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Autore Discussione: Barack OBAMA - Non possiamo dare per garantita la libertà in Europa e nel mondo  (Letto 2749 volte)
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« inserito:: Marzo 27, 2014, 06:18:17 pm »

Editoriali
27/03/2014

“Non possiamo dare per garantita la libertà in Europa e nel mondo”

Barack Obama*

Ci incontriamo in un momento che mette a dura prova l’Europa, gli Stati Uniti e l’ordine internazionale che abbiamo costruito per generazioni. 

Nel corso della storia dell’umanità, le società hanno affrontato il problema di come organizzarsi e cercato i mezzi migliori por risolvere gli inevitabili conflitti tra gli Stati. E fu qui in Europa, attraverso secoli di lotta che un particolare insieme di ideali ha cominciato a nascere.

Quella convinzione che - con coscienza e libero arbitrio - ciascuno di noi ha il diritto di vivere come desidera. È la convinzione che il potere derivi dal consenso dei cittadini e che le leggi e le istituzioni dovrebbero essere istituite per proteggere tale visione. Queste idee hanno alla fine ispirato un gruppo di coloni al di là di un oceano e ancora guidano l’America di oggi. Tra queste idee c’è la semplice verità che tutti gli uomini e le donne sono stati creati uguali. 

Ma questi ideali sono stati anche messi alla prova - e minacciati - da una vecchia, più tradizionale visione del potere. Questa visione sostiene che gli uomini e le donne comuni non sono in grado di dirigere i propri affari, e che l’ordine e il progresso possono arrivare solo quando gli individui abbandonano i loro diritti a un sovrano onnipotente. Spesso cresce la convinzione che in virtù di razza, fede o etnia, alcuni siano intrinsecamente superiori agli altri, e che l’identità individuale debba essere definita da un «noi» contro «loro» o che la grandezza nazionale derivi non da quello che un popolo rappresenta, ma da quello contro cui combatte.

Per molti versi la storia dell’Europa nel XX secolo ha rappresentato lo scontro in atto di queste due idee. L’avanzare dell’industria e della tecnologia si è lasciata dietro la nostra capacità di risolvere le divergenze in modo pacifico, e anche la più civilizzata delle società è caduta nella barbarie. Questa mattina a Flanders Fields, mi è stato ricordato come la guerra tra i popoli abbia mandato una generazione intera a morire nelle trincee della Prima guerra mondiale. Solo due decenni più tardi, il nazionalismo estremo ha gettato questo continente in un’altra guerra - con popolazioni rese schiave, grandi città ridotte in macerie e decine di milioni di persone massacrate, comprese quelle perse durante l’Olocausto.

È per rispondere a questa storia tragica che, all’indomani della Seconda guerra mondiale, l’America si è unita all’Europa per respingere le forze oscure del passato, e costruire una nuova architettura di pace. La Nato è diventata la più forte alleanza che il mondo abbia mai conosciuto. E al di là dell’Atlantico abbiamo abbracciato una visione comune dell’Europa, una visione basata sulla democrazia rappresentativa, sui diritti individuali, con mercati commerciali aperti, una rete di sicurezza sociale e il rispetto per le diverse fedi e origini. 

Oggi ciò che sarebbe sembrato impossibile nelle trincee delle Fiandre, tra le macerie di Berlino o nella cella della prigione di un dissidente è dato per scontato. 

I giovani europei di oggi sono nati in un luogo e in un tempo in cui c’è meno conflitto, più prosperità e più libertà rispetto a qualsiasi altro momento della storia umana. Ma non è perché gli impulsi più oscuri dell’uomo sono scomparsi. Anche qui, in Europa, abbiamo visto la pulizia etnica nei Balcani che ha sconvolto la nostra coscienza. Le difficoltà di integrazione e di globalizzazione, di recente amplificate dalla peggiore crisi economica delle nostre vite, hanno messo a dura prova il progetto europeo e sollecitato la nascita di una politica che prende di mira immigrati, o gay o chi sembra in qualche modo diverso. In tutto il mondo la guerra settaria e i conflitti etnici continuano a mietere migliaia di vite. E ancora una volta, ci troviamo insieme con la convinzione che le nazioni più grandi possono prevaricare quelli più piccole per farsi strada.

Così, oggi sono venuto per insistere sul fatto che non dobbiamo mai dare per scontato il progresso conquistato. Poiché la competizione tra ideali continua anche ora. Ed è quello che è in gioco in Ucraina oggi. La leadership della Russia sta sfidando verità che solo poche settimane fa sembravano evidenti: che nel XXI secolo le frontiere dell’Europa e le questioni di diritto internazionale non possono essere cambiate con la forza, e che le persone e le nazioni possono prendere le proprie decisioni circa il loro futuro. 

Nessuno di noi può sapere con certezza quello che succederà in Ucraina, ma ho fiducia, credo che alla fine quelle voci che chiedono dignità umana e diritti trionferanno.

Sì, noi crediamo nella democrazia - con elezioni libere ed eque, con una magistratura indipendente e partiti di opposizione, con informazione senza censura. Noi crediamo in economie aperte basate su mercati liberi e sull’innovazione. E noi crediamo nella dignità umana, nel fatto che ogni persona è uguale, non importa chi sei, o quello che sembri, o chi ami, o da dove vieni. Questo è ciò in cui crediamo. Questo è ciò che ci rende forti.

La nostra forza si riflette anche nel rispetto per un sistema internazionale che protegge i diritti delle nazioni e delle persone - le Nazioni Unite e la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, le leggi internazionali e i mezzi per farle rispettare. Ecco perché la violazione della Russia - il suo assalto alla sovranità dell’Ucraina e l’integrità territoriale - deve essere condannata. 

Negli ultimi giorni, gli Stati Uniti, l’Europa e i nostri alleati sono stati uniti in difesa di questi ideali, e uniti a sostegno del popolo ucraino. Insieme abbiamo condannato l’invasione della Russia e respinto la legittimità del referendum di Crimea. Insieme abbiamo isolato la Russia politicamente, sospendendola dal G8 e declassando gli accordi bilaterali. Insieme stiamo imponendo sanzioni che hanno lasciato un segno. E se Mosca non cambierà strada questo isolamento peggiorerà. 

Nel frattempo gli Stati Uniti e gli alleati continueranno a sostenere il governo dell’Ucraina. Ci accingiamo a fornire un pacchetto significativo di assistenza che può contribuire a stabilizzare l’economia e soddisfare le esigenze primarie della popolazione. Ma né gli Stati Uniti né l’Europa hanno interesse a controllare l’Ucraina. Quello che vogliamo è che il popolo ucraino possa prendere le proprie decisioni, proprio come le altre persone libere in tutto il mondo.

Deve essere chiaro: questa non è un’altra Guerra Fredda. Dopo tutto, a differenza dell’Unione Sovietica, la Russia non porta avanti nessuna ideologia globale. Né gli Stati Uniti né la Nato cercano il conflitto. Infatti, da oltre 60 anni, facciamo parte della Nato non per conquistare altre terre, ma per mantenere le nazioni libere. Quello che faremo - sempre - è sostenere il nostro impegno solenne, il nostro articolo 5: difendere l’integrità territoriale e la sovranità dei nostri alleati. E in quella promessa non vacilleremo mai.

Certamente, l’Ucraina non è un membro della Nato e la Russia non sarà fatta andare via dalla Crimea o dissuasa dal portare avanti un’ulteriore escalation militare. Ma con il tempo, fintanto che rimaniamo uniti, il popolo russo si renderà conto che non potranno ottenere sicurezza e prosperità attraverso la forza bruta. Ecco perché, in tutta questa crisi, aumenteremo la nostra pressione sulla Russia ma lasceremo aperta una porta alla diplomazia. Credo che la pace stabile verrà attraverso il dialogo diretto tra Russia, governo ucraino e comunità internazionale. 

Finora, la Russia ha rifiutato aperture diplomatiche, annettendo Crimea e ammassando forze lungo i confini dell’Ucraina. Ha giustificato queste azioni come un tentativo di evitare problemi ai confini e per proteggere i russi all’interno dell’Ucraina. 

Nel difendere le loro azioni, i leader russi hanno portato il Kosovo come precedente - un esempio di interferenza dell’Occidente negli affari di una nazione più piccola, proprio come stanno facendo ora. Ma la Nato è intervenuta solo dopo che il popolo del Kosovo fu sistematicamente brutalizzato e ucciso per anni. Più di recente, la Russia ha ricordato la decisione degli Stati Uniti di andare in Iraq come un esempio di ipocrisia occidentale. E’ vero che la guerra in Iraq è stato un argomento di acceso dibattito. Mi opposi al nostro intervento militare. Ma anche in Iraq l’America ha cercato di lavorare all’interno del sistema internazionale. Noi non volevamo il territorio iracheno, né abbiamo arraffato le sue risorse per il nostro tornaconto. Invece, abbiamo finito la nostra guerra e lasciato l’Iraq alla sua gente e uno Stato iracheno pienamente sovrano.

In un mondo di sfide sempre più globali tutti noi abbiamo interesse che le Nazioni facciano la loro parte per sostenere le norme internazionali. È assurdo affermare che l’America stia cospirando con i fascisti in l’Ucraina. Mio nonno ha servito nell’esercito di Patton, così come molti dei vostri padri, e ha combattuto contro il fascismo. Noi americani ricordano bene i sacrifici inimmaginabili fatti dal popolo russo nella Seconda guerra mondiale, e li abbiamo sempre onorati. Noi vogliamo che il popolo russo viva in sicurezza, prosperità e dignità come tutti gli altri, ma senza calpestare i suoi vicini. 

 
Alla fine ogni popolo deve tracciare la sua strada. Quella dell’America - o dell’Europa - non è l’unica per raggiungere la libertà e la giustizia. Ma sul principio fondamentale che è in gioco qui - la capacità delle nazioni e dei popoli di fare le proprie scelte - non si può tornare indietro. 

Per i giovani qui oggi, so che può essere facile vedere questi eventi lontani dalla propria vita, ma non dobbiamo mai dimenticare che siamo eredi di una lotta per la libertà. La nostra democrazia, le nostre opportunità individuali, esistono solo perché chi è venuto prima di noi ha avuto la saggezza e il coraggio di riconoscere che i nostri ideali resisteranno solo se consideriamo nostro interesse il successo di altri popoli e nazioni.

Ora non è il momento di spacconate. La situazione in Ucraina non ha risposte facili, né una soluzione militare. Ma, in questo momento, dobbiamo affrontare la sfida per i nostri ideali - per il nostro ordine internazionale - con forza e convinzione.

*Discorso ai giovani europei, Bruxelles, 26 marzo 2014 

Da - http://lastampa.it/2014/03/27/cultura/opinioni/editoriali/non-possiamo-dare-per-garantita-la-libert-in-europa-e-nel-mondo-5PR3inhYSCcsLHJzdss1rJ/pagina.html
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