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Autore Discussione: Crisi, la Cina in pole position "Potrebbe uscirne già nel 2009"  (Letto 2668 volte)
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« inserito:: Aprile 02, 2009, 07:35:03 pm »

2/4/2009 (7:16) - RETROSCENA

Svolta sullo scudo per aprire a Mosca
 
E con i cinesi gli americani affrontano la crisi economica


MAURIZIO MOLINARI
DALL’INVIATO A LONDRA


Patto con Mosca su disarmo e crisi regionali, intesa con Pechino sulla risposta alla crisi economica: nella cornice della Winfield House Barack Obama coglie con Russia e Cina i primi successi del viaggio europeo. Gli incontri con i colleghi Dmitri Medvedev e Hu Jintao si svolgono in rapida successione nella stessa sala e sulle stesse poltrone - cambiano solo le bandiere del leader ospite alle spalle - e si concludono con gli annunci dei summit: a Mosca in luglio e a Pechino in autunno. Obama puntava sui due faccia a faccia per gettare le basi della nuova proiezione planetaria degli Stati Uniti e i documenti bilaterali diffusi al termine dei colloqui riassumono quanto ha ottenuto. Nel caso della Russia il documento, lungo e disseminato di dati, parte dal patto per dare inizio ai negoziati sul nuovo trattato sulla riduzione delle armi strategiche, considerato da Washington la scorciatoia per disinnescare il «perdurante dissenso sullo scudo antimissile». Subito dopo vengono le crisi regionali e lo spettro delle convergenza con Medvedev è ampio: lotta alla proliferazione nucleare, Al Qaeda in Afghanistan e Pakistan «minaccia Stati Uniti e Russia» e l’Iran «ha diritto al nucleare civile» non a quello militare e dunque «deve cooperare con l’Onu».

Le tensioni sul Caucaso, frutto della guerra estiva in Georgia, vengono relegate nell’ultima pagine, dove si parla di «impegno comune» per stabilizzare la regione al centro del contenzioso fra Nato e Russia. Obama e Medvedev puntano a «rilanciare e intensificare» i rapporti fra l’Alleanza e Mosca e questo lascia intendere che l’allargamento della Nato a Ucraina e Georgia - del quale peraltro non si parla - potrebbe essere congelato. Sul fronte economico la risposta alla crisi è nella formazione di una «commissione per intensificare gli scambi» e nella partnership per realizzare «tecnologie per lo sviluppo di tecnologie alternative» a cui entrambi guardano con interesse. Per Obama significa aver disinnescato le tensioni ereditate da Bush e poter iniziare a lavorare al summit di luglio puntando a quella che un alto funzionario della Casa Bianca definisce una «partnership globale» capace di «lasciarsi alle spalle le mentalità della Guerra Fredda». La soddisfazione del presidente è palpabile quando dice, con tono quasi di ossequio: «Ringrazio il presidente Medvedev per aver trovato il tempo di venirmi a trovare e discutere i mutui interessi». E il russo ricambia: «Abbiamo iniziato a scrivere una nuova pagina delle nostre relazioni bilaterali». Con Hu Jintao invece le convergenze sono soprattutto economiche, evidenziate dal lancio del «Dialogo economico e strategico» bilaterale che vedrà impegnati i ministri degli Esteri e del Tesoro di entrambi i Paesi creando una «task force» ad alto livello per coordinare le mosse anzitutto sulla risposta alla crisi globale. Ciò significa che al Segretario di Stato Hillary Clinton viene assegnato un ruolo di primo piano nei rapporti con il gigante cinese. E avrà molto da lavorare perché, come dicono fonti della Casa Bianca, «Obama ha parlato a Hu anche di Darfur, Tibet e diritti umani» ovvero delle questioni che stanno più a cuore agli elettori democratici ma irritano Pechino.

A conferma della schiarita bilaterale c’è comunque l’accettazione da parte di Hu della visita a Pechino di Gary Roughead, capo delle operazioni della Us Navy, che formalmente andrà in aprile a partecipare «ai festeggiamenti per il 60° anniversario della Marina militare cinese» ma in realtà andrà a discutere con gli altri gradi dell’Armata del Popolo accordi per evitare il ripetersi di crisi come quella avvenuta di recente nel Mar della Cina fra unità dei due eserciti in acque territoriali contese. Trapela anche che si è parlato a lungo del missile intercontinentale che la Corea del Nord intende lanciare nei prossimi giorni: potrebbe essere questa la prima crisi destinata a mettere alla prova i diplomatici sorrisi di Winfield.

da lastampa.it
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« Risposta #1 inserito:: Aprile 08, 2009, 12:35:36 pm »

ECONOMIA     

La Banca Mondiale promuove il piano di stimolo di Pechino

Il premier cinese fiducioso sulla conferma del Pil a +8%

Crisi, la Cina in pole position "Potrebbe uscirne già nel 2009"
 

ROMA - Il piano di stimolo varato da Pechino potrebbe rilanciare la crescita economica della Cina già entro quest'anno e aiutare le altre economie asiatiche a riprendersi.

Lo ha detto la Banca Mondiale in un suo rapporto periodico.

"I segnali che arrivano dalla Cina indicano che sua la crescita economica potrebbe ripartire verso la metà di quest'anno", si legge nel rapporto. E ancora: "La ripresa in Cina, spinta dall'enorme piano di stimolo varato dal governo, può aiutare a stabilizzare economicamente l'intera regione e aiutarne la ripresa".

Secondo le previsioni della Banca Mondiale, la Cina quest'anno vedrà una crescita economica del 5,3%, ma il premier cinese Wen Jiabao si dice fiducioso che il suo paese può ancora raggiungere l'obiettivo prefissato, ossia una crescita del prodotto interno lordo dell'8% nel 2009.

(7 aprile 2009)
da repubblica.it
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