L’istanza morale, presupposto del pensiero di Gaetano Filangieri
Di Gherardo Mengoni
L’allocuzione iniziale che fa da introduzione al primo libro della “Scienza della legislazione” (1780) di Gaetano Filangieri costituisce una denuncia contro tutti i Sovrani Europei del tempo, “dediti – Egli scrive - alla soluzione di un solo problema: trovare la maniera di uccidere più uomini nel minore tempo possibile!”“Dopo più di mezzo secolo di sforzi da parte dei filosofi per far cambiare questo stato di cose, - aggiunge Filangieri - …La scena si è mutata, ed i Principi hanno cominciato a conoscere che la vita e la tranquillità degli uomini meritano rispetto e che le buone leggi sono l’unico sostegno della felicità nazionale. ”
Egli nell’impostazione del piano ragionato dell’opera poderosa che si accinge a sviluppare, proclama il Suo fondamento etico:
“Conservazione e tranquillità … oggetto unico ed universale della Scienza della legislazione…”
Il principio della “conservazione” dunque, visto quale prima componente. La possibilità cioè, di esistere; la libertà di accrescere e migliorare la propria condizione; la parità di diritti e la confidenza – così la definiva - con il Governo, con la Magistratura, e con gli altri cittadini.Al principio della conservazione si affianca quello della “tranquillità” e cioè la sicurezza per ciascun individuo di poter operare senza turbative di sorta, nel rispetto del dettato delle leggi.Ambedue i principi appaiono, nel pensiero del filosofo, come derivati da una definizione, molto personale, della “bontà assoluta delle leggi, intesa … come piena loro armonia con i principi universali della morale, comune a tutte le nazioni; a tutti i governi ed adattabile a tutti i climi.”
Potremo comprendere e condividere, oggi, in qualità di cittadini europei, questo concetto di bontà assoluta delle leggi se lo consideriamo ideato ed inserito da Filangieri in una impostazione transazionale del rapporto uomo-legge che, peraltro, restava, per il suo tempo, indubbiamente utopica, anche se suggestiva. Ancora in un’ottica che superava i meri confini nazionali, Filangieri considerava inoltre, il ruolo del filosofo che definiva apostolo della verità e che aveva il dovere di predicare; sostenere; promuovere ed illustrare la verità medesima.
Il filosofo doveva operare senza tentennamenti e, precisava Filangieri: “Se i lumi che egli sparge non sono utili per il suo secolo e per la sua patria, lo saranno sicuramente per un altro secolo e per un altro paese. Il filosofo è cittadino di tutti i luoghi; contemporaneo di tutte le età; L’Universo è la sua patria; la Terra è la sua scuola, i suoi contemporanei ed i suoi posteri sono i suoi discepoli.”
Queste premesse permettono di desumere che l’intero pensiero del Filangieri restava influenzato dalla concezione illuministica del prevalere della Ragione, benvero sostenuta ad ogni passo dalla Morale. La Sua definizione di filosofo, che oggi potrebbe meglio esser identificata in quella di un ricercatore di verità, di un analizzatore dei fenomeni del mondo, per Filangieri era quella di colui che aveva il compito di indagare senza per questo, che la finalità ultima del proprio fare dovesse conseguire un immediato scopo utilitaristico!
Anche questa appare, in visione moderna, una definizione suggestiva ma, tuttavia, utopica del concetto di Ricerca, immersi come siamo, in un sistema globale che ha finalizzato ogni scoperta dell’uomo al sistematico, pratico ed immediato, sfruttamento.
Intanto proprio il costante rigore morale, che sosteneva il Suo pensiero, permetteva al legislatore Filangieri, ad esempio, di introdurre concetti oltremodo innovativi per la Giurisprudenza del tempo, a cominciare dalle modalità di comportamento della stessa Magistratura. Egli teorizzava, ad esempio, il concetto d’inflessibilità ed imparzialità del giudice che non doveva mai porre personali valutazioni, né propri sentimenti, nell’esercizio delle funzioni.Analogamente ancora il rigore morale, di cui doveva essere permeato ogni atto del filosofo, non faceva indugiare Filangieri, lui, Principe d’antico lignaggio, ad enunciare norme severe contro i privilegi feudali, e contro le ricchezze e l’ingerenza politica del Clero.
Ed, a proposito del tema “educazione dei giovani”, quel rigore morale lo sollecita, finanche, all’ideazione ed al patrocinio delle Scuole Pubbliche, determinando, così, il superamento del monopolio feudale della Cultura, affidato, per secoli, quasi esclusivamente, agli ordini monastici.
Poche voci di intellettuali si elevarono in Patria a dimostrare stima ed apprezzamento per l’opera di Filangieri; anzi Nobiltà e Clero si mostrarono profondamente offese per i dogmi sull’uguaglianza di tutti gli esseri umani che il filosofo pose a base del suo sistematico ordinamento delle leggi.
“Nemo profeta in Patria!”
Molto ampio si può valutare, invece, il tributo di consensi che incontrano i suoi scritti, - tradotti in varie lingue, in Europa ed oltre - tra pensatori, ed uomini di governo, fino alle Americhe ove memorabile resta, a testimonianza di profonda ammirazione, lo scambio epistolare tra il legislatore Filangieri e Beniamino Franklin.
Filangieri, di fatto, è stato considerato il più significativo rappresentante, con Verri e Beccaria, dell’Illuminismo Italiano ed è cosa certa che Mario Pagano e Domenico Cirillo seguirono, affranti, il suo feretro nel 1788, con la mente già rivolta alla Repubblica Napoletana.
Filangieri, ordunque, almeno per gli illuministi napoletani, rappresentava l’uomo del mito; l’ispiratore della vera Libertà. Era l’uomo di legge più saggio che si era lasciato vincere dalla Morte solo dopo aver abbattuto virtualmente i confini delle Nazioni. Era l’uomo di intelletto che, scomparendo, li lasciava attoniti nel pronunciare i versi: “…e piange l’Europa e sta qual chi, tuonando il cielo senza nubi, stupisce ed arresta il passo. “
Quale visione poetica più toccante della intera Europa ferma, nel dolore, per la morte del proprio illustre figlio “legislatore”!
Orbene si potrebbe facilmente verificare che l’ordinamento sistematico della norma, nella logica di Filangieri, appare sorretto, ad ogni passo, da una profonda istanza morale, che viene a costituirne imprescindibile presupposto. La visione utopica di un mondo di uomini uguali, governati da leggi comuni, in assenza di privilegi di casta, si configura come antesignana proposizione ad una visione politica che, superata la stagione dei lumi, si incastona nei moderni principi democratici di convivenza pacifica.
La stessa rappresentazione, anch’essa utopica per quel tempo, di una legislazione unificante che supera la misura della singola nazione, anticipa – nella proiezione del visionario, ispirato filosofo – la nascita di una Europa, finalmente unita anche politicamente, che spazia sul Mediterraneo ed esprime in esso la sua capacità di apportatrice di pace, d’istruzione, di tolleranza e di benessere.Filangieri, in sintesi, guarda, prospetticamente, oltre il nostro stesso tempo, atteso che noi, in questa Europa, per ora abbiamo saputo solo compiere un primo, timido passo in materia di Economia e che manca ancora tutto il resto per far nascere una vera Unione delle Nazioni Europee.
Ma che grande lezione; quale forte ammonimento nasce dalla riflessione sul pensiero di Filangieri per tutti coloro che si sentono cittadini partecipi in questo tempo presente!
A oltre duecento anni dalla morte il valore sociale della Sua opera può costituire, tuttora, un forte richiamo etico ed un chiaro elemento di riferimento.
L’istanza morale che sorregge ogni espressione del suo pensiero; la ricerca costante di conservazione e tranquillità per l’uomo, poste al centro del suo universo, si mutuano molto agevolmente nei principi di solidarietà e tolleranza, perseguiti, da oltre un secolo, nella costruzione tipo dello Stato Democratico moderno.
E viene spontanea l’adozione di un'unica espressione che richiami quanto di etico c’è alla base della Scienza della legislazione:
“Agire con rettitudine nell’interesse dell’uomo!”
Per la conservazione della propria condizione l’uomo deve agire, infatti, tenendo conto delle esigenze dell’altro da sé e quindi conservazione e solidarietà sono termini che oggi si compenetrano. Per vivere in tranquillità, senza conflitti, senza caste e senza divisioni di sorta, non c’è che l’amicizia, quella vera e sincera, che a valutarla oggettivamente, non rappresenta altro che la sublimazione dei concetti di tolleranza e speranza nel prossimo.
Dunque “Agire con rettitudine nell’interesse dell’uomo!”. Questo, forse, è il messaggio più profondo che giunge a noi dalla riflessione sull’opera di Gaetano Filangieri e che diventa monito e guida per tutti gli uomini impegnati nel quotidiano viver civile.
Gherardo Mengoni
Marzo 2008
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