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Autore Discussione: MOVIMENTO 5 STELLE ...  (Letto 24585 volte)
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« Risposta #15 inserito:: Giugno 30, 2015, 06:12:02 pm »

Caso Loquenzi: Casaleggio impone retromarcia, si rivota su capo staff comunicazione M5s
Dopo la bocciatura, i deputati grillini tornano a esprimersi sulla responsabile dei rapporti con i media considerata vicina al cofondatore del Movimento.
Avevano votato per il suo licenziamento in 26


30 giugno 2015

ROMA - Si terrà stasera, a fine aula, l'assemblea dei deputati M5s chiamati a votare nuovamente su Ilaria Loquenzi, il capo dello staff comunicazione di Montecitorio 'silurata' mercoledì scorso dagli stessi deputati grillini, che avevano bocciato la sua conferma con 26 voti contro 17. Gianroberto Casaleggio, furente dopo la bocciatura di Loquenzi, ha riproposto il suo nome, e, riferiscono fonti parlamentari, il via libera dell'assemblea viene ormai dato per scontato.

In questi giorni, il direttorio ma anche alcuni tra i fedelissimi - Manlio Di Stefano e Daniele Del Grosso in primis - hanno lavorato affinché si evitasse lo scontro frontale, invitando i contrari a cambiare idea sull'operato di Loquenzi, mal vista dai più soprattutto per la visibilità concessa ad alcuni a presunto danno di altri.

Stasera, dunque, i deputati grillini dovranno esprimere nuovamente un voto sul suo nome, pur non menzionato nell'ordine del giorno (è riportata solo la 'votazione su proposta di Grillo e Casaleggio'). I 'mediatori', per evitare nuove grane, si sono appellati soprattutto al 'non statuto' degli eletti M5s che al riguardo parla chiaro: sulla comunicazione decide lo staff di Grillo, quindi la 'Casaleggio associati'.

E anche chi la settimana scorsa aveva votato contro Loquenzi oggi sembra aver cambiato idea: "Effettivamente - dice uno dei 26 all'Adnkronos - noi deputati siamo chiamati solo a ratificare i nomi sulla comunicazione, non a decidere". Secondo i più maliziosi, il cambio di rotta sarebbe legato anche alle voci che si sono diffuse insistentemente tra i 5 Stelle subito dopo la bocciatura di Loquenzi: chi ha votato contro di lei rischia di bruciarsi la possibilità di un secondo mandato in parlamento.

© Riproduzione riservata
30 giugno 2015

Da - http://www.repubblica.it/politica/2015/06/30/news/m5s_e_caso_loquenzi_casaleggio_impone_retromarcia_si_rivota_su_capo_staff_comunicazione-118002175/?ref=HREC1-2
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« Risposta #16 inserito:: Luglio 01, 2015, 05:18:43 pm »

Il M5S squassato china la testa e ratifica la volontà di Casaleggio
Ma ora il cofondatore e il direttorio sono sotto tiro e a rischio guerriglia


30/06/2015
Jacopo Iacoboni

Alla fine, a tarda sera, i deputati del Movimento cinque stelle hanno chinato amaramente la testa e ratificato passivi la volontà di Casaleggio. Sono riusciti - magra consolazione - a non votare, perché il voto li avrebbe definitivamente squassati, ma squassati lo sono già: il direttorio è imbarazzatissimo e sculacciato dal cofondatore del Movimento e in definitiva Gianroberto Casaleggio si riprende il pallone e azzera il voto di sfiducia che gli era arrivato contro la scorsa settimana. Ma la storia, com’è evidente, avrà un mucchio di strascichi e non finisce così. Questa è solo una puntata, per quanto sintomatica e rivelatrice.

Ilaria Loquenzi, la contestatissima - e molto poco amata - responsabile della comunicazione del Movimento alla Camera resta al suo posto, ma lo scontro che s’è consumato è stato durissimo: tra parlamentari e Casaleggio, tra parlamentari e direttorio, e all’interno degli stessi parlamentari. Ieri sera, in un’assemblea che non finiva mai e che è stata ovviamente molto aspra, si sono create (almeno) due grandi fazioni: da una parte il direttorio e diversi parlamentari che spingevano perché si rivotasse, pur sapendo che questo avrebbe definitivamente spaccato in due il gruppo, ma il loro guadagno era farsi belli con Milano e acquisire peso agli occhi di Casaleggio. Dall’altra chi mercoledì aveva votato no, stanco delle imposizioni di Casaleggio, ma anche tantissimi astenuti, o gente che non ne voleva assolutamente sapere di prender parte a quella contesa, mortale per l’affiatamento e le speranze di compattezza del gruppo. Nel primo voto, ricordiamolo, gli assenti erano stati una trentina: tanti.

Il dato è che Casaleggio ha imposto una volontà, e ribadito che il Movimento lo comanda lui, come un manager che dirige un’azienda. Ma uno scontro consumato in questa maniera è destinato a lasciare una traccia pesantissima anche sugli sviluppi futuri. «Guardate che a Milano si ricorderanno di chi ha votato contro Casaleggio», Di Battista catechizzava così i contrari, quasi uno a uno. I quali l’hanno vissuta ovviamente come una minaccia di non esser ricandidati da Milano. In un partito normale fa parte del cinismo della politica che il capo minacci di non ricandidare i parlamentari che gli vanno contro, ma nel Movimento?

È chiaro che alla fine di questa clamorosa frattura tra parlamentari e Casaleggio quello che viene sancito è la metamorfosi, forse definitiva, del Movimento cinque stelle, la sua trasformazione da movimento in partito. Resta sul campo anche l’ambizione di leadership di Luigi Di Maio, che forse ha pensato di poter gestire il malcontento antiCasaleggio, ma si ritrova bastonato dal manager milanese, e dimidiato nell’autorevolezza - coi suoi deputati - in vista delle prossime tappe di questa guerra.

Da - http://www.lastampa.it/2015/06/30/italia/politica/il-ms-squassato-china-la-testa-e-ratifica-la-volont-di-casaleggio-geUhxZcvxkAfPBNzY3pcXI/pagina.html
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« Risposta #17 inserito:: Luglio 05, 2015, 10:30:43 am »

Le parole di Di Maio nell’assemblea fatta rifare da Casaleggio.
Che cosa sta succedendo nel M5S?

01/07/2015

Cosa sta succedendo davvero nel Movimento cinque stelle? Cosa c'è dietro la rivolta antiCasaleggio - consumata nel primo voto dei deputati contro Ilaria Loquenzi, responsabile della comunicazione, e poi rientrata con una seconda assemblea, imposta dal manager milanese e finita con la ratifica della sua decisione?
 
La domanda diventa interessante se consideriamo che stiamo parlando comunque del secondo partito in Italia, ancora al venti per cento dei voti, forse qualcosa in più, e in gioco - almeno teoricamente - per andare al ballottaggio, con l'Italicum. Ma in questa domanda il punto cruciale è: il voto contro Casaleggio delineava una scalata bella e buona (una specie di golpe interno), o qualcosa che è accaduto soltanto per una somma di incapacità (del direttorio e dei deputati), una somma di casualità che hanno portato a un esito irripetibile?

Racconta Javier Cercas in un libro fenomenale, Anatomia di un istante, che i golpe sono tali solo in atto, mentre qualcuno li sta tentando. Quando falliscono, i golpisti negheranno di aver mai anche solo pensato a un golpe. Nel caso del voto contro Casaleggio, bisogna risalire almeno al 20 maggio scorso, per capire le cose, quando La Stampa racconta con qualche anticipo che esiste un caso-Loquenzi, e che, soprattutto, su questo si è consumato uno scontro molto forte tra Casaleggio e il direttorio, in particolare Di Maio. Il gruppo guidato dal giovane leader aveva rappresentato al cofondatore una richiesta dell'assemblea: sostituire o affiancare la responsabile della comunicazione del M5S alla Camera, spiegando che era malvista da quasi tutti i deputati. In sostanza il direttorio, anziché stoppare questa operazione dell'assemblea, provava a rappresentarla. La risposta di Casaleggio fu durissima: "Se fate questo io me ne vado e vi lascio al vostro destino". Di Maio e il direttorio apprendono in quel momento (a maggio) che Casaleggio vive l'attacco a Loquenzi come un attacco alla sua stessa figura di leader. Il direttorio, da allora, sa; dobbiamo pensare che capisca. Non c'è molto da capire, del resto: gli viene detto chiaramente, e a brutto muso, da Casaleggio. 

Cosa potrebbero fare allora i cinque? Se stanno con Casaleggio, lavorare subito per far rientrare i malumori contro la Loquenzi. Se vogliono indebolire Casaleggio, assecondare l'assemblea, sapendo che silurerà Loquenzi (è matematico, e La Stampa lo prevede al millimetro). Invece cosa succede? Il direttorio resta in una posizione non chiarissima: nel primo voto vota ovviamente per difendere Loquenzi, ma fa poco e male per convincere i deputati, cioè per fare il suo lavoro di trait d'union tra Milano e Roma. Nella migliore delle ipotesi, lavora male; nella peggiore lascia montare una rivolta stando a vedere cosa ne esce. Magari qualcosa di buono per alcune delle tante ambizioni in campo in questa partita.
Quando Casaleggio, è storia recentissima, cala il pugno di ferro, si riprende incredibilmente il pallone, azzera la prima assemblea e ne fa rifare un'altra, il direttorio è in una tenaglia. Come ne esce? L'assemblea di ieri sera meriterebbe di esser raccontata per filo e per segno, con tanti racconti a parte, e almeno citando un paio di interventi su tutti, quelli di Di Maio e quello di Matteo Mantero, opposti (Mantero fa accuse durissime al direttorio, su cui potremmo tornare in futuro). Ma qui - per la nostra analisi - è importante citare cosa dice il primo, il giovane leader campano. Di Maio si presenta davanti ai deputati e dice, anche con lieve autoironia: "Scusatemi se mi sono permesso in questi giorni di fare qualche telefonata agli amici, per spiegare meglio come stavano le cose. Forse abbiamo sbagliato noi, non siamo stati capaci di far capire abbastanza bene all'assemblea che il voto sulla Loquenzi veniva vissuto a Milano come un voto di fiducia personale su Casaleggio". Per questo, e solo per questo, sostiene Di Maio, si è creato il corto circuito disastroso di questa vicenda.

A questo punto però in sala in tanti si chiedono: dopo che Casaleggio - un mese fa! - aveva chiaramente minacciato il direttorio di andarsene se avessero insistito sul tema della sostituzione di Loquenzi, come mai, fedeli come sono, non si sono messi alacremente all'opera per convincere subito l'assemblea che quello diventava un voto su Casaleggio, e hanno invece lasciato fare? Sono incapaci, poco avveduti, o magari sono stati un po' meno fedeli del previsto, cioè fedeli a metà? Assistevano a un golpe pronti a schierarsi, eventualmente, con chi l'avesse vinto?

Certamente no; questo lo direbbe Cercas.

follow @jacopo_iacoboni

Da - http://www.lastampa.it/2015/07/01/blogs/arcitaliana/le-parole-di-di-maio-nellassemblea-fatta-rifare-da-casaleggio-HtiXGoXWd8DPQT3S8g7hpO/pagina.html
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« Risposta #18 inserito:: Luglio 09, 2015, 07:16:09 pm »

Casaleggio non vuole profughi vicino alla propria abitazione
Il "guru" del movimento 5 Stelle scrive al presidente Chiamparino all'assessore regionale all'immigrazione: non mettete i migranti nell'albergo di Settimo Vittone

Di DIEGO LONGHIN E SARA STRIPPOLI
08 luglio 2015

Tanto rumore per nulla, ma intanto il guru del Movimento 5 stelle Roberto Casaleggio si agita e ci prova ad allontanare l’ipotesi che a Settimo Vittone, il paese eletto a suo buen retiro fra Ivrea la Valle d’Aosta, arrivino i profughi. In una lettera scritta dal suo avvocato, Alessandro Orsenigo, e indirizzata al presidente della Regione Sergio Chiamparino e al sua assessore all’Immigrazione Monica Cerutti, Casaleggio espone tutte le sue “perplessità” rispetto alla possibilità che un gruppo di immigrati provenienti dal Nord Africa possa essere ospitato a Settimo Vittone in un albergo in località Caney. Una voce che gira nel paese. Il guru pentastellato non avrebbe «nulla da obiettare a che la Comunità locale di Settimo Vittone si faccia carico nei limiti delle proprie capacità e possibilità di tale emergenza sociale », ma Casaleggio, che nel paese in provincia di Torino possiede una villetta circondata da tre ettari di terreno, sottolinea attraverso il suo legale che si tratta «di un immobile dismesso e fatiscente, privo dei minimi requisiti igienico sanitari e che di alberghiero ha solo la denominazione e la destinazione d’uso». Insomma, quello stabile non va bene.
Una presa di posizione, inviata anche al sindaco di Settimo, alla Asl e alla prefettura di Torino, che il legale inquadra in un «senso di umanità». Forse c’è anche la voglia di evitare di avere a poche centinaia di metri dal cortile di casa un gruppetto di profughi. Casaleggio, però, può stare tranquillo. La voce che gira nel paese in provincia di Torino è solo una voce. Nulla di vero. Nessuno ha intenzione di usare il vecchio albergo di Settimo Vittone.
A rispondere all’avvocato del guru del Movimento 5 Stelle è l’assessora Cerutti. «I soggetti istituzionali da noi interpellati non sono a conoscenza di questa possibilità paventata e che deve aver turbato il suo assistito».
Cerutti fa presente anche al legale di Casaleggio che da parte della Regione c’è molta attenzione alla gestione dei gruppi che arrivano dal Sud Italia: «Il senso di umanità oltre che il rispetto di adeguate condizioni igienico sanitarie, inducono tutti gli attori a opportune verifiche preventive circa la sussistenza dei requisiti minimi per poter offrire una dignitosa ospitalità a chi fugge da situazioni estreme di fame, guerra ed epidemie », scrive l’assessora della giunta Chiamparino.
Insomma, i profughi non vengono stipati alla bene meglio dove capita o in strutture fatiscenti, soprattutto dopo ciò che hanno passato per arr

© Riproduzione riservata
08 luglio 2015

Da - http://torino.repubblica.it/cronaca/2015/07/08/news/casaleggio_non_vuole_profughi_vicino_alla_propria_abitazione-118615126/?ref=fbpr
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« Risposta #19 inserito:: Ottobre 26, 2015, 11:41:44 am »

Il corsivo del giorno
I 5 Stelle si astengono sullo «ius soli» per loro c’è sempre una legge «migliore»

Di Massimo Rebotti

In un mondo un po’ più lineare, di fronte a un provvedimento come lo ius soli «temperato», votato due giorni fa alla Camera, o si è favorevoli o si è contrari. Le nuove norme riguardano i figli di immigrati e prevedono che da ora in poi per diventare cittadino italiano non conti più solo «il diritto del sangue», e cioè essere nato qui da almeno un genitore italiano, ma anche «il diritto del suolo e della cultura», cioè vivere e aver completato nel Paese almeno un ciclo scolastico. Insomma è uno di quei temi che sollecitano una scelta di campo: e infatti lo ius soli «è una conquista di civiltà» per la presidente della Camera Laura Boldrini o «una schifezza» per il leader della Lega Matteo Salvini.

Tutti i partiti hanno scelto come schierarsi tranne uno, il M5S, che si è astenuto. Hanno spiegato che la legge è «aggrovigliata», «una scatola vuota che riguarda poche persone rispetto ai 5 milioni di migranti che vivono in Italia». Ogni deputato del M5S è sicuramente in grado di spiegare perché il testo «non convince», ma di fronte alla nuda domanda — siete favorevoli o contrari al principio dello ius soli? — probabilmente cambierebbe discorso. I motivi sono due.

Il primo è che Grillo si è detto contrario. Sui temi dell’immigrazione lui e Casaleggio, che non vogliono lasciare campo libero a Salvini, hanno richiamato più di una volta all’ordine gruppi parlamentari troppo «permissivi». Il secondo è di ordine generale: i Cinquestelle, alla fine, cercano di votare il meno possibile insieme «agli altri», anche quei provvedimenti che in teoria recepiscono alcuni punti fermi del Movimento. C’è sempre una legge «migliore» a cui tendere rispetto al compromesso che viene raggiunto in Aula. Successe con il disegno di legge sulla corruzione a cui i senatori del M5S avevano a lungo lavorato insieme al Pd: prima del voto chiesero un’opinione al web e il web disse di no. Stavolta, per decidere di astenersi, non c’è stato nemmeno bisogno del referendum online tra i militanti.

15 ottobre 2015 (modifica il 15 ottobre 2015 | 07:25)
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da - http://www.corriere.it/opinioni/15_ottobre_15/i-5-stelle-si-astengono-ius-soli-loro-c-sempre-legge-migliore-40e3c5de-72fb-11e5-b973-29d2e1846622.shtml
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« Risposta #20 inserito:: Aprile 08, 2016, 08:47:59 pm »

M5S all’attacco: “Renzi, confessa i tuoi legami con le lobby del petrolio”
Il Movimento 5 Stelle lancia le sue 4 domande a Renzi sul caso Tempa Rossa.

5 aprile 2016 17:27
Di Redazione

M5S all'attacco: "Renzi, confessa i tuoi legami con le lobby del petrolio"

Nel giorno in cui Matteo Renzi sceglie di rispondere direttamente alle domande degli utenti di Facebook e twitter con il primo “Matteo risponde” in diretta con mentions (la nuova funzionalità del social network), Beppe Grillo lancia le sue 4 domande sul caso Tempa Rossa/Total e prova a controbattere con l’hashtag “RenzieConfessa”.

Un Renzi con le mani grondanti petrolio campeggia così sui cartelli che contengono le domande che il fondatore del Movimento 5 Stelle prova a rivolgere direttamente al Presidente del Consiglio, sfidandolo a confessare le proprie responsabilità nel caso Tema Rossa.

Ecco cosa scrive Grillo, che invita come sempre alla mobilitazione sui canali social in modo da diffondere le domande rivolte al Presidente del Consiglio:

    Il bomba continua a occupare le televisioni e attaccare il MoVimento 5 Stelle senza rispondere nel merito dello scandalo Trivellopoli scoperchiato dall'indagine della Dda di Potenza che svela l'operato di un articolato e consolidato comitato d'affari. Tra poco il Bomba sarà in diretta su Facebook per rispondere alle domande. La Rete non è la tv: non ci sono giornalisti zerbini ma cittadini attivi che vogliono la verità. Andate sulla sua diretta a questo link e copincollate questo testo nei commenti:

    "#RenzieConfessa e rispondi a queste domande

    1) Il Pd o le sue fondazioni hanno preso finanziamenti diretti o indiretti dalle multinazionali del petrolio? Se sì quanto?

    2) Cosa è avvenuto negli incontri segreti tra Boschi e i lobbisti del petrolio?

    3) Perchè i lobbisti del petrolio contribuiscono a scrivere le leggi del governo?

    4) Perché il governo favorisce gli interessi di società private petrolifere anziché le opere pubbliche?"

    Trivellopoli è appena iniziata e i cittadini hanno visto solo la punta dell'iceberg.#RenzieConfessa e poi vai a casa!

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Continua su: http://www.fanpage.it/m5s-all-attacco-renzi-confessa-i-tuoi-legami-con-le-lobby-del-petrolio/
http://www.fanpage.it/

Da - http://www.fanpage.it/m5s-all-attacco-renzi-confessa-i-tuoi-legami-con-le-lobby-del-petrolio/
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« Risposta #21 inserito:: Aprile 13, 2016, 11:24:51 am »

Casaleggio, l'uomo che sognava la società digitale
Dagli inizi all'Olivetti alla creazione delle sue aziende. Poi la profezia di Gaia, il video nel quale racconta a modo suo come sarà il mondo del futuro prossimo. Fino ad arrivare, passando per i Meetup, al sistema operativo del Movimento. Non senza critiche anche da parte degli stessi militanti

Di TIZIANO TONIUTTI
12 aprile 2016
   
LA RETE e Gianroberto Casaleggio sono nati quasi negli stessi anni. Nasce a Milano nel 1954, quando i computer occupavano stanze e iniziavano le sperimentazioni delle reti locali LAN e quelle più ampie, WAN. Negli anni 60 arrivò Arpanet, il network militare che piano piano è diventato Internet, la Rete delle reti. Che oggi tutti usiamo per un'infinità di scopi non necessariamente bellici, anzi per unire il mondo. La Rete che Casaleggio frequentava dagli inizi, forse già elaborando il sogno del pianeta iperconnesso di oggi.

Eppure nell'era della privacy zero e dello sharing totale, Casaleggio ha sempre mantenuto intatta la barriera intorno alla sua persona. Di lui si conosce la visione del mondo futuro anzi presente, quello in cui gli individui sono nodi del web e cittadini della civiltà digitale, ma poco di quello che accadeva nella sua realtà quotidiana. Della sua professione, le idee, le aziende, i numeri, invece è tutto noto. Inizia col software in Olivetti nel periodo in cui la Ibm pubblicizzava i suoi Pc con un impacciato Charlot come utente. Gli M24 Olivetti con i loro monitor a fosfori verdi in quel periodo sono ovunque, ottimi compatibili progettati in Italia. Ma si lavora per lo più in locale, internet è ancora lontana dalla pubblica amministrazione, dalle aziende e dal boom di massa.

L'esplosione sarà lenta, arriverà alla fine degli anni '90, in cui Casaleggio ha la sua WebEgg, società nata proprio per assistere la transumanza verso il digitale. Tra varie vicissitudini si arriverà alla fondazione della Casaleggio Associati, mentre altrove Grillo fa a pezzi i computer sul palco. Ma intanto internet cresce, i piccoli provider italiani iniziano ad eclissare l'era delle BBS a cui i primi smanettoni si collegavano con modem a 14.400 baud, quando andava bene. La Rete è lenta e si naviga con browser rudimentali, Mosaic è già superato e Netscape da lì a poco chiuderà. Ma già da tempo film come Wargames e i libri di William Gibson hanno tracciato una linea di confine tra passato e futuro, qualcosa si può già cercare su Amazon e Altavista.

Da lì a poco si capirà che boom della new economy è in realtà l'esplosione di una bolla. Ma la Rete è qui per restare, e anzi forse ce ne andremo noi. Questo il contenuto della profezia di Gaia, il noto video in cui Casaleggio traccia il futuro immediato del mondo, nel prossimo secolo. Una visione esoterica e fantascientifica più che apocalittica, a partire dal nome mitologico, un canovaccio sci-fi nelle parti più scure, come la a riduzione di popolazione a un miliardo in tutto. Ma uno script non troppo distante da ciò che sta diventando la nostra realtà per quanto riguarda il web "dentro di noi", un futuro-presente in cui gli umani fanno materialmente parte di un network digitale sempre più legato alla nostra esistenza reale. E attraverso questo comunicano, votano, vivono.

Gaia ha attirato sul suo ideatore commenti ed epiteti di ogni tipo, dal classico "guru" al serioso fino al preoccupato e ovviamente tutto il possibile scherno del web, ma nella visione di Casaleggio c'è una certa ironia che poi è la stessa raccolta nel libro "Insultatemi!", da lui scritto selezionando (e rispondendo in modo divertito e divertente) al diluvio universale, questo sì, di pollici versi e improperi social. Così risponde a Corrado Augias, inquieto dopo la visione del video: "E' un gioco. Tranquillo, non succede niente. Forse". Poco istituzionale, ma Casaleggio era tutto tranne che una figurina dell'album della politica. Pochi sorrisi per la telecamera, look avulso dai gessati firmati, in garage una Volvo rossa station wagon dall'estetica lontana dalle auto blu. E infatti la politica che ha creato ha come base la cifra della distanza dai partiti, e poi gli zero e l'uno del codice binario del Movimento.

Gli anni 2000 marciano verso una definizione di un'economia digitale più solida. E per sostenere gli scenari alla Blade Runner nella vita di Casaleggio c'è il sogno di una società digitale. Che si costruisce giorno per giorno, anche passando per gli incontri "analogici" in posti reali, dopo averli organizzati sul web coi MeetUp.  E c'è lui dietro il "sistema operativo" del Movimento 5 Stelle, un primo tentativo di piattaforma per la "democrazia diretta" che funziona registrando i voti degli iscritti M5s ogni volta che questi vengono chiamati ad esprimersi. Non solo: nella Rete del M5s ci sono spazi di confronto su proposte di legge e attività sul territorio.

Il funzionamento è simile a quello di analoghe strutture come LiquidFeedback dei tedeschi Interaktive Demokratie, però mai davvero assorbito nel sistema operativo 5S. E per questo su Grillo e sulla Casaleggio associati piovono strali per mancanza di trasparenza, non certificabilità di risultati e quanto altro. Viste dagli occhi di un informatico, tutti prevedibili "bug"
di un programma che diventerà molto più grande, fino ad assorbire la vita politica come la intendiamo oggi. Evitando magari Skynet, la rete malefica di Terminator. E fino al giorno in cui la società digitale si sovrapporrà a quella naturale, fino ad unire gli orizzonti.

© Riproduzione riservata
12 aprile 2016

Da - http://www.repubblica.it/politica/2016/04/12/news/casaleggio_l_uomo_che_sognava_la_societa_digitale-137451283/?ref=HREA-1
« Ultima modifica: Aprile 16, 2016, 10:24:03 am da Admin » Registrato
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« Risposta #22 inserito:: Aprile 13, 2016, 11:27:21 am »

Dopo la morte di Casaleggio, il M5s visto da Pd, Lega e gli altri avversari: tra omologazione e disintegrazione

Pubblicato: 12/04/2016 18:50 CEST Aggiornato: 4 ore fa

“E’ come se fosse morto Marx o Osho… Chi può raccogliere l’eredità spirituale di Gianroberto Casaleggio?”, si chiede un dirigente Pd a taccuini chiusi. La morte del guru del Movimento 5 Stelle ferma la politica e la cambia. Piomba in Transatlantico in pieno dibattito sulla riforma costituzionale, lo accelera perché le opposizioni ritirano l’ostruzionismo, lo indirizza veloce verso il voto finale, roba che il premier Matteo Renzi, oggi in visita in Iran, non poteva certo prevedere o immaginare. La scomparsa di Casaleggio imbalsama il dibattito, lo riavvolge fino al punto di partenza: cos’è e cosa sarà ora del M5s? Nei capannelli dei parlamentari delle altre forze politiche tracimano gli interrogativi insieme al cordoglio e al rispetto per la morte.

“Sono nel guado a metà tra rischio omologazione e disintegrazione. Peccato che entrambi siano esiti nefasti per una forza come i cinque stelle”, ragiona un deputato Dem. Casaleggio non è Berlinguer, riflettono un po’ tutti. E’ oltre. E’ un capo col carisma, certo, come l’ex segretario del Pci. Ma “non lascia un’eredità politica e ideologica o almeno non solo quella. Lascia un’eredità anche spirituale. Già sarebbe difficile sostituire un segretario carismatico. Nel caso di Casaleggio è ancora più difficile”, dicono in casa Pd.

Nel Pd Matteo Renzi è quasi l'unico ad attenersi al semplice cordoglio: "Voglio esprimere tutto il sentimento di umanità e di vicinanza da parte mia e del governo" per la morte di Casaleggio, dice il premier da Teheran, "Noi abbiamo avuto un radicale dissenso su molte cose ma davanti al dolore esprimiamo un sentimento di prossimità mia e del governo. Voglio esprimere il cordoglio anche a nome del Pd alla famiglia di Casaleggio, al Movimento 5 stelle, a Grillo".

I Dem invece dicono di Casaleggio quello che non hanno mai detto prima della sua morte.

Luigi Zanda: “Roberto Casaleggio non è stato solo un imprenditore. E' stato anche un leader che, con la sua personalità, ha inciso sulla politica italiana in una fase molto difficile della storia della Repubblica". Rosi Bindi: “Si potranno o meno condividere le sue idee ma non c'è dubbio che Casaleggio ha provato a dare una risposta alla crisi del rapporto tra cittadini e politica e molti italiani lo hanno capito”. Francesco Boccia: “Pur non condividendo spesso le sue strategie, né il suo modo di porsi dinanzi alle esigenze del Paese, va dato atto a Casaleggio d'aver intuito e posto con forza la questione della partecipazione collettiva alla vita pubblica e d'aver vinto la scommessa che aveva fatto nel portare semplici cittadini reclutati sulla rete nei palazzi istituzionali del nostro Paese. Tutto ciò resterà nei libri di storia”. Persino Giuseppe Fioroni si spende: “Al di là delle idee politiche con Casaleggio muore un uomo intelligente, timido ed arguto. Una perdita per il suo movimento e per la politica".
Pierluigi Bersani non usa giri di parole: “Voglio anche fare le condoglianze al Movimento 5 stelle e dirgli quel che scrisse Orazio: 'Nabis sine cortice', nuoterai senza salvagente".

Ecco appunto. E dunque? “Nell’immediato non succederà nulla: hanno perso la mente certo, ma Casaleggio non era il loro volto pubblico. Quello è ancora Grillo”, pronostica invece un dirigente di Sinistra Italiana. “E poi – continua - non ci sono passaggi chiave in vista che richiedano una capacità decidente come quella esercitata da Casaleggio in momenti difficili come per esempio il dibattito sulle unioni civili”, quando all’improvviso il movimento, diviso dai richiami discordanti della base, decise di non votare la stepchild adoption lasciandola naufragare nelle incertezze della maggioranza di governo. “Nell’immediato potrà anche esserci un effetto emotivo che li porti a vincere la sfida delle amministrative”, dice un deputato Dem. “Ma quando arriveranno i passaggi complicati, chi deciderà? Solo Casaleggio era in grado di esercitare quel potere di decisione su tutto il movimento, lui era in grado di riparare le divisioni interne che ora rischiano di esplodere”.

Così li vedono da fuori gli altri, gli avversari che certo nel giorno della morte evitano di intestarsi ragionamenti di prospettiva pur obbligati di fronte a un fatto politico come la scomparsa del leader carismatico di un movimento inedito nella storia della Repubblica. “Per giunta Casaleggio era anche quello che aveva contatti con pezzi di potere italiano, con le ambasciate, gli imprenditori: un tassello non indifferente nella strategia a cinque stelle”. Possono sbandare? Dalla Lega per dire vedono anche questo rischio: “Casaleggio era indubbiamente una persona centrale nel movimento. E decideva spesso guardando a destra. Ora potrebbero invece prevalere le pulsioni di sinistra più forti nei gruppi parlamentari”, ci dice il deputato leghista Massimiliano Fedriga.

Omologazione o disintegrazione? I conti del Transatlantico si presentano un po’ sfacciati, tagliano a fette una realtà di difficile interpretazione proprio perché del tutto nuova. “Qui non c’è un partito tradizionale, non c’è un’assemblea che elegga un altro leader, non lo hanno mai fatto…”, continuano in casa Dem. Appunto. “Si omologano agli altri partiti, magari candidando Di Maio alla premiership? Potrebbe non bastare per far funzionare un movimento come il loro, potrebbe essere letale… Si disintegrano?”. In Transatlantico gli interrogativi restano a mezz’aria, mentre l’aula vara la riforma costituzionale di Renzi: mai voto finale fu meno contestato dall’opposizione. C’è altro cui badare. C’è da trovare la ‘terza via’ anche per cinquestelle. “Omologazione, disintegrazione… O forse – azzarda un altro Democratico – potrebbero trovare un punto di riferimento spirituale nel nuovo segretario dell’Associazione Nazionale Magistrati Piercamillo Davigo”. Lui che nel giro di tre giorni ha già fatto scintille con il premier. Chissà.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/04/12/morte-casaleggio-m5s_n_9671230.html
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« Risposta #23 inserito:: Aprile 13, 2016, 11:28:56 am »

Casaleggio, cronaca milanese della scomparsa del "samurai".
Dal testamento politico alla camera ardente deserta


Pubblicato: 12/04/2016 20:05 CEST Aggiornato: 2 ore fa

È ormai sera quando si decidono le sorti del MoVimento 5 stelle. Vale a dire, il futuro pentastellato privo del suo guru. Beppe Grillo raggiunge in treno Milano da Napoli, dove ha annullato tutti i suoi impegni. È scosso, provato. Si è dato appuntamento con Fico e Di Maio (l'unico che è passato all'Istituto Auxologico Italiano a trovare i parenti di Casaleggio) da qualche parte, c'è chi dice in hotel, chi alla Casaleggio associati. Sta di fatto che vanno messe a punto alcune cose: come per la giornata odierna è stato scelto il silenzio per rispettare la scomparsa del Samurai, bisognerà pensare a giovedì, quando a Santa Maria delle Grazie a Milano alle 11 si terranno i funerali. Chi parlerà? E poi ancora e soprattutto pensare al futuro, al testamento lasciato dal cofondatore dei 5 stelle. Secondo fonti rilanciate dall'Ansa, un testamento vero e proprio: degli appunti con indicazioni da seguire per le politiche del 2017.

Dunque un testamento "politico" per i fedelissimi, il direttorio, linee guida pianificate da tempo, dato che "lui che sapeva di essere malato aveva pianificato tutto". dicono fonti ben informate.

Strategie in vista della prossima partita elettorale da condividere con la base, con il popolo dell'"uno vale uno" tanto amato dal Guru. Quella base che, a differenza dei tanti messaggi di cordoglio rimbalzati in rete, a Milano ha scelto di tenere un profilo basso.

A metà pomeriggio arriva una camionetta della polizia, scendono cinque poliziotti e si schierano davanti ai cancelli dell'Istituto Auxologico Italiano di via Bianchi. Si potrebbe pensare che siano lì per mantenere l'ordine, magari di una calca di attivisti del Movimento 5 stelle giunti al capezzale di Gianroberto e invece no, arrivano soltanto per gestire i giornalisti: gli unici presenti.

È una giornata che veste lo stile e i modi del Guru a cinque stelle quella di Milano davanti all'istituto dove è deceduto alle 7 del mattino. Vige il silenzio, il rigore di non parlare con la stampa, l'assoluto riserbo. I media sono tenuti alla larga. Dentro, là dove domani verrà allestita la camera ardente "aperta solo ai famigliari" fanno sapere dalla Casaleggio Associati, c'è il figlio Davide e il resto della famiglia. Fino alle 15 in via Bianchi non arriva nessuno: il lutto viene elaborato nella realtà virtuale, con migliaia di Rip e messaggi di condoglianze che corrono sui social ma a Milano, dove Casaleggio è morto in seguito a un ictus, non si vedono fiori, né bandiere a cinque stelle (una per la precisione), né tanto meno lettere, biglietti o lacrime.

L'unico ad arrivare intorno alle 15, senza dire niente, è il vice presidente della Camera Luigi Di Maio. Anche lui rispetta il silenzio che i Cinque stelle si sono autoimposti: non parla e sale veloce ad abbracciare i famigliari. Si rincorre la voce che Beppe Grillo, che a Napoli ha annullato spettacoli e impegni, stia per arrivare in treno a Milano. "Non verrà nessuno, né amici né parenti" esce un responsabile della sicurezza per avvertire i cronisti "potete andarvene". Passa qualche curioso: "Quando apre la camera ardente? Quando e dove saranno i funerali?". "Non possiamo rilasciare dichiarazioni" replica un uomo che si fa portavoce della famiglia. È tutto così "segreto", come ad alimentare l'alone di mistero e di riserbo che ha sempre caratterizzato il "Samurai", il cofondatore del MoVimento pentastellato.

Verso le 18 compare una simpatizzante del movimento riconoscibile dalla spilletta che porta sulla giacca. È una donna bionda che ha da poco perso il marito: "Per Casaleggio provavo amore. Ho sentito il bisogno di venire a rendergli omaggio perché lui è un grande. Lui è morto, ma il MoVimento non morirà mai". Gli altri, quelli del direttorio, non arrivano. Tanto meno autorità istituzionali. È l'ora in cui chiudono gli uffici e in una via Bianchi con le telecamere appoggiate sull'asfalto si materializza pian piano un gruppetto di altri simpatizzanti M5s. Non hanno voglia di parlare più di tanto, solo di celebrare il Guru in silenzio. "Lui sarà pur morto - sussurra uno - ma le sue idee vanno avanti. Aspettiamo di sapere cosa ci dirà Beppe".

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/04/12/casaleggio-testamento-politico_n_9672156.html?utm_hp_ref=italy&utm_hp_ref=italy
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« Risposta #24 inserito:: Aprile 13, 2016, 11:32:15 am »

Claudio Messora: "Napoleone e Gengis Khan, vi racconto il mio Casaleggio" (Intervista)

L'Huffington Post  |  Di Andrea Carugati

Pubblicato: 12/04/2016 14:28 CEST Aggiornato: 12/04/2016 14:33 CEST

“Lucido, schivo, di poche parole, non amava mettere a nudo le sue emozioni. Ma non è vero che fosse un uomo freddo: l’empatia, il lato umano, li trasferiva sulla sua creatura, il movimento, e sulle persone che lavoravano con lui. Per chi l’ha conosciuto da vicino era un saggio della montagna, uno capace di spiegarsi con degli aneddoti, magari parlando di Napoleone o Gengis Khan”. Claudio Messora, blogger, ha lavorato per due anni con Gianroberto Casaleggio, prima come capo della comunicazione M5s in Senato e poi nella delegazione a Bruxelles.

Casaleggio è uno dei leader politici della storia italiana di cui si sa meno. Era un militante, un teorico o un manager?

“Un ideologo che gestiva il M5s come un manager. In lui c’era sia il pensiero che la gestione, e in questo si ispirava a studi di tecnologia, ingegneria gestionale, ma anche di storia e strategie militari. Raccontava aneddoti sulle battaglie di Napoleone, ma anche sulle strategie di comunicazione dell’imperatore francese. E a quelli di noi che correvano il rischio dell’impulsività, raccontava un aneddoto di Gengis Khan: quando un ospite della corte insultò un familiare stretto dell’imperatore, questi lo fece accogliere con doni e con tutti gli onori. Poi, sulla strada di casa, l’ospite venne raggiunto da due sicari…”.

Aneddoto che conferma una certa durezza del leader…

"In lui non c’erano mai rabbia o cattiveria, e neppure argomenti che deviassero dall’obiettivo, che è sempre stato quello di dare un’opportunità a questo Paese. Non credo che altri leader, nei colloqui diretti con i collaboratori, mantengano lo stesso rigore intellettuale. Quando si discuteva della legge elettorale, lui ci ripeteva che non gli interessava se la legge avrebbe favorito o meno il M5s, ma che fosse utile all’Italia. E che fosse utile a restituire il potere al popolo. Non era propaganda, ma le sue intime convinzioni”.

All’interno del movimento ha sempre avuto metodi di gestione piuttosto duri.

"Per lui la politica era anche un esperimento, non certo un percorso facile. Voleva a ogni costo evitare le derive tipiche dei partiti, e per questo c’era l’idea dei parlamentari come portavoce, la rotazione negli incarichi di vertice”.

È vero che aveva rapporti solo con alcuni prescelti?

"Certamente, per lui la gestione del M5s era un teorema complesso, e le persone funzionali al progetto, non il contrario. Questo non gli impediva di provare simpatia per le persone, ma se una persona rischiava di danneggiare il progetto non esitava a cambiarla. Un ruolo manageriale, è vero, ma che è servito molto per aiutare la crescita del movimento. Nel 2013 il M5s è arrivato in Parlamento e poteva trasformarsi rapidamente in un’armata Brancaleone. C’era bisogno di qualcuno che guidasse la macchina e la sua fermezza ha portato i frutti che oggi tutti possono vedere”.

Com’era lavorare con lui?

"Era una persona di grande equilibrio, poche parole, molti sguardi molto eloquenti. Le cose importanti voleva dirle a voce, scriveva pochissime mail. Non si arrabbiava, non urlava, e neppure sorrideva molto".

È stato un caso unico nella democrazia italiana di leader assente: dal Parlamento, da Roma, dai media…quasi in una torre d’avorio nei suoi uffici di Milano.

“Questo discendeva dal modo in cui aveva formulato il M5s: i parlamentari pensati come semplici portavoce di decisioni affidate ai cittadini attraverso la Rete. Per questo lui non ha mai sentito il bisogno di scendere nell’agone”.

Al timone c’era lui, non Beppe Grillo. O una diarchia?

"Se il M5s fosse una Ferrari, si può dire che Beppe è il designer, Gianroberto il motore. Tutto girava intorno a lui".

A suo avviso è stato un politico progressista o conservatore?

"Certamente è stato un innovatore, un uomo che progettava un cambiamento radicale per la politica italiana. Le sue inclinazioni personali viravano un po’ a destra, come nel caso del reato di immigrazione clandestina che lui voleva mantenere, mentre i senatori votarono per abolirlo insieme al Pd. In quel caso furono gli iscritti sul blog a decidere, e Gianroberto ne prese atto. Non ha mai imposto le sue opinioni sui singoli temi”.

C’era in lui una sfiducia di fondo nella democrazia rappresentativa?

"Diciamo che era profondamente deluso dalle prove che la politica aveva dato di sé, in particolare in Italia. Era per il proporzionale puro, contrario a qualunque forma di riduzione della volontà popolare. Voleva costruire una nuova classe di cittadini consapevoli che si occupassero della cosa pubblica, senza cedere nella frammentazione tipica delle liste civiche e neppure nell’organizzazione tipica dei partiti. Si sentiva un garante di questo percorso”.

Era consapevole della contraddizione tra la democrazia diretta e una leadership così accentrata?

“Lo era, ma lo riteneva un passaggio inevitabile, una tappa di un cammino più lungo verso una forma di democrazia più diretta. E in fondo anche il blog nel corso degli anni si era molto evoluto".

Un cammino che ora rischia di incepparsi?

"L’unica deroga ai suoi schemi è stata la creazione del direttorio, frutto delle sue condizioni di salute. Il direttorio nasce dal suo bisogno di farsi aiutare, nell’ultimo anno aveva al massimo 4 ore di autonomia al giorno. Non credo che ci possano essere soluzioni dinastiche a favore del figlio Davide, ritengo invece che tutta la responsabilità ora cadrà sul direttorio, e in particolare su Di Maio, Di Battista e Fico. La loro autorevolezza finora è arrivata da Casaleggio, ora hanno una responsabilità enorme. E il rischio più grande è che il movimento, senza il suo garante, si trasformi in un partito. Un rischio molto elevato, basta pochissimo per scivolare nel caos…”.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/04/12/claudio-messora-casaleggio_n_9668602.html?utm_hp_ref=italy
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« Risposta #25 inserito:: Aprile 14, 2016, 11:04:16 am »

Frasi di Gianroberto Casaleggio
    “
    Un'idea non è di destra né di sinistra. È un'idea. Buona o cattiva.
    „
    Dietro Gianroberto Casaleggio c'è solo Gianroberto Casaleggio. Un comune cittadino che con il suo lavoro e i suoi (pochi) mezzi cerca, senza alcun contributo pubblico o privato, forse illudendosi, talvolta anche sbagliando, di migliorare la società in cui vive.
    „
    Sono qui. Ci sono, così mi chiamo. Beppe Grillo e io siamo sullo stesso piano. Scrivo io o lui, poco importa. Noi siamo i fondatori del Movimento 5 stelle. Questo è accaduto ieri mattina. Né io, né Beppe Grillo abbiamo mai definito le liste per le elezioni comunali e regionali. Né io, né Beppe Grillo, abbiamo mai scritto un programma comunale o regionale. Né io, né Beppe Grillo abbiamo mai dato indicazioni per le votazioni consigliari, né infiltrato persone nel Movimento Cinque Stelle.
    „
    La Rete è politica allo stato puro.
    „
    Internet non si sta più affiancando ai cosiddetti mainstream, ai telegiornali e alle televisioni, ma li sta lentamente sostituendo.
    „
    La Rete è una conversazione tra persone che possono verificare le informazioni, che possono discuterne tra di loro. Non è quindi un media broadcasting, da uno a molti. Per questo sta trasformando completamente il modo di fare comunicazione. La Rete sta diventando un'agorà molto estesa, sempre più complessa.
    „
    Le prossime elezioni americane si vinceranno o si perderanno in Rete, la presenza e l'interesse che i candidati hanno sui social media è massima, in particolare sui principali tre social media che sono You Tube, Facebook e Twitter.
    „
    Il Paese avrà nei prossimi mesi uno shock economico che potrebbe portare disordini e rivolte: qualcosa che non può essere dominato dalla politica.
    „
    I partiti sono una costruzione, un’organizzazione. Quindi come tutte le organizzazioni trovano un senso nel momento in cui sono state create, ma nel tempo devono cambiare o si devono sostituire.
    „
    Siamo i pazzi della democrazia.
    „
    Chi non vorrebbe un Ministero della Pace? Internet non è una panacea per tutti i mali che affliggono la società però bisogna prendere atto che cambia la realtà e gestire il cambiamento piuttosto che subirlo.
    „
    Ogni collegio elettorale dovrebbe essere in grado di sfiduciare e quindi di far dimettere il parlamentare che si sottrae ai suoi obblighi in ogni momento attraverso referendum locali.
    „
    Facebook e Google e altri colossi del web conoscono di noi più dei nostri amici e in futuro sapranno ancora di più. Queste informazioni possono essere utilizzate per vari scopi, non solo per proporci dei prodotti o dei servizi, come è stato evidenziato dal cosiddetto "Datagate". È opportuno un controllo più stretto sulla gestione dei dati personali da parte dei governi, un nuovo sistema di regole.
    „
    La democrazia diretta, resa possibile dalla Rete, non è relativa soltanto alle consultazioni popolari, ma a una nuova centralità del cittadino nella società. Le organizzazioni politiche e sociali attuali saranno destrutturate, alcune scompariranno. La democrazia rappresentativa, per delega, perderà significato. È una rivoluzione prima culturale che tecnologica, per questo, spesso, non viene capita o viene banalizzata.
    „
    Il sapere è il mezzo che ti permette di misurare le cose, i fatti, le situazioni, la logica in una dimensione altra. È questa l’intelligenza.
    „
    Non bisogna aspettare che finisca il petrolio: l’età della pietra non è finita perché sono finite le pietre.
    „
    Ho scritto molti articoli e alcuni libri sulla Rete. Nel 2004 Beppe Grillo ne lesse uno: "Il Web è morto, viva il Web", rintracciò il mio cellulare e mi chiamò. Lo incontrai alla fine di un suo spettacolo a Livorno e condividemmo gran parte delle idee.
    „
    Sono stato definito il "piccolo fratello" di Beppe Grillo, con riferimento al Grande fratello del romanzo "1984" di George Orwell. È evidente che non lo sono. La definizione contiene però una parte di verità. Grillo per me è come un fratello, un uomo per bene che da questa avventura ha tutto da perdere a livello personale. Per il resto, "Honi soit qui mal y pense".
    „
    Gli italiani cominciano ad accreditarci come forza di governo nonostante le falsità dell'informazione e la barriera messa in atto dai partiti in ogni forma possibile.
    „
    In questo momento il mondo, senza accorgersene, sta vivendo la terza guerra mondiale: quella dell'informazione. L'unico modo per salvarsi è sapere. Conoscere le notizie. Noi abbiamo un mezzo, la Rete, che ci consente di arrivare dritti alle notizie. La politica, le televisioni, i giornali arrivano sempre dopo.
    “
    Ogni volta che deroghi a una regola praticamente la cancelli.
    “
    Mostratemi un politico moderno che non capisce Internet e vi mostrerò un perdente.
    „
    Non riusciranno a liberarsi di noi perché è difficile vincere con chi non si arrende mai!
    „

Aforismi presenti: 23 • Pagina 3 di 3

Da - http://aforismi.meglio.it/aforismi-di.htm?n=Gianroberto+Casaleggio&pag=3
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« Risposta #26 inserito:: Ottobre 07, 2016, 08:37:47 pm »

Grillo imbavaglia gli eletti M5S
“Votate il regolamento, io devo proteggermi dalle querele e dagli idioti che entrano e vogliono fare i cavoli loro”.
Chi ha un procedimento non potrà neanche parlarne.
Beppe Grillo, fondatore del M5S, è tornato in campo per serrare le file in una fase difficile

06/10/2016
Ilario Lombardo
Roma

«Chi va contro le regole non deve restare all’interno della comunità» dice Beppe Grillo rilanciando con un post e un video sul blog le votazioni sul nuovo regolamento che dureranno fino a fine ottobre. Lo stesso rigore annunciato da Grillo vale ovviamente per chi va contro i diktat del fondatore-garante e dei tre probiviri che da ora in avanti decreteranno richiami, sospensioni, o altri procedimenti disciplinari.

Le nuove regole però formalizzeranno anche il silenziatore imposto agli eletti pentastellati con la stampa, attraverso una delle norme che possono costare l’epurazione dal M5S. Al punto 4 del regolamento, quando si parla delle sanzioni, viene specificato che l’espulsione può essere irrogata per cinque motivi. Il quinto dice così: «Se sottoposti a procedimento disciplinare, per rilascio di dichiarazioni pubbliche relative al procedimento medesimo».

Come la nota prima regola del Fight Club: «Non si parla mai del Fight Club», soprattutto con i giornali. L’esempio classico è sempre lui, l’eretico per eccellenza, l’ormai ex 5 Stelle Federico Pizzarotti, che dopo la sospensione ha lanciato la sua sfida a Grillo e al direttorio proprio attraverso i giornali (anche perché nessuno ai vertici gli rispondeva al telefono). «I panni sporchi si lavano in casa», insomma, come impose una volta Luigi Di Maio in chat, recuperando la massima andreottiana che non è proprio aderente alla tanto sbandierata trasparenza dei 5 Stelle.

Grillo dopo il tweet in cui vietava ai parlamentari di parlare del caso Roma, ieri se n’è uscito con un altro dei suoi paradossi: «Basta con le opinioni. Quando non c’è il pensiero ci sono opinioni». Lo ha detto lasciando Roma, dopo la due giorni passata a incoraggiare deputati e senatori, alcuni dei quali gli hanno chiesto «più democrazia interna» e uno spazio di manovra «più autonomo» dallo staff della comunicazione guidato da Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi, e dagli uomini della Casaleggio Associati, Max Bugani e Pietro Dettori. «Abbiamo parlato di progetti. Il Movimento si sta evolvendo. Io recepisco le istanze dei cittadini», dice Grillo dopo aver registrato un video in cui sollecita a votare il nuovo regolamento sul blog e spiega le ragioni della nascita del tribunalino dei probiviri, che già esiste negli altri partiti: tre giudici che saranno scelti tra i parlamentari che avranno potere di espulsione, salvo sentenza d’appello diversa del comico. «Faranno da paravento anche a me, perché ricevo una querela al giorno...e non mi sembra giusto che voi state lì a non fare un c... e io prendo migliaia di denunce». Spiega così Grillo quello che da tempo si diceva: dei suoi timori, dopo la pioggia di ricorsi vinti dagli espulsi, di accollarsi infinite spese giudiziarie.

Ma le nuove regole diventano più stringenti per chiunque avesse qualche tentazione di dissentire dal verbo del leader o dalle decisioni prese. Comunque sia, a giornali e tv non si parla di quelle che definisce «beghe interne». Bisogna salvaguardare, conclude Grillo, «il Movimento da questi cazzoni che entrano e vogliono fare i c...loro».

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Da - http://www.lastampa.it/2016/10/06/italia/politica/grillo-imbavaglia-gli-eletti-ms-alLACIMWL5LXK7d4S1ng0O/pagina.html
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