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Autore Discussione: ENRICO CAMANNI Egoismo il vero limite da superare  (Letto 2373 volte)
Admin
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« inserito:: Agosto 13, 2010, 04:02:04 pm »

13/8/2010

Egoismo il vero limite da superare

   
ENRICO CAMANNI

È un problema di cultura, come sempre. Altre società esaltavano il mito dell’eroe solitario e autosufficiente, che si misurava con l’ignoto e cresceva nel pericolo, la nostra coltiva la cultura del rischio calcolato o del soccorso garantito.

Se vivo al tempo di Internet dispongo di sofisticate previsioni meteorologiche, di dettagliate relazioni per ogni francobollo di mondo, Alpi comprese, e di continui aggiornamenti di chi è stato su prima di me: com’è la via, com’è la roccia, come sta la neve, quanti chiodi ci sono in parete, quanto mi stanco, se si torna a casa per cena. E l’informazione decisiva: la copertura del telefonino.

C’è sempre qualcuno che ha già scritto il diario della mia ascensione, salvo che la montagna non è mai la stessa, neanche dalla mattina alla sera, che non esiste un alpinista uguale a un altro, e che noi stessi cambiamo, da una scalata all’altra. Questa è l’essenza dell’avventura.

Certo c’è dell’altro, che si chiama incoscienza e maleducazione, ma se anche volessimo ignorare l’irresponsabilità di chi mette a repentaglio la vita dei soccorritori per ovviare alle proprie insufficienze o al proprio egoismo, resterebbe quel problema di cultura. Un dettaglio che pesa come un macigno. Troppa la differenza tra le foto patinate che hai consumato con gli occhi sulle riviste di alpinismo e la tua faccia tirata, tipo la faccia di un malato, quando mancano ancora cinque ore alla cima, lo zaino sega le spalle, le gambe tremano e non sei più capace di tornare indietro. Incolmabile la distanza tra i cromatismi dell’abbigliamento tecnico da alpinismo e la nebbia dei miei pensieri di alpinista, il grigiore dei miei gesti impacciati.

Dunque cosa mi invento per colmare questo distacco? Come faccio a coprire quella distanza? Trent’anni fa non c’era altro modo che stringere i denti e continuare a salire, ignorando il peso dello zaino e la vertigine, perché in montagna si era soli anche se sopra la testa passavano gli aeroplani e giù in valle correvano le automobili. Oggi basta la pressione di un dito sulla tastiera di un cellulare.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=7707&ID_sezione=&sezione=
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