LA-U dell'OLIVO

Forum Pubblico => MOVIMENTO 5STELLE: Valori e Disvalori => Discussione aperta da: Admin - Giugno 28, 2015, 09:54:29 am



Titolo: M5S : i nodi del dopo CASALEGGIO...
Inserito da: Admin - Giugno 28, 2015, 09:54:29 am
Grillo: "Non mollo il M5S. Bravo Tsipras"
"Figurati se io me ne vado dal Movimento. E' nel mio DNA. Resto però ai margini".
Così Beppe Grillo a Ostia dopo lo scandalo di Mafia Capitale.
Poi fa i suoi complimenti al premier ellenico


27 giugno 2015
   
ROMA - Corteo del Movimento 5 Stelle a Ostia, per invocare un cambio nel governo della metropoli, dopo lo scandalo di Roma Capitale. Sul palco è arrivato anche Beppe Grillo. "Sono orgoglioso di questi ragazzi: magari li ho danneggiati a volte con la mia irruenza, ma è per il troppo affetto".  "Ci credevo una volta nella sinistra - ha proseguito Grillo - però mi chiedevo come mai non parlassero di alcune battaglie come il voto di preferenza o di mandare via i condannati dal Parlamento. Per poterne parlare a un congresso mi sono dovuto iscrivere al Pd ma non è servito a niente, non mi hanno dato retta".

Grillo ha poi incalzato il partito democratico. "Il vero falso ideologico, oggi, è il Pd", ha detto. Il leader M5s ha poi sottolineato, allargando le questioni alla comunità europea: "Voglio pubblicamente dire che Tsipras con il referendum sta facendo una cosa straordinaria perché democraticamente sta dando l'ultima parola al popolo greco. E' quello che vogliamo fare noi". Grillo ha poi salutato la piazza gremita di sostenitori: "Ricordatevi l'occasione fa l'uomo onesto. Io sono in disparte, ma figuratevi se me ne vado dal Movimento, è nel mio DNA. Io ci sono, non scompaio, sono - ha aggiunto sorridendo - dietro Casaleggio". "Ora disperdetevi - ha concluso Grillo - andate e parlate del movimento, ma sotto voce. Bisogna rischiare qualcosa di proprio nella vita, anche piccola".

 "Da Ostia parte l'ondata che arriverà a prendersi il Campidoglio - ha gridato il deputato M5S Alessandro Di Battista - Pretendiamo di andare al voto e vedremo chi voteranno i cittadini. Perché noi già governiamo. A Pomezia il nostro sindaco Fucci è ritenuto incorruttibile. Questa manifestazione è la prova che siamo in grado di arrivare al ballottaggio a Roma".

© Riproduzione riservata
27 giugno 2015

Da - http://www.repubblica.it/politica/2015/06/27/news/grillo_non_mollo_il_m5s_bravo_tsipras_-117852496/?ref=HREC1-5


Titolo: Grillo ai margini? E' auspicabile ci risparmi la miseria culturale di Grillo.
Inserito da: Arlecchino - Giugno 29, 2015, 07:11:07 am
17 giugno 2015

RepTv News, Ceccarelli: uomini e topi, la miseria culturale di Grillo

Il tweet di Beppe Grillo, poi ritirato, che equipara uomini a spazzatura e topi, ha generato polemiche immediate sui social e non solo.
Uomini e topi, proprio come il titolo del romanzo di John Steinbeck. Ma questo è solo marketing della provocazione e un uso smodato dei social


La Fotografia di Filippo Ceccarelli
Montaggio di Leonardo Sorregotti

Da - http://video.repubblica.it/rubriche/reptv-news/reptv-news-ceccarelli-uomini-e-topi-la-miseria-culturale-di-grillo/204586/203667?ref=tblr


Titolo: Grillo: ''Tsipras è straordinario a chiedere il referendum'' (ammira i pavidi?).
Inserito da: Admin - Giugno 29, 2015, 05:57:08 pm
28 giugno 2015

Fiaccolata della legalità, Grillo: ''Tsipras è straordinario a chiedere il referendum''
''Quell'uomo si sta comportando in una maniera straordinaria, perché sta portando l'ultima parola al popolo greco.''

Lo ha dichiarato Beppe Grillo, leader del M5 stelle, durante il suo intervento a Ostia, a proposito della scelta del leader greco Tsipras di chiedere, tramite referendum, un parere sulla proposta avanzata alla Grecia dall'Eurogruppo.

Beppe Grillo è arrivato a Ostia al termine della fiaccolata per la legalità partita dal porto turistico.

Da -  http://video.repubblica.it/dossier/movimento-5-stelle-beppe-grillo/fiaccolata-della-legalita-grillo-tsipras-e-straordinario-a-chiedere-il-referendum/205590/204684?ref=tblv


Titolo: Sarà dura l'evoluzione del M5S e dei suoi deputati.
Inserito da: Arlecchino - Luglio 01, 2015, 05:23:24 pm
M5S, Ilaria Loquenzi confermata a capo staff comunicazione.
Casaleggio ottiene la retromarcia dei deputati grillini


L'Huffington Post
Pubblicato: 30/06/2015 19:11 CEST Aggiornato: 2 ore fa

L'insistenza di Grillo e Casaleggio sulla conferma di Ilaria Loquenzi a capo della comunicazione dei Cinque Stelle a Montecitorio ha dato i suoi frutti: la deputata sarà ancora responsabile del rapporto con i media, malgrado la votazione con cui gli stessi deputati grillini avevano deciso di silurarla solo pochi giorni fa. In tarda notte l'assemblea dei deputati M5S ha fatto retromarcia sulla bocciatura della Loquenzi, accogliendo la richiesta dei due fondatori.

Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio insistono: Ilaria Loquenzi va confermata alla guida dello staff comunicazione e la sua nomina andrà ratificata da una nuova assemblea dei deputati convocata ad hoc questa sera.
I parlamentari si riuniranno dopo l'Aula per una nuova votazione dopo quella della settimana scorsa che aveva visto "non ratificare" la richiesta dei due fondatori del M5S con 26 voti contrari. Per caldeggiare una risoluzione secondo i desiderata della vicenda, oltre ai numerosissimi contatti telefonici con il Direttorio e alcuni parlamentari, hanno inviato una lettera all'intero gruppo parlamentare

Si tratta di un vero e proprio braccio di ferro di Grillo e Casaleggio con i propri parlamentari. I due leader si rifanno al regolamento interno al M5S secondo cui spetterebbe ai fondatori cinquestelle indicare i capi degli staff comunicazione di Camera e Senato. In base alle regole interne dei pentastellati, l'assemblea dei deputati dovrebbe però ratificare la scelta con un voto. Cosa che non è avvenuta la settimana scorsa. Per tutto il giorno gli uomini del Direttorio hanno avvicinato i deputati, radunandoli in capannelli o singolarmente, fermandosi a parlare lungamente sulla situazione e sui possibili sviluppi della vicenda.

I due leader hanno letto l'episodio come un atto di sfida ed hanno riproposto lo stesso nome, quello della Loquenzi, intimando ai parlamentari di partecipare all'assemblea (la scorsa assemblea erano una quarantina) e di votare a favore della loro candidata.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2015/06/30/m5s-grillo-nomina-loquenzi_n_7697962.html


Titolo: M5S. FANTINATI attacca CL e scopre l'acqua calda. Ma a chi giova? NEPPURE A LUI.
Inserito da: Admin - Agosto 27, 2015, 11:36:58 am
Meeting di Rimini, l'ospite grillino attacca Cl dal palco: "Siete lobby di denaro e potere"
Invettiva del deputato M5S Mattia Fantinati: "Siete sempre dalla parte di chi comanda".
Sconcerto in platea. - Grillo applaude dal suo blog


26 agosto 2015

RIMINI - Ha attaccato Comunione e Liberazione in casa propria, dal palco del Meeting di Rimini dove era stato invitato e si presentava come primo relatore grillino della storia. Mattia Fantinati, deputato del M5S ha sorpreso tutti. Davanti a una platea che lo ascoltava sconcertata, ha lanciato la sua invettiva: "Oggi, proprio onestamente, sono qui per denunciare come Comunione e Liberazione, la più potente lobby italiana, abbia trasformato l'esperienza spirituale morale in un paravento di interessi personali, finalizzati sempre e comunque a denaro e potere".

Un intervento durissimo, sulla scia delle posizioni che avevano visto il mondo grillino ribattezzare Cl come 'Comunione e fatturazione': "Negli anni - ha tuonato Fantinati - avete generato un potere politico capace di influenzare sanità, scuole private cattoliche, università e appalti. Sempre dalla parte dei potenti, sempre dalla parte di chi comanda. Sempre in nome di Dio". E ha ricordato i rapporti con la politica del passato: "Avete applaudito il prescritto per associazione mafiosa, pace all'anima sua: Giulio Andreotti. Non credo perchè andasse in chiesa ogni mattina ma perchè egli rappresentava una visione politica assolutamente in linea con la vostra: l'inciucio sempre comunque ed a tutti i costi, pur di allargare la propria cerchia di alleati che un giorno sarebbero potuti tornare utili per il proprio tornaconto, dentro e fuori alle stanze della politica". Ma non si ferma alla Prima Repubblica: "Dopo il Giulio nazionale avete osannato il suo rampollo Silvio. Sulla scia di Berlusconi - dice ancora Fantinati - avete steso tappeti rossi per il 'celeste' Formigoni, finito sotto processo per corruzione per tangenti multi-milionarie sulla sanità lombarda. A suon di vacanze pagate da lobbisti senza scrupoli si ritrova ora indagato con l'accusa di aver distribuito appalti a destra e a sinistra ai soliti amici della casta, ma forse sarebbe più giusto chiamarla cosca. Caduto in disgrazia Formigoni, vi siete girati verso il governo dell'inciucio Letta e del premier attuale, uguali, perché sostenuti dalla stessa maggioranza. Ora che avete perso anche vostri due ministri, il premier mai eletto, accortosi che i boy-scout sono troppo giovani per votare e che oramai non ha più il consenso dell'anno scorso, viene qui a ricevere la vostra benedizione baciando pantofole ed anelli".

Meeting di Rimini, ospite grillino attacca Cl: "Avete sempre fatto affari in nome di Dio"
Fantinati era stato invitato al Meeting a partecipare, nell'ultima giornata della kermesse, al tradizionale incontro dei deputati dell'intergruppo sulla sussidiarietà, sul tema “La politica per chi, la politica per cosa”, con Raffaello Vignali di Ncd, Antonio Palmieri di Fi, Guglielmo Vaccaro del Misto e Marco Donati del Pd. Ciascuno ha raccontato alla platea, nella sala in verità poco piena, la propria esperienza politica. Fantinati, invece di parlare dal tavolo dei relatori, si è avviato al podio e ha iniziato la sua sfida a Cl. Un'impresa mai riuscita a nessuno in passato, nemmeno a Marco Pannella che pure ci aveva provato.

"Non esiste una politica cristiana - ha detto Fantinati - esiste un cristiano che fa politica. Il M5S si indigna che si possa strumentalizzare in questo modo tanta brava gente e credenti cattolici". E denuncia "un sottobosco di persone di Comunione e Liberazione, che di cattolico non hanno nulla, tanto meno di senso civico. Non sorprende più ormai come tra voi si possa trovare Don Mauro Inzoli detto "don Mercedes" oppure come il vostro nome possa finire legato agli scandali di Mafia Capitale tramite la 'Cooperativa Bianca' La Cascina: siete l'immagine di una Chiesa privata, che, ogni anno, forte del suo bacino di voti, si ritrova qui a parlare di valori cristiani e dell'amicizia, ma ne esce rinnovata negli affari".

Mugugni e qualche fischio sono partiti dalla platea. A calmare gli animi è stato Raffaello Vignali, deputato di Ap ed ex presidente della Compagnia delle opere, il 'braccio economico' di Cl. È stato lui poi a rispondere: "La prova che Cl non è quello che Fantinati è nel fatto che il movimento permette di invitare al Meeting chiunque, anche chi è contrario". E ha aggiunto un invito "da amico a fare un giro per i padiglioni": "Parla con i volontari - ha detto rivolgendosi al collega M5S - molti sono disoccupati e lavorano qui gratis. Così magari potrai giudicare. Invece di pensare di avere la patente della purezza, noi non abbiamo paura di dialogare anche con chi pensa di avere la verità in tasca".

Le parole di Fantinati, intanto venivano caricate sul blog di Beppe Grillo e il leader ha twittato entusiasta il link commentando "Deputato del M5s senza paura. Le canta a Cl durante il #meeting15 di Rimini" e spegnendo le polemiche degli attivisti del M5S che avevano contestato la presenza del deputato al Meeting.

Meeting Rimini, il grillino Fantinati: "L'attacco a Cl dal palco? Ho deciso da solo"

© Riproduzione riservata 26 agosto 2015

DA - http://www.repubblica.it/politica/2015/08/26/news/meeting_di_rimini_l_ospite_grillino_attacca_cl_dal_palco_siete_lobby_di_denaro_e_potere_-121677421/?ref=HREC1-13


Titolo: I 5Stelle si candidano a Roma... immodestia o incoscienza?
Inserito da: Arlecchino - Ottobre 14, 2015, 02:39:26 pm
Grillo "cameriere" in pizzeria: "I candidati sindaci, anche quello di Genova, li sceglierà la rete"
Il leader dei Cinque Stelle in corso Italia per una cena di autofinanziamento: due turni, alcune centinaia di persone a tavola: "A Roma non facciamo in tempo a distrarci che arrestano qualcuno"

Di MICHELA BOMPANI
13 ottobre 2015

"Dovremmo lanciare dei derivati swap per avere soldi per le manifestazioni. E non c'è da scartare l'idea che ci quoteremo in borsa". Così ironizza Beppe Grillo arrivando ad una pizzeria di Corso Italia, la passeggiata a mare di Genova, dove si svolge una cena di autofinanziamento del movimento al termine della quale, è stato annunciato, lui stesso servirà amaro e limoncello ai Beppe Grillo. L'iniziativa è stata indetta, come in altre città, per raccogliere fondi per l’evento del prossimo fine settimana all’autodromo di Imola, “Italia 5 Stelle”.

Grillo parla del caso-Marino ma anche degli scandali in Lombardia: "A Roma non facciamo in tempo a distrarci che arrestano qualcuno. Ormai è diventata la normalità. Il candidato sindaco? Dovete mettervi in testa che qui nei Cinque Stelle non ci sono leader, ma abbiamo solo 4 regole. Il candidato sindaco di Roma lo sceglierà la rete. Abbiamo quattro consiglieri laureati capaci, che studiano da due anni e sanno tutto".
Quindi, amplia lo sguardo alle altre città: "Anche a Milano, Torino e Genova il candidato sindaco lo sceglieranno gli iscritti. Metteremo persone poco note alla magistratura e che cambieranno il sistema. Noi siamo una base senza leader, Renzi invece è un leader senza base"

Dentro il ristorante “Il veliero” di corso Italia si è riunito tutto il mondo M5S genovese. Due i turni per cenare, nella pizzeria stracolma: arrivano giovani e persone anziane, alcuni anche con il cagnolino.

Era già successo cinque mesi fa, nello stesso locale: Grillo aveva indossato i panni del cameriere e insieme a lui il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, grande promotore della candidata, la portavoce Alice Salvatore, alla vigilia delle elezioni regionali. Sia la Salvatore che Grillo indossano la maglietta "Il portavoce che ti serve", così come tutti i consiglieri regionali, comunali e municipali. Il leader si chiude con i partecipanti alla cena, resta fuori Alice Salvatore, capogruppo in Regione, che commenta: " Se il caso Mantovani fosse accaduto dopo la riforma del Senato, Mantovani avrebbe potuto godere dell'immunità parlamentare".

Dopo il saluto se ne va invece Paolo Putti, capogruppo in consiglio comunale a Genova: "E' il compleanno delle donne della mia famiglia" precisa per tagliar corto sulle possibili polemiche: nel comunicato stampa non era annunciato e in passato qualche scontro con Grillo, proprio alla vigilia delle regionali, lo aveva avuto.

Proprio ieri Beppe Grillo aveva scritto una mail a tutti gli attivisti italiani del M5S per chiedere un ultimo sforzo per la raccolta fondi per Imola. «A Imola discuteremo insieme di come sarà il governo del M5S per il nostro Paese! Il M5S ha rifiutato 42 milioni di euro di rimborsi elettorali in coerenza con il referendum del 1993, si mantiene solo con le piccole donazioni di attivisti e simpatizzanti come te», ha inviato. Al momento sono stati raccolti 303.000 euro.

Due le opzioni offerte al mondo M5S, per menù a prezzi popolari. Opzione A oppure B: ovvero trofie al pesto o pizza, con birra piccola e caffè a 20 euro. Oppure penne al profumo di tartufo frittura di pesce calice di vino o birra piccola dessert e caffè a 25 euro. L’ammazzacaffè, appunto, viene offerto dal Movimento, e da Grillo in persona.

Schierati tutti i portavoce regionali: Alice Salvatore, capogruppo in consiglio regionale e trionfatrice alle elezioni regionali, con i suoi compagni di seggio in Regione Marco De Ferrari, Gabriele Pisani, Fabio Tosi, Francesco Battistini e Andrea Melis. Ci sono i portavoce comunali: Andrea Boccaccio e Stefano De Pietro. Presente anche Emanuela Burlando e Mauro Muscarà. Presenti anche alcuni portavoce municipali.

I mal di pancia. Del resto i mal di pancia interni, non sono mancati anche dopo le elezioni, che hanno portato il Movimento Cinque Stelle a posizionarsi come secondo partito in Regione e primo partito nella città di Genova, con oltre il 27%, ad esempio, dove sono già cominciate le manovre per impostare la campagna elettorale del dopo Marco Doria.

Durante la prima assemblea ligure del M5S dopo le elezioni regionali, che si è svolta all’inizio di ottobre, ha messo in evidenza, scritto nero su bianco in una lettera, malumori che riguardano proprio i nuovi consiglieri regionali e la portavoce Alice Salvatore. Un gruppo di attivisti genovesi e savonesi, una trentina, li accusano innanzitutto di non restituire le “eccedenze” rispetto al tetto di stipendio di 2500 euro. E di essersi adagiati, nelle nomine in Regione, sul “modus operandi” dei partiti tradizionali.

Nel mirino è finita infatti la prima nomina “pesante” che ha dovuto fare il Movimento, in Filse, la strategica società operativa e finanziaria della Regione: é stato nominato infatti dal M5S Enrico Maria Nadasi, che però è anche formalmente segretario del Movimento, nonché commercialista di fiducia di Beppe Grillo, anche se ha un curriculum davvero molto qualificato.

© Riproduzione riservata
13 ottobre 2015

Da - http://genova.repubblica.it/cronaca/2015/10/13/news/beppe_grillo-125007060/?ref=HREC1-28


Titolo: M5S : i nodi del dopo CASALEGGIO...
Inserito da: Arlecchino - Aprile 14, 2016, 05:12:01 pm
M5s. Leadership, gestione sul territorio e piattaforma attivisti: i nodi del dopo Casaleggio

Con l'addio al cofondatore del Movimento 5 stelle si apre una nuova fase.
In campo restano tre protagonisti: Beppe Grillo, il direttorio e il figlio dell'imprenditore Davide.
Disponibile da oggi anche il sistema operativo Rousseau che però non permette la totale autonomia degli iscritti.
C'è un vuoto di potere e chi lo riempirà sarà responsabile delle sorti grilline


Di Martina Castigliani | 12 aprile 2016

Potranno dire tutto, ma non che erano preparati. I parlamentari del Movimento 5 stelle piangono la morte di Gianroberto Casaleggio e si trovano soli all’improvviso ad affrontare il terremoto. Due mesi prima delle elezioni amministrative, un anno e mezzo dopo il passo indietro di Beppe Grillo e la nomina di un direttorio con 5 nomi per avere più contatto con il territorio: il M5s ora dovrà farcela con le sue gambe. Sono tre i protagonisti che restano in campo. Per prima cosa le telecamere cercano il comico, l’ultimo padrone di casa rimasto che proprio oggi sarebbe dovuto essere in tournée a Napoli. Lo sguardo va poi al direttorio e ai suoi esponenti più rappresentativi, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. E infine c’è Davide Casaleggio, il figlio del cofondatore più volte indicato come il braccio destro che di fatto già faceva funzionare la macchina.

Poco dopo la notizia dell’addio di Casaleggio è stata pubblicato online Rousseau, la piattaforma per la partecipazione dal basso degli iscritti M5s. Promessa da mesi come evoluzione di quella già esistente è stata lanciata per dare un messaggio: ora la palla passa agli attivisti. Il nuovo sistema operativo riunisce alcune vecchie funzioni e ne aggiunge altre: la partecipazione alla stesura delle leggi (Lex regionale, nazionale, Europa), il voto delle liste e dei candidati e il fund-raising. La struttura però è ancora gestita dalla Casaleggio associati: è lì che si decide quanto, come e su cosa votare; gli iscritti non hanno autonomia di proposte e ancora non c’è una società terza che certifichi le votazioni. Morale: la struttura dal basso non può ancora funzionare senza una testa che dirige.

Gli attivisti ora sperano di non essere abbandonati da Beppe Grillo. Della coppia incredibile comico-guru è rimasto solo il primo. Che della politica ormai ne vuole sapere solo quanto basta, che da giorni è impegnato nel suo tour in giro per l’Italia con il nuovo spettacolo. E’ da sempre il front-man, il nome e la garanzia, ma di sicuro la gestione più o meno ordinata del Movimento non è mai dipesa da lui. Anzi. C’è chi racconta che più di una volta è caduto dalle nuvole a chi gli chiedeva notizie su un post sul suo blog: c’era il suo nome sì, ma non per forza doveva lui dare il via libera. Grillo ha troppe cose per la testa, non sa da dove partire per gestire un’azienda (o un gruppo parlamentare) e lo ha detto più volte senza tanti giri di parole: ora tocca agli altri, lui ha dato anche troppo.

Per questo è nato il direttorio: eminenza di 5 parlamentari, tutti deputati e tutti del centro-sud, sono i moschettieri fidati voluti da Casaleggio per aiutarlo a gestire il Movimento. Obiettivo era quello di concentrarsi sul territorio e sulle tematiche più importanti, perché il M5s è sempre più complesso. Il leader indiscusso è ormai Luigi Di Maio, ma fino a questo momento è stato marcato stretto dai fondatori. Il deputato piace ed è sempre piaciuto, ma è stato anche più volte invitato a stare al suo posto. Nel Movimento c’è questa continua contraddizione tra il fare politica e il pensarla: Di Maio sa parlare con gli altri partiti, ha la sensibilità strategica di gestione del gruppo, ma non può esporsi troppo. Perché il M5s non può avere leader per definizione e proprio il deputato non deve bruciarsi prima del tempo. Ora tutto potrebbe cambiare e la sua esperienza sul campo farà la differenza. I colleghi hanno avuto prestazioni più o meno buone: sono arrivati un po’ tardi e sono diventati il punto di appoggio di centinaia di realtà. Per questo, e lo pensava anche Casaleggio, il direttorio dovrà allargarsi, annettere nuove persone con nuove responsabilità e incrociare le dita perché tutto funzioni.

Sullo sfondo ma nemmeno troppo c’è Davide Casaleggio. Figlio del primo matrimonio, è proprietario per il 30 per cento della Casaleggio associati (stessa quota del padre che ora potrebbe ereditare). Se l’imprenditore era timido e riservato, il figlio lo è ancora di più. La stampa lo ha conosciuto solo negli ultimi mesi, ma lui è sempre stato al fianco del padre. E’ suo il numero che chiama gli espulsi dal Movimento, è sua la voce che certifica o meno le liste 5 stelle. Non è una sorpresa per molti: era al teatro Smeraldo a Milano in uno dei primi incontri M5s nel 2009. E tanto per fare un esempio, era dietro le quinte a Imola durante l’ultimo raduno dei 5 stelle. Lui ha consapevolezza della gestione della Casaleggio associati, ma il passaggio di consegne non è per nulla scontato e lui per primo potrebbe opporsi.

Il Movimento ha un problema di gestione, ma soprattutto all’improvviso anche un vuoto di leadership. Viene in mente la richiesta ormai quasi ossessiva del sindaco M5s Federico Pizzarotti di fare un’assemblea nazionale per fare il punto generale: non lo ha mai ascoltato nessuno, ma potrebbe essere una soluzione. Casaleggio non voleva essere un leader, non voleva essere definito responsabile della linea politica, ma di fatto era tutte quelle cose insieme. Con una differenza che era insieme la sua forza e la sua debolezza: non essere direttamente eletto in Parlamento, non avere a che fare con la politica “giocata” ed essere un capo solo a distanza. Il M5s orfano ora deve diventare grande e farlo in fretta: c’è un vuoto di potere e chi lo riempirà sarà responsabile delle sorti del Movimento.
Di Martina Castigliani | 12 aprile 2016

Da - http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/12/m5s-leadership-gestione-sul-territorio-e-piattaforma-attivisti-i-nodi-del-dopo-casaleggio/2629873/


Titolo: Dopo la morte di Casaleggio, il M5s visto da Pd, Lega e gli altri avversari: ...
Inserito da: Arlecchino - Aprile 16, 2016, 06:02:04 pm
Dopo la morte di Casaleggio, il M5s visto da Pd, Lega e gli altri avversari: tra omologazione e disintegrazione

Pubblicato: 12/04/2016 18:50 CEST Aggiornato: 4 ore fa

“E’ come se fosse morto Marx o Osho… Chi può raccogliere l’eredità spirituale di Gianroberto Casaleggio?”, si chiede un dirigente Pd a taccuini chiusi. La morte del guru del Movimento 5 Stelle ferma la politica e la cambia. Piomba in Transatlantico in pieno dibattito sulla riforma costituzionale, lo accelera perché le opposizioni ritirano l’ostruzionismo, lo indirizza veloce verso il voto finale, roba che il premier Matteo Renzi, oggi in visita in Iran, non poteva certo prevedere o immaginare. La scomparsa di Casaleggio imbalsama il dibattito, lo riavvolge fino al punto di partenza: cos’è e cosa sarà ora del M5s? Nei capannelli dei parlamentari delle altre forze politiche tracimano gli interrogativi insieme al cordoglio e al rispetto per la morte.

“Sono nel guado a metà tra rischio omologazione e disintegrazione. Peccato che entrambi siano esiti nefasti per una forza come i cinque stelle”, ragiona un deputato Dem. Casaleggio non è Berlinguer, riflettono un po’ tutti. E’ oltre. E’ un capo col carisma, certo, come l’ex segretario del Pci. Ma “non lascia un’eredità politica e ideologica o almeno non solo quella. Lascia un’eredità anche spirituale. Già sarebbe difficile sostituire un segretario carismatico. Nel caso di Casaleggio è ancora più difficile”, dicono in casa Pd.

Nel Pd Matteo Renzi è quasi l'unico ad attenersi al semplice cordoglio: "Voglio esprimere tutto il sentimento di umanità e di vicinanza da parte mia e del governo" per la morte di Casaleggio, dice il premier da Teheran, "Noi abbiamo avuto un radicale dissenso su molte cose ma davanti al dolore esprimiamo un sentimento di prossimità mia e del governo. Voglio esprimere il cordoglio anche a nome del Pd alla famiglia di Casaleggio, al Movimento 5 stelle, a Grillo".

I Dem invece dicono di Casaleggio quello che non hanno mai detto prima della sua morte.

Luigi Zanda: “Roberto Casaleggio non è stato solo un imprenditore. E' stato anche un leader che, con la sua personalità, ha inciso sulla politica italiana in una fase molto difficile della storia della Repubblica". Rosi Bindi: “Si potranno o meno condividere le sue idee ma non c'è dubbio che Casaleggio ha provato a dare una risposta alla crisi del rapporto tra cittadini e politica e molti italiani lo hanno capito”. Francesco Boccia: “Pur non condividendo spesso le sue strategie, né il suo modo di porsi dinanzi alle esigenze del Paese, va dato atto a Casaleggio d'aver intuito e posto con forza la questione della partecipazione collettiva alla vita pubblica e d'aver vinto la scommessa che aveva fatto nel portare semplici cittadini reclutati sulla rete nei palazzi istituzionali del nostro Paese. Tutto ciò resterà nei libri di storia”. Persino Giuseppe Fioroni si spende: “Al di là delle idee politiche con Casaleggio muore un uomo intelligente, timido ed arguto. Una perdita per il suo movimento e per la politica".
Pierluigi Bersani non usa giri di parole: “Voglio anche fare le condoglianze al Movimento 5 stelle e dirgli quel che scrisse Orazio: 'Nabis sine cortice', nuoterai senza salvagente".

Ecco appunto. E dunque? “Nell’immediato non succederà nulla: hanno perso la mente certo, ma Casaleggio non era il loro volto pubblico. Quello è ancora Grillo”, pronostica invece un dirigente di Sinistra Italiana. “E poi – continua - non ci sono passaggi chiave in vista che richiedano una capacità decidente come quella esercitata da Casaleggio in momenti difficili come per esempio il dibattito sulle unioni civili”, quando all’improvviso il movimento, diviso dai richiami discordanti della base, decise di non votare la stepchild adoption lasciandola naufragare nelle incertezze della maggioranza di governo. “Nell’immediato potrà anche esserci un effetto emotivo che li porti a vincere la sfida delle amministrative”, dice un deputato Dem. “Ma quando arriveranno i passaggi complicati, chi deciderà? Solo Casaleggio era in grado di esercitare quel potere di decisione su tutto il movimento, lui era in grado di riparare le divisioni interne che ora rischiano di esplodere”.

Così li vedono da fuori gli altri, gli avversari che certo nel giorno della morte evitano di intestarsi ragionamenti di prospettiva pur obbligati di fronte a un fatto politico come la scomparsa del leader carismatico di un movimento inedito nella storia della Repubblica. “Per giunta Casaleggio era anche quello che aveva contatti con pezzi di potere italiano, con le ambasciate, gli imprenditori: un tassello non indifferente nella strategia a cinque stelle”. Possono sbandare? Dalla Lega per dire vedono anche questo rischio: “Casaleggio era indubbiamente una persona centrale nel movimento. E decideva spesso guardando a destra. Ora potrebbero invece prevalere le pulsioni di sinistra più forti nei gruppi parlamentari”, ci dice il deputato leghista Massimiliano Fedriga.

Omologazione o disintegrazione? I conti del Transatlantico si presentano un po’ sfacciati, tagliano a fette una realtà di difficile interpretazione proprio perché del tutto nuova. “Qui non c’è un partito tradizionale, non c’è un’assemblea che elegga un altro leader, non lo hanno mai fatto…”, continuano in casa Dem. Appunto. “Si omologano agli altri partiti, magari candidando Di Maio alla premiership? Potrebbe non bastare per far funzionare un movimento come il loro, potrebbe essere letale… Si disintegrano?”. In Transatlantico gli interrogativi restano a mezz’aria, mentre l’aula vara la riforma costituzionale di Renzi: mai voto finale fu meno contestato dall’opposizione. C’è altro cui badare. C’è da trovare la ‘terza via’ anche per cinquestelle. “Omologazione, disintegrazione… O forse – azzarda un altro Democratico – potrebbero trovare un punto di riferimento spirituale nel nuovo segretario dell’Associazione Nazionale Magistrati Piercamillo Davigo”. Lui che nel giro di tre giorni ha già fatto scintille con il premier. Chissà.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/04/12/morte-casaleggio-m5s_n_9671230.html


Titolo: Fanatismo politico senza capo ne coda ...
Inserito da: Arlecchino - Aprile 21, 2016, 05:15:34 pm
I grillini da Mattarella cercano una sponda ma trovano un incidente diplomatico su Verdini

Pubblicato: 20/04/2016 16:56 CEST Aggiornato: 2 ore fa

L’incontro tra i 5Stelle e Sergio Mattarella, già alla vigilia, non sembrava dovesse avvenire sotto i migliori auspici. Poi, dopo il colloquio, c’è stato qualcosa in più di un malinteso. I capigruppo del Movimento 5 Stelle di Camera e Senato sono usciti dal Quirinale, dopo un’ora di incontro con il Capo dello Stato, lasciando intendere di aver trovato una “sponda” nel presidente della Repubblica: “Abbiamo parlato della maggioranza che c'è in Senato e del voto di ieri del gruppo dei verdiniani contro la mozione di sfiducia. Il presidente ha riconosciuto che Verdini fa parte della maggioranza”. In fondo quest'ultimo è uno leitmotiv dei 5Stelle ogni qualvolta attaccano il premier Matteo Renzi. Ma le parole di Michele Dell’Orco e di Nunzia Catalfo sono state a stretto giro smentite da una nota del Colle, che ha precisato di non aver fatto tale considerazione.

Secondo i grillini, il presidente avrebbe parlato di “una maggioranza, quella dei verdiniani, aggiuntiva e non sostitutiva”, cioè non ancora determinante ai fini della tenuta del governo: “Al momento il gruppo di Ala è aggiuntivo. La maggioranza si è allargata e questo è un dato di fatto riconosciuto da Mattarella", hanno riferito i grillini aggiungendo che "se il gruppo Ala diventerà sostitutivo, il Presidente interverrà in qualche modo”.

Il Colle, irritato per quella che viene considerata una libera interpretazione che non corrisponde alle parole pronunciate dal presidente della Repubblica, precisa così: “L'Ufficio Stampa del Quirinale riferisce, per completezza di informazione, che le parole del Presidente Mattarella riguardo alla maggioranza di governo sono state le seguenti: ‘Voi mi dite che alla maggioranza di governo si è aggiunto un gruppo che non ne faceva parte. Il mio parametro di comportamento è la Costituzione. Se ravvisassi motivi per intervenire secondo la Costituzione, lo farei. Non li ho ravvisati”. In pratica il Capo dello Stato si sarebbe limitato ad ascoltare i due capigruppo grillini senza entrare nel merito della composizione della maggioranza (“aggiuntiva” o meno), come invece i capigruppo hanno riferito lasciando il Colle. E comunque Mattarella ha fatto presente di non aver ravvisato motivi che lo porterebbero adesso, nel rispetto delle prerogative del Capo dello Stato, a intervenire. Inoltre, in ambienti del Quirinale si apprende che Mattarella, nel corso dell'incontro ha definito la presentazione di mozioni di sfiducia al governo "un legittimo diritto dell'opposizione" e non "sacrosante" come invece affermato dai due esponenti dei 5 Stelle.

L’intento dei grillini, alla vigilia dell’incontro, era chiedere a Mattarella di agire per fare in modo che Renzi aprisse una crisi di governo dal momento che “la maggioranza è cambiata rispetto all’inizio della legislatura e che i verdiniani sono stati fondamentali al Senato per l’approvazione delle Riforme”. Ma stando alla nota ufficiale del Colle, questa sponda, che i grillini avrebbero voluto giocarsi a loro favore, non è stata offerta. Sta di fatto che questa frizione tra Quirinale e 5Stelle potrebbe essere solo l'antipasto in vista del referendum costituzionale e la bellicosità dei grillini verso il Colle potrebbe aumentare e avere una escalation.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/04/20/colle-smentisce-5stelle_n_9738180.html?1461164227&utm_hp_ref=italy


Titolo: M5s, Raggi a Milano incontra Casaleggio Jr. Di Maio: "Abbiamo premier e squadra
Inserito da: Arlecchino - Aprile 21, 2016, 05:35:17 pm
M5s, Raggi a Milano incontra Casaleggio Jr. Di Maio: "Abbiamo premier e squadra di ministri ma nessun leader"
Nel pomeriggio assemblea congiunta dei parlamentari Cinque stelle a Montecitorio su mozione di sfiducia al governo
18 aprile 2016

ROMA - Beppe Grillo torna in prima linea alla guida del Movimento e l'asse Milano-Roma si rafforza, anche se con un leggero spostamento del baricentro verso la Capitale: sono i primi effetti tangibili nel M5S dopo la morte di Gianroberto Casaleggio.

Oggi, ad esempio, la candidata sindaco a Roma, Virginia Raggi, è a Milano per un incontro con Davide Casaleggio, il figlio maggiore dell'ideologo dei Cinque stelle che ha preso il timone dell'azienda del padre. "Siamo qui per parlare di campagna elettorale - ha detto arrivando alla sede della Casaleggio Associati - Adesso il nostro imperativo, ancora di più è vincere, e vincere per Gianroberto". E ha assicurato che la linea non cambierà: "Davide ha un ruolo di garanzia, esattamente come è sempre stato - ha chiarito - L'ultima parola la abbiamo tutti, ce l'avrò io ma le decisioni vengono prese di concerto come sempre. Ci stiamo preparando a una cosa grandissima, a vincere a Roma, quindi è importante farlo tutti insieme".

"Da Previti alla Casaleggio per farsi dare la linea e le liste. Roma merita di più, non è una succursale del blog", è la critica su Twitter del senatore Pd Francesco Scalia nel commentare la visita di Raggi a Milano.

Nel pomeriggio, invece, deputati e senatori pentastellati terranno una assemblea congiunta a Montecitorio su referendum e mozione di sfiducia al governo e per preparare l'incontro di mercoledì con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale.

Quella che comincia oggi si prospetta, dunque, come una settimana chiave per capire se e come sono cambiati i rapporti all'interno del M5S. E questa mattina Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, intervenendo a Montecitorio al convegno 'Open Democracy', ha chiarito: "Tutti parlano di leader. Noi ci candideremo alle prossime elezioni e ci presenteremo con una squadra di ministri e un candidato presidente del Consiglio prima delle elezioni perché vogliamo giocare a carte scoperte. Però non c'è un leader perché questo movimento sta puntando all'autogoverno, attraverso strumenti di democrazia diretta a partecipata. Il leader del M5S è il M5S stesso, che prenderà le sue decisioni attraverso la piattaforma Rousseau".

A proposito del referendum, il componente del direttorio 5 stelle ha aggiunto: "Un referendum come quello celebrato ieri diventa, ed è diventato, l'ennesimo terreno di scontro tra bande del Pd. E quando i cittadini hanno capito che lì dentro non si discuteva di trivelle ma erano solo correnti le une contro le altre, hanno snobbato" il voto. Quando travolgi "la democrazia per guerre di potere interne alla fine ne risente la democrazia".

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18 aprile 2016

Da - http://www.repubblica.it/politica/2016/04/18/news/m5s_dopo_casaleggio_leadership_e_sfiducia_governo-137878569/?ref=nl-Ultimo-minuto-ore-13_18-04-2016


Titolo: La Fondazione Casaleggio gestirà il blog M5S.
Inserito da: Arlecchino - Aprile 26, 2016, 09:06:07 am
La Fondazione Casaleggio gestirà il blog M5S.
Lettera postuma: “Siamo prossimi a governare”
Nasce l’associazione Rousseau, ma è solo tappa intermedia.
Il figlio Davide annuncia: «Presto nuova entità intitolata a mio padre».
Sul sito di Grillo l’ultimo scritto del guru

25/04/2016

Prende forma il Movimento 5 Stelle post-Casaleggio. Il figlio Davide annuncia dal blog di Beppe Grillo la nascita dell’Associazione Rousseau, che gestirà la nuova piattaforma dove i 120 mila iscritti possono decidere chi candidare, discutere le leggi e definire punti cardine del programma. Ma l’associazione è solo una tappa intermedia per i mesi necessari a «creare e far riconoscere la Fondazione Gianroberto Casaleggio in cui farò confluire le attività dell’associazione». Davide spiega infatti di sentire «la necessità di intestare a mio padre questa entità».

PROVE DI DEMOCRAZIA DIRETTA 

Casaleggio junior pubblica quindi sul blog di Grillo una lettera del padre, scritta durante gli ultimi giorni di vita in vista del lancio della piattaforma Rousseau: «Tutto è partito da un blog a cui ho dedicato molto del mio tempo ogni giorno negli ultimi 11 anni», afferma Casaleggio padre. «Oggi sono decine le voci autorevoli del MoVimento e per questo è necessaria un’evoluzione di quello che è stata una rivoluzione culturale in Italia: portare il cittadino a decidere del suo destino. Da oggi nasce il Blog delle Stelle, di tutti voi, di tutti noi. Inoltre dopo grande impegno e dedizione è stata completata la prima versione di Rousseau, il primo passo verso un’organizzazione unica di tutti gli strumenti di democrazia diretta e di organizzazione on line che ha portato il MoVimento 5 Stelle alla principale forza di opposizione del Paese e forse la prossima a governare».

IL RUOLO DELL’ASSOCIAZIONE 

«Credo che questa piattaforma possa svilupparsi all’interno di un contesto senza scopo di lucro in modo che possa essere supportato da tutti voi, accelerare gli sviluppi richiesti da molti e permettere votazioni più frequenti sui temi importanti per il MoVimento 5 Stelle», scrive Casaleggio padre. «A questo scopo, in attesa della costituzione di una Fondazione, con il coinvolgimento di esponenti del MoVimento 5 Stelle, l’Associazione Rousseau, di recente costituita, fungerà da battistrada per implementare lo sviluppo degli strumenti di democrazia digitale e aiutare il MoVimento 5 Stelle a crescere ancora. Sarà a questa Associazione per ora, e successivamente alla Fondazione, che Casaleggio Associati metterà a disposizione gratuitamente tutta la piattaforma di Rousseau sviluppata fino ad oggi».

E DI MAIO STUDIA DA CANDIDATO PREMIER 

Nel M5S sono giorni di concitazione. A chi andrà lo scettro dopo la scomparsa del cofondatore? Luigi Di Maio ha acceso i riflettori su di sé: ieri sera è stato ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa”. Dopo il lutto il futuro del Movimento 5 stelle basato sulla democrazia informatica inventata e gestita da Casaleggio non sarà affidato per via ereditaria al figlio Davide. «Questo lo dicono i nostri detrattori, Davide continua la gestione della piattaforma informatica implementata, ma non c’è decisione politica». «Beppe Grillo è il custode delle regole che ci siamo dati», ha aggiunto Di Maio. Dal vicepresidente della Camera arrivano risposte mai fuori misura: si mostra fermo, preciso e compassato come conviene ad un premier in pectore. Quanto all’idea che lui sia il candidato premier pentastellato non si sbottona: «Decideranno con una votazione sulla piattaforma i M5s, io spero le elezioni siano prima possibile». 

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Da - http://www.lastampa.it/2016/04/25/italia/politica/cos-la-fondazione-casaleggio-gestir-il-ms-lettera-postuma-siamo-prossimi-a-governare-zLTIijNOMRBbhdzmxpFg4M/pagina.html


Titolo: Di Maio: "Da Casaleggio solo gestione informatica del Movimento"
Inserito da: Arlecchino - Aprile 26, 2016, 09:10:54 am
M5s, Di Maio: "Da Casaleggio solo gestione informatica del Movimento"
Il vicepresidente della Camera, ospite di Che tempo che fa, parla dei rapporti interni ai Cinque Stelle.
Su Grillo: "E' il garante, ma le decisioni politiche le prendiamo negli spazi istituzionali".
A Renzi: "Ascolti Davigo, facciamo insieme una buona legge anticorruzione"

24 aprile 2016

ROMA - A chi andrà la guida dei Cinque Stelle dopo la morte di Gianroberto Casaleggio? Luigi Di Maio, ospite di Fabio Fazio in Che tempo che fa, dice la sua sui rapporti interni al Movimento. A partire proprio dall'enigma sul ruolo futuro di Davide, figlio di Gianroberto. "A Davide Casaleggio va solo la gestione delle piattaforme informatiche ma non la gestione politica", dice. "Il M5S - precisa - decide attraverso Internet, si incontra facendo eventi e dando notizie su internet, siamo nati da un sito internet. Questa piattaforma informatica è stata inventata e gestita da Gianroberto e Davide Casaleggio, oggi che Gianroberto non c'è più, c'è Davide". Insomma, per il vicepresidente della Camera, nessuna successione ereditaria al vertice. "Questo lo dicono i nostri detrattori", precisa. Parole pronunciate a pochi giorni dalla visita di Virginia Raggi a Milano proprio per incontrare il figlio del cofondatore. Quanto a Beppe Grillo, Di Maio dice: "E' la persona garante delle regole fondamentali ma le decisioni politiche noi le prendiamo negli spazi istituzionali dove veniamo eletti oppure insieme agli iscritti che votano sulla nostra piattaforma". Insomma Luigi Di Maio - il più giovane vicepresidente della Camera della storia della Repubblica - prova ad accendere sempre più su di sé i riflettori.

Lancia poi un appello al premier Renzi perché faccia un'occasione dei consigli di Davigo. "Votiamo insieme una legge che preveda l'abolizione della prescrizione e agenti sotto copertura per combattere la corruzione. Facciamo tesoro dei consigli di un magistrato che maneggia la legge da 30 anni".

Un'apertura arriva sull'immigrazione, in particolare sullo ius soli: "Se una persona parla bene italiano, conosce la nostra cultura ed è in Italia, ha diritto di essere cittadino italiano". E definisce quello degli immigrati "un problema non di frontiere ma di quote". Prosegue garantendo che parteciperà alle celebrazioni del 25 aprile. E sottolinea: "Da tre anni, da vicepresidente della Camera, non ho mai mancato di rispetto alla istituzione che rappresento, ce l'ho con chi l'ha utilizzata a fin di male". Quanto all'estrema destra che ha vinto in Austria afferma: "Li conosceremo e vedremo che partito sono". Ma aggiunge: "Da noi i Cinque Stelle hanno impedito che salissero gli estremismi". Insomma, un intervento tutto all'insegna dell'aplomb istituzionale per un leader politico che "studia" in maniera sempre più evidente da candidato premier.

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24 aprile 2016

Da - http://www.repubblica.it/politica/2016/04/24/news/m5s_di_maio_da_casaleggio_solo_gestione_informatica_del_movimento_-138385798/?ref=HREC1-9


Titolo: Movimento 5 stelle: "Abbiamo vinto le elezioni, ora il Pd approvi 5 nostre...
Inserito da: Arlecchino - Giugno 26, 2016, 12:09:25 pm
Movimento 5 stelle: "Abbiamo vinto le elezioni, ora il Pd approvi 5 nostre proposte"

L'Huffington Post | Di Redazione

Pubblicato: 23/06/2016 12:06 CEST Aggiornato: 5 minuti fa

In un video-messaggio pubblicato sul blog di Beppe Grillo, il MoVimento 5 stelle chiede al Partito democratico di approvare in Parlamento cinque sue proposte. A illustrare le cinque idee sono Roberto Fico e i parlamentari Laura Castelli e Stefano Lucidi e lanciano su Twitter la campagna #pdperchènonapprovi invitando tutti i loro simpatizzanti a scrivere ai democratici.

"A queste elezioni hanno vinto in maniera netta e inequivocabile le proposte e le idee del MoVimento 5 stelle - hanno affermato -. Da Nord a Sud, nelle città piccole e nelle città grandi, in quelle disastrate e in quelle in buona salute. Perfino Renzi ha dovuto ammettere la sconfitta del Pd e il fatto che il voto è stato di cambiamento e non di protesta. Ora è il momento di trarre le conseguenze. Il MoVimento 5 stelle ha riempito il Parlamento di proposte che sono diventate realtà nei comuni dove il M5s è al governo. Perché il Pd non le approva? Il popolo si è (finalmente) espresso, è tempo di rispettare la sua volontà e fare gli interessi dei cittadini, non dei banchieri e delle lobby".

"La prima proposta, il primo dei 20 punti del programma del 2013 per uscire dal buio, l'emergenza nazionale che non può continuare a ignorare 10 milioni di poveri è il reddito di cittadinanza - ha spiegato l'esponente del direttorio -. La proposta di legge del M5s è in commissione al senato, deve essere subito portata in aula per la discussione e l'approvazione. A Livorno e Pomezia è già attivo in via sperimentale grazie ai sindaci 5 stelle Nogarin e Fucci. Ma è l'Italia tutta ad averne bisogno. Non si può più rimandare, la politica dei bonus ad cazzum ha fallito".

"La seconda proposta è l'abolizione di Equitalia - ha detto Laura Castelli -. C'è una proposta di legge 5 stelle pronta per essere votata. Il premier aveva detto che sarebbe scomparsa entro il 2018, se si approva la legge del M5s si può fare subito. Già dieci comuni 5 stelle hanno portato la riscossione dei tributi 'in house' e cacciato Equitalia o hanno avviato le pratiche per il 'distacco'".

"La terza proposta riguarda le Pmi e l'abolizione immediata dell'Irap. Con il microcredito 5 stelle sono nate più di 2.000 nuove realtà imprenditoriali. È ora di pensare a una banca pubblica per gli investimenti sulle buone idee degli italiani. Il microcredito è stato finanziato grazie al taglio degli stipendi dei portavoce del movimento 5 stelle. Questa è la quarta proposta: tagliatevi lo stipendio, subito! una proposta di legge del M5s è già incardinata in commissione uno alla camera. Basta votarla per cancellare sprechi e privilegi insopportabili in questo momento di crisi. Pd perché non la voti?", hanno insistito i grillini.

Stefano Lucidi ha illustrato la quinta proposta: "Anticorruzione: gli italiani vogliono onestà nelle istituzioni e lo hanno dimostrato con il voto a candidati incensurati e limpidi. Il M5s ha presentato la carta dell'onestà che contiene le proposte di legge per una riforma organica della lotta alla corruzione. Vanno discusse e approvate. La corruzione deve essere eliminata e i corrotti non devono mettere più piede nelle istituzioni. Daspo ai corrotti? votiamolo subito".

"Queste cinque proposte sono contenute nel programma con il quale il M5s ha vinto le elezioni nel 2013 e in quello presentato ai comuni al voto domenica. Questo è ciò di cui l'italia ha bisogno e che gli italiani vogliono. Con l'approvazione di queste cinque proposte di legge cambiamo tutto. #Pdperchènonapprovi? chiedeteglielo anche voi con un tweet!".

Le 5 proposte saranno anche presentate al Senato in una conferenza stampa sull'analisi del voto delle amministrative alle 16 alla sala Nassirya del Senato da Laura Castelli capogruppo M5s alla Camera, Stefano Lucidi capogruppo M5s al Senato, Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco e Carlo Sibilia.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/06/23/m5s-5-proposte-pd_n_10627600.html?1466676426&utm_hp_ref=italy


Titolo: Andrea Rossi. Chiara e lo strano asse con Chiamparino
Inserito da: Arlecchino - Luglio 20, 2016, 05:23:39 pm
Chiara e lo strano asse con Chiamparino

19/07/2016
Andrea Rossi
Torino

A differenza di Virginia Raggi, la scalata di Chiara Appendino al piano nobile di Palazzo Civico è stata indolore. I problemi sono venuti dopo. La notte in cui ha archiviato ventitré anni di governo del centrosinistra a Torino, aveva pronta la giunta per nove undicesimi e ha composto le due caselle mancanti nel giro di una settimana. Senza interferenze. Anzi, se c’è un dato che contrappone l’esperienza torinese ai travagli romani è proprio questo: Appendino da mesi può contare sul sostegno compatto della pattuglia di parlamentari piemontesi, sull’appoggio dei consiglieri regionali e della quasi totalità degli attivisti. I (pochissimi) dissidenti sono stati isolati, o si sono emarginati da sé, già molto tempo fa. 

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Ecco perché partire è stato semplice. Giunta di tecnici, scelti attraverso i curricula: un commercialista al Bilancio, un professore di Architettura all’Urbanistica, un ingegnere dei Trasporti alla mobilità, un ex atleta allo Sport. Competenze ma anche segnali trasversali ai vari mondi che l’hanno appoggiata: il suo vice, l’assessore all’Urbanistica Montanari, proviene dai movimenti per i beni comuni e ha un profilo marcato a sinistra; Sergio Rolando, l’uomo dei conti, è stato direttore in Regione ai tempi di Cota ed è vicino al centrodestra.

Il difficile è venuto dopo. Nemmeno il tempo di insediarsi ed è scoppiato il caso Salone del Libro: cambiata l’aria in Comune, gli editori - che da tempo meditavano lo strappo ma sapevano che con Fassino al timone sarebbe stata dura - hanno fatto sapere di voler trasferire la manifestazione altrove e cominciato a flirtare con Milano. 

Appendino aveva due possibilità: fare spallucce, in fondo è appena arrivata e se Torino perdesse il Salone non sarebbe certo colpa sua; oppure battersi per difenderlo sapendo che sarebbe una sconfitta per la città e quindi anche per lei. Ha scelto la seconda opzione e ha fatto asse con il presidente della Regione Chiamparino, in un certo senso il fondatore di quel «sistema Torino» che è stato cavallo di battaglia della sua campagna elettorale. 

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La coppia sta mostrando una imprevedibile affinità che va oltre la necessità di mantenere buoni rapporti di vicinato e che potrebbe disturbare la base grillina. E invece no. In questo primo mese Appendino ha saputo giocare con naturalezza su più tavoli: pragmatica quando c’era da fare il sindaco e, ad esempio, non perdere i 250 milioni promessi dal governo per il Parco della Salute, progetto che non le è mai piaciuto; barricadera quando voleva lanciare segnali ai suoi. Così si spiega il siluro sganciato sul presidente della Compagnia di San Paolo Profumo il giorno dopo la vittoria: si dovrebbe dimettere. Sapeva di non poterla spuntare (la Compagnia è ente autonomo), ma ha affondato comunque il colpo. E così sulla Tav, altro tema caro ai Cinquestelle: quando il ministro Del Rio ha annunciato il nuovo progetto low cost, ha subito replicato che per lei cambiava nulla, l’opera resta inutile.

Ha sfiorato l’incidente diplomatico anche con la Curia: la delega alle politiche per le famiglie (anziché per la famiglia) istituita in giunta le è costata la reprimenda del vescovo. Gli ha chiesto un incontro chiarificatore ma ha tirato dritto, sfilando, con fascia, in testa al corteo del Torino Pride. Qualche giorno prima era andata alla chiusura del ramadan. In gonna.

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Titolo: Alberto Mingardi. La «restitution», tema populistico legato alla morale pubblica
Inserito da: Arlecchino - Luglio 20, 2016, 05:30:14 pm
Regole, complotti e welfare: l’Italia dei Cinquestelle nelle loro 514 proposte di legge
Commissioni d’inchiesta, economia, pochi diritti civili: dove va il M5S
LAPRESSE
La «restitution», tema populistico legato alla morale pubblica

19/07/2016
Alberto Mingardi

Il Movimento Cinquestelle è una «non-associazione», ha un «non-statuto», per sede legale si è scelto un sito web. Pensato per travolgere nella forma quel che resta dei partiti novecenteschi, nella sostanza dovrebbe avere una «non-ideologia». Il Movimento non vanta un catalogo di idee e proposte, quanto piuttosto un metodo. La sua priorità è riconoscere «alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi». La democrazia diretta dovrebbe superare, dunque, categorie usurate come destra e sinistra.

All’atto pratico, questo si traduce in una sorta di elegante camaleontismo: il Movimento propone il reddito di cittadinanza e l’abolizione di Equitalia, eccita l’elettore «antagonista», vezzeggia la piccola borghesia produttiva. Di per sé è un fenomeno non nuovo, nel nostro Paese. Il liberismo di Berlusconi era sempre «sociale», col crollo del Muro la sinistra postcomunista ha specificato che il suo era un socialismo «democratico», talvolta perfino «liberale». La vecchia politica era un po’ anche questo: partire dai lati e convergere al centro, per conquistarlo mostrando un pragmatismo pacato e riflessivo. 

Il Movimento al contrario non gioca a cucire assieme sensibilità sociale e critica allo Stato massimo, cultura di mercato e attenzione ai ceti più deboli, sentimento di giustizia e aspirazione all’efficienza. Si propone piuttosto come una collezione di realtà non necessariamente comunicanti, tante piccole isole accomunate dall’insofferenza per lo status quo. In un’importante ricerca del 2013, «Il partito di Grillo» (Il Mulino), Elisabetta Gualmini e Piergiorgio Corbetta cercavano di risolverne l’enigma guardando ai flussi elettorali. Ne veniva fuori che quello di Grillo era un partito giovane, col suo zoccolo duro nella fascia d’età 35-44, e trasversale, capace di pescare a sinistra quanto nell’area del non-voto e, al Nord, fra chi aveva dato fiducia alla Lega. Già da quel lavoro emergeva come una quota consistente di pentastellati si autodefinisse di sinistra.

Che cosa dice, invece, della collocazione del Movimento la sua produzione legislativa? Abbiamo provato a catalogare le proposte depositate da deputati e senatori Cinquestelle. Dovrebbe essere il modo migliore, per comprendere quali sono effettivamente attitudini e preoccupazioni di un ceto politico. I criteri seguiti sono inevitabilmente arbitrari: dipendono in tutto e per tutto dalla lettura che, delle proposte di legge in questione, ha dato chi scrive. 
Più welfare che diritti 
Prima di concentrarci su quelle di tema economico, abbiamo diviso le proposte di legge, 360 depositate alla Camera e 154 al Senato, per macro-settori. Alla Camera, il 38% riguarda questioni economiche, il 15% il funzionamento del welfare state, il 6% temi di trasparenza e, per così dire, di «moralità pubblica», il 17% la riforma della politica, il 6% i diritti civili, il 6% politica estera e di difesa, il 7% ambientalismo e diritti degli animali, il 3% la cultura, e il restante 2% non rientra in nessuna di queste categorie. Le proporzioni sono simili, se si guarda all’attività dei senatori: economia 23%, stato sociale 21%, trasparenza e «moralità pubblica» il 19%, riforma della politica 9%, diritti civili 9%, politica estera e di difesa 7%, ambientalismo 2%, cultura 6%, il resto non rientra in nessuna di queste categorie.

L’attenzione ai temi dell’ecologia segnala la vicinanza alla sinistra tradizionale. La componente di proposte di stampo «giustizialista» è corposa, e non poteva essere altrimenti: dal «Vaffa» Day in poi, è il tasto sul quale Grillo e i Cinquestelle hanno più costantemente battuto, proprio per fare valere la propria alterità rispetto alla vecchia politica. Stupisce forse la relativa esiguità di interventi sui temi dei diritti civili: ambito nel quale abbiamo inserito questioni pure eterogenee come l’attribuzione del cognome ai figli, l’introduzione del reato di tortura nel codice penale, fecondazione assistita, matrimoni fra persone dello stesso sesso. 

Commissioni e complotti 
Un dato forse particolarmente significativo è la passione di onorevoli e senatori pentastellati per le commissioni d’inchiesta. Le commissioni d’inchiesta vengono istituite per via legislativa e sono associate, nella memoria dei più, a eventi particolarmente drammatici nella storia della Repubblica: pensiamo al caso Sindona, alla loggia P2, al terrorismo, alla mafia, fino al dossier Mitrokhin e all’uranio impoverito. L’aspirazione di istituire una commissione d’inchiesta sembra tradire l’idea di aver a che fare non semplicemente con un «fatto», semmai con un evento preordinato e organizzato. Ne «La società aperta e i suoi nemici», Karl Popper definisce «teoria cospirativa della società» quella convinzione per cui «la spiegazione di un fenomeno sociale consiste nella scoperta degli uomini o dei gruppi che sono interessati al verificarsi di tale fenomeno (talvolta si tratta di un interesse nascosto che dev’essere prima rivelato) e che hanno progettato e congiurato per promuoverlo». Si tratta di un tentativo di leggere la realtà che deriva «dall’erronea teoria che, qualunque cosa avvenga nella società - specialmente avvenimenti come la guerra, la disoccupazione, la povertà, le carestie, che la gente di solito detesta - è il risultato di diretti interventi di alcuni individui e gruppi potenti».

Oltre che su fatti concreti (per esempio le vicende di Alma Shalabayeva e di Mps), il Movimento promuove l’istituzione di commissioni sull’alta velocità Torino-Lione, sulle «agevolazioni fiscali di cui ha goduto il gruppo Fiat» nel secondo Dopoguerra, «sull’affidamento di consulenze a soggetti esterni agli organici delle pubbliche amministrazioni», sul funzionamento delle scuole paritarie, e perfino sulla «deindustrializzazione». I Cinquestelle vorrebbero una commissione d’inchiesta anche sulla «privatizzazione di Telecom» e hanno chiesto a Renzi di sostenerla, dopo che il primo ministro ha stuzzicato di nuovo Massimo D’Alema sulla vicenda dell’Opa e dei «capitani coraggiosi». Renzi attaccava un esponente del fronte del «no»: per i pentastellati in tutta evidenza conta di più fare chiarezza su una «cospirazione», che serrare i ranghi per il referendum.

Un’economia da regolare 
Se guardiamo alle proposte di carattere economico, il 48% prevede maggiori adempimenti di un tipo o di un altro. La categoria è volutamente ampia: comprende sia forme di regolamentazione tutto sommato innocue (tipo l’istituzione di una nuova figura professionale, l’operatore shiatsu), che norme stringenti che avrebbero presumibilmente un impatto rilevante su interi settori (per esempio in materia di attività assicurativa o di utilizzo dei suoli). In generale, emerge l’idea che attività ritenute poco commendevoli (per esempio, il gioco d’azzardo) debbano essere rigidamente regolamentate. Il 13% delle proposte di legge presentate riguarda invece tentativi di incentivare o sussidiare iniziative che sono ritenute encomiabili. Il 12% possono essere invece considerate semplificazioni e il 4% interventi di sostegno fiscale a particolari attività.

È una lista molto eterogenea, ma di per sé questa non è una novità. Gli americani usano l’espressione «pork barrel» per riferirsi a provvedimenti di spesa che vanno a beneficiare una particolare categoria, che in cambio dà il proprio supporto a un certo politico. Che si tratti, dunque, di agricoltori o di estetiste, poco importa.

Emerge però una chiara impronta ideologica. Qualche esempio. Una proposta che mira a dare «sostegno della ripresa demografica ed economica dei comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti» ne indica le cause del depopolamento in una «economia di rapina che privilegia la speculazione rispetto alla vita delle persone» (al quale la classe politica soggiace solo per la sua «incultura neoliberista»). Un’altra prevede il «diritto del consumatore a conoscere la durata dei prodotti e dei servizi» in risposta a una «obsolescenza programmata» che sarebbe costruita ad arte dai produttori di certi prodotti, per assicurarsi un costante flusso di entrate.

Quando i grillini propongono di semplificare e abolire, lo fanno in larga misura strizzando l’occhio al piccolo commercio. Dall’abolizione di Equitalia a un tentativo di costituzionalizzazione dei principi dello statuto del contribuente, non manca l’idea che quest’ultimo sia una figura negletta quando non vilipesa, dalla vecchia politica. 

Addio al rigore 
C’è da chiedersi, però, quanto sincere possano essere certe dichiarazioni d’intenti, se al contempo i Cinquestelle esprimono la volontà dichiarata di rimuovere gli argini, peraltro assai deboli, all’aumento della spesa. Difficile ridurre le vessazioni per il contribuente, se cresce il bisogno di risorse dello Stato. Forse questo allentare le briglie è un passaggio obbligato, per l’introduzione di un provvedimento costoso oggi ma che essi ritengono possa produrre grandi benefici in futuro, ovvero il reddito di cittadinanza: sulle cui coperture è buio pesto.

Fra le proposte economiche dei deputati pentastellati, sei prendono la forma delle modifiche costituzionali, e di queste due riguardano lo smantellamento del nuovo articolo 81, che prescriverebbe l’equilibrio di bilancio. Norma non proprio efficacissima, se è vero che il Parlamento rimanda il pareggio da che il nuovo articolo 81 è entrato in vigore. Per i grillini esso andrebbe superato del tutto, in omaggio, di nuovo, a una visione cospiratoria della società: quella per cui l’attuale crisi economica «non ha nulla di naturale o di accidentale» (proposta di abolizione del pareggio di bilancio presentata dai deputati Ciprini, Cominardi, Tripiedi, Alberti). Nel luglio 2015, essi si sono espressi anche per una modifica all’articolo 47 della Costituzione, quello sulla tutela del risparmio, affinché esso tuteli «il risparmiatore dal rischio di crisi bancarie». Splendida idea, se non fosse che è un po’ come fare una legge che abolisca i terremoti.
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Da - http://www.lastampa.it/2016/07/19/italia/cronache/regole-complotti-e-welfare-litalia-dei-cinquestelle-nelle-loro-proposte-di-legge-cJYfBUsRLsx3X9cCP2vKKI/pagina.html


Titolo: Movimento 5 stelle. - Vincere le elezioni può capitare ma ...
Inserito da: Arlecchino - Luglio 24, 2016, 11:56:33 am
“I grillini deformano la realtà di quel che avviene a Gaza per pregiudizio e ignoranza”
L’ambasciatore israeliano Gilon: rigurgiti antisemiti. “D’Alema ossessionato da noi, Renzi è un grande amico”

23/07/2016
Francesca Schianchi
Roma

«Italia e Israele condividono il Mediterraneo, che non è solo un mare ma anche una cultura. Ho lavorato qui con tre governi, con tutti abbiamo avuto ottimi rapporti». Arrivato a fine mandato, alla vigilia della sua partenza da Roma, l’ambasciatore israeliano Naor Gilon fa un bilancio dei suoi quattro anni nel nostro Paese. 

Qua e là in Europa si assiste ancora oggi a rigurgiti di antisemitismo. In Italia che situazione ha trovato? 

«Nonostante tutti i governi si siano sempre espressi in modo forte e chiaro contro l’antisemitismo, qualche elemento ancora c’è anche in Italia: come ha detto l’ex presidente Napolitano, si tratta di un tipo nuovo, che si definisce anti-sionismo, contrario alla politica di Israele, ma in realtà è spesso basato sull’antisemitismo».

A cosa pensa? 
«Ad esempio c’è un giornale italiano, Il Fatto quotidiano, che propone spesso teorie della cospirazione e usa i rapporti con Israele come elemento per attaccare i politici, come se Israele fosse il male assoluto e il Mossad ancora di più. Ci sono anche politici italiani che parlano la stessa lingua».

Chi? 
«E’ chiaro a tutti chi considera l’unica democrazia del Medio Oriente come il male assoluto, usandola a fini di politica interna».

Lei ha avuto polemiche con Massimo D’Alema. 
«Per me chi rappresenta il Pd è il suo segretario, Matteo Renzi, che è un grande amico di Israele».

 
Ma qual è il problema con D’Alema? E’ troppo critico con Israele? 
«Deve chiedere a D’Alema della sua ossessione per Israele».

Che rapporti ha avuto in questi anni con le forze politiche italiane? 
«Ottimi, con tutti i partiti. Abbiamo appena inaugurato l’Associazione di amicizia interparlamentare Italia-Israele, a cui hanno già aderito circa 150 onorevoli. Di tutti i partiti tranne uno».

Quale? 
«Il Movimento Cinque Stelle».

Ha conosciuto qualcuno dei suoi esponenti? 
«Il mio staff ha incontrato Di Maio, e io alcuni parlamentari della Commissione Esteri come Di Stefano e Di Battista». 

Come li ha trovati rispetto a Israele? 
«Ho avuto l’impressione che in parte siano animati da pregiudizi, e in parte ci sia un’ignoranza della realtà. Da lì è nata l’idea di una visita a Israele».

Una delegazione M5S ha fatto questa visita la settimana scorsa: ma si sono lamentati perché non li avete lasciati entrare a Gaza. 

«Non dovevano sorprendersi: già qualche giorno prima li avevamo avvertiti via mail. Hanno avuto molti incontri, seri e importanti: mi dispiace che abbiano scelto di fare uscire sulla stampa italiana la parte negativa più di quella del dialogo».

Non avete dato il permesso perché, avete spiegato, Gaza è controllata da Hamas, «organizzazione terroristica ostile a Israele». Di Stefano sottolinea però che Hamas ha vinto libere elezioni. 

«Sì, ma meno di due anni dopo ha preso il controllo della zona con la violenza contro il governo legittimo di Abu Mazen. Mi ha sorpreso per esempio anche che chiedano di ritirarci dal Golan».

 
Perché? Anche la Ue non riconosce le alture del Golan come israeliane... 

«Nella parte siriana del Golan c’è Isis che ammazza i dissidenti e quelli che si oppongono. Vogliamo rischiare che i terroristi controllino anche la parte del Golan israeliano?».

Di Maio ha annunciato che, se vincerà il M5S, riconosceranno la Palestina. Sarebbe un problema per voi? 

«Tutti i governi israeliani dagli accordi di Oslo in poi hanno accettato il principio di due popoli e due Stati. Ma ci si può arrivare solo attraverso negoziati diretti tra Israele e l’Autorità palestinese: se creiamo un Paese debole, rischia di diventare un covo di Daesh. Creare un altro Paese instabile sarebbe un problema per il mondo intero, e per Israele un vero suicidio».

L’M5S dice riconoscimento senza condizioni. Siete in pieno disaccordo? 
«Sicuramente sì. Il riconoscimento deve avvenire dopo un processo e dopo che i palestinesi hanno mostrato la loro capacità di controllare il Paese».

La preoccupa che l’M5S possa andare al governo? 
«No, noi lavoriamo con tutti tranne con gli antisemiti. E abbiamo esempi in altri Paesi di persone molto critiche con Israele all’opposizione, che al governo hanno cambiato idea, come Syriza in Grecia. Come recita un detto israeliano, le cose che si vedono da una posizione, si vedono diversamente da un’altra». 

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Da - http://www.lastampa.it/2016/07/23/italia/politica/i-grillini-deformano-la-realt-di-quel-che-avviene-a-gaza-per-pregiudizio-e-ignoranza-meMiLZpc7Gd5fGmvA05ZmO/pagina.html


Titolo: Pizzarotti lascia i Cinque Stelle
Inserito da: Arlecchino - Ottobre 01, 2016, 06:18:45 pm
Pizzarotti è pronto a lasciare i Cinque Stelle
Lunedì il sindaco di Parma annuncerà l’uscita dal Movimento: “Troppi giochi di potere”.
Ancora tensione sui nuovi assessori della Raggi. Grillo: “Anche io avevo la tessera del Pd”


01/10/2016

Federico Pizzarotti è pronto a dire addio ai 5 Stelle. Manca ancora la conferma ufficiale ma, secondo indiscrezioni, all’inizio della prossima settimana il primo cittadino di Parma dovrebbe convocare una conferenza stampa per annunciare l’uscita dal Movimento.  
 
Salvo ripensamenti dell’ultimo minuto, la decisione dovrebbe riguardare lui ma anche gran parte dei consiglieri comunali a partire dal capogruppo Marco Bosi. Non è escluso che nello stesso appuntamento Pizzarotti sciolga anche la riserva sulla sua ricandidatura alla carica di primo cittadino di Parma. La città emiliana andrà al voto per l’elezione di sindaco e consiglio comunale proprio nel 2017 e Pizzarotti potrebbe ripresentarsi.  
 
Pizzarotti per ora si limita a rispondere via Facebook a un suo sostenitore che lo invitava a trovare un modo per rappacificarsi con i vertici del Movimento: «Loro i danni, la sospensione eterna e io devo trovare una soluzione»? E arriva anche l’ennesima bordata contro un Movimento in cui c’è chi ha sostituito i rapporti umani con «i giochi di potere» e chi sale «sul carro dei vincitori». Pizzarotti cita Cesena 2010, la Woodstock 5 Stelle. «Chi è arrivato dopo, salendo sul carro del vincitore, nemmeno sa cosa voleva dire essere del Movimento».  
 
Intanto a Roma resta alta la tensione dopo che ieri la sindaca Virginia Raggi ha nominato Andrea Mazzillo e Massimo Colomban assessori al Bilancio e alle Partecipate. Alcuni membri del direttorio pentastellato non nascondono la delusione parlando a microfoni spenti di nomine «fate per disperazione». Anche tra la base lo scetticismo dilaga, così Beppe Grillo decide di scendere in campo per difendere Raggi. Da Mirandola, dove inaugura una palestra ricostruita anche grazie ai fondi del M5s, risponde ai cronisti che gli chiedono un commento sul nuovo assessore Andrea Mazzillo, ex candidato del Pd: «Non sarà mica un reato, anch’io ho avuto la tessera del Pd, non ve lo ricordate? La presi ad Arzachena (Sassari)». In realtà grillo si riferisce a un episodio del 2009, quando il comico tentò di partecipare alle primarie del partito democratico, ma gli fu impedito per mancanza di requisiti: Grillo, infatti, aveva chiesto la tessere in comune in cui non era residente.
 
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Titolo: Pizzarotti lascia il Movimento 5 Stelle
Inserito da: Arlecchino - Ottobre 05, 2016, 12:23:47 pm
Pizzarotti lascia il Movimento 5 Stelle
Strappo del sindaco di Parma: «Da uomo libero non posso che uscire»

03/10/2016
Franco Giubilei
Parma

Federico Pizzarotti lascia i Cinque Stelle: «Non sono io ad essere cambiato, è il movimento. Non ho scelta», annuncia il conferenza stampa il sindaco di Parma, che era stato sospeso da Beppe Grillo la scorsa primavera dopo l’apertura di un’inchiesta per abuso d’ufficio, indagine chiusa con l’archiviazione un paio di settimane fa. 

«Sono passati 7 anni dalla “Carta di Firenze” e dalla giornata entusiasmante al teatro Smeraldo, quando il Movimento 5 Stelle è nato. Io c’ero, ero lì a prendermi le mie responsabilità di cittadino. Da allora tante cose sono cambiate», è la premessa di Pizzarotti. Poi il primo cittadino di Parma, davanti ai giornalisti, motiva lo strappo: «Sono sempre stato un uomo libero, da uomo libero non posso che uscire da questo Movimento 5 Stelle, da quello che è diventato oggi e che non è più quello che era quando è nato. Non sono cambiato io, è cambiato il Movimento. Io sono l’unico a essere rimasto critico. Una volta si diceva che il M5S non voleva avere un capo politico, ora si dice che va bene un capo politico».

Ora la prospettiva che interessa a Pizzarotti è quella nazionale. Il primo cittadino di Parma ancora non scioglie la riserva sulla sua eventuale ricandidatura alla carica di sindaco della città emiliana (la «Stalingrado grillina», copyright di Beppe Grillo) per le amministrative del 2017, ma con lo strappo odierno riapre la partita del simbolo. I consiglieri comunali non sembrano per ora disposti a cambiare nome al gruppo: nonostante l’addio a Grillo vogliono continuare a chiamarsi «Movimento 5 Stelle». Una mossa anche in risposta al gruppo, oggi di opposizione, formato dai dissidenti Nuzzo e Savani che, contro il sindaco, si erano staccati dalla maggioranza formando il gruppo «Movimento 5 Stelle Parma». Insomma il caos regna sovrano in Comune e sembra ormai chiaro che servirà un intervento della dirigenza nazionale a 5 Stelle per sbrogliare la matassa di chi può, davvero, utilizzare il simbolo del movimento. L’ultima mossa di Pizzarotti per imbrigliare ancora di più Beppe Grillo. 

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Titolo: PIZZAROTTI Movimento Cinque Stelle: “Consumato da arrivisti ignoranti”
Inserito da: Arlecchino - Ottobre 05, 2016, 12:26:17 pm
Pizzarotti lascia il Movimento Cinque Stelle: “Consumato da arrivisti ignoranti”
Strappo del primo cittadino di Parma: «Da uomo libero non posso che uscire. Mi spiace per gli attivisti.
Di Maio? I lobbisti sono diventati di moda. Addio streaming, ormai le decisioni vengono prese nelle segrete stanze»


03/10/2016
Franco Giubilei
Parma

Federico Pizzarotti lascia il Movimento 5 Stelle: «Non sono io ad essere cambiato, ma loro. Non ho scelta», annuncia il conferenza stampa il sindaco di Parma, che era stato sospeso da Beppe Grillo la scorsa primavera dopo l’apertura di un’inchiesta per abuso d’ufficio, indagine chiusa con l’archiviazione un paio di settimane fa. «Si dovrebbero vergognare per non aver preso una decisione. Avrebbero potuto espellermi», dice.

«Sono passati 7 anni dalla “Carta di Firenze” e dalla giornata entusiasmante al teatro Smeraldo, quando il Movimento 5 Stelle è nato. Io c’ero, ero lì a prendermi le mie responsabilità di cittadino. Da allora tante cose sono cambiate», è la premessa di Pizzarotti. Poi il primo cittadino di Parma, davanti ai giornalisti, motiva lo strappo: «Sono sempre stato un uomo libero, da uomo libero non posso che uscire da questo Movimento 5 Stelle, da quello che è diventato oggi e che non è più quello che era quando è nato».
 
L’affondo di Pizzarotti è durissimo: «Non sono cambiato io, è cambiato il Movimento. Io sono l’unico a essere rimasto critico. Una volta si diceva che il M5S non voleva avere un capo politico, ora si dice che va bene un capo politico». Poi le bordate contro alcuni suoi colleghi: «È mancata la coscienza critica, l’ho esercitata solo io, e quindi vengo visto come disturbatore. In tante parti d’Italia siamo stati consumati da arrivisti ignoranti che non sanno cosa vuol dire amministrare: vogliamo governare e poi non si dialoga con nessuno. Questo non vuol dire governare».

Pizzarotti lamenta le decisioni prese nelle «segrete stanze». Il M5S «è passato dal mettiamo in streaming tutto al mettiamo in streaming niente. Penso alla mancata diretta dell’incontro sulle Olimpiadi». Poi tira in ballo Di Maio: «Penso ai suoi errori, i lobbisti sono diventati di moda». «Quanti ne abbiamo persi in questi anni? Nel tempo sono stati abbandonati dai cosiddetti talebani, persone oltranziste che giustificano tutto e il contrario di tutto solo in base a un processo sul blog». Il sindaco dice di rispettare Virginia Raggi, ,a «io sono stato messo in croce per molto meno».
Ora la prospettiva che interessa a Pizzarotti è quella nazionale. Il primo cittadino di Parma ancora non scioglie la riserva sulla sua eventuale ricandidatura alla carica di sindaco della città emiliana (la «Stalingrado grillina», copyright di Beppe Grillo) per le amministrative del 2017, ma con lo strappo odierno riapre la partita del simbolo. I consiglieri comunali non sembrano per ora disposti a cambiare nome al gruppo: nonostante l’addio a Grillo vogliono continuare a chiamarsi «Movimento 5 Stelle». Una mossa anche in risposta al gruppo, oggi di opposizione, formato dai dissidenti Nuzzo e Savani che, contro il sindaco, si erano staccati dalla maggioranza formando il gruppo «Movimento 5 Stelle Parma». Insomma il caos regna sovrano in Comune e sembra ormai chiaro che servirà un intervento della dirigenza nazionale a 5 Stelle per sbrogliare la matassa di chi può, davvero, utilizzare il simbolo del movimento. L’ultima mossa di Pizzarotti per imbrigliare ancora di più Beppe Grillo.
 
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Titolo: Federico Capurso. Cinquecento ex espulsi M5S: “Subito un’assemblea di iscritti”
Inserito da: Arlecchino - Ottobre 10, 2016, 12:17:05 pm
Cinquecento ex espulsi M5S: “Subito un’assemblea di iscritti”
Uno dei leader dei ribelli: il nuovo regolamento di Grillo è nullo come il precedente
I napoletani
Guidano assieme ai romani la protesta. «Abbiano raggiunto 500 aderenti, le richieste spuntano come funghi in tutta Italia»

09/10/2016
Federico Capurso
Roma

Ritrovare l’unità interna, abbandonare i personalismi, fare quadrato. I Cinque stelle annuiscono silenziosi agli incessanti messaggi di pace di Beppe Grillo mentre una nuova guerra interna è alle porte.

Il terreno dello scontro è l’approvazione delle modifiche al «Non statuto» e al regolamento. In sostanza, la “Costituzione” del Movimento e l’impianto di leggi che regola la vita all’interno del partito. Lo smantellamento del direttorio e l’istituzione dei probiviri, cui verrà affidato il compito di sancire le espulsioni, sono i due punti nevralgici intorno ai quali si consuma la feroce lotta pentastellata per il potere.

«L’aspetto più triste è vedere fazioni (ormai non si sa più neppure quante siano esattamente) che si danno battaglia con frasi fatte e ripetute a pappagallo e uno stuolo di offese personali imbarazzanti - scrive la senatrice del M5S Elisa Bulgarelli su Facebook -. Se “serrare i ranghi” significa “pensiero unico”, si sbaglia direzione». E il sentimento di livore reciproco che da mesi infiamma il gruppo di parlamentari grillini, si riflette ormai anche nella base. Sotto il Vesuvio, tra gli attivisti espulsi e poi reintegrati dal tribunale di Napoli, si accende il focolaio più intenso del malcontento. L’obiettivo dichiarato dai ribelli partenopei è quello di ottenere da Grillo la convocazione della prima assemblea nazionale degli iscritti al Movimento, per evitare, spiegano, «l’ennesima scelta calata dall’alto, segno sempre più evidente di una forte deriva antidemocratica». Vogliono «offrire una via d’uscita dal cul-de-sac in cui Grillo si è infilato».

La rivolta dei Masanielli pentastellati raccoglie in meno di due giorni 500 iscritti al Movimento e si propaga rapidamente in tutta Italia, da Roma a Milano, da Lecce a Verona.

«C’è il rischio che anche questo regolamento sia dichiarato illegittimo dal tribunale», mette in guardia Luca Capriello, avvocato e capofila degli attivisti napoletani in subbuglio. Il punto, spiega Capriello, è che «il regolamento contrasta con lo statuto. Perché se, per citare un singolo caso, nello statuto si sostiene che nel Movimento sono bandite le formazioni intermedie di qualsiasi natura, nel regolamento viene invece previsto un capo politico, dei probiviri e, prima di questo, era previsto un direttorio». La questione si snoda poi intorno alla votazione online. Per rendere legale il nuovo regolamento, è necessario il raggiungimento di un quorum fissato dalla legge a due terzi degli iscritti. Il problema è che un registro ufficiale degli iscritti non esiste. Solo la Casaleggio associati possiede il numero di account del blog. Nel 2012 si parlava di 130 mila iscritti. Oggi potrebbero essere più di 400 mila. L’alternativa ad un primo congresso di partito, difficilmente organizzabile, «sarebbe quella di resettare tutto: sciogliere le associazioni che si rifanno al Movimento cinque stelle e ricominciare da capo», spiegano gli attivisti. Anche ricorrendo a vie legali. Strada che non piace però a Federico Pizzarotti, che si defila: «I temi legalesi non mi appassionano».

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Titolo: Attacco alla stampa: Di Maio contro i cronisti del caso nomine, ma su Marra e...
Inserito da: Arlecchino - Febbraio 13, 2017, 12:51:01 pm

Attacco alla stampa: Di Maio contro i cronisti del caso nomine, ma su Marra e polizze non dà risposte
La denuncia del vicepresidente della Camera all'Ordine dei giornalisti: "Ricostruzioni indegne, gettano discredito sul M5S". Ma restano i dubbi sul suo ruolo nella vicenda del Campidoglio

Di CARLO BONINI
08 febbraio 2017

AVVENTURANDOSI su un terreno a lui non congeniale, i fatti, se non addirittura ostile, non fosse altro per il deficit di memoria che lo affligge ogni qual volta è chiamato a ricostruire circostanze e rispondere a domande che interpellano la sindaca Virginia Raggi e il suo fu "cerchio magico" (Raffaele Marra, Salvatore Romeo, Daniele Frongia), Luigi Di Maio accusa di mistificazione chi ha firmato le cronache di Repubblica sulla vicenda e ne chiede l'esemplare punizione disciplinare all'Ordine dei Giornalisti sulla base di quattro capi di incolpazione.

Repubblica avrebbe scientemente omesso:
1) Che la Raggi non ha preso un soldo nella storia delle polizze sulla vita che Salvatore Romeo le aveva intestato "a sua insaputa".
2) La precisazione della Procura secondo cui nella vicenda delle polizze non si ipotizza alcun reato.

E ancora: Repubblica avrebbe falsamente dato conto:
3) Che le polizze assicurative, accese con fondi di origine non chiara, fossero una possibile contropartita per sigillare un patto politico.
4) Di illazioni diffamatorie relative a un incontro di Raffaele Marra e Luigi Di Maio che accredita il vicepresidente della Camera quale "garante politico" dell'allora vicecapo di gabinetto oggi detenuto a Regina Coeli per corruzione.

L'EDITORIALE -  Calabresi: I nuovi potenti e l'informazione
Le prime due circostanze sono semplicemente non vere. Per il semplice motivo che Repubblica non ha mai né affermato, né lasciato intendere che Virginia Raggi abbia "preso soldi". Né ha omesso di riferire, quando ne ha avuto contezza, che l'origine del denaro utilizzato per accendere le polizze fosse stata accertata come lecita.

I nostri articoli 'sotto accusa' Segreti e ricatti / Cade pedina

La terza circostanza merita qualche fatto e argomento in più e si tira dietro qualche domanda a cui - Repubblica ne è certa - Di Maio vorrà rispondere pubblicamente con la stessa solenne enfasi e dovizia di particolari spesi per la sua denuncia. Che la vicenda delle polizze - come abbiamo raccontato - fosse e resti tutt'ora circostanza di interesse "penale" nell'inchiesta per abuso a carico di Virginia Raggi e che avesse, quando è emersa, due sole plausibili spiegazioni (fosse cioè l'evidenza di un "rapporto privatissimo" ma dalla ricaduta e dai costi pubblici tra la Raggi e Romeo o, al contrario, di una traccia che portava a una costituency elettorale della sindaca non dichiarata) è dimostrata da due circostanze. La prima: le polizze sono state oggetto di una contestazione alla sindaca durante il suo interrogatorio di giovedì scorso. La seconda: sono oggetto della nuova contestazione di abuso di ufficio a carico di Salvatore Romeo e della stessa Raggi perché resta da capire se possano essere state o meno il presupposto della nomina dello stesso Romeo a capo della segreteria della sindaca.

La vicenda pone dunque ancora delle domande alla cui risposta Di Maio vorrà certamente portare il suo contributo:
a)   Come mai Salvatore Romeo non è stato in grado di spiegare per quale ragione avesse indicato quali beneficiari delle sue polizze vita la Raggi e altri militanti Cinque Stelle? A quel che se ne sa, in una delle due polizze intestate alla Raggi, secondo indiscrezioni di Procura, mai smentite, figurerebbe quale causale per l'indicazione della Raggi l'annotazione "relazione sentimentale". "Perché la stimavo", ha corretto Romeo, intervistato in tv.

b)   Se è vero che la Raggi venne indicata come beneficiaria delle polizze "a sua insaputa", per quale motivo, una volta nominato dalla stessa Raggi capo della sua segreteria, Romeo non sentì l'urgenza di avvisarla, posto l'evidente conflitto di interesse?

c) Chi dei "quattro amici al bar", tra luglio e dicembre 2016 (il 16 viene arrestato Marra), decideva le nomine in Campidoglio? Marra "a insaputa " di Raggi, Romeo e Frongia? Marra e Romeo a insaputa di Raggi e Frongia? O, come documentano le chat estratte dal cellulare di Raffaele Marra dopo il suo arresto, almeno tre dei quattro amici - Raggi, Marra e Romeo tutti appassionatamente insieme? È un fatto che per le nomine di Renato Marra (fratello di Raffaele) e per quella di Salvatore Romeo, la Procura ipotizza l'abuso di ufficio della sindaca (in un caso in concorso con Raffaele Marra, nell'altro con lo stesso Romeo).

E veniamo quindi alla quarta e ultima incolpazione mossa da Di Maio. Il vicepresidente della Camera ci accusa di "illazioni diffamatorie" perché ricordiamo il suo incontro, nell'estate scorsa, con Raffaele Marra indicandolo come il momento in cui si fece "garante politico" della permanenza in Campidoglio dell'allora neonominato vicecapo di gabinetto investito dalle prime ricostruzioni di stampa che ne illuminavano il passato di destra. Ebbene, a Di Maio dovrà evidentemente essere sfuggita (ma non è la prima volta che confonde ciò che legge. Non comprese i messaggi Whatsapp con cui veniva avvisato dell'iscrizione di Paola Muraro, allora assessore all'ambiente, nel registro degli indagati per reati ambientali. E tenne per sé la notizia per oltre un mese) la minuta ricostruzione che, il 9 settembre 2016, il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio e la cronista Valeria Pacelli dedicano alla figura di Raffaele Marra e a quell'incontro. Una ricostruzione, converrà Di Maio, che per la fonte giornalisticamente "cristallina" può essere considerata "autentica", "ex cathedra", diciamo pure.

Vediamo: "6 luglio (2016 ndr.). Marra chiede di parlare con Luigi Di Maio, che lo riceve nel suo ufficio alla Camera. L'ex finanziere gli porta il solito valigione di documenti con tutte le sue denunce e per un'ora e mezza gli illustra la sua esperienza nell'amministrazione regionale e capitolina. "Se non l'avrò convinta - aggiunge - ho qui pronta la lettera di dimissioni". Poi, mostra anche a Raggi e Frongia una dichiarazione della Procura secondo cui non ha procedimenti penali in corso, diversamente da altri 7 dirigenti comunali (indagati o imputati, eppure ai loro posti senza alcuna polemica)".

Dunque, il vicepresidente della Camera, il 6 luglio 2016, blocca le dimissioni di Marra e ne legittima il ruolo soprattutto agli occhi di quella parte del Movimento (stretta intorno alla Lombardi) che ne chiede l'allontanamento per il suo passato di "destra". Ma, del resto, a documentare la stima di Di Maio nei confronti di Marra, è anche una dichiarazione dello stesso vicepresidente della Camera del 1 luglio 2016 all'agenzia di stampa Ansa. Si legge: "Alla richiesta di un commento sulla nomina di Raffaele Marra a vice-capo di gabinetto, Di Maio risponde: "Chi ha distrutto questa città non fa parte della nostra squadra; chi in questi anni ha dimostrato buona volontà, competenze e storia personale, all'interno della macchina amministrativa, ci venga a dare una mano. L'ho detto in tempi non sospetti, la squadra non sarà legata al M5S ma sarà composta soprattutto da persone competenti che possono realizzare il programma del M5S"".

Dunque
e infine: vuole, può, spiegare il vicepresidente Di Maio quale ruolo politico ha avuto e ha nelle scelte politiche e amministrative della Raggi? In particolare nella scelta di quegli "amici al bar", a cominciare da Raffaele Marra, oggi scaricati come infidi sabotatori?

© Riproduzione riservata
08 febbraio 2017

Da - http://www.repubblica.it/politica/2017/02/08/news/attacco_alla_stampa_di_maio_contro_i_cronisti_del_caso_nomine_ma_su_marra_e_polizze_non_da_risposte-157815536/?ref=HRER2-1


Titolo: Giuseppe Salvaggiulo. Cinquestelle a caccia di classe dirigente ...
Inserito da: Arlecchino - Maggio 29, 2017, 08:59:40 pm

Cinquestelle a caccia di classe dirigente
La strategia di Casaleggio e Grillo si snoda tra nomine, convegni e blog.
Docenti cattolici e ambientalisti, manager graditi ai poteri forti e grand commis
Beppe Grillo e Davide Casaleggio sono la coppia di reclutatori che sta analizzando curricula alla ricerca di persone competenti che possano essere messi dal M5S in punti chiave della burocrazia

Pubblicato il 28/05/2017 - Ultima modifica il 28/05/2017 alle ore 07:58

Giuseppe Salvaggiulo

«Il Movimento 5 Stelle dovrebbe scoprire la responsabilità nazionale e aggregare persone competenti». L’auspicio di Gustavo Zagrebelsky non è rimasto lettera morta. Da due mesi, a partire dal convegno di Ivrea per ricordare Gianroberto Casaleggio, il M5S cerca docenti, magistrati, imprenditori, manager, scienziati. Una «riserva repubblicana» spendibile in ministeri, Authority, istituzioni di garanzia, enti e aziende pubbliche. Il vincolo di militanza varrà per i candidati al Parlamento, non per la squadra di governo. Allo scouting lavorano Grillo, Casaleggio e una manciata di parlamentari su tre canali: nomine, convegni, blog.

L’errore da non ripetere 
Roma docet: senza élite non si governa. Dopo un anno, Virginia Raggi è ancora senza capo di gabinetto. Al Consiglio di Stato si ride ricordando il giorno in cui la sindaca bussò alla porta del presidente Pajno, come a un ufficio di collocamento, chiedendogli un giudice in prestito.

Memori di questo e altri pasticci, Grillo e Casaleggio hanno avocato le nomine nelle aziende municipali, Ama (rifiuti) e Acea (acqua, energia). In pochi mesi sono piovuti centinaia di curricula di manager. Per l’Acea le opzioni ideologiche del Movimento (acqua pubblica) rischiavano di incendiare i rapporti con i soci privati, i francesi di Suez e Caltagirone. Il giro di nomi per la presidenza è stato vorticoso. Un filone cattolico portava all’economista Leonardo Becchetti e al giurista Salvatore Sica. Emissari della borghesia romana pro Raggi sponsorizzavano altri due giuristi: Vincenzo Zeno Zencovich e Ugo Mattei. Il primo, romano con passato radicale e legami trasversali (assiste la Boschi su Banca Etruria), è il maestro di Pieremilio Sammarco, con cui la Raggi fece pratica legale. Mattei, torinese, padre del referendum sull’acqua (recentemente invitato a parlarne in Vaticano), intrattiene buoni rapporti anche con Chiara Appendino. 

Ma Grillo e Casaleggio hanno esautorato la Raggi (i francesi di Suez hanno trattato direttamente con i vertici) collocando alla presidenza Acea l’avvocato di fiducia Luca Lanzalone, genovese. Per l’amministratore delegato, esponenti romani del M5S (gli stessi che si fanno vedere al circolo canottieri Aniene) hanno chiesto consiglio ad Aurelio Regina, già vicepresidente di Confindustria, uomo di raccordo tra i poteri capitolini. Il prescelto è Stefano Antonio Donnarumma, manager noto (arriva dalla multiutility milanese A2A) e gradito a Caltagirone.

Se le scelte in Acea parlano al mondo industriale, quelle in Ama consolidano i rapporti con ambientalisti e cattolici. Come presidente e amministratore è stato designato Lorenzo Bagnacani. Manager emiliano già voluto da Pizzarotti e Appendino per le aziende rifiuti di Parma e Torino, arriva con l’imprimatur di Walter Ganapini, ambientalista storico stimato da Grillo. Anche gli altri due membri del Cda sono esperti del settore: Andrea Masullo è un esponente dell’ambientalismo cattolico romano; Emmanuela Pettinao della fondazione dell’ex ministro verde Edo Ronchi.

Lo scouting nei convegni 
Il secondo filone della caccia alla classe dirigente si snoda con convegni tematici. Qualche giorno fa alla Camera hanno dialogato con il M5S gli economisti Mariana Mazzucato (University College London, neokeynesiana stimata anche da D’Alema), Giovanni Dosi (Sant’Anna di Pisa), Pasquale Tridico (Roma Tre) e Corrado Spinella, fisico del Cnr. Ma agli osservatori più smaliziati non è sfuggito un altro nome: Paolo De Ioanna. Consigliere di Stato, capo di gabinetto di Ciampi e Padoa-Schioppa, figura di peso nei Palazzi romani. Poi c’è Vito Cozzoli. Alto funzionario della Camera (era capo di gabinetto allo Sviluppo Economico con Federica Guidi, rimosso da Calenda), alla presentazione del suo libro ha invitato Luigi Di Maio (unico a chiamarlo pubblicamente per nome). Evento ospitato in pompa magna dal Centro studi americani, di cui Gianni De Gennaro è presidente e Cozzoli consigliere (nel suo curriculum rapporti con il governo Usa); il direttore è Paolo Messa, consigliere di amministrazione Rai. 

Tra magistrati amministrativi e grand commis, sensori degli equilibri di potere, non mancano quelli stimati dal M5S. Come Sergio Santoro, già capo di gabinetto con Alemanno, e Oberdan Forlenza. Attenti ai segnali: in pochi giorni il Tar Lazio ha assestato un micidiale uno-due (Colosseo e musei) al governo Pd. Dal Consiglio di Stato (dove Renzi non è mai piaciuto) filtra un raffreddamento dei rapporti anche con Maria Elena Boschi. Le attenzioni del M5S verso i magistrati sono molteplici. Al convegno di Ivrea c’era Sebastiano Ardita, pm siciliano che con Piercamillo Davigo ha fondato la corrente togata Autonomia e Indipendenza. All’ultimo momento avevano dato forfait il procuratore di Milano, Francesco Greco, e il presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone. Assenze scevre da pregiudizi, tanto che Cantone sarà protagonista del prossimo convegno del M5S, assieme a Davigo e a due magistrati antimafia siciliani: Nino Di Matteo (pm del processo Stato-mafia) e Gioacchino Natoli (fu pm del processo Andreotti, ora è distaccato al ministero della Giustizia).

Mercoledì alla Camera parleranno anche il presidente emerito della Consulta Ugo De Siervo e due membri degli organi di autogoverno dei magistrati amministrativi (Giuseppe Conte) e contabili (Giacinto Della Cananea). Sconosciuti al grande pubblico, non alle élite. Conte è docente a Firenze e allievo di Guido Alpa, storico presidente nazionale degli avvocati. Della Cananea, docente a Tor Vergata e presto bocconiano, è allievo di Sabino Cassese, ministro con Ciampi e poi giudice costituzionale.

Nel mondo giuridico sono state apprezzate le designazioni di Franco Modugno alla Corte costituzionale e Alessio Zaccaria al Csm. Giuristi seri e non carrieristi, chiamati dal M5S senza logiche di appartenenza. Modugno, emerito alla Sapienza, fu interpellato da un deputato grillino mentre guardava in tv una partita della Juve, di cui è tifoso sfegatato. Un suo allievo, Alfonso Celotto (docente a Roma Tre), è al lavoro per dare vita a un think tank indipendente con docenti e magistrati. Celotto è stato anche intervistato sul blog di Grillo, come il presidente emerito della Consulta Valerio Onida e altri esperti: dal fisico Valerio Rossi Albertini ai sociologi del lavoro Domenico De Masi e Giuseppe Della Rocca; dallo scienziato Guido Silvestri al politologo Alberto Aubert. Paolo Magri (direttore dell’Ispi, docente bocconiano e segretario italiano della Commissione Trilateral) è stato relatore al convegno di Ivrea.

Una squadra da costruire 
La caccia alla classe dirigente può avere esiti diversi. Quello minimalista: stabilire relazioni con le élite. Quello estremo: tenere in panchina i ragazzotti del Movimento (ambiziosi, non sempre adeguati) e schierare una squadra di governo qualificata e inattaccabile. I sogni proibiti si chiamano Tito Boeri, liberal bocconiano presidente dell’Inps nominato da Renzi con cui manifesta distanza; Tomaso Montanari, storico dell’arte e pupillo di Salvatore Settis, alfiere della gestione pubblica dei beni culturali e neo presidente dell’associazione Libertà e Giustizia; Davigo, Onida o Zagrebelsky. Alla base c’è un ragionamento che un dirigente pubblico, non privo di simpatie grilline, sintetizza così: «Finora il M5S, alla prova del governo, ha dimostrato di non determinare soluzione di continuità: se la città funziona, come Torino, continua a funzionare. Se è un disastro, come Roma, resta un disastro. Il punto, in vista delle elezioni nazionali, è che l’Italia assomiglia più a Roma che a Torino. Anche i grillini se ne sono resi conto».

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Da - http://www.lastampa.it/2017/05/28/italia/politica/cinquestelle-a-caccia-di-classe-dirigente-qXxUfbI5idp2ugGzTRTy9N/pagina.html


Titolo: PIERGIORGIO CORBETTA. I populismi europei e l'anomalia del Movimento 5 stelle
Inserito da: Arlecchino - Novembre 16, 2017, 08:47:51 pm
I populismi europei e l'anomalia del Movimento 5 stelle
Il voto per il M5s non è stato il voto dei perdenti economici della globalizzazione, non il voto dei perdenti culturali, né quello delle periferie contro il centro, o quello degli esclusi contro gli inclusi

Di PIERGIORGIO CORBETTA
16 novembre 2017

Questo è un articolo dell'Atlante elettorale della Società Italiana di Studi Elettorali (Sise) che - in collaborazione con Repubblica - offre ai lettori una serie di uscite settimanali in vista delle elezioni politiche del 2018. La Sise promuove dal 1980 la ricerca nel campo delle elezioni, delle scelte di voto e del funzionamento dei sistemi elettorali. L'Associazione si avvale del contributo di giuristi, sociologi, storici e scienziati della politica, con l'obiettivo di favorire la discussione attraverso l'organizzazione di convegni di taglio accademico aperti anche al contributo di politici e commentatori.

Quanto sta accadendo nel nostro paese con il Movimento 5 stelle non è un fatto solo italiano. Un'ondata populista ha investito da qualche anno ormai le democrazie occidentali, e non accenna ad arrestarsi: il 25 ottobre nella Repubblica ceca le elezioni sono state dominate dal "Trump/Berlusconi ceco", il miliardario populista Andrej Babis, che a capo del partito dall'eloquente nome "Partito dei cittadini insoddisfatti" arriva a sfiorare il 30%, sbaragliando i partiti tradizionali.

Dieci giorni prima in Austria grande successo del Partito popolare ÖVP guidato dall'enfant prodige Sebastian Kurz, 31enne (trentun anni, avete letto bene), che ha spostato l'asse del partito nettamente a destra cavalcando la retorica del cambiamento. Un mese prima, il 24 settembre, abbiamo avuto in Germania l'avanzata dell'estrema destra xenofoba e euroscettica dell'Afd. E nel mese di maggio in Francia, per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica, non sono andati al ballottaggio per il presidente nessuno dei due partiti storici, Socialista e Repubblicano. Un'onda lunga e spesso inaspettata: basti pensare ancora al successo di Donald Trump di un anno fa e a quello per la Brexit di qualche mese prima.
 
Diverse ricerche sono state effettuate da studiosi europei e statunitensi per interpretare questi fenomeni così simili fra loro, e le spiegazioni sono in estrema sintesi riconducibili a una tesi fondamentale: quella dei "perdenti della modernizzazione", nella duplice accezione dei "perdenti culturali" e dei "perdenti economici". Già a partire dagli anni '70 del secolo scorso, con la cosiddetta "rivoluzione silenziosa", si erano avviati profondi cambiamenti nella cultura occidentale (femminismo ed eguaglianza di genere, rivoluzione nei costumi sessuali, diritti dei gay ed unioni omosessuali...) che avevano prodotto disorientamento nei settori più tradizionali.

Più recentemente, le immagini televisive dei barconi dei migranti, gli attentati del terrorismo islamico, gli episodi di microcriminalità ricorrenti hanno generato nuove ostilità e nuove paure. Si tratta di una reazione di disorientamento culturale che - secondo le ricerche condotte - ha trovato la massima diffusione fra gli anziani, gli uomini, i meno istruiti, gli abitanti delle periferie, i meno abbienti.
 
Inutile dire che questa tesi dei "perdenti della modernizzazione culturale" - se può valere per gli elettori di Marine Le Pen o di Trump o dei partiti populisti di destra europei e forse anche, nel nostro paese, per gli elettori della Lega - non ha nulla a che fare con il caso italiano degli elettori del M5s, che, semmai, dovrebbero essere annoverati fra i "vincenti della modernizzazione culturale", per la loro età, la sintonia con il mondo delle nuove tecnologie, l'apertura sui temi etici progressisti.
 
Mentre questa spiegazione del successo dei partiti populisti - cara alla destra - fa capo a una linea interpretativa di tipo "psicologico" (disorientamento e paura), la seconda lettura, quella dei "perdenti economici della modernizzazione" - che è cara alla sinistra - vede il populismo generato dal disagio economico.

Secondo questa tesi, le trasformazioni delle società postindustriali hanno generato nelle società occidentali pochi vincenti e molti perdenti. Il collasso dell'industria manifatturiera, la delocalizzazione all'estero della produzione industriale, l'automazione che elimina posti di lavoro, l'indebolimento dei sindacati, la crisi di sostenibilità del welfare state, le politiche governative di austerità, sono tutti processi che hanno creato nuove condizioni di insicurezza economica e di deprivazione sociale, dalla minaccia della disoccupazione al rischio fallimento per le piccole imprese, dalla difficoltà a trovare lavoro per i giovani alla precarizzazione dei lavori esistenti. Nasce facilmente in questo quadro un diffuso atteggiamento di risentimento verso le élite dominanti e verso la classe politica, che rappresenta un terreno quanto mai fertile per l'appello populista.
 
Questa tesi, la cui applicazione al caso italiano dei cinque stelle appare più plausibile, non è riuscita finora a trovare un convincente riscontro empirico. L'Istituto Cattaneo, applicando a una massa rilevante di dati di sondaggio (27.000 casi) le categorie proposte da Luca Ricolfi dei "garantiti" (posto fisso), del "rischio" (dipendenti di piccole imprese, lavoro autonomo) e degli "esclusi" (disoccupati, lavoratori in nero, scoraggiati), ha trovato che le percentuali di propensi a votare per il M5s sono rispettivamente nei tre gruppi il 33%, 30% e 34%: valori di fatto statisticamente eguali.
 
Il voto per il M5s non è stato il voto dei perdenti economici della globalizzazione, non il voto dei perdenti culturali, né quello delle periferie contro il centro, o quello degli esclusi contro gli inclusi. Semmai è stato il voto (di una parte) di tutti questi. Un voto privo di radici sociali: potremmo forse dire con radici etiche.
 
Alle radici del successo del Movimento 5 stelle dobbiamo trovare altre spiegazioni, oltre a quella culturale e a quella economica. Il populismo trae alimento non solo da crisi economiche, ma anche da crisi politiche che possono essere indipendenti dal cattivo andamento dell'economia (corruzione, mancato funzionamento dello stato di diritto, inefficienza del governo, effetto deleterio dei grandi scandali sulla fiducia nelle istituzioni). E nel nostro paese la crisi politica ha preceduto quella economica (basti pensare all'implosione della Democrazia cristiana e al cambio di pelle del Partito comunista).
 
Il populismo italiano del Movimento 5 stelle rimane in Europa e nell'occidente un caso anomalo. Ha raggiunto livelli quantitativi non paragonabili con gli altri populismi europei; non ha assunto un connotato di destra come quasi dovunque è avvenuto (con la sola eccezione di Podemos in Spagna). Ma le incertezze interpretative sulla sua genesi e sulle motivazioni che l'hanno fatto nascere sono pari alle incertezze sul suo futuro politico.
 *Piergiorgio Corbetta è direttore di ricerca dell'Istituto Cattaneo di Bologna.

© Riproduzione riservata 16 novembre 2017

Da - http://www.repubblica.it/politica/2017/11/16/news/l_anomalia_europea_del_movimento_5_stelle-181173904/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P10-S1.6-T1


Titolo: Di Maio (M5S): «Il 10 aprile sul Def vedremo subito chi ci sta» (come puttane?)
Inserito da: Arlecchino - Marzo 09, 2018, 05:07:43 pm

Di Maio (M5S): «Il 10 aprile sul Def vedremo subito chi ci sta»
«Vogliamo agire da subito. Questa sarà l’occasione per trovare le convergenze sui temi con le altre forze politiche. Siamo già al lavoro su una proposta»

Di Emanuele Buzzi
Luigi Di Maio, il capo dello Stato Sergio Mattarella ha detto che serve responsabilità, voi che passi siete pronti a fare per venire incontro alle sue parole?
«Quello del capo dello Stato è un richiamo sacrosanto, in ballo c’è l’interesse del Paese che per noi viene prima di ogni cosa. Siamo stati votati da quasi 11 milioni di italiani e io personalmente sento tutta la responsabilità di fronte a questa apertura di credito da parte dei cittadini. Ricordo che siamo stati gli unici già in campagna elettorale ad assumerci la responsabilità di non lasciare l’Italia nel caos prodotto da questa legge elettorale voluta dai partiti».

Sareste disposti ad inserire in una vostra squadra di governo «tecnici» concordati con altre forze politiche?
«Non vogliamo parlare di poltrone, torno a ripetere che qui c’è in ballo l’interesse dei cittadini e con le altre forze politiche parliamo di temi, di punti di programma per cambiare in meglio la vita della gente. Ci dicano le altre forze politiche quali sono i loro punti e discutiamo per il bene dei cittadini e non per spartirci incarichi».

Quanti e quali sono i punti per un’eventuale convergenza?
«Vogliamo agire da subito. Entro il 10 aprile deve essere presentato il Def, il documento di economia e finanza che definisce le scelte di politica economica dei prossimi anni, e che dovrà essere approvato a maggioranza assoluta del Parlamento, quindi il Movimento sarà determinante. Questa sarà l’occasione per trovare le convergenze sui temi con le altre forze politiche. Siamo già al lavoro su una proposta che renderemo nota nei prossimi giorni. Se le altre forze politiche vogliono proporre altre misure che hanno al centro il bene dei cittadini, siamo pronti a discuterne».

Molti sostengono che la vostra prima scelta per un asse di governo siano i dem. È così?
«Lo scrivono i giornali, ma io ho sempre detto che parlo a tutte le forze politiche, nessuna esclusa».

Il Nord ha votato Lega, il Sud voi: crede che questa divisione territoriale possa pregiudicare eventuali intese?
«In realtà il M5S è l’unica forza nazionale che oltre al sud, dove abbiamo ottenuto risultati straordinari con punte del 75%, è anche ben radicata al Nord. Se guarda la cartina dell’Italia con le Regioni dove il M5S è la prima forza politica, vedrà una distesa gialla: siamo primi in Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria, Valle d’Aosta».


Tra due settimane si votano i presidenti delle Camere: a vostro avviso a chi dovrebbero andare in mancanza di una maggioranza di governo?
«Come ho sempre detto siamo disponibili al confronto con tutte le forze politiche anche sulle Presidenze delle Camere».

Sì, ma voi chi indicherete? Su che ramo del Parlamento punterete?
«È presto per fare nomi e non è ancora intercorso nessun dialogo».

Se non si troverà un accordo pensa che si debba tornare alle urne con questa legge elettorale?
«Sciogliere le Camere spetta al Capo dello Stato».

Quindi voi cosa farete?
«Noi, dal canto nostro, faremo tutti i passaggi istituzionali per garantire un governo al Paese».

E sempre se si tornasse a votare secondo lei il Movimento quanto prenderebbe?
«Se si tornasse a votare i partiti pagherebbero cara la loro irresponsabilità. Noi non avremmo nulla da perdere».

Teme un effetto transfughi dal suo gruppo come nella scorsa legislatura in cui avete perso il 25% degli eletti?
«Molti degli eletti della scorsa legislatura non hanno ceduto alle sirene degli altri partiti, semplicemente sono stati espulsi. In questa legislatura abbiamo triplicato il numero dei parlamentari, vedo un gruppo compatto sia alla Camera che al Senato. Saranno i protagonisti di questa legislatura».

Oggi incontrerà i nuovi parlamentari: è vero che annuncerete nuove regole per gli scontrini?
«Semplificheremo le procedure per continuare a donare ancora di più ai cittadini italiani».

C’è una forte aspettativa per il reddito di cittadinanza. In Puglia ci sono già le prime richieste. Lei non è preoccupato da tutta questa attesa?
«Questa è una fake news».

8 marzo 2018 (modifica il 9 marzo 2018 | 11:08)
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Da - http://www.corriere.it/elezioni-2018/notizie/di-maio-m5s-il-10-aprile-def-d9088f16-2316-11e8-a740-dc76cebf8197.shtml


Titolo: Di Maio: “Non mollate e sarete premiati come ministri e sottosegretari”
Inserito da: Arlecchino - Marzo 10, 2018, 05:59:46 pm
Dal palco show anti-giornalisti: “Giocano sporco, combattiamoli”
Il capo della comunicazione Casalino: “Avere una minoranza crea confusione”.
Di Maio: “Non mollate e sarete premiati come ministri e sottosegretari”

Pubblicato il 10/03/2018

FEDERICO CAPURSO, ILARIO LOMBARDO
ROMA

«Vedrete, dopo questo incontro, ci diranno che siamo una setta e che vogliamo tenere tutto nascosto», avverte Rocco Casalino, appena nominato capo della comunicazione dei grillini alla Camera. Certamente lo streaming è un ricordo molto lontano, preistoria del M5S. Ma La Stampa è riuscita comunque a vivere in diretta, dall’interno, la convocazione dei nuovi parlamentari all’hotel Parco dei Principi di Roma. È un racconto sulla grande paranoia del M5S verso i giornalisti e sull’ansia di Luigi Di Maio che il gruppo non tenga all’esordio nel Palazzo e che molti tra i debuttanti possano lasciarsi trascinare da altre tentazioni. 

Arrivati, i 5 Stelle vengono divisi in due stanze adiacenti, una per i deputati e un’altra per i senatori. Di Maio, eletto alla Camera, parla ai primi. Presenta la nuova capogruppo, Giulia Grillo, e il suo capo della comunicazione, Casalino. Di Maio chiede fiducia e compattezza, promette posti di governo, e avverte: «Cinque anni fa dicevano che il M5S era finito. Chi non ha tenuto ed è andato via non è stato rieletto, tranne in un caso, in un partito del 4% (Walter Rizzetto, ndr). E poi invece ci sono persone che hanno tenuto duro e magari oggi stanno per diventare viceministri, sottosegretari. Chi ci ha creduto verrà premiato». Il leader invoca «serenità e tranquillità» dai nuovi, li prega di «non mollare» perché teme, soprattutto se i tempi si allungheranno, i rischi di ammutinamento per frustrazione, molto più di com’è stato 5 anni fa. «Dobbiamo resistere alla pressione mediatica. Soltanto fidandoci l’uno dell’altro riusciremo ad arrivare dove vogliamo. Fidatevi dei parlamentari uscenti e della comunicazione. Me lo ha insegnato Gianroberto Casaleggio: Puoi fare tutto quello che vuoi ma se non lo comunichi bene non esiste. Per questo vi chiedo di seguire la squadra della comunicazione. Sono la linea del M5S».

«Non parlate con loro»
La persona che Di Maio introduce tra gli applausi è Rocco Casalino. Il suo ruolo, come appare all’intera platea subito dopo, sarà ancora più centrale. Quella che segue è una vera e propria lezione di comunicazione politica in salsa grillina. Per Di Maio il messaggio da consegnare ai nuovi parlamentari è semplice: «È fondamentale restare uniti - dice Casalino -. La cosa peggiore è esprimere posizioni diverse, perché disorientano e chi è a casa non capisce». 

La preoccupazione, come si denota dal silenzio imposto alle matricole del M5S mentre scendono dai taxi proprio di fronte alla porta dell’hotel (istruzioni, dello staff), è il rapporto con la stampa: «Noi abbiamo l’abitudine a prendercela con i giornalisti e facciamo bene ma è vero che la responsabilità è anche nostra». Casalino dice di averlo imparato dagli ultimi cinque anni: «Il giornalista vi usa come fonti anonime. E così crea un meccanismo psicologico per cui il parlamentare pensa “Io glielo dico tanto lui mi copre”. Scrive “fonte parlamentare” e noi passiamo settimane a smentire». Altra consapevolezza: «Non c’è nulla che si possa tenere nascosto con loro, che si possa fare segretamente, anche se siamo in tre. Esce tutto». E Casalino vorrebbe evitarlo. Come? «Non avete bisogno di rapportarvi con i giornalisti. Non vi fate fregare quando vi diranno “Dammi una notizia che sennò vengo licenziato” oppure “fammi guadagnare trenta euro”. Ci sono cascato anche io tante volte. Pensate sempre che il loro fine è di danneggiarci». Il giudizio è netto: «I giornalisti sono cattivi. Cercano di tirarci da una parte all’altra perché giocano una partita importante. Partecipano alla campagna elettorale in modo spudorato. Ma non è mai un attacco semplice. È sempre più sofisticato. Non fate il loro gioco sporco. Solo se siamo uniti riusciamo a combatterli. Non serve a nulla parlare con loro. Serve solo a spaccarci e a far dire che siamo divisi. Non abbiamo più bisogno di giornali e tv. Riusciamo ad arrivare a milioni di persone e già nel 2013 abbiamo preso il 25% senza la comunicazione tradizionale». Lo staff invierà istruzioni, assicura, anche sui social, per i quali è prevista una stretta: «Chiudeteli e aprite quelli ufficiali. Fate attenzione a cosa scrivete. Non entrate troppo nel politico. I giornalisti cercheranno cose vecchie, tipo le scie chimiche e altre cose imbarazzanti. Non c’è nessuna volontà di limitare la vostra libertà: siamo qui per proteggervi. Proteggiamoci tutti a vicenda». 

Minoranza, case e scontrini
Poi i ricordi, che valgono come ulteriore avvertimento ai possibili dissidenti. Per la prima volta viene usata la parola «minoranza». «È normale che ci possa essere una minoranza che crede che la sua sia la strada giusta ma visto che non ha la forza per cambiare la linea da dentro, si offre ai giornali. È un meccanismo che abbiamo vissuto negli anni passati. Hanno creato solo confusione». A un certo punto arrivano le domande. Una deputata: «Mi hanno invitata a un incontro sul ruolo delle donne. C’è anche una di un altro partito. Posso andarci?». «Evita». Altro dubbio: «Che facciamo con gli attivisti che ci stanno già contattando?». La risposta di Giulia Grillo dà l’idea di come sia cambiato il M5S: «Ricordatevi che ora siete parlamentari eletti, portavoce di un programma. Non siete nient’altro che questo». Ma la fiducia passa anche dalla scelta dei collaboratori: «Vi consiglio di sceglierli con cura, gente di cui si può fidare anche il M5S», dice Grillo che si raccomanda: «Cercate di essere sobri nella scelta della casa a Roma. Ricordatevi che siamo del M5S». Almeno ci sarà più flessibilità sulla rendicontazione delle spese e sui rimborsi: «Verrà semplificato il sistema. Non ci saranno più gli scontrini. Stiamo studiando un forfait». E qui scoppia un boato. L’applauso è liberatorio. 

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Da - http://www.lastampa.it/2018/03/10/italia/cronache/dal-palco-show-antigiornalisti-giocano-sporco-combattiamoli-QiXsZ3aUgt5mJbAygWq6DM/pagina.html


Titolo: Luigi Di Maio: "De Gasperi diceva che politica vuol dire realizzare".
Inserito da: Arlecchino - Marzo 12, 2018, 04:32:41 pm
POLITICA
Luigi Di Maio: "De Gasperi diceva che politica vuol dire realizzare". L'appello per il governo citando il leader Dc

Il capo politico M5s cita la dottrina sociale della Chiesa: "Noi impegnati a realizzare bene comune"

 11/03/2018 11:38 CET | Aggiornato 3 ore fa

Il leader M5S Luigi Di Maio lancia un nuovo appello per la formazione del governo e cita le parole di ieri del presidente della Cei, cardinale Angelo Bassetti.

"Faremo tutto il possibile per rispettare il mandato che ci hanno affidato. Mi auguro che tutte le forze politiche abbiano coscienza delle aspettative degli italiani: abbiamo bisogno di un governo al servizio della gente", scrive Di Maio dal blog, sottolineando: "Non abbiamo a cuore le poltrone ma che venga fatto ciò che i cittadini attendono da 30 anni".

Scrive il capo politico M5s sul blog:
''Politica vuol dire realizzare'' diceva Alcide De Gasperi, ed è a questo che tutte le forze politiche sono state chiamate dai cittadini con il voto del 4 marzo. Più precisamente a realizzare quello che anche nella dottrina sociale della Chiesa viene chiamato ''bene comune'', che è ciò che noi in tutta la campagna elettorale abbiamo indicato come ''interesse dei cittadini''.

"Noi non abbiamo a cuore le poltrone, abbiamo a cuore che venga fatto ciò che i cittadini attendono da 30 anni e che ci hanno dato il mandato di realizzare con oltre il 32% di consenso", prosegue.

"Abbiamo messo al primo posto- aggiunge- la qualità della vita dei cittadini che vuol dire eliminazione della povertà (con la misura del reddito di cittadinanza che è presente in tutta Europa tranne che in Italia e in Grecia), una manovra fiscale shock per creare lavoro, perché le tasse alle imprese sono le più alte del continente, e finalmente un welfare alle famiglie ricalcando il modello applicato dalla Francia, che non a caso è la nazione europea dove si fanno più figli, per far ripartire la crescita demografica del nostro paese".

Da - http://www.huffingtonpost.it/2018/03/11/luigi-di-maio-de-gasperi-diceva-che-politica-vuol-dire-realizzare-lappello-per-il-governo-citando-il-leader-dc_a_23382556/?utm_hp_ref=it-homepage


Titolo: Di Maio: no a esecutivo senza di noi. Cei: governo sia al servizio della gente
Inserito da: Arlecchino - Marzo 12, 2018, 04:37:15 pm
Prove di intesa centrodestra-M5s su presidenze.
Di Maio: no a esecutivo senza di noi.
Cei: governo sia al servizio della gente
Ok al dialogo, è in sostanza la posizione grillina, ma che almeno uno dei due rami del Parlamento vada ai 5 Stelle.
L'altro, con ogni probabilità, lo rivendicherà l'altro partito che ha vinto le elezioni, la Lega di Salvini.
Il presidente dei vescovi: "Gioia perché la gente ha votato"

Di ALBERTO CUSTODERO
10 marzo 2018

ROMA - Prove di dialogo, nel dopo elezioni, per un governo che nessuno dei tre schieramenti usciti dal voto può fare da solo. Forza Italia - con Renato Brunetta - apre a tutto campo, "non solo al Pd, ma anche al M5s". Intervistato da Avvenire, il capogruppo dei deputati forzisti auspica "il dialogo per le presidenze delle Camere". Su un eventuale accordo, replica il candidato premier M5s con un video su Facebook. "Noi siamo aperti al confronto con tutte le forze politiche - afferma Di Maio - ma chiaramente pretenderemo il riconoscimento del voto degli italiani che ci hanno indicato come prima forza politica del Paese".

Ok al dialogo, è in sostanza la posizione grillina, che con gli "oltre 330 parlamentari tra le due Camere" hanno "praticamente triplicato la forza parlamentare". Però almeno una presidenza deve essere targata 5 Stelle. L'altra, con ogni probabilità, la rivendicherà l'altro partito che ha vinto le elezioni, la Lega di Salvini. E già è partito il toto nomine: al Senato, in quota Lega, Roberto Calderoli, per Fi Paolo Romani, per il M5s Danilo Toninelli, per il centrosinistra Emma Bonino. Alla Camera, per il M5s Roberto Fico, per Fi Mariastella Gelmini, per i dem Dario Franceschini.

Diverso, più articolato il discorso relativo alla formazione dell'esecutivo, rivendicato sia dal M5s che dal centrodestra, mentre il centrosinistra conferma il proprio arroccamento all'opposizione. "In questo momento - dichiara Di Maio - il M5s è determinante. Un governo senza di noi non si può fare a meno che (e sarebbe un clamoroso insulto alla democrazia) non decidano di fare un governo con tutti contro di noi". "Ma in quel caso - minaccia - sarebbe la loro fine".

Brunetta, a proposito di possibili alleanze, sostiene che "se si parte dai programmi, più che dalle formule, si scopre che ci sono molte più cose che uniscono". "Il nostro programma - ricorda - è stato approvato col 37 per cento dei consensi. E lo mettiamo ora al centro del dibattito". Ma anche "il dibattito sul Def", sostiene, "da problema può diventare opportunità. Può diventare incubatore della maggioranza". Insomma, per raggiungere un eventuale accordo, "occorrerà partire dagli aspetti meno divisivi".

Intanto c'è una presa di posizione del presidente della Conferenza episcopale italiana, Gualtieri Bassetti che al futuro governo chiede "di essere totalmente al servizio della gente e di ascoltarla". "Chiedo di attuare - ha sottolineato Bassetti, durante la presentazione del volume di padre Enzo Fortunato "Francesco il ribelle" - quello che noi anche nella dottrina sociale della Chiesa chiamiamo il bene comune che è il bene di tutti. Sia un governo di gente retta che pensa ai poveri".

© Riproduzione riservata 10 marzo 2018

Da - http://www.repubblica.it/speciali/politica/elezioni2018/2018/03/10/news/elezioni_politiche_2018_m5s_centrodestra_fi_lega_fdi_centrosinistra_pd_trattative_per_governo-190916479/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P2-S2.5-T2