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Autore Discussione: M5S : i nodi del dopo CASALEGGIO...  (Letto 22947 volte)
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« inserito:: Giugno 28, 2015, 09:54:29 am »

Grillo: "Non mollo il M5S. Bravo Tsipras"
"Figurati se io me ne vado dal Movimento. E' nel mio DNA. Resto però ai margini".
Così Beppe Grillo a Ostia dopo lo scandalo di Mafia Capitale.
Poi fa i suoi complimenti al premier ellenico


27 giugno 2015
   
ROMA - Corteo del Movimento 5 Stelle a Ostia, per invocare un cambio nel governo della metropoli, dopo lo scandalo di Roma Capitale. Sul palco è arrivato anche Beppe Grillo. "Sono orgoglioso di questi ragazzi: magari li ho danneggiati a volte con la mia irruenza, ma è per il troppo affetto".  "Ci credevo una volta nella sinistra - ha proseguito Grillo - però mi chiedevo come mai non parlassero di alcune battaglie come il voto di preferenza o di mandare via i condannati dal Parlamento. Per poterne parlare a un congresso mi sono dovuto iscrivere al Pd ma non è servito a niente, non mi hanno dato retta".

Grillo ha poi incalzato il partito democratico. "Il vero falso ideologico, oggi, è il Pd", ha detto. Il leader M5s ha poi sottolineato, allargando le questioni alla comunità europea: "Voglio pubblicamente dire che Tsipras con il referendum sta facendo una cosa straordinaria perché democraticamente sta dando l'ultima parola al popolo greco. E' quello che vogliamo fare noi". Grillo ha poi salutato la piazza gremita di sostenitori: "Ricordatevi l'occasione fa l'uomo onesto. Io sono in disparte, ma figuratevi se me ne vado dal Movimento, è nel mio DNA. Io ci sono, non scompaio, sono - ha aggiunto sorridendo - dietro Casaleggio". "Ora disperdetevi - ha concluso Grillo - andate e parlate del movimento, ma sotto voce. Bisogna rischiare qualcosa di proprio nella vita, anche piccola".

 "Da Ostia parte l'ondata che arriverà a prendersi il Campidoglio - ha gridato il deputato M5S Alessandro Di Battista - Pretendiamo di andare al voto e vedremo chi voteranno i cittadini. Perché noi già governiamo. A Pomezia il nostro sindaco Fucci è ritenuto incorruttibile. Questa manifestazione è la prova che siamo in grado di arrivare al ballottaggio a Roma".

© Riproduzione riservata
27 giugno 2015

Da - http://www.repubblica.it/politica/2015/06/27/news/grillo_non_mollo_il_m5s_bravo_tsipras_-117852496/?ref=HREC1-5
« Ultima modifica: Marzo 16, 2018, 07:38:39 am da Arlecchino » Registrato
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« Risposta #1 inserito:: Giugno 29, 2015, 07:11:07 am »

17 giugno 2015

RepTv News, Ceccarelli: uomini e topi, la miseria culturale di Grillo

Il tweet di Beppe Grillo, poi ritirato, che equipara uomini a spazzatura e topi, ha generato polemiche immediate sui social e non solo.
Uomini e topi, proprio come il titolo del romanzo di John Steinbeck. Ma questo è solo marketing della provocazione e un uso smodato dei social


La Fotografia di Filippo Ceccarelli
Montaggio di Leonardo Sorregotti

Da - http://video.repubblica.it/rubriche/reptv-news/reptv-news-ceccarelli-uomini-e-topi-la-miseria-culturale-di-grillo/204586/203667?ref=tblr
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« Risposta #2 inserito:: Giugno 29, 2015, 05:57:08 pm »

28 giugno 2015

Fiaccolata della legalità, Grillo: ''Tsipras è straordinario a chiedere il referendum''
''Quell'uomo si sta comportando in una maniera straordinaria, perché sta portando l'ultima parola al popolo greco.''

Lo ha dichiarato Beppe Grillo, leader del M5 stelle, durante il suo intervento a Ostia, a proposito della scelta del leader greco Tsipras di chiedere, tramite referendum, un parere sulla proposta avanzata alla Grecia dall'Eurogruppo.

Beppe Grillo è arrivato a Ostia al termine della fiaccolata per la legalità partita dal porto turistico.

Da -  http://video.repubblica.it/dossier/movimento-5-stelle-beppe-grillo/fiaccolata-della-legalita-grillo-tsipras-e-straordinario-a-chiedere-il-referendum/205590/204684?ref=tblv
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« Risposta #3 inserito:: Luglio 01, 2015, 05:23:24 pm »

M5S, Ilaria Loquenzi confermata a capo staff comunicazione.
Casaleggio ottiene la retromarcia dei deputati grillini


L'Huffington Post
Pubblicato: 30/06/2015 19:11 CEST Aggiornato: 2 ore fa

L'insistenza di Grillo e Casaleggio sulla conferma di Ilaria Loquenzi a capo della comunicazione dei Cinque Stelle a Montecitorio ha dato i suoi frutti: la deputata sarà ancora responsabile del rapporto con i media, malgrado la votazione con cui gli stessi deputati grillini avevano deciso di silurarla solo pochi giorni fa. In tarda notte l'assemblea dei deputati M5S ha fatto retromarcia sulla bocciatura della Loquenzi, accogliendo la richiesta dei due fondatori.

Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio insistono: Ilaria Loquenzi va confermata alla guida dello staff comunicazione e la sua nomina andrà ratificata da una nuova assemblea dei deputati convocata ad hoc questa sera.
I parlamentari si riuniranno dopo l'Aula per una nuova votazione dopo quella della settimana scorsa che aveva visto "non ratificare" la richiesta dei due fondatori del M5S con 26 voti contrari. Per caldeggiare una risoluzione secondo i desiderata della vicenda, oltre ai numerosissimi contatti telefonici con il Direttorio e alcuni parlamentari, hanno inviato una lettera all'intero gruppo parlamentare

Si tratta di un vero e proprio braccio di ferro di Grillo e Casaleggio con i propri parlamentari. I due leader si rifanno al regolamento interno al M5S secondo cui spetterebbe ai fondatori cinquestelle indicare i capi degli staff comunicazione di Camera e Senato. In base alle regole interne dei pentastellati, l'assemblea dei deputati dovrebbe però ratificare la scelta con un voto. Cosa che non è avvenuta la settimana scorsa. Per tutto il giorno gli uomini del Direttorio hanno avvicinato i deputati, radunandoli in capannelli o singolarmente, fermandosi a parlare lungamente sulla situazione e sui possibili sviluppi della vicenda.

I due leader hanno letto l'episodio come un atto di sfida ed hanno riproposto lo stesso nome, quello della Loquenzi, intimando ai parlamentari di partecipare all'assemblea (la scorsa assemblea erano una quarantina) e di votare a favore della loro candidata.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2015/06/30/m5s-grillo-nomina-loquenzi_n_7697962.html
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« Risposta #4 inserito:: Agosto 27, 2015, 11:36:58 am »

Meeting di Rimini, l'ospite grillino attacca Cl dal palco: "Siete lobby di denaro e potere"
Invettiva del deputato M5S Mattia Fantinati: "Siete sempre dalla parte di chi comanda".
Sconcerto in platea. - Grillo applaude dal suo blog


26 agosto 2015

RIMINI - Ha attaccato Comunione e Liberazione in casa propria, dal palco del Meeting di Rimini dove era stato invitato e si presentava come primo relatore grillino della storia. Mattia Fantinati, deputato del M5S ha sorpreso tutti. Davanti a una platea che lo ascoltava sconcertata, ha lanciato la sua invettiva: "Oggi, proprio onestamente, sono qui per denunciare come Comunione e Liberazione, la più potente lobby italiana, abbia trasformato l'esperienza spirituale morale in un paravento di interessi personali, finalizzati sempre e comunque a denaro e potere".

Un intervento durissimo, sulla scia delle posizioni che avevano visto il mondo grillino ribattezzare Cl come 'Comunione e fatturazione': "Negli anni - ha tuonato Fantinati - avete generato un potere politico capace di influenzare sanità, scuole private cattoliche, università e appalti. Sempre dalla parte dei potenti, sempre dalla parte di chi comanda. Sempre in nome di Dio". E ha ricordato i rapporti con la politica del passato: "Avete applaudito il prescritto per associazione mafiosa, pace all'anima sua: Giulio Andreotti. Non credo perchè andasse in chiesa ogni mattina ma perchè egli rappresentava una visione politica assolutamente in linea con la vostra: l'inciucio sempre comunque ed a tutti i costi, pur di allargare la propria cerchia di alleati che un giorno sarebbero potuti tornare utili per il proprio tornaconto, dentro e fuori alle stanze della politica". Ma non si ferma alla Prima Repubblica: "Dopo il Giulio nazionale avete osannato il suo rampollo Silvio. Sulla scia di Berlusconi - dice ancora Fantinati - avete steso tappeti rossi per il 'celeste' Formigoni, finito sotto processo per corruzione per tangenti multi-milionarie sulla sanità lombarda. A suon di vacanze pagate da lobbisti senza scrupoli si ritrova ora indagato con l'accusa di aver distribuito appalti a destra e a sinistra ai soliti amici della casta, ma forse sarebbe più giusto chiamarla cosca. Caduto in disgrazia Formigoni, vi siete girati verso il governo dell'inciucio Letta e del premier attuale, uguali, perché sostenuti dalla stessa maggioranza. Ora che avete perso anche vostri due ministri, il premier mai eletto, accortosi che i boy-scout sono troppo giovani per votare e che oramai non ha più il consenso dell'anno scorso, viene qui a ricevere la vostra benedizione baciando pantofole ed anelli".

Meeting di Rimini, ospite grillino attacca Cl: "Avete sempre fatto affari in nome di Dio"
Fantinati era stato invitato al Meeting a partecipare, nell'ultima giornata della kermesse, al tradizionale incontro dei deputati dell'intergruppo sulla sussidiarietà, sul tema “La politica per chi, la politica per cosa”, con Raffaello Vignali di Ncd, Antonio Palmieri di Fi, Guglielmo Vaccaro del Misto e Marco Donati del Pd. Ciascuno ha raccontato alla platea, nella sala in verità poco piena, la propria esperienza politica. Fantinati, invece di parlare dal tavolo dei relatori, si è avviato al podio e ha iniziato la sua sfida a Cl. Un'impresa mai riuscita a nessuno in passato, nemmeno a Marco Pannella che pure ci aveva provato.

"Non esiste una politica cristiana - ha detto Fantinati - esiste un cristiano che fa politica. Il M5S si indigna che si possa strumentalizzare in questo modo tanta brava gente e credenti cattolici". E denuncia "un sottobosco di persone di Comunione e Liberazione, che di cattolico non hanno nulla, tanto meno di senso civico. Non sorprende più ormai come tra voi si possa trovare Don Mauro Inzoli detto "don Mercedes" oppure come il vostro nome possa finire legato agli scandali di Mafia Capitale tramite la 'Cooperativa Bianca' La Cascina: siete l'immagine di una Chiesa privata, che, ogni anno, forte del suo bacino di voti, si ritrova qui a parlare di valori cristiani e dell'amicizia, ma ne esce rinnovata negli affari".

Mugugni e qualche fischio sono partiti dalla platea. A calmare gli animi è stato Raffaello Vignali, deputato di Ap ed ex presidente della Compagnia delle opere, il 'braccio economico' di Cl. È stato lui poi a rispondere: "La prova che Cl non è quello che Fantinati è nel fatto che il movimento permette di invitare al Meeting chiunque, anche chi è contrario". E ha aggiunto un invito "da amico a fare un giro per i padiglioni": "Parla con i volontari - ha detto rivolgendosi al collega M5S - molti sono disoccupati e lavorano qui gratis. Così magari potrai giudicare. Invece di pensare di avere la patente della purezza, noi non abbiamo paura di dialogare anche con chi pensa di avere la verità in tasca".

Le parole di Fantinati, intanto venivano caricate sul blog di Beppe Grillo e il leader ha twittato entusiasta il link commentando "Deputato del M5s senza paura. Le canta a Cl durante il #meeting15 di Rimini" e spegnendo le polemiche degli attivisti del M5S che avevano contestato la presenza del deputato al Meeting.

Meeting Rimini, il grillino Fantinati: "L'attacco a Cl dal palco? Ho deciso da solo"

© Riproduzione riservata 26 agosto 2015

DA - http://www.repubblica.it/politica/2015/08/26/news/meeting_di_rimini_l_ospite_grillino_attacca_cl_dal_palco_siete_lobby_di_denaro_e_potere_-121677421/?ref=HREC1-13
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« Risposta #5 inserito:: Ottobre 14, 2015, 02:39:26 pm »

Grillo "cameriere" in pizzeria: "I candidati sindaci, anche quello di Genova, li sceglierà la rete"
Il leader dei Cinque Stelle in corso Italia per una cena di autofinanziamento: due turni, alcune centinaia di persone a tavola: "A Roma non facciamo in tempo a distrarci che arrestano qualcuno"

Di MICHELA BOMPANI
13 ottobre 2015

"Dovremmo lanciare dei derivati swap per avere soldi per le manifestazioni. E non c'è da scartare l'idea che ci quoteremo in borsa". Così ironizza Beppe Grillo arrivando ad una pizzeria di Corso Italia, la passeggiata a mare di Genova, dove si svolge una cena di autofinanziamento del movimento al termine della quale, è stato annunciato, lui stesso servirà amaro e limoncello ai Beppe Grillo. L'iniziativa è stata indetta, come in altre città, per raccogliere fondi per l’evento del prossimo fine settimana all’autodromo di Imola, “Italia 5 Stelle”.

Grillo parla del caso-Marino ma anche degli scandali in Lombardia: "A Roma non facciamo in tempo a distrarci che arrestano qualcuno. Ormai è diventata la normalità. Il candidato sindaco? Dovete mettervi in testa che qui nei Cinque Stelle non ci sono leader, ma abbiamo solo 4 regole. Il candidato sindaco di Roma lo sceglierà la rete. Abbiamo quattro consiglieri laureati capaci, che studiano da due anni e sanno tutto".
Quindi, amplia lo sguardo alle altre città: "Anche a Milano, Torino e Genova il candidato sindaco lo sceglieranno gli iscritti. Metteremo persone poco note alla magistratura e che cambieranno il sistema. Noi siamo una base senza leader, Renzi invece è un leader senza base"

Dentro il ristorante “Il veliero” di corso Italia si è riunito tutto il mondo M5S genovese. Due i turni per cenare, nella pizzeria stracolma: arrivano giovani e persone anziane, alcuni anche con il cagnolino.

Era già successo cinque mesi fa, nello stesso locale: Grillo aveva indossato i panni del cameriere e insieme a lui il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, grande promotore della candidata, la portavoce Alice Salvatore, alla vigilia delle elezioni regionali. Sia la Salvatore che Grillo indossano la maglietta "Il portavoce che ti serve", così come tutti i consiglieri regionali, comunali e municipali. Il leader si chiude con i partecipanti alla cena, resta fuori Alice Salvatore, capogruppo in Regione, che commenta: " Se il caso Mantovani fosse accaduto dopo la riforma del Senato, Mantovani avrebbe potuto godere dell'immunità parlamentare".

Dopo il saluto se ne va invece Paolo Putti, capogruppo in consiglio comunale a Genova: "E' il compleanno delle donne della mia famiglia" precisa per tagliar corto sulle possibili polemiche: nel comunicato stampa non era annunciato e in passato qualche scontro con Grillo, proprio alla vigilia delle regionali, lo aveva avuto.

Proprio ieri Beppe Grillo aveva scritto una mail a tutti gli attivisti italiani del M5S per chiedere un ultimo sforzo per la raccolta fondi per Imola. «A Imola discuteremo insieme di come sarà il governo del M5S per il nostro Paese! Il M5S ha rifiutato 42 milioni di euro di rimborsi elettorali in coerenza con il referendum del 1993, si mantiene solo con le piccole donazioni di attivisti e simpatizzanti come te», ha inviato. Al momento sono stati raccolti 303.000 euro.

Due le opzioni offerte al mondo M5S, per menù a prezzi popolari. Opzione A oppure B: ovvero trofie al pesto o pizza, con birra piccola e caffè a 20 euro. Oppure penne al profumo di tartufo frittura di pesce calice di vino o birra piccola dessert e caffè a 25 euro. L’ammazzacaffè, appunto, viene offerto dal Movimento, e da Grillo in persona.

Schierati tutti i portavoce regionali: Alice Salvatore, capogruppo in consiglio regionale e trionfatrice alle elezioni regionali, con i suoi compagni di seggio in Regione Marco De Ferrari, Gabriele Pisani, Fabio Tosi, Francesco Battistini e Andrea Melis. Ci sono i portavoce comunali: Andrea Boccaccio e Stefano De Pietro. Presente anche Emanuela Burlando e Mauro Muscarà. Presenti anche alcuni portavoce municipali.

I mal di pancia. Del resto i mal di pancia interni, non sono mancati anche dopo le elezioni, che hanno portato il Movimento Cinque Stelle a posizionarsi come secondo partito in Regione e primo partito nella città di Genova, con oltre il 27%, ad esempio, dove sono già cominciate le manovre per impostare la campagna elettorale del dopo Marco Doria.

Durante la prima assemblea ligure del M5S dopo le elezioni regionali, che si è svolta all’inizio di ottobre, ha messo in evidenza, scritto nero su bianco in una lettera, malumori che riguardano proprio i nuovi consiglieri regionali e la portavoce Alice Salvatore. Un gruppo di attivisti genovesi e savonesi, una trentina, li accusano innanzitutto di non restituire le “eccedenze” rispetto al tetto di stipendio di 2500 euro. E di essersi adagiati, nelle nomine in Regione, sul “modus operandi” dei partiti tradizionali.

Nel mirino è finita infatti la prima nomina “pesante” che ha dovuto fare il Movimento, in Filse, la strategica società operativa e finanziaria della Regione: é stato nominato infatti dal M5S Enrico Maria Nadasi, che però è anche formalmente segretario del Movimento, nonché commercialista di fiducia di Beppe Grillo, anche se ha un curriculum davvero molto qualificato.

© Riproduzione riservata
13 ottobre 2015

Da - http://genova.repubblica.it/cronaca/2015/10/13/news/beppe_grillo-125007060/?ref=HREC1-28
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« Risposta #6 inserito:: Aprile 14, 2016, 05:12:01 pm »

M5s. Leadership, gestione sul territorio e piattaforma attivisti: i nodi del dopo Casaleggio

Con l'addio al cofondatore del Movimento 5 stelle si apre una nuova fase.
In campo restano tre protagonisti: Beppe Grillo, il direttorio e il figlio dell'imprenditore Davide.
Disponibile da oggi anche il sistema operativo Rousseau che però non permette la totale autonomia degli iscritti.
C'è un vuoto di potere e chi lo riempirà sarà responsabile delle sorti grilline


Di Martina Castigliani | 12 aprile 2016

Potranno dire tutto, ma non che erano preparati. I parlamentari del Movimento 5 stelle piangono la morte di Gianroberto Casaleggio e si trovano soli all’improvviso ad affrontare il terremoto. Due mesi prima delle elezioni amministrative, un anno e mezzo dopo il passo indietro di Beppe Grillo e la nomina di un direttorio con 5 nomi per avere più contatto con il territorio: il M5s ora dovrà farcela con le sue gambe. Sono tre i protagonisti che restano in campo. Per prima cosa le telecamere cercano il comico, l’ultimo padrone di casa rimasto che proprio oggi sarebbe dovuto essere in tournée a Napoli. Lo sguardo va poi al direttorio e ai suoi esponenti più rappresentativi, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. E infine c’è Davide Casaleggio, il figlio del cofondatore più volte indicato come il braccio destro che di fatto già faceva funzionare la macchina.

Poco dopo la notizia dell’addio di Casaleggio è stata pubblicato online Rousseau, la piattaforma per la partecipazione dal basso degli iscritti M5s. Promessa da mesi come evoluzione di quella già esistente è stata lanciata per dare un messaggio: ora la palla passa agli attivisti. Il nuovo sistema operativo riunisce alcune vecchie funzioni e ne aggiunge altre: la partecipazione alla stesura delle leggi (Lex regionale, nazionale, Europa), il voto delle liste e dei candidati e il fund-raising. La struttura però è ancora gestita dalla Casaleggio associati: è lì che si decide quanto, come e su cosa votare; gli iscritti non hanno autonomia di proposte e ancora non c’è una società terza che certifichi le votazioni. Morale: la struttura dal basso non può ancora funzionare senza una testa che dirige.

Gli attivisti ora sperano di non essere abbandonati da Beppe Grillo. Della coppia incredibile comico-guru è rimasto solo il primo. Che della politica ormai ne vuole sapere solo quanto basta, che da giorni è impegnato nel suo tour in giro per l’Italia con il nuovo spettacolo. E’ da sempre il front-man, il nome e la garanzia, ma di sicuro la gestione più o meno ordinata del Movimento non è mai dipesa da lui. Anzi. C’è chi racconta che più di una volta è caduto dalle nuvole a chi gli chiedeva notizie su un post sul suo blog: c’era il suo nome sì, ma non per forza doveva lui dare il via libera. Grillo ha troppe cose per la testa, non sa da dove partire per gestire un’azienda (o un gruppo parlamentare) e lo ha detto più volte senza tanti giri di parole: ora tocca agli altri, lui ha dato anche troppo.

Per questo è nato il direttorio: eminenza di 5 parlamentari, tutti deputati e tutti del centro-sud, sono i moschettieri fidati voluti da Casaleggio per aiutarlo a gestire il Movimento. Obiettivo era quello di concentrarsi sul territorio e sulle tematiche più importanti, perché il M5s è sempre più complesso. Il leader indiscusso è ormai Luigi Di Maio, ma fino a questo momento è stato marcato stretto dai fondatori. Il deputato piace ed è sempre piaciuto, ma è stato anche più volte invitato a stare al suo posto. Nel Movimento c’è questa continua contraddizione tra il fare politica e il pensarla: Di Maio sa parlare con gli altri partiti, ha la sensibilità strategica di gestione del gruppo, ma non può esporsi troppo. Perché il M5s non può avere leader per definizione e proprio il deputato non deve bruciarsi prima del tempo. Ora tutto potrebbe cambiare e la sua esperienza sul campo farà la differenza. I colleghi hanno avuto prestazioni più o meno buone: sono arrivati un po’ tardi e sono diventati il punto di appoggio di centinaia di realtà. Per questo, e lo pensava anche Casaleggio, il direttorio dovrà allargarsi, annettere nuove persone con nuove responsabilità e incrociare le dita perché tutto funzioni.

Sullo sfondo ma nemmeno troppo c’è Davide Casaleggio. Figlio del primo matrimonio, è proprietario per il 30 per cento della Casaleggio associati (stessa quota del padre che ora potrebbe ereditare). Se l’imprenditore era timido e riservato, il figlio lo è ancora di più. La stampa lo ha conosciuto solo negli ultimi mesi, ma lui è sempre stato al fianco del padre. E’ suo il numero che chiama gli espulsi dal Movimento, è sua la voce che certifica o meno le liste 5 stelle. Non è una sorpresa per molti: era al teatro Smeraldo a Milano in uno dei primi incontri M5s nel 2009. E tanto per fare un esempio, era dietro le quinte a Imola durante l’ultimo raduno dei 5 stelle. Lui ha consapevolezza della gestione della Casaleggio associati, ma il passaggio di consegne non è per nulla scontato e lui per primo potrebbe opporsi.

Il Movimento ha un problema di gestione, ma soprattutto all’improvviso anche un vuoto di leadership. Viene in mente la richiesta ormai quasi ossessiva del sindaco M5s Federico Pizzarotti di fare un’assemblea nazionale per fare il punto generale: non lo ha mai ascoltato nessuno, ma potrebbe essere una soluzione. Casaleggio non voleva essere un leader, non voleva essere definito responsabile della linea politica, ma di fatto era tutte quelle cose insieme. Con una differenza che era insieme la sua forza e la sua debolezza: non essere direttamente eletto in Parlamento, non avere a che fare con la politica “giocata” ed essere un capo solo a distanza. Il M5s orfano ora deve diventare grande e farlo in fretta: c’è un vuoto di potere e chi lo riempirà sarà responsabile delle sorti del Movimento.
Di Martina Castigliani | 12 aprile 2016

Da - http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/12/m5s-leadership-gestione-sul-territorio-e-piattaforma-attivisti-i-nodi-del-dopo-casaleggio/2629873/
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« Risposta #7 inserito:: Aprile 16, 2016, 06:02:04 pm »

Dopo la morte di Casaleggio, il M5s visto da Pd, Lega e gli altri avversari: tra omologazione e disintegrazione

Pubblicato: 12/04/2016 18:50 CEST Aggiornato: 4 ore fa

“E’ come se fosse morto Marx o Osho… Chi può raccogliere l’eredità spirituale di Gianroberto Casaleggio?”, si chiede un dirigente Pd a taccuini chiusi. La morte del guru del Movimento 5 Stelle ferma la politica e la cambia. Piomba in Transatlantico in pieno dibattito sulla riforma costituzionale, lo accelera perché le opposizioni ritirano l’ostruzionismo, lo indirizza veloce verso il voto finale, roba che il premier Matteo Renzi, oggi in visita in Iran, non poteva certo prevedere o immaginare. La scomparsa di Casaleggio imbalsama il dibattito, lo riavvolge fino al punto di partenza: cos’è e cosa sarà ora del M5s? Nei capannelli dei parlamentari delle altre forze politiche tracimano gli interrogativi insieme al cordoglio e al rispetto per la morte.

“Sono nel guado a metà tra rischio omologazione e disintegrazione. Peccato che entrambi siano esiti nefasti per una forza come i cinque stelle”, ragiona un deputato Dem. Casaleggio non è Berlinguer, riflettono un po’ tutti. E’ oltre. E’ un capo col carisma, certo, come l’ex segretario del Pci. Ma “non lascia un’eredità politica e ideologica o almeno non solo quella. Lascia un’eredità anche spirituale. Già sarebbe difficile sostituire un segretario carismatico. Nel caso di Casaleggio è ancora più difficile”, dicono in casa Pd.

Nel Pd Matteo Renzi è quasi l'unico ad attenersi al semplice cordoglio: "Voglio esprimere tutto il sentimento di umanità e di vicinanza da parte mia e del governo" per la morte di Casaleggio, dice il premier da Teheran, "Noi abbiamo avuto un radicale dissenso su molte cose ma davanti al dolore esprimiamo un sentimento di prossimità mia e del governo. Voglio esprimere il cordoglio anche a nome del Pd alla famiglia di Casaleggio, al Movimento 5 stelle, a Grillo".

I Dem invece dicono di Casaleggio quello che non hanno mai detto prima della sua morte.

Luigi Zanda: “Roberto Casaleggio non è stato solo un imprenditore. E' stato anche un leader che, con la sua personalità, ha inciso sulla politica italiana in una fase molto difficile della storia della Repubblica". Rosi Bindi: “Si potranno o meno condividere le sue idee ma non c'è dubbio che Casaleggio ha provato a dare una risposta alla crisi del rapporto tra cittadini e politica e molti italiani lo hanno capito”. Francesco Boccia: “Pur non condividendo spesso le sue strategie, né il suo modo di porsi dinanzi alle esigenze del Paese, va dato atto a Casaleggio d'aver intuito e posto con forza la questione della partecipazione collettiva alla vita pubblica e d'aver vinto la scommessa che aveva fatto nel portare semplici cittadini reclutati sulla rete nei palazzi istituzionali del nostro Paese. Tutto ciò resterà nei libri di storia”. Persino Giuseppe Fioroni si spende: “Al di là delle idee politiche con Casaleggio muore un uomo intelligente, timido ed arguto. Una perdita per il suo movimento e per la politica".
Pierluigi Bersani non usa giri di parole: “Voglio anche fare le condoglianze al Movimento 5 stelle e dirgli quel che scrisse Orazio: 'Nabis sine cortice', nuoterai senza salvagente".

Ecco appunto. E dunque? “Nell’immediato non succederà nulla: hanno perso la mente certo, ma Casaleggio non era il loro volto pubblico. Quello è ancora Grillo”, pronostica invece un dirigente di Sinistra Italiana. “E poi – continua - non ci sono passaggi chiave in vista che richiedano una capacità decidente come quella esercitata da Casaleggio in momenti difficili come per esempio il dibattito sulle unioni civili”, quando all’improvviso il movimento, diviso dai richiami discordanti della base, decise di non votare la stepchild adoption lasciandola naufragare nelle incertezze della maggioranza di governo. “Nell’immediato potrà anche esserci un effetto emotivo che li porti a vincere la sfida delle amministrative”, dice un deputato Dem. “Ma quando arriveranno i passaggi complicati, chi deciderà? Solo Casaleggio era in grado di esercitare quel potere di decisione su tutto il movimento, lui era in grado di riparare le divisioni interne che ora rischiano di esplodere”.

Così li vedono da fuori gli altri, gli avversari che certo nel giorno della morte evitano di intestarsi ragionamenti di prospettiva pur obbligati di fronte a un fatto politico come la scomparsa del leader carismatico di un movimento inedito nella storia della Repubblica. “Per giunta Casaleggio era anche quello che aveva contatti con pezzi di potere italiano, con le ambasciate, gli imprenditori: un tassello non indifferente nella strategia a cinque stelle”. Possono sbandare? Dalla Lega per dire vedono anche questo rischio: “Casaleggio era indubbiamente una persona centrale nel movimento. E decideva spesso guardando a destra. Ora potrebbero invece prevalere le pulsioni di sinistra più forti nei gruppi parlamentari”, ci dice il deputato leghista Massimiliano Fedriga.

Omologazione o disintegrazione? I conti del Transatlantico si presentano un po’ sfacciati, tagliano a fette una realtà di difficile interpretazione proprio perché del tutto nuova. “Qui non c’è un partito tradizionale, non c’è un’assemblea che elegga un altro leader, non lo hanno mai fatto…”, continuano in casa Dem. Appunto. “Si omologano agli altri partiti, magari candidando Di Maio alla premiership? Potrebbe non bastare per far funzionare un movimento come il loro, potrebbe essere letale… Si disintegrano?”. In Transatlantico gli interrogativi restano a mezz’aria, mentre l’aula vara la riforma costituzionale di Renzi: mai voto finale fu meno contestato dall’opposizione. C’è altro cui badare. C’è da trovare la ‘terza via’ anche per cinquestelle. “Omologazione, disintegrazione… O forse – azzarda un altro Democratico – potrebbero trovare un punto di riferimento spirituale nel nuovo segretario dell’Associazione Nazionale Magistrati Piercamillo Davigo”. Lui che nel giro di tre giorni ha già fatto scintille con il premier. Chissà.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/04/12/morte-casaleggio-m5s_n_9671230.html
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« Risposta #8 inserito:: Aprile 21, 2016, 05:15:34 pm »

I grillini da Mattarella cercano una sponda ma trovano un incidente diplomatico su Verdini

Pubblicato: 20/04/2016 16:56 CEST Aggiornato: 2 ore fa

L’incontro tra i 5Stelle e Sergio Mattarella, già alla vigilia, non sembrava dovesse avvenire sotto i migliori auspici. Poi, dopo il colloquio, c’è stato qualcosa in più di un malinteso. I capigruppo del Movimento 5 Stelle di Camera e Senato sono usciti dal Quirinale, dopo un’ora di incontro con il Capo dello Stato, lasciando intendere di aver trovato una “sponda” nel presidente della Repubblica: “Abbiamo parlato della maggioranza che c'è in Senato e del voto di ieri del gruppo dei verdiniani contro la mozione di sfiducia. Il presidente ha riconosciuto che Verdini fa parte della maggioranza”. In fondo quest'ultimo è uno leitmotiv dei 5Stelle ogni qualvolta attaccano il premier Matteo Renzi. Ma le parole di Michele Dell’Orco e di Nunzia Catalfo sono state a stretto giro smentite da una nota del Colle, che ha precisato di non aver fatto tale considerazione.

Secondo i grillini, il presidente avrebbe parlato di “una maggioranza, quella dei verdiniani, aggiuntiva e non sostitutiva”, cioè non ancora determinante ai fini della tenuta del governo: “Al momento il gruppo di Ala è aggiuntivo. La maggioranza si è allargata e questo è un dato di fatto riconosciuto da Mattarella", hanno riferito i grillini aggiungendo che "se il gruppo Ala diventerà sostitutivo, il Presidente interverrà in qualche modo”.

Il Colle, irritato per quella che viene considerata una libera interpretazione che non corrisponde alle parole pronunciate dal presidente della Repubblica, precisa così: “L'Ufficio Stampa del Quirinale riferisce, per completezza di informazione, che le parole del Presidente Mattarella riguardo alla maggioranza di governo sono state le seguenti: ‘Voi mi dite che alla maggioranza di governo si è aggiunto un gruppo che non ne faceva parte. Il mio parametro di comportamento è la Costituzione. Se ravvisassi motivi per intervenire secondo la Costituzione, lo farei. Non li ho ravvisati”. In pratica il Capo dello Stato si sarebbe limitato ad ascoltare i due capigruppo grillini senza entrare nel merito della composizione della maggioranza (“aggiuntiva” o meno), come invece i capigruppo hanno riferito lasciando il Colle. E comunque Mattarella ha fatto presente di non aver ravvisato motivi che lo porterebbero adesso, nel rispetto delle prerogative del Capo dello Stato, a intervenire. Inoltre, in ambienti del Quirinale si apprende che Mattarella, nel corso dell'incontro ha definito la presentazione di mozioni di sfiducia al governo "un legittimo diritto dell'opposizione" e non "sacrosante" come invece affermato dai due esponenti dei 5 Stelle.

L’intento dei grillini, alla vigilia dell’incontro, era chiedere a Mattarella di agire per fare in modo che Renzi aprisse una crisi di governo dal momento che “la maggioranza è cambiata rispetto all’inizio della legislatura e che i verdiniani sono stati fondamentali al Senato per l’approvazione delle Riforme”. Ma stando alla nota ufficiale del Colle, questa sponda, che i grillini avrebbero voluto giocarsi a loro favore, non è stata offerta. Sta di fatto che questa frizione tra Quirinale e 5Stelle potrebbe essere solo l'antipasto in vista del referendum costituzionale e la bellicosità dei grillini verso il Colle potrebbe aumentare e avere una escalation.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/04/20/colle-smentisce-5stelle_n_9738180.html?1461164227&utm_hp_ref=italy
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« Risposta #9 inserito:: Aprile 21, 2016, 05:35:17 pm »

M5s, Raggi a Milano incontra Casaleggio Jr. Di Maio: "Abbiamo premier e squadra di ministri ma nessun leader"
Nel pomeriggio assemblea congiunta dei parlamentari Cinque stelle a Montecitorio su mozione di sfiducia al governo
18 aprile 2016

ROMA - Beppe Grillo torna in prima linea alla guida del Movimento e l'asse Milano-Roma si rafforza, anche se con un leggero spostamento del baricentro verso la Capitale: sono i primi effetti tangibili nel M5S dopo la morte di Gianroberto Casaleggio.

Oggi, ad esempio, la candidata sindaco a Roma, Virginia Raggi, è a Milano per un incontro con Davide Casaleggio, il figlio maggiore dell'ideologo dei Cinque stelle che ha preso il timone dell'azienda del padre. "Siamo qui per parlare di campagna elettorale - ha detto arrivando alla sede della Casaleggio Associati - Adesso il nostro imperativo, ancora di più è vincere, e vincere per Gianroberto". E ha assicurato che la linea non cambierà: "Davide ha un ruolo di garanzia, esattamente come è sempre stato - ha chiarito - L'ultima parola la abbiamo tutti, ce l'avrò io ma le decisioni vengono prese di concerto come sempre. Ci stiamo preparando a una cosa grandissima, a vincere a Roma, quindi è importante farlo tutti insieme".

"Da Previti alla Casaleggio per farsi dare la linea e le liste. Roma merita di più, non è una succursale del blog", è la critica su Twitter del senatore Pd Francesco Scalia nel commentare la visita di Raggi a Milano.

Nel pomeriggio, invece, deputati e senatori pentastellati terranno una assemblea congiunta a Montecitorio su referendum e mozione di sfiducia al governo e per preparare l'incontro di mercoledì con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale.

Quella che comincia oggi si prospetta, dunque, come una settimana chiave per capire se e come sono cambiati i rapporti all'interno del M5S. E questa mattina Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, intervenendo a Montecitorio al convegno 'Open Democracy', ha chiarito: "Tutti parlano di leader. Noi ci candideremo alle prossime elezioni e ci presenteremo con una squadra di ministri e un candidato presidente del Consiglio prima delle elezioni perché vogliamo giocare a carte scoperte. Però non c'è un leader perché questo movimento sta puntando all'autogoverno, attraverso strumenti di democrazia diretta a partecipata. Il leader del M5S è il M5S stesso, che prenderà le sue decisioni attraverso la piattaforma Rousseau".

A proposito del referendum, il componente del direttorio 5 stelle ha aggiunto: "Un referendum come quello celebrato ieri diventa, ed è diventato, l'ennesimo terreno di scontro tra bande del Pd. E quando i cittadini hanno capito che lì dentro non si discuteva di trivelle ma erano solo correnti le une contro le altre, hanno snobbato" il voto. Quando travolgi "la democrazia per guerre di potere interne alla fine ne risente la democrazia".

© Riproduzione riservata
18 aprile 2016

Da - http://www.repubblica.it/politica/2016/04/18/news/m5s_dopo_casaleggio_leadership_e_sfiducia_governo-137878569/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_18-04-2016
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« Risposta #10 inserito:: Aprile 26, 2016, 09:06:07 am »

La Fondazione Casaleggio gestirà il blog M5S.
Lettera postuma: “Siamo prossimi a governare”
Nasce l’associazione Rousseau, ma è solo tappa intermedia.
Il figlio Davide annuncia: «Presto nuova entità intitolata a mio padre».
Sul sito di Grillo l’ultimo scritto del guru

25/04/2016

Prende forma il Movimento 5 Stelle post-Casaleggio. Il figlio Davide annuncia dal blog di Beppe Grillo la nascita dell’Associazione Rousseau, che gestirà la nuova piattaforma dove i 120 mila iscritti possono decidere chi candidare, discutere le leggi e definire punti cardine del programma. Ma l’associazione è solo una tappa intermedia per i mesi necessari a «creare e far riconoscere la Fondazione Gianroberto Casaleggio in cui farò confluire le attività dell’associazione». Davide spiega infatti di sentire «la necessità di intestare a mio padre questa entità».

PROVE DI DEMOCRAZIA DIRETTA 

Casaleggio junior pubblica quindi sul blog di Grillo una lettera del padre, scritta durante gli ultimi giorni di vita in vista del lancio della piattaforma Rousseau: «Tutto è partito da un blog a cui ho dedicato molto del mio tempo ogni giorno negli ultimi 11 anni», afferma Casaleggio padre. «Oggi sono decine le voci autorevoli del MoVimento e per questo è necessaria un’evoluzione di quello che è stata una rivoluzione culturale in Italia: portare il cittadino a decidere del suo destino. Da oggi nasce il Blog delle Stelle, di tutti voi, di tutti noi. Inoltre dopo grande impegno e dedizione è stata completata la prima versione di Rousseau, il primo passo verso un’organizzazione unica di tutti gli strumenti di democrazia diretta e di organizzazione on line che ha portato il MoVimento 5 Stelle alla principale forza di opposizione del Paese e forse la prossima a governare».

IL RUOLO DELL’ASSOCIAZIONE 

«Credo che questa piattaforma possa svilupparsi all’interno di un contesto senza scopo di lucro in modo che possa essere supportato da tutti voi, accelerare gli sviluppi richiesti da molti e permettere votazioni più frequenti sui temi importanti per il MoVimento 5 Stelle», scrive Casaleggio padre. «A questo scopo, in attesa della costituzione di una Fondazione, con il coinvolgimento di esponenti del MoVimento 5 Stelle, l’Associazione Rousseau, di recente costituita, fungerà da battistrada per implementare lo sviluppo degli strumenti di democrazia digitale e aiutare il MoVimento 5 Stelle a crescere ancora. Sarà a questa Associazione per ora, e successivamente alla Fondazione, che Casaleggio Associati metterà a disposizione gratuitamente tutta la piattaforma di Rousseau sviluppata fino ad oggi».

E DI MAIO STUDIA DA CANDIDATO PREMIER 

Nel M5S sono giorni di concitazione. A chi andrà lo scettro dopo la scomparsa del cofondatore? Luigi Di Maio ha acceso i riflettori su di sé: ieri sera è stato ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa”. Dopo il lutto il futuro del Movimento 5 stelle basato sulla democrazia informatica inventata e gestita da Casaleggio non sarà affidato per via ereditaria al figlio Davide. «Questo lo dicono i nostri detrattori, Davide continua la gestione della piattaforma informatica implementata, ma non c’è decisione politica». «Beppe Grillo è il custode delle regole che ci siamo dati», ha aggiunto Di Maio. Dal vicepresidente della Camera arrivano risposte mai fuori misura: si mostra fermo, preciso e compassato come conviene ad un premier in pectore. Quanto all’idea che lui sia il candidato premier pentastellato non si sbottona: «Decideranno con una votazione sulla piattaforma i M5s, io spero le elezioni siano prima possibile». 

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Da - http://www.lastampa.it/2016/04/25/italia/politica/cos-la-fondazione-casaleggio-gestir-il-ms-lettera-postuma-siamo-prossimi-a-governare-zLTIijNOMRBbhdzmxpFg4M/pagina.html
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« Risposta #11 inserito:: Aprile 26, 2016, 09:10:54 am »

M5s, Di Maio: "Da Casaleggio solo gestione informatica del Movimento"
Il vicepresidente della Camera, ospite di Che tempo che fa, parla dei rapporti interni ai Cinque Stelle.
Su Grillo: "E' il garante, ma le decisioni politiche le prendiamo negli spazi istituzionali".
A Renzi: "Ascolti Davigo, facciamo insieme una buona legge anticorruzione"

24 aprile 2016

ROMA - A chi andrà la guida dei Cinque Stelle dopo la morte di Gianroberto Casaleggio? Luigi Di Maio, ospite di Fabio Fazio in Che tempo che fa, dice la sua sui rapporti interni al Movimento. A partire proprio dall'enigma sul ruolo futuro di Davide, figlio di Gianroberto. "A Davide Casaleggio va solo la gestione delle piattaforme informatiche ma non la gestione politica", dice. "Il M5S - precisa - decide attraverso Internet, si incontra facendo eventi e dando notizie su internet, siamo nati da un sito internet. Questa piattaforma informatica è stata inventata e gestita da Gianroberto e Davide Casaleggio, oggi che Gianroberto non c'è più, c'è Davide". Insomma, per il vicepresidente della Camera, nessuna successione ereditaria al vertice. "Questo lo dicono i nostri detrattori", precisa. Parole pronunciate a pochi giorni dalla visita di Virginia Raggi a Milano proprio per incontrare il figlio del cofondatore. Quanto a Beppe Grillo, Di Maio dice: "E' la persona garante delle regole fondamentali ma le decisioni politiche noi le prendiamo negli spazi istituzionali dove veniamo eletti oppure insieme agli iscritti che votano sulla nostra piattaforma". Insomma Luigi Di Maio - il più giovane vicepresidente della Camera della storia della Repubblica - prova ad accendere sempre più su di sé i riflettori.

Lancia poi un appello al premier Renzi perché faccia un'occasione dei consigli di Davigo. "Votiamo insieme una legge che preveda l'abolizione della prescrizione e agenti sotto copertura per combattere la corruzione. Facciamo tesoro dei consigli di un magistrato che maneggia la legge da 30 anni".

Un'apertura arriva sull'immigrazione, in particolare sullo ius soli: "Se una persona parla bene italiano, conosce la nostra cultura ed è in Italia, ha diritto di essere cittadino italiano". E definisce quello degli immigrati "un problema non di frontiere ma di quote". Prosegue garantendo che parteciperà alle celebrazioni del 25 aprile. E sottolinea: "Da tre anni, da vicepresidente della Camera, non ho mai mancato di rispetto alla istituzione che rappresento, ce l'ho con chi l'ha utilizzata a fin di male". Quanto all'estrema destra che ha vinto in Austria afferma: "Li conosceremo e vedremo che partito sono". Ma aggiunge: "Da noi i Cinque Stelle hanno impedito che salissero gli estremismi". Insomma, un intervento tutto all'insegna dell'aplomb istituzionale per un leader politico che "studia" in maniera sempre più evidente da candidato premier.

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24 aprile 2016

Da - http://www.repubblica.it/politica/2016/04/24/news/m5s_di_maio_da_casaleggio_solo_gestione_informatica_del_movimento_-138385798/?ref=HREC1-9
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« Risposta #12 inserito:: Giugno 26, 2016, 12:09:25 pm »

Movimento 5 stelle: "Abbiamo vinto le elezioni, ora il Pd approvi 5 nostre proposte"

L'Huffington Post | Di Redazione

Pubblicato: 23/06/2016 12:06 CEST Aggiornato: 5 minuti fa

In un video-messaggio pubblicato sul blog di Beppe Grillo, il MoVimento 5 stelle chiede al Partito democratico di approvare in Parlamento cinque sue proposte. A illustrare le cinque idee sono Roberto Fico e i parlamentari Laura Castelli e Stefano Lucidi e lanciano su Twitter la campagna #pdperchènonapprovi invitando tutti i loro simpatizzanti a scrivere ai democratici.

"A queste elezioni hanno vinto in maniera netta e inequivocabile le proposte e le idee del MoVimento 5 stelle - hanno affermato -. Da Nord a Sud, nelle città piccole e nelle città grandi, in quelle disastrate e in quelle in buona salute. Perfino Renzi ha dovuto ammettere la sconfitta del Pd e il fatto che il voto è stato di cambiamento e non di protesta. Ora è il momento di trarre le conseguenze. Il MoVimento 5 stelle ha riempito il Parlamento di proposte che sono diventate realtà nei comuni dove il M5s è al governo. Perché il Pd non le approva? Il popolo si è (finalmente) espresso, è tempo di rispettare la sua volontà e fare gli interessi dei cittadini, non dei banchieri e delle lobby".

"La prima proposta, il primo dei 20 punti del programma del 2013 per uscire dal buio, l'emergenza nazionale che non può continuare a ignorare 10 milioni di poveri è il reddito di cittadinanza - ha spiegato l'esponente del direttorio -. La proposta di legge del M5s è in commissione al senato, deve essere subito portata in aula per la discussione e l'approvazione. A Livorno e Pomezia è già attivo in via sperimentale grazie ai sindaci 5 stelle Nogarin e Fucci. Ma è l'Italia tutta ad averne bisogno. Non si può più rimandare, la politica dei bonus ad cazzum ha fallito".

"La seconda proposta è l'abolizione di Equitalia - ha detto Laura Castelli -. C'è una proposta di legge 5 stelle pronta per essere votata. Il premier aveva detto che sarebbe scomparsa entro il 2018, se si approva la legge del M5s si può fare subito. Già dieci comuni 5 stelle hanno portato la riscossione dei tributi 'in house' e cacciato Equitalia o hanno avviato le pratiche per il 'distacco'".

"La terza proposta riguarda le Pmi e l'abolizione immediata dell'Irap. Con il microcredito 5 stelle sono nate più di 2.000 nuove realtà imprenditoriali. È ora di pensare a una banca pubblica per gli investimenti sulle buone idee degli italiani. Il microcredito è stato finanziato grazie al taglio degli stipendi dei portavoce del movimento 5 stelle. Questa è la quarta proposta: tagliatevi lo stipendio, subito! una proposta di legge del M5s è già incardinata in commissione uno alla camera. Basta votarla per cancellare sprechi e privilegi insopportabili in questo momento di crisi. Pd perché non la voti?", hanno insistito i grillini.

Stefano Lucidi ha illustrato la quinta proposta: "Anticorruzione: gli italiani vogliono onestà nelle istituzioni e lo hanno dimostrato con il voto a candidati incensurati e limpidi. Il M5s ha presentato la carta dell'onestà che contiene le proposte di legge per una riforma organica della lotta alla corruzione. Vanno discusse e approvate. La corruzione deve essere eliminata e i corrotti non devono mettere più piede nelle istituzioni. Daspo ai corrotti? votiamolo subito".

"Queste cinque proposte sono contenute nel programma con il quale il M5s ha vinto le elezioni nel 2013 e in quello presentato ai comuni al voto domenica. Questo è ciò di cui l'italia ha bisogno e che gli italiani vogliono. Con l'approvazione di queste cinque proposte di legge cambiamo tutto. #Pdperchènonapprovi? chiedeteglielo anche voi con un tweet!".

Le 5 proposte saranno anche presentate al Senato in una conferenza stampa sull'analisi del voto delle amministrative alle 16 alla sala Nassirya del Senato da Laura Castelli capogruppo M5s alla Camera, Stefano Lucidi capogruppo M5s al Senato, Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco e Carlo Sibilia.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/06/23/m5s-5-proposte-pd_n_10627600.html?1466676426&utm_hp_ref=italy
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« Risposta #13 inserito:: Luglio 20, 2016, 05:23:39 pm »

Chiara e lo strano asse con Chiamparino

19/07/2016
Andrea Rossi
Torino

A differenza di Virginia Raggi, la scalata di Chiara Appendino al piano nobile di Palazzo Civico è stata indolore. I problemi sono venuti dopo. La notte in cui ha archiviato ventitré anni di governo del centrosinistra a Torino, aveva pronta la giunta per nove undicesimi e ha composto le due caselle mancanti nel giro di una settimana. Senza interferenze. Anzi, se c’è un dato che contrappone l’esperienza torinese ai travagli romani è proprio questo: Appendino da mesi può contare sul sostegno compatto della pattuglia di parlamentari piemontesi, sull’appoggio dei consiglieri regionali e della quasi totalità degli attivisti. I (pochissimi) dissidenti sono stati isolati, o si sono emarginati da sé, già molto tempo fa. 

LEGGI ANCHE Il programma di Chiara: Ztl di quartiere e stop a nuove case 

Ecco perché partire è stato semplice. Giunta di tecnici, scelti attraverso i curricula: un commercialista al Bilancio, un professore di Architettura all’Urbanistica, un ingegnere dei Trasporti alla mobilità, un ex atleta allo Sport. Competenze ma anche segnali trasversali ai vari mondi che l’hanno appoggiata: il suo vice, l’assessore all’Urbanistica Montanari, proviene dai movimenti per i beni comuni e ha un profilo marcato a sinistra; Sergio Rolando, l’uomo dei conti, è stato direttore in Regione ai tempi di Cota ed è vicino al centrodestra.

Il difficile è venuto dopo. Nemmeno il tempo di insediarsi ed è scoppiato il caso Salone del Libro: cambiata l’aria in Comune, gli editori - che da tempo meditavano lo strappo ma sapevano che con Fassino al timone sarebbe stata dura - hanno fatto sapere di voler trasferire la manifestazione altrove e cominciato a flirtare con Milano. 

Appendino aveva due possibilità: fare spallucce, in fondo è appena arrivata e se Torino perdesse il Salone non sarebbe certo colpa sua; oppure battersi per difenderlo sapendo che sarebbe una sconfitta per la città e quindi anche per lei. Ha scelto la seconda opzione e ha fatto asse con il presidente della Regione Chiamparino, in un certo senso il fondatore di quel «sistema Torino» che è stato cavallo di battaglia della sua campagna elettorale. 

LEGGI ANCHE A Roma Raggi frenata da troppe mediazioni 

La coppia sta mostrando una imprevedibile affinità che va oltre la necessità di mantenere buoni rapporti di vicinato e che potrebbe disturbare la base grillina. E invece no. In questo primo mese Appendino ha saputo giocare con naturalezza su più tavoli: pragmatica quando c’era da fare il sindaco e, ad esempio, non perdere i 250 milioni promessi dal governo per il Parco della Salute, progetto che non le è mai piaciuto; barricadera quando voleva lanciare segnali ai suoi. Così si spiega il siluro sganciato sul presidente della Compagnia di San Paolo Profumo il giorno dopo la vittoria: si dovrebbe dimettere. Sapeva di non poterla spuntare (la Compagnia è ente autonomo), ma ha affondato comunque il colpo. E così sulla Tav, altro tema caro ai Cinquestelle: quando il ministro Del Rio ha annunciato il nuovo progetto low cost, ha subito replicato che per lei cambiava nulla, l’opera resta inutile.

Ha sfiorato l’incidente diplomatico anche con la Curia: la delega alle politiche per le famiglie (anziché per la famiglia) istituita in giunta le è costata la reprimenda del vescovo. Gli ha chiesto un incontro chiarificatore ma ha tirato dritto, sfilando, con fascia, in testa al corteo del Torino Pride. Qualche giorno prima era andata alla chiusura del ramadan. In gonna.

LEGGI ANCHE Regole, complotti e welfare: l’Italia M5S nelle 514 proposte di legge 

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GRATUITAMENTE Da - http://www.lastampa.it/2016/07/19/italia/politica/chiara-e-lo-strano-asse-con-chiamparino-IFleeYeDlLPBEcDzreMjVI/pagina.html
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« Risposta #14 inserito:: Luglio 20, 2016, 05:30:14 pm »

Regole, complotti e welfare: l’Italia dei Cinquestelle nelle loro 514 proposte di legge
Commissioni d’inchiesta, economia, pochi diritti civili: dove va il M5S
LAPRESSE
La «restitution», tema populistico legato alla morale pubblica

19/07/2016
Alberto Mingardi

Il Movimento Cinquestelle è una «non-associazione», ha un «non-statuto», per sede legale si è scelto un sito web. Pensato per travolgere nella forma quel che resta dei partiti novecenteschi, nella sostanza dovrebbe avere una «non-ideologia». Il Movimento non vanta un catalogo di idee e proposte, quanto piuttosto un metodo. La sua priorità è riconoscere «alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi». La democrazia diretta dovrebbe superare, dunque, categorie usurate come destra e sinistra.

All’atto pratico, questo si traduce in una sorta di elegante camaleontismo: il Movimento propone il reddito di cittadinanza e l’abolizione di Equitalia, eccita l’elettore «antagonista», vezzeggia la piccola borghesia produttiva. Di per sé è un fenomeno non nuovo, nel nostro Paese. Il liberismo di Berlusconi era sempre «sociale», col crollo del Muro la sinistra postcomunista ha specificato che il suo era un socialismo «democratico», talvolta perfino «liberale». La vecchia politica era un po’ anche questo: partire dai lati e convergere al centro, per conquistarlo mostrando un pragmatismo pacato e riflessivo. 

Il Movimento al contrario non gioca a cucire assieme sensibilità sociale e critica allo Stato massimo, cultura di mercato e attenzione ai ceti più deboli, sentimento di giustizia e aspirazione all’efficienza. Si propone piuttosto come una collezione di realtà non necessariamente comunicanti, tante piccole isole accomunate dall’insofferenza per lo status quo. In un’importante ricerca del 2013, «Il partito di Grillo» (Il Mulino), Elisabetta Gualmini e Piergiorgio Corbetta cercavano di risolverne l’enigma guardando ai flussi elettorali. Ne veniva fuori che quello di Grillo era un partito giovane, col suo zoccolo duro nella fascia d’età 35-44, e trasversale, capace di pescare a sinistra quanto nell’area del non-voto e, al Nord, fra chi aveva dato fiducia alla Lega. Già da quel lavoro emergeva come una quota consistente di pentastellati si autodefinisse di sinistra.

Che cosa dice, invece, della collocazione del Movimento la sua produzione legislativa? Abbiamo provato a catalogare le proposte depositate da deputati e senatori Cinquestelle. Dovrebbe essere il modo migliore, per comprendere quali sono effettivamente attitudini e preoccupazioni di un ceto politico. I criteri seguiti sono inevitabilmente arbitrari: dipendono in tutto e per tutto dalla lettura che, delle proposte di legge in questione, ha dato chi scrive. 
Più welfare che diritti 
Prima di concentrarci su quelle di tema economico, abbiamo diviso le proposte di legge, 360 depositate alla Camera e 154 al Senato, per macro-settori. Alla Camera, il 38% riguarda questioni economiche, il 15% il funzionamento del welfare state, il 6% temi di trasparenza e, per così dire, di «moralità pubblica», il 17% la riforma della politica, il 6% i diritti civili, il 6% politica estera e di difesa, il 7% ambientalismo e diritti degli animali, il 3% la cultura, e il restante 2% non rientra in nessuna di queste categorie. Le proporzioni sono simili, se si guarda all’attività dei senatori: economia 23%, stato sociale 21%, trasparenza e «moralità pubblica» il 19%, riforma della politica 9%, diritti civili 9%, politica estera e di difesa 7%, ambientalismo 2%, cultura 6%, il resto non rientra in nessuna di queste categorie.

L’attenzione ai temi dell’ecologia segnala la vicinanza alla sinistra tradizionale. La componente di proposte di stampo «giustizialista» è corposa, e non poteva essere altrimenti: dal «Vaffa» Day in poi, è il tasto sul quale Grillo e i Cinquestelle hanno più costantemente battuto, proprio per fare valere la propria alterità rispetto alla vecchia politica. Stupisce forse la relativa esiguità di interventi sui temi dei diritti civili: ambito nel quale abbiamo inserito questioni pure eterogenee come l’attribuzione del cognome ai figli, l’introduzione del reato di tortura nel codice penale, fecondazione assistita, matrimoni fra persone dello stesso sesso. 

Commissioni e complotti 
Un dato forse particolarmente significativo è la passione di onorevoli e senatori pentastellati per le commissioni d’inchiesta. Le commissioni d’inchiesta vengono istituite per via legislativa e sono associate, nella memoria dei più, a eventi particolarmente drammatici nella storia della Repubblica: pensiamo al caso Sindona, alla loggia P2, al terrorismo, alla mafia, fino al dossier Mitrokhin e all’uranio impoverito. L’aspirazione di istituire una commissione d’inchiesta sembra tradire l’idea di aver a che fare non semplicemente con un «fatto», semmai con un evento preordinato e organizzato. Ne «La società aperta e i suoi nemici», Karl Popper definisce «teoria cospirativa della società» quella convinzione per cui «la spiegazione di un fenomeno sociale consiste nella scoperta degli uomini o dei gruppi che sono interessati al verificarsi di tale fenomeno (talvolta si tratta di un interesse nascosto che dev’essere prima rivelato) e che hanno progettato e congiurato per promuoverlo». Si tratta di un tentativo di leggere la realtà che deriva «dall’erronea teoria che, qualunque cosa avvenga nella società - specialmente avvenimenti come la guerra, la disoccupazione, la povertà, le carestie, che la gente di solito detesta - è il risultato di diretti interventi di alcuni individui e gruppi potenti».

Oltre che su fatti concreti (per esempio le vicende di Alma Shalabayeva e di Mps), il Movimento promuove l’istituzione di commissioni sull’alta velocità Torino-Lione, sulle «agevolazioni fiscali di cui ha goduto il gruppo Fiat» nel secondo Dopoguerra, «sull’affidamento di consulenze a soggetti esterni agli organici delle pubbliche amministrazioni», sul funzionamento delle scuole paritarie, e perfino sulla «deindustrializzazione». I Cinquestelle vorrebbero una commissione d’inchiesta anche sulla «privatizzazione di Telecom» e hanno chiesto a Renzi di sostenerla, dopo che il primo ministro ha stuzzicato di nuovo Massimo D’Alema sulla vicenda dell’Opa e dei «capitani coraggiosi». Renzi attaccava un esponente del fronte del «no»: per i pentastellati in tutta evidenza conta di più fare chiarezza su una «cospirazione», che serrare i ranghi per il referendum.

Un’economia da regolare 
Se guardiamo alle proposte di carattere economico, il 48% prevede maggiori adempimenti di un tipo o di un altro. La categoria è volutamente ampia: comprende sia forme di regolamentazione tutto sommato innocue (tipo l’istituzione di una nuova figura professionale, l’operatore shiatsu), che norme stringenti che avrebbero presumibilmente un impatto rilevante su interi settori (per esempio in materia di attività assicurativa o di utilizzo dei suoli). In generale, emerge l’idea che attività ritenute poco commendevoli (per esempio, il gioco d’azzardo) debbano essere rigidamente regolamentate. Il 13% delle proposte di legge presentate riguarda invece tentativi di incentivare o sussidiare iniziative che sono ritenute encomiabili. Il 12% possono essere invece considerate semplificazioni e il 4% interventi di sostegno fiscale a particolari attività.

È una lista molto eterogenea, ma di per sé questa non è una novità. Gli americani usano l’espressione «pork barrel» per riferirsi a provvedimenti di spesa che vanno a beneficiare una particolare categoria, che in cambio dà il proprio supporto a un certo politico. Che si tratti, dunque, di agricoltori o di estetiste, poco importa.

Emerge però una chiara impronta ideologica. Qualche esempio. Una proposta che mira a dare «sostegno della ripresa demografica ed economica dei comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti» ne indica le cause del depopolamento in una «economia di rapina che privilegia la speculazione rispetto alla vita delle persone» (al quale la classe politica soggiace solo per la sua «incultura neoliberista»). Un’altra prevede il «diritto del consumatore a conoscere la durata dei prodotti e dei servizi» in risposta a una «obsolescenza programmata» che sarebbe costruita ad arte dai produttori di certi prodotti, per assicurarsi un costante flusso di entrate.

Quando i grillini propongono di semplificare e abolire, lo fanno in larga misura strizzando l’occhio al piccolo commercio. Dall’abolizione di Equitalia a un tentativo di costituzionalizzazione dei principi dello statuto del contribuente, non manca l’idea che quest’ultimo sia una figura negletta quando non vilipesa, dalla vecchia politica. 

Addio al rigore 
C’è da chiedersi, però, quanto sincere possano essere certe dichiarazioni d’intenti, se al contempo i Cinquestelle esprimono la volontà dichiarata di rimuovere gli argini, peraltro assai deboli, all’aumento della spesa. Difficile ridurre le vessazioni per il contribuente, se cresce il bisogno di risorse dello Stato. Forse questo allentare le briglie è un passaggio obbligato, per l’introduzione di un provvedimento costoso oggi ma che essi ritengono possa produrre grandi benefici in futuro, ovvero il reddito di cittadinanza: sulle cui coperture è buio pesto.

Fra le proposte economiche dei deputati pentastellati, sei prendono la forma delle modifiche costituzionali, e di queste due riguardano lo smantellamento del nuovo articolo 81, che prescriverebbe l’equilibrio di bilancio. Norma non proprio efficacissima, se è vero che il Parlamento rimanda il pareggio da che il nuovo articolo 81 è entrato in vigore. Per i grillini esso andrebbe superato del tutto, in omaggio, di nuovo, a una visione cospiratoria della società: quella per cui l’attuale crisi economica «non ha nulla di naturale o di accidentale» (proposta di abolizione del pareggio di bilancio presentata dai deputati Ciprini, Cominardi, Tripiedi, Alberti). Nel luglio 2015, essi si sono espressi anche per una modifica all’articolo 47 della Costituzione, quello sulla tutela del risparmio, affinché esso tuteli «il risparmiatore dal rischio di crisi bancarie». Splendida idea, se non fosse che è un po’ come fare una legge che abolisca i terremoti.
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