell'Italia del 2018. Lo Stato giudicherà con fermezza i colpevoli", ha aggiunto il premier. "Non scambiamo la situazione migratoria che stiamo affrontando con quella della sicurezza", ha poi detto. "Chi soffia sul fuoco trova spazio. Ma noi lavoriamo dalla parte opposta. E se lo faremo avremo la maggioranza dei cittadini".

"C'è bisogno di un governo che non ignori la questione della sicurezza facendo finta che alle preoccupazioni si possa rispondere snocciolando i dati sulla diminuzione dei reati, ma non scambiamo la questione immigrazione, che stiamo gestendo in modo giusto finalmente, con la delinquenza o la criminalità - ha detto il premier -. Oltre alla sfida per una società più giusta dobbiamo fare nostra la sfida della libertà e della società aperta. Io non mi rassegno alla prospettiva di un ritorno dei nazionalismi e delle chiusure. Io non sto dicendo che chi soffia sul fuoco e alimenta la paura non possa trovare un terreno per sviluppare questi veleni. Sto dicendo che noi dobbiamo lavorare contro questi veleni".

L'Italia, per il presidente del Consiglio Gentiloni, ha "davanti una sfida per la libertà". "In modo più sofisticato - ha spiegato - porteremo parole di sfida alla società aperta, libera, con capacità di dialogo e di confronto con culture diverse. Non mi rassegno che questo sia solo un lusso del secolo scorso. Oggi, assistiamo al ritorno di nazionalismi e protezionismi, ma io non mi rassegno a questa prospettiva".

Inevitabile poi per il presidente Gentiloni soffermarsi in particolare sui tragici fatti di Macerata. "Nel rendere regolare il fenomeno migratorio dobbiamo sgombrare il campo dalla questione drammatica dei comportamenti criminali, delle ideologie naziste e razziste che abbiamo visto manifestarsi recentemente a Macerata già colpita dalla terribile vicenda di Pamela Mastropietro - ha spiegato Gentiloni -. A quei fenomeni criminali, a chi spara per strada, rispondiamo con la forza della legge, perché lo Stato c'è e questi comportamenti verranno puniti con severità e rispondiamo con vicinanza a comunità maceratese".

Nessuna giustificazione all'aggressore che ha ferito sei persone secondo il presidente del Consiglio. "Non consentiamo a nessuno di minimizzare o giustificare comportamenti criminali di questa natura - ha concluso -. In Italia questi comportamenti non sono giustificabili da nessun punto di vista. La discussione politica è aperta e libera. La giustificazione di comportamenti criminali e razzisti è fuori dalla Costituzione".

© Riproduzione riservata 09 febbraio 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/02/09/news/gentiloni_e_il_raid_di_macerata_la_giustificazione_del_fascismo_e_fuori_dalla_costituzione_-188455689/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-T1
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« Risposta #32 inserito:: Febbraio 22, 2018, 05:45:09 pm »

Napolitano lancia Gentiloni: "Essenziale per la governabilità"

L'endorsement del presidente emerito al presidente del Consiglio: "Ha attitudine all'ascolto e al dialogo"

21 febbraio 2018

MILANO - "Paolo Gentiloni è divenuto punto essenziale di riferimento per il futuro prossimo e non solo nel breve periodo della governabilità e della stabilità politica dell'Italia". Lo ha detto il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano alla consegna al premier del premio Ispi, istituito in ricordo dell'ambasciatore Boris Biancheri. Napolitano ha poi sottolineato le "doti decisive" del presidente del Consiglio: "Un'attitudine all'ascolto e al dialogo e uno spirito di ricerca senza preclusioni da ministro degli Esteri e poi da presidente del Consiglio".

Non più di quattro giorni fa a sostenere pubblicamente Paolo Gentiloni era stato Romano Prodi: da una parte l'ex presidente del Consiglio ha rivelato di non votare Pd ma la lista collegata di centrosinistra 'Insieme', dall'altra ha investito, di fatto, il premier Paolo Gentiloni come il più adatto a guidare l'Italia "in un momento difficile, in cui abbiamo bisogno di mostrare un Paese sereno, con idee chiare, che riconosce propri limiti e i propri meriti in Europa e ricostruisce il suo ruolo. Un'Italia che vogliamo sana forte vigorosa".

© Riproduzione riservata 21 febbraio 2018

Da - http://www.repubblica.it/speciali/politica/elezioni2018/2018/02/21/news/napolitano_gentiloni_governo-189381616/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S2.4-T1
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« Risposta #33 inserito:: Febbraio 22, 2018, 05:47:41 pm »

Gentiloni: "Pd unico pilastro per le riforme"

Il premier durante un incontro a Milano a sostegno del candidato dem Giorgio Gori alla presidenza della Lombardia: "Invece che buttare a mare i risultati raggiunti bisogna fare meglio"

20 febbraio 2018

ROMA - "Vogliamo che il Pd sia protagonista con i nostri alleati nella prossima legislatura" della "seconda fase di riforme". "L'unico pilastro per questa stagione di riforme sono il Pd e i suoi alleati". A dirlo è il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni durante un incontro a Milano a sostegno del candidato del Pd alla presidenza della Lombardia. "Questa - ha aggiunto - è l'unica possibile strada per Italia che non va indietro ma avanti con le sue sfide".

"Sarebbe una follia dopo gli sforzi fatti da lavoratori e imprese per tirarsi fuori dai guai, andare fuori strada e buttare a mare i risultati raggiunti in questi anni: non possiamo permettercelo come Paese". Le riforme fatte durante il governo passato "sono risultati che sono solo una base preliminare per gli obbiettivi che dobbiamo proporci - ha proseguito - guai se confondiamo le cifre del Pil con la situazione delle nostre periferie e comunità". Infatti, in quella che il premier definisce la "seconda stagione di riforme", "per quante cose siamo risulti a fare, anche straordinarie nel campo della di lavoro, ambiente, inclusione sociale e diritti, il catalogo delle cose da fare rimane comunque enorme". La sua esortazione è ad essere "impegnati in una prospettiva futura e non solo nella rivendicare dell'azione svolta fin qui".

Il premier ammette un ritardo culturale sui temi ambientali. "Dobbiamo recuperare un ritardo culturale che non può essere un ritardo del Pd. Il Pd è partito democratico se considera centrale i valori dell'ambiente nei nostri quartieri, con la mobilità sostenibile" porta ad esempio Gentiloni, evidenziando che "su questo temi sono i giovani più avanti di noi".

Sposta poi l'attenzione sulla sicurezza delle periferie. "La qualità del vivere nei quartieri periferici è la condizione fondamentale per recuperare il valore della sicurezza e per contrastare le paure che ci circondano". Le paure dei cittadini vanno "guardate in faccia: inutile immaginare che non ci siano", esse infatti non si limitano ad essere "solo una percezione", secondo il premier, che ha ribadito: "Guardiamole in faccia e diamo delle risposte". Gentiloni ha poi ricordato l'impegno del suo e degli altri governi a guida Pd "contro la criminalità e a favore delle forze dell'ordine sul tessuto urbano", e ha aggiunto: "Abbiamo cercato di sostenere e rafforzare le forze dell'ordine con provvedimenti mai presi prima".

© Riproduzione riservata 20 febbraio 2018

Da - http://www.repubblica.it/speciali/politica/elezioni2018/2018/02/20/news/gentiloni_pd-189330806/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P2-S1.6-T1
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« Risposta #34 inserito:: Giugno 22, 2018, 06:02:44 pm »

POLITICA

21 GIUGNO 2018
Il Sole 24 Ore

L’attivismo dell’ex premier

Gentiloni in campo, ma oltre il Pd Martina verso la conferma
Da quando è uscito da Palazzo Chigi Paolo Gentiloni non si è fermato un attimo. In vista dei ballottaggi di domenica è stato ed è invitatissimo, pressoché unico tra i big del Pd in un momento in cui il “brand” non gode di buona salute. Ieri era a Spoleto, e oggi sarà a Pisa - la roccaforte dem più a rischio - assieme al fondatore del Pd Walter Veltroni, che ha pubblicamente auspicato che Gentiloni prenda la guida del Pd per «ricostruirlo». Un attivismo che va interpretato come una discesa in campo? Per la verità Gentiloni è già in campo. Ma che voglia impelagarsi ora nella gestione del Pd post-sconfitta è tutta altra questione. L’ex premier (che si schermisce con i suoi limitandosi a dire di voler «dare una mano») pensa a se stesso piuttosto come ricostruttore di una larga coalizione di centrosinistra che raccolga tutte le forze “repubblicane” alle prossime elezioni, e magari come candidato premier quando sarà il momento.
Quanto al Pd, il prossimo mese (probabilmente il 7 luglio, anche se c’è chi parla di slittamento a settembre) l’assemblea nazionale deciderà finalmente il percorso da seguire per la scelta del nuovo segretario dopo le dimissioni di Matteo Renzi: o elezione direttamente in assemblea o avvio del congresso anticipato (la scadenza naturale è il 2021) con primarie a fine 2018/inizio 2019. Fino a poche settimane fa la maggioranza renziana sembrava orientata per l’avvio del congresso. Ma in queste ore si sta andando verso un accordo generale - sostenuto anche da Renzi - per la conferma del reggente Maurizio Martina senza scadenze precostituite. In molti tra i dem, infatti, pensano che il governo giallo-verde potrebbe non durare oltre le elezioni europee della prossima primavera. E se si vota tra meno di un anno - è il dubbio - il Pd può trascorrere mesi a litigare per via del congresso? Assieme alla mancanza di candidati forti per le primarie da contrapporre a Nicola Zingaretti (Graziano Delrio, gradito a Renzi, non ha sciolto la riserva), il timore di nuove inutili lacerazioni spinge i vari big nella direzione di una conferma di Martina. Dopo le europee, se il governo andrà avanti, si vedrà.

Emilia Patta

Da – ilsole24ore.com
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« Risposta #35 inserito:: Dicembre 03, 2018, 04:07:16 pm »

Davide De Luca
GIOVEDÌ 22 NOVEMBRE 2018

La versione di Paolo

Il primo libro di Paolo Gentiloni, La sfida impopulista, è soprattutto due cose: un racconto dei suoi anni da ministro degli Esteri e da presidente del Consiglio e un manifesto per trovare una soluzione a quella che lui chiama la “tempesta populista”.  Tra le due cose è più la prima che la seconda (ed è una fortuna).

Gran parte delle sue 230 pagine sono di fatto un memoriale, dove, come in un realistico romanzo, Gentiloni ripercorre gli episodi salienti degli ultimi anni. Il primo capitolo, ad esempio, si apre con il racconto di quando il paese rischiò di trovarsi orfano del suo presidente del Consiglio poiché un gabbiano era stato risucchiato nei motori dell’Airbus presidenziale che da Ciampino avrebbe dovuto portarlo al Forum di Davos, in Svizzera.

A volte, lo stile incalzante e gli argomenti trattati fanno sembrare il libro del pacato Gentiloni un romanzo d’azione di Tom Clancy. Ad esempio quando racconta il complicato insediamento del governo libico di al-Sarraj, organizzato per mesi dalla diplomazia e dall’intelligence italiane:

È il martedì dopo la Pasqua del 2016. Alle 23.09 ricevo un sms di Giorgio Starace, il mio bravissimo inviato speciale per la Libia: il Consiglio presidenziale, guidato da al-Sarraj, ha preso il largo da quindici minuti. Dopo aver inutilmente tentato per alcuni giorni di raggiungere l’aeroporto di Tripoli, fatto chiudere dal leader islamista Nuri Busahmein che presiede il Congresso generale nazionale (GNC) di Tripoli e controlla la zona dell’aeroporto, al-Sarraj ha deciso il giorno di Pasqua di muoversi via mare dal porto tunisino di Sfax. Il nostro ambasciatore a Tunisi De Cardona collabora creando un contatto con un armatore per provvedere un’imbarcazione di appoggio a quella di al-Serraj. Si tratta sul prezzo. L’arrivo a Tripoli, che toglie il governo di accordo nazionale dalla condizione di governo in esilio è rocambolesco. Un guasto meccanico al largo lo ritarda di alcune ore. Un nostro drone sorveglia dall’alto.

Oppure quando Gentiloni racconta uno dei maggiori momenti di tensione tra governo e PD, quando quest’ultimo iniziò a chiedere che il governatore di Banca d’Italia Vincenzo Visco non venisse riconfermato (come poi invece accadde).

«Mi dicono che il PD vuole presentare una mozione contro Visco…che facciamo?». Alle 13.03 di martedì 17 ottobre da questo sms di Pier Carlo Padoan scopro l’esistenza di un’iniziativa che provocherà una certa tensione nei rapporti tra governo e PD. La mozione in realtà è già stata presentata. Faccio sapere tramite Anna Finocchiaro [ministro per i rapporti con il Parlamento, ndr] che il parere del governo sarà contrario e lo comunico per telefono anche a Matteo Renzi, il quale mi dice di non saperne un gran che.

Non siamo certamente abituati a sentire raccontare i fatti politici dai loro protagonisti in questa maniera realistica e dettagliata ed è un peccato che ad ogni episodio vengano dedicate al massimo una decina di pagine. I lettori saranno attirati dallo spiraglio che Gentiloni apre sul recente passato, ma rimaranno frustrati se sperano di vedergli spalancare la porta. È un difetto inevitabile del libro, dovuto in parte al carattere dell’autore, riservato e poco incline alla polemica (anche se non mancano gli attacchi a Matteo Renzi ad esempio sulla legge elettorale e sulla gestione della vicenda bancaria), ma anche al momento storico in cui è stato scritto.

Le grandi figure politiche del passato si sono dedicate alle loro memorie a fine carriera. Giorgio Napolitano attese fino al 2005, quando oramai tutto ciò che gli rimaneva da fare era essere eletto presidente della Repubblica, prima di pubblicare le sue memorie. E a quel punto, non solo tutti gli altri principali protagonisti della sua storia erano morti, ma era defunto persino il partito di cui aveva fatto parte.

Gentiloni invece, incalzato dai tempi della moderna editoria e dalla velocità dei cicli politici, ha pubblicato il suo libro mentre i protagonisti di cui racconta le vicende sono ancora vivi e politicamente attivi, oltre che impegnati in complesse vicende partitiche (un congresso in cui lo stesso Gentiloni si è schierato apertamente per uno dei contendenti, Nicola Zingaretti). Lui stesso non sembra avere intenzione di ritirarsi dalla scena politica e quindi deve dosare con cura le indiscrezioni che fa ai suoi lettori, ben cosciente che potrebbe presto tornare a lavorare dietro quelle quinte in cui ci ha fatto sbirciare.

Tutti gli eventi narrati sono uniti dal filo rosso che dà il titolo al libro: il tentativo di elaborare una pratica politica alternativa al “nazionalpopulismo”, il vero avversario politico che Gentiloni individua nell’Italia di oggi. «L’onda nazionalpopulista può essere fermata», scrive nella breve conclusione in cui riassume le sue tesi politiche. Bisogna individuare un “blocco democratico” che abbia al suo centro il PD, ma che sia composto anche da altre realtà provenienti dalla società civile.

Questo “blocco democratico” deve abbandonare la narrazione comunicativa dedicata esclusivamente ai “vincenti”, come ha fatto il PD negli ultimi anni, e tornare a occuparsi degli “sconfitti dalla globalizzazione”, riscoprendo almeno una parte della sua anima sociale e solidale, ma senza spostarsi troppo a sinistra. È un punto su cui Gentiloni torna spesso nel libro e che non è nuovo nemmeno nel resto del PD: chi sostiene che la sconfitta del partito sia dovuta a “fake news” e divisioni interne è oramai una minoranza.

La “sfida impopulista” di Gentiloni, quindi, è solidamente radicata nella riflessione politica italiana e internazionale, come dimostrano le innumerevoli citazioni di saggi e studi politici disseminati in tutto il libro (e particolarmente concentrati nell’ultima parte, in maniera forse persino eccessiva: un minor numero di citazioni e una maggiore rielaborazione originale di quei temi avrebbero forse giovato alla scorrevolezza della parte più difficile del libro).

Il contributo originale che Gentiloni porta al dibattito è quello tratto dalla sua esperienza di governo, il suo tentativo (per quanto breve e incompiuto) di rispondere da un lato ai timori degli elettori (è sotto il suo governo che i flussi migratori sono stati di fatto bloccati e che vengono approvati sussidi contro la povertà come il REI), dall’altro di offrire un linguaggio diverso, pacato e rassicurante, alle intemerate dei nazionalpopulisti, ma anche a quelle di una parte del suo stesso partito.

Davide De Luca
Giornalista. Ho scritto per l’Arena di Verona e per l’Agence Europe di Bruxelles. Ho collaborato ad alcuni libri d’inchiesta su CL e la finanza cattolica. Mi piacciono i numeri e l’economia e cerco di spiegarli in modo semplice. Su Twitter sono @DM_Deluca

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