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Autore Discussione: Firenze dichiara guerra ai lavavetri fino a tre mesi di arresto (era ora!).  (Letto 6144 volte)
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« inserito:: Agosto 29, 2007, 12:03:41 am »

CRONACA

Da oggi via ai controlli, multe da 200 euro. L'assessore ds: ma non chiamateci leghisti

Rifondazione polemica con la giunta di centrosinistra.

Il sindaco di Verona: se funziona l'applicheremo

Finalmente il CentroSinistra smette di essere incosciente e menefreghista... è ora di finirla con il giocare alla tolleranza buonista, sulla pelle dei cittadini.

A quando un attacco duro alla delinquenza?

ciaooooooooo

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Firenze dichiara guerra ai lavavetri fino a tre mesi di arresto

di MASSIMO VANNI


 FIRENZE - Mai più lavavetri. La giunta di centrosinistra guidata dal sindaco Leonardo Domenici dichiara guerra a chi fa la posta ai semafori armato di spugna. Per effetto di un'ordinanza "urgente", da stamani chiunque venga colto sul fatto ai semafori del capoluogo toscano finisce davanti al giudice e rischia, oltre al sequestro degli attrezzi, una pena che può arrivare fino a tre mesi d'arresto o una multa da 206 euro. Da stamani le 10 pattuglie di vigili urbani in circolazione saranno invitate ad applicare il divieto. E la caccia ai circa 50 lavavetri contati fin qui a Firenze, quasi tutti romeni, nonostante la critiche piovute da Arci e Rifondazione comunista, comincia subito.

L'ordinanza, firmata dall'ex senatore dei Ds e attuale assessore alla sicurezza Graziano Cioni, classifica il lavavetri come "mestiere girovago" e, visto che il Comune non ha rilasciato alcuna autorizzazione, riconosce come abusivo chiunque chieda soldi in cambio del lavaggio del vetro. "Intralcio alla circolazione, nocumento all'igiene delle strade ma soprattutto episodi di molestie e il pericolo di conflitto sociale", si legge tra le motivazioni riportate nell'ordinanza fiorentina.

"Negli ultimi tempi c'è stata un'impennata di segnalazioni e reclami da parte dei cittadini, perché i lavavetri sono diventati aggressivi, non chiedono permesso: ti mettono direttamente la spugna sul parabrezza e a volte nascono discussioni e alterchi, che nel caso di donne sole in auto possono diventare pericolosi", spiega l'assessore Cioni. E per questo si è deciso di mettere uno stop, di tirare una riga: vigili ma anche le forze dell'ordine sono chiamate da oggi al 30 ottobre prossimo ("poi vedremo come rendere permanente il divieto") a denunciare i lavavetri in base all'articolo 650 del codice penale (inosservanza dell'ordine dell'autorità) e a sequestrare secchi d'acqua e spugne.

Il sindaco leghista di Verona Flavio Tosi è interessato alla decisione di Firenze: "Se davvero l'ordinanza avrà effetto, l'adotteremo anche noi", annuncia. L'assessore diessino Cioni non gradisce: "Non ho niente a che fare con i leghisti, la sicurezza non è di destra né di sinistra, è un bene primario da difendere sempre", ribatte un minuto dopo. Ma siamo solo all'inizio. Il presidente nazionale dell'Arci Paolo Beni parla di "misura eccessiva" e aggiunge: "Non è così che si argina il degrado, non dimentichiamo che si tratta di persone costrette ad arrangiarsi per vivere".

Rifondazione comunista boccia di netto l'ordinanza: "Un atto non degno di Firenze e della sua tradizione d'accoglienza", dice il segretario toscano Niccolò Pecorini. Perplessa anche la Curia: "Non conosco nel dettaglio, ma in generale posso dire che, in tema di immigrazione, bisognerebbe evitare di prendere provvedimenti sull'onda dell'emotività ma farli rientrare in progetti complessivi", afferma don Giovanni Momigli, responsabile pastorale sociale della diocesi. La Confesercenti, invece, plaude: "Finalmente si interviene, è un segnale importante di lotta al degrado".

(28 agosto 2007)

da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Agosto 29, 2007, 06:04:37 pm »

Il «day after» di Firenze: lavavetri in fuga

Francesco Sangermano


Firenze, ore 11. Denunce quindici, lavavetri zero. Eccolo, il risultato dell’ordinanza emessa lunedì dall’assessore Graziano Cioni. Quattro identificati la prima sera, gli altri ieri di buon mattino. Poi più niente. Come scomparsi. Tutti tornati nell’ombra.

Se questo era l’obiettivo, il risultato è stato raggiunto. Tout court. Poveracci e veri o presunti delinquenti. Più nessuno agli angoli delle strade. Solo qualche bottiglia di plastica abbandonata lì, vicino ai semafori che fino all’altro ieri erano posti di lavoro diventati adesso luoghi da reato penale. Vigili urbani e polizia si son messi in azione fin dalle prime ore del giorno. Ne hanno beccati quindici, subito, ai soliti posti di sempre. Eppoi solo un altro, nel pomeriggio. Ignari, tutti, di quello che stava accadendo. A quelli vicino ai semafori ma non “in azione” le pattuglie in divisa hanno spiegato la novità, sequestrato secchio e spazzola e poi li hanno lasciati andare. La voce si è sparsa piano piano tra polacchi, rumeni, marocchini. E in strada non è rimasto più nessuno. Nemmeno nei comuni limitrofi dell’area metropolitana giacché nessuno, verosimilmente, ha ancora spiegato ai lavavetri che l’esercizio della professione a Firenze è illegale ma a Scandicci o Sesto Fiorentino no.

I ricatti Leonardo Domenici, sindaco di Firenze, era in vacanza mentre il suo assessore annunciava la rivoluzione. Ma, dopo un giorno di silenzio, si è schierato senza indugi accanto a Cioni. «Questa - spiega - è una risposta concreta al racket che si era creato intorno a quest’attività». Una realtà che emerge da alcune indagini delle forze di polizia secondo le quali la città «era stata suddivisa in aree gestite da alcune famiglie». Domenici, però, ci tiene a rigettare al mittente tutte le accuse di attacco ai più deboli arrivate soprattutto dalla sinistra radicale e dal mondo dell’associazionismo, Arci in testa. «Questa ordinanza - sottolinea - non vuole colpire chi chiede l’elemosina, ma punta a scoraggiare e a reprimere i comportamenti aggressivi e a volte violenti dei lavavetri nei confronti degli automobilisti, soprattutto se anziani e donne sole». Pieno accordo, infine, con le parole del sindaco di Roma Walter Veltroni «sulla necessità di maggiori strumenti normativi a livello nazionale per colpire il racket». «È chiaro - conclude Domenici - che i fenomeni criminali si combattono soltanto con provvedimenti che vanno al di là delle competenze degli enti locali».

Gli umori in città Da una parte ci sono i «finalmente» e gli «era ora». Dall’altra riecheggiano i «vergogna». Sul provvedimento la città si è subito divisa. E se la destra prova comunque a polemizzare parlando di «propraganda» (salvo poi chiedere l’estensione dell’ordinanza anche ai venditori abusivi) è a sinistra che la frattura si fa più profonda. «Tanti cittadini e nostri elettori hanno chiamato e mandato e-mail testimoniandoci la loro piena approvazione» giurano dagli uffici di Palazzo Vecchio. E i riscontri (soprattutto via internet) sembrano suffragare un ampio favore da parte della gente. Di senso diametralmente opposto, invece, il sentimento espresso nella diretta mattutina di «Controradio», l’emittente locale del circuito di «Radio Popolare». Dissenso e proteste, in questo caso, hanno avuto decisamente la meglio. Una divisione che serpeggia anche a livello politico locale. Perché se da un lato l’assessore regionale alle politiche sociali Gianni Slavadori parla di «decisione legittima e autonoma che va inquadrata nel contesto delle politiche di integrazione dell’amministrazione». i Verdi (alleati di maggioranza) chiedono un dibattito in consiglio comunale. Prc (che a Firenze è ancora all’opposizione) minaccia invece una manifestazione di sostegno ai lavavetri e Sinistra democratica paragona Domenici ai sindaci di Treviso o di Verona, Gentilini e Tosi.

Pubblicato il: 29.08.07
Modificato il: 29.08.07 alle ore 10.24   
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« Risposta #2 inserito:: Agosto 29, 2007, 06:09:37 pm »

Questione a sinistra

Luca Landò


Ricordate la vecchina? Quella citata da Veltroni nel discorso del Lingotto? Quando una donna anziana viene scippata, disse a Torino il sindaco di Roma, i giornali se ne fregano e non scrivono nulla. Eppure quello scippo, per la signora, è un fatto enorme: un episodio che le cambierà il resto della vita. Perché la getterà nella paura, nel terrore che possa accadere di nuovo. Che c’entra la vecchina con il lavavetri di Firenze? C’entra, perché entrambi si intrecciano col tema difficile, ma cruciale della sicurezza.

L’ordinanza “urgente” voluta dall’assessore Cioni - che prevede la denuncia penale e il possibile arresto fino a tre mesi - nasce proprio da una esigenza di sicurezza. Quella che i fiorentini da un po’ di tempo sentono venir meno quando si fermano al semaforo. Negli ultimi mesi, spiega infatti Cioni, sono aumentati i casi di aggressione nei confronti degli automobilisti.Non abbiamo motivo di dubitare delle parole dell’assessore. Ed è giusto che i comportamenti illegali vadano affrontati e contrastati. In fondo è per questo che esistono le leggi. Come esiste chi deve intervenire perché quelle leggi vadano rispettate. Ma se la metafora della vecchina ci trova d’accordo, perché parla di un diritto sacrosanto che deve essere garantito a ogni cittadino, l’ordinanza di Firenze ci lascia perplessi. Per due motivi.

Il primo perché parla di tolleranza zero contro i lavavetri, tutti i lavavetri colti con secchio e spugna accanto al semaforo. Dando per scontato che chiunque si avvicini alla tua auto sia una persona violenta e aggressiva. Il secondo è che gli episodi di violenza vanno contrastati con l’ausilio di leggi e polizia. Che c’entra l’assessore? E perché un’ordinanza urgente? Il timore è che Cioni, anche se mosso da una giusta preoccupazione, abbia vestito più i panni del poliziotto che quelli del politico. Dimenticando che il suo compito, in quanto autorità politica, è di trovare soluzioni complesse, politiche appunto, ai problemi complessi della città. Esiste un terzo aspetto. Ed è che l’assessore Cioni è un assessore di sinistra, dei Ds per la precisione, uno dei tanti, tantissimi amministratori scelti dagli italiani alle ultime elezioni. La sicurezza, lo sappiamo bene, non è di destra né di sinistra. Ma esiste un modo di sinistra di affrontare i problemi. Ed è quello di tener conto delle ragioni di chiunque e delle sensibilità di tutti. Anche di quelli che quando incrociano un lavavetri non vedono un violento o un predone. Ma una persona che in quel momento sta solo cercando di vivere.

llando@unita.it

Pubblicato il: 29.08.07
Modificato il: 29.08.07 alle ore 10.23   
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« Risposta #3 inserito:: Agosto 30, 2007, 11:50:41 pm »

La lettera al Corriere del ministro dell'Interno Amato: facciamo come Giuliani «Riportiamo l'ordine nelle nostre città, come ha fatto il sindaco di New York»

 
Caro Direttore, una delle cose che più mi inquietano nel mio ruolo attuale di ministro dell'Interno è il divario fra le immagini che vengono costruite sulla nostra sicurezza e i risultati del lavoro, che non è mio — e cioè di una figura politica esposta come tale a qualunque critica— ma delle Forze dell'ordine, delle migliaia di uomini e di donne che ogni giorno ed ogni notte lavorano per noi. Troppo spesso la politica costruisce polemiche su uno stato della sicurezza che, nella migliore delle ipotesi, amplificano stati d'animo di cui vanno capite le ragioni (e su queste ragioni tornerò alla fine), ma che non possono valere come giudizi generali.

Parlate con signore, che hanno subito furti in casa di notte mentre erano a letto. Le troverete sconvolte, tese, arrabbiate. Se vi diranno «qui tutti rubano e nessuno li arresta», vi diranno ciò che da parte loro è più che comprensibile. Non è così, però, se la stessa cosa viene ripetuta da chi ha responsabilità più generali. A quel punto, una reazione più che naturale da parte di chi ha subito un reato tra i meno tollerabili, diviene un gravissimo errore, perché è semplicemente non vero che davanti alle rapine in casa vi sia impotenza e che «tutti rubano e nessuno viene arrestato ».

I dati ci dicono un'altra cosa, ci dicono che polizia e carabinieri hanno arrestato, nel periodo gennaio-luglio 2007, ben 907 autori di rapine in villa rispetto ai poco più di 1.000 arrestati in tutto il 2006. E 907 non corrispondono necessariamente a 907 rapine, ma corrispondono di sicuro a diverse centinaia che non resteranno impunite.

La cosa si ripete davanti ai gravi incidenti automobilistici provocati da ubriachi al volante. Non è vero, come ho letto, che «i controlli latitano». Sì, siamo partiti da livelli ben più bassi di quelli di altri Paesi e nel 2005 eravamo il distanziato fanalino di coda europeo. Ma ad oggi, nel 2007, sono stati fatti controlli su chi guida, che sono più del doppio dell'anno scorso. E davanti alle discoteche sono stati disposti il sabato sera ben 8.500 posti di controllo con l'impiego di oltre 10.000 pattuglie.
Ci si lamenta della criminalità straniera e me ne lamento anch'io. Ma chi si lamenta perché magari erano rumeni quelli che sono entrati in casa sua, e pensa quindi che questi delinquenti rumeni scorazzano impuniti per l'Italia, sa poco o nulla dell'operazione Itaro: un'operazione comune di polizia italiana e rumena, che solo negli ultimi due mesi e mezzo, tra il maggio e i primi di agosto di questo anno, ha portato ad arrestare 255 rumeni per reati contro il patrimonio e a denunciarne a piede libero oltre 200.

Del terrorismo internazionale sappiamo che a Perugia ci sono stati quattro arresti e c'è sulla vicenda un'indagine in corso. Non tutti sanno che quegli arresti sono parte di una azione ramificata e continua che, sempre in questi primi mesi del 2007, ha portato a controllare 2.600 luoghi di aggregazione islamica, tra cui, ma non solo, le moschee. Oltre 10.000 persone sono state controllate e 200 e più sono state espulse.

La stessa cosa riguarda il terrorismo interno. Per la prima volta quest'anno si sono trovate prove consistenti per ottenere l'arresto di brigatisti prima che commettessero gli attentati a cui lavoravano. Ma se questo è accaduto, è perché c'è una vigilanza attenta e continua, che sfugge a chi critica e grida. Come magari è sfuggito che il centro sociale Gramigna di Padova, sul quale tante parole erano state spese e riportate con rilievo dai giornali, è stato chiuso e sgomberato destando per questo una attenzione ben più scarsa.

Le lacune ci sono e i rafforzamenti e i miglioramenti da fare sono tanti. Ma per ridurre la percezione di insicurezza, e quindi attenuare quello stato d'animo esasperato che porta a dire «qui tutti rubano e nessuno viene arrestato », c'è qualcosa di pregiudiziale che va fatto e che non riguarda direttamente

Buona parte della percezione di scarsa sicurezza di quel 30% di cittadini che la dichiarano è dovuta, infatti, non tanto alla visibilità del criminale pericoloso, quanto al clima di disordine nel quale vivono le nostre città, alla illegalità diffusa, alla tolleranza che consente agli abusivi più diversi — e a quel punto anche ai borseggiatori più diversi — di trovare il contesto ideale per svolgere le loro attività a danno della gente per bene. E in questo clima di insicurezza crescono anche l'ostilità e la diffidenza verso chiunque sia malvestito o malmesso e ci venga vicino. Col che anche la solidarietà va a farsi benedire.

Va aggiunto poi che l'illegalità diffusa, oltre a generare percezione di insicurezza, finisce per fornire altresì copertura alla criminalità definita «grande », in quanto crea collusioni e complicità. L'imprenditore o il commerciante che usa una parte di lavoro nero, o che vende una parte della sua merce senza fatturarla e senza Iva, difficilmente denuncerà l'estorsore di cui è vittima, perché teme di mettersi in evidenza e di mettere in evidenza così i suoi altarini interni.

Tutto questo porta dritto ad una conclusione: serve una lotta all'illegalità a 360 gradi, così come fece Rudolph Giuliani, da sindaco di New York.

Combattere la piccola illegalità è propedeutico e a volte strumentale a combattere la grande. Ovviamente non sostituisce la lotta alla grande criminalità, ma la deve affiancare e deve creare nelle nostre città il senso di un ordine che è fatto di regole alle quali tutti ci atteniamo e che a tutti facciamo rispettare.

E' qui che la collaborazione del mio Ministero con gli enti locali e con le polizie municipali dovrà dare i suoi frutti, giacché il tema, dopo il passaggio ai Comuni di tanti poteri amministrativi in precedenza spettanti alla pubblica sicurezza, investe in primo luogo le loro responsabilità. Ma noi saremo al loro fianco. Perché interventi nazionali — che, sia chiaro, non dovranno paralizzare le iniziative locali — eviteranno il rimbalzo dall'una all'altra città di attività trattate da ciascuno con regole diverse. E perché la legalità non può valere a singhiozzo

Giuliano Amato
Ministro dell'Interno

30 agosto 2007
 
da corriere.it
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« Risposta #4 inserito:: Agosto 31, 2007, 12:02:14 am »

Sinistra al semaforo
Furio Colombo


Vorrei dedicare all’assessore Graziano Cioni di Firenze, importante figura della sinistra in Italia, le parole di una canzone italiana che al principio dell’altro secolo era popolare anche fra le signore bene, popolare come «Balocchi e profumi». La so perché la cantava mia madre con una buona voce da soprano leggero: «A Natale non badare, spazzacamino / ogni bimbo ha un focolare / e un balocco vicino / tu però non ti accostare / resta in giardino / i bambini non toccare / va a spazzare il camino».

La canzone, di tempi in cui alcuni borghesi non si vergognavano di essere un po’ socialisti, prevedeva la risposta del lavoratore abusivo citato nella canzone: «Tu mi scacci, lo so, perché il volto più bianco non ho, ma lo spazzacamino tiene il cuor come un altro bambino».

Pensandoci bene devo dedicare le parole di questa canzone (era sostenuta da una bella aria strappalacrime che purtroppo qui non sono in grado di trascrivere) a tutte le figure della sinistra italiana che volentieri, spontaneamente, e qualche volta con impeto da neoconvertiti alla luce di verità non più negabili, sostengono che:

- le tasse di Prodi-Padoa-Schioppa sono effettivamente un furto senza precedenti nel mondo e bisognerà «restituire» (attenzione alla parola, significa riconoscere che parliamo di maltolto) ciò che spetta ai cittadini. Tener presente che i Paesi con le mitiche tasse bassissime non sono mai citati e confrontati realmente (tasse, incentivi per le imprese, favori, interventi pubblici, scuole, ospedali, spese militari);

- affermano tuttavia, fra una sparata e l’altra di Bossi, che non si devono discriminare né la Lega né Tremonti da un serio discorso sulle riforme (Bossi è il fucile e Tremonti, ovviamente, è il fiscalista del progetto «sciopero fiscale»);

- dicono con autorità che bisogna finalmente proteggere i più deboli (cioè gli esclusi da ogni beneficio) nel mondo del lavoro attraverso il giusto espediente di privare di ogni beneficio i lavoratori che se li erano conquistati con lotte e scontri sociali neanche tanto facili negli anni Sessanta, Settanta, Ottanta. Intanto il resto del Paese - come ha poco dopo rivelato la infelice operazione «Mani pulite» - viveva nella austerità. E se quei lavoratori, allora accampavano tanti diritti, adesso sono abbastanza vecchi e dopo 35 o 40 anni di lavoro (quasi sempre senza barca e senza seconda casa) sono andati in pensione, si fa dell’ironia sul fatto che un sindacato «conservatore» di pensionati pretende di dettare legge alle nuove dinamiche del lavoro.

Ma adesso i «coraggiosi» (questo è il termine per gli audaci di sinistra e centrosinistra che hanno trovato una identificazione originale nel ripetere con passione e convinzione ciò che ha già detto la Lega, ciò che si ascolta nelle assemblee degli imprenditori padri e - in seconda convocazione - gli imprenditori figli, ciò che scrivono gli editorialisti di ispirazione «moderna»), adesso i coraggiosi puntano dritto ma contro Rom e lavavetri. Conoscete nemici peggiori? È futile una sinistra che vede i lavavetri come gli spazzacamini, e pensa ai Rom più come a poveri che a ladri di bambini. Eccoci dunque pronti a spezzare le reni ai lavavetri.

Anzi, hanno pensato, facciamo di più. Facciamo di Firenze, città di sinistra, il simbolo e il modello della caccia ai lavavetri. E facciamo bandiera della sinistra la «sicurezza» ai semafori. Finalmente lotta di liberazione dai poveri, dai Rom, dai mendicanti, dai lavavetri.

Mentre nostri connazionali bianchi e agiati alzano un po’ il gomito (dopotutto siamo in ferie), guidano un po’ spericolato (dopotutto siamo italiani) e ti spazzano via un ragazzino o una ragazzina sedicenne al giorno (dopotutto c’è sempre il perdono e un mazzo di fiori da recare sul posto); mentre nostri connazionali bianchi e laboriosi sono impegnati a vendere a bravi risparmiatori padani fondi di investimento in cui sono accuratamente incluse le somme ricavate da «cartolarizzazioni mondiali» che possono provocare in ogni momento un crollo prima di azioni, poi di Borsa, poi di banca, poi di risparmi (e tanti esperti, pacati, pensierosi e tranquilli sono impegnati a «esaminare le varie ipotesi»), il lavavetri non ha scampo. Lo becchi al semaforo e gli dai tre mesi di carcere. Come è noto, tutti gli importanti e irrisolti delitti italiani di ragazze inseguite, tormentate e uccise dal fidanzato laureando, originano dalla piaga del lavavetri.

Con quel loro ostinato appostarsi ai semafori e quella loro deliberata volontà di usare (male) spugna e straccio anche sui vetri puliti, provocano una tale esasperazione che poi si spiega se un povero italiano credente (che verrà comunque perdonato) va a casa e fa una strage di italiani grandi e piccoli, moglie, figli e neonati inclusi.

Tutto ciò sarebbe uno scherzo, benché un po’ pesante, se non ci fossero alcune ragioni che disorientano e umiliano non solo chi credeva di essere a sinistra. Ma anche una comune «classe media» di sentimenti umani che altrove si chiamerebbe soltanto «liberal». Provo a elencarle così.

Primo. C’è qualcosa di blasfemo - certo di stupido - nell’agitare la parola e «il valore» della sicurezza a proposito di lavavetri, a Firenze nell’estate in cui mezza Italia è messa a fuoco da cittadini italiani, il più delle volte incensurati, che non si fermerebbero a occuparsi dei vostri vetri sporchi. Hanno missioni di malavita alquanto più grandi. E molto ben coordinate.

Secondo. C’è qualcosa di blasfemo - e anche di stupido - nell’agitare la parola e il «valore» della sicurezza a proposito di lavavetri, a Firenze nel giorno (lo stesso giorno) in cui il presidente della Regione Calabria Loiero riceve una ulteriore minaccia di morte (la sesta).

Terzo. C’è qualcosa di stupido - politicamente stupido - in una sinistra ricca delle bandiere della uguaglianza, della legalità, dei diritti umani e civili, quando questa sinistra cerca di rubare e usare come bandiera lo straccetto della presunta insicurezza dei cittadini sia perché quella bandiera è saldamente nelle mani di Borghezio (che non ha nessuna intenzione di mollarla perché non ne ha un’altra); sia perché - portino pazienza tutti coloro che fingono di non saperlo - l’Italia della insopportabile immigrazione è il Paese meno insicuro d’Europa (per non parlare di Usa e America Latina) tranne che nel seno delle buone famiglie e delle simpatiche coppie italiane dove va forte la strage delle donne (solo italiane, solo per mani di bravi cittadini italiani).

L’evidenza triste è che il sistema omologato delle informazioni, una volta impiantato da Berlusconi nel cuore della televisione pubblica e privata, dei giornali, degli editorialisti, dei corsivisti (fa eccezione il fronte dei vignettisti, forse perché, come dimostra Forattini dai giorni della sua conversione, la destra non può ridere), continua a mettere in luce con successo il lato falso delle notizie. Molti italiani che non leggono l’inglese credono davvero che l’Italia sia il Paese più tassato o che le imprese, in Italia, siano davvero perseguitate (quanto ai manager che sanno l’inglese, gli conviene far finta di non saperlo, se no avrebbero difficoltà a spiegare la cattiva sorte americana di Ford, General Motors e Chrysler nel Paese del liberismo, il fallimento della Swiss Air nella mitica Svizzera delle banche, la pesante disoccupazione nei Paesi di bassissima tassazione). Ed ecco che subito si arruolano «i coraggiosi», entusiasti e vivaci seguaci di fatti mai accaduti e di notizie non vere e si battono per nuove tasse (niente tasse) e nuovo lavoro (niente garanzie, se mai raccomandazioni o essere nati figli di). Molti italiani credono davvero - perché lo dicono Borghezio, Gentilini e il Bossi del fucile purificatore - che il nostro pericolo, terrorismo globale e terrorismo stradale, sono gli immigrati, cioè i lavavetri.

Cioni ci crede perché purtroppo nell’Italia di oggi non fa una gran differenza guardare Canale 5 o la Rai. Non abbiamo detto che la sicurezza non è né di destra né di sinistra (benché sia una evidente sciocchezza, se si parla di eventi stradali)? Crede nella sicurezza, arresta i lavavetri.

Cioni dunque, in preda a una terribile crisi di buona fede, prende alla lettera gli spot berlusconiani, e arresta i lavavetri. Finalmente una sinistra moderna. Ci dicono due giorni dopo i quotidiani: «Non si vedono più lavavetri a Firenze».

Grande vittoria della sinistra, anche se ottenuto lungo la scorciatoia della destra, che non è uguaglianza ma abolire l’immagine della diseguaglianza. E non è giustizia ma evitare ogni constatazione di ingiustizia.

Ricordate l’inizio del «Siddarta» di Hesse? «Fecero scomparire tutti i poveri e i malati dalle strade perché il principe non li vedesse».

L’assessore Cioni ha vinto. Con un prezzo un po’ alto. Liquidare nella sua città la sinistra.

P.S.

L’assessore Cioni, nel compilare il suo editto senza se e senza ma non ha potuto tener conto di due esperienze, verificate personalmente, che gli giro, insieme ai versi della canzone di mia madre.

- Varie volte ho visto bravi cittadini italiani farsi lavare accuratamente il vetro, indicando con precisione punti ancora insoddisfacenti per prolungare l’operazione. Poi, appena il semaforo lo consente con uno strappo sull’acceleratore, sgommano via facendo il segno del dito, senza pagare.

- Due volte, in reputati e pubblicizzati distributori di benzina e Diesel, mi è stato detto, durante l’estate: «Il parabrezza? Se lo faccia pulire dal lavavetri. Noi non lo facciamo più».

colombo_f@posta.senato.it



Pubblicato il: 30.08.07
Modificato il: 30.08.07 alle ore 8.57   
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« Risposta #5 inserito:: Agosto 31, 2007, 12:11:59 am »

Ieri sera bagno di folla alla festa dell´Unità: "Un marchio che deve continuare ad esistere"

Cofferati rilancia sulla legalità

Andrea Chiarini


"Non escludo deleghe sulla sicurezza"

Ma è gelo sulla proposta-Mancuso sulle zone a luci rosse a rotazione.

Al Prc: basta parlare del 2009  Tanta legalità, che alla base diessina adesso piace un sacco. Frecciate al Prc e agli opinionisti che si scoprono «difensori dei poveri». «Non escludo la creazione di un assessorato alla sicurezza», ha detto il sindaco Sergio Cofferati, che ha liquidato con una battuta le zone a luci rosse a rotazione, proposta dell´assessore Mancuso. La promessa di cantieri che porteranno disagi, «ma che cambieranno la città». Sul 2009 e sulla sua ricandidatura è secco: «Non se ne parla tre anni prima, sono abituato a portare pazienza, avremo modo di fare tutti le nostre valutazioni, ora lavoriamo e completiamo le nostre azioni, sono sicuro che potremo rivincere».

E´ il ritorno del sindaco Sergio Cofferati dopo le ferie alla festa dell´Unità. Applausi, la sala 14 ottobre è piena. Si temono blitz no global, rumoreggia invece un signore dal pubblico che contesta. «Il sindaco risponde» il titolo del dibattito.

Domande dei giornalisti. E si parte proprio dal Pd prossimo venturo e dalle polemiche che l´accompagnano. «E doveva essere una fusione a freddo, è abbastanza normale e fisiologico quel sta capitando, non è mai successo nulla di tutto ciò, è la prima volta che due partiti si fondono. Nessun partito è mai nato così, con l´elezione diretta dei gruppi dirigenti. Era importante partire senza pretese di perfezione. Siamo fatti di carne e ossa». Anche nella volata per il 2009 i problemi non mancano. Rifondazione traina la sinistra radicale alla ricerca di un candidato alternativo. «La mia maggioranza è cambiata subito dopo le elezioni, la lista Di Pietro-Occhetto si è spaccata, prima contraddizione» spiega per dimostrare il cammino spesso tortuoso del centrosinistra a Palazzo D´Accursio. «E´ irrazionale che il Prc non entri in giunta. E´ difficile avere a che fare con chi sta al contempo in maggioranza e all´opposizione».

Poi, sulle infrastrutture - grande stazione, tram e people mover - il primo cittadino è convinto che «le trasformazioni che abbiamo davanti non hanno precedenti negli ultimi 50 anni di storia della città». Mette le mani avanti spiegando che i disagi per i cantieri aumenteranno. «Ma cambieremo il nostro profilo, siamo fermi dalla fine degli anni `70 - dice - abbiamo passato il primo anno a mettere in moto procedure i cui effetti saranno presto visibili». Degrado, punto dolente, lato debole di questa e di altre amministrazioni. «Quando due anni fa parlai dei lavavetri e della loro aggressività mi dileggiarono, dissi che c´era un racket. Ora noto che è tema nazionale, problema di altri sindaci, di miei colleghi». Legalità, punto identitario del sindaco «legge e ordine», battaglia che Cofferati non abbandonerà. «Ci sono opinionisti sui giornali che se non fai dicono che sei lassista, appena intervieni si scoprono difensori del povero».

E´ su di giri, più di un sassolino nella scarpa lo disturba. «La prostituzione va contrastata - continua prendendo le distanze dalla proposta delle zone a luci rosse a rotazione - rompere questa catena è più difficile di prima, perché le ragazze sono tenute in ostaggio con la minaccia di colpire le famiglie nei paesi d´origine. Il problema non è spostare le prostitute da una parte e dall´altra, ma intervenire con forme anche di tutela. Le prostitute che denunciano gli sfruttatori vanno protette. Non voglio ridurre il danno».

Questi sono «temi di tutti, legalità e sicurezza non sono né di destra né di sinistra». La base ds è contenta. Il sindaco annuncia un piano anti graffiti. Il suo futuro: «Era cominciata una discussione che non aveva senso, tutte le forze politiche avranno occasione e momento, e responsabilità, di scegliere che fare alle prossime amministrative, ma non tre anni prima. Non succede in alcuna parte del mondo. E´ un´azione autolesionista. Discutere ora degli schieramenti può creare curiosità, però per la coalizione è controproducente». (29 agosto 2007)

da espresso.repubblica.it
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« Risposta #6 inserito:: Settembre 01, 2007, 11:42:45 pm »

Il caso lavavetri «Asor Rosa? Non vive più tra la gente»

La risposta dell'assessore alla sicurezza di Firenze alla lettera pubblicata sul Corriere: «I cittadini stanno con me»   
 

FIRENZE - Certi intellettuali «non vivono più nelle città e tra la gente. Io, invece, sto tra la gente e i cittadini stanno con me». Così l'assessore alla sicurezza del Comune di Firenze, Graziano Cioni (Ds), commenta la lettera aperta del professor Alberto Asor Rosa, che sul Corriere attacca l'ordinanza anti-lavavetri firmata dallo stesso Cioni, accusandola di essere un provvedimento che colpisce gli ultimi. «Non c'è bisogno di essere un intellettuale di prestigio come Asor Rosa - osserva Cioni - per capire che dove non c'è rispetto della legalità, dove manca la sicurezza, a rimetterci sono proprio gli ultimi, i più deboli. Quando un anziano, o una donna, vengono aggrediti da un lavavetri molesto, oltre che a impaurirsi, diventeranno inevitabilmente razzisti, e io, da uomo di sinistra, non posso accettarlo». Per l'assessore fiorentino «la sinistra deve capire che la legalità è un valore, che aiuta anche a difendere i più poveri e a fare vere politiche per l'accoglienza».

A PRODI - Cioni risponde anche al premier Romano Prodi, che ha velatamente criticato l'ordinanza di Palazzo Vecchio, affermando «non avrei cominciato dai lavavetri». «Ma noi non abbiamo cominciato dai lavavetri, bensì dai violenti - replica - E, purtroppo, tra i lavavetri ce ne sono di sempre più violenti e molesti». Il governo, piuttosto «unifichi le procedure a livello nazionale, ci metta in condizioni di agire, ci dia gli strumenti - è l'invito di Cioni - Altrimenti finirà come quando, l'anno scorso, abbiamo fermato un graffitaro, che imbrattava i muri del centro storico: siamo stati costretti anche a restituirgli la bomboletta spray...».

01 settembre 2007
 
da corriere.it
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« Risposta #7 inserito:: Settembre 01, 2007, 11:50:47 pm »

L´assessore alle attività produttive pensa anche di far rinascere i lustrascarpe

Allo studio l´ipotesi di un bando comunale per gli stranieri

Lavavetri, fase due di Palazzo Vecchio

Gori: "Diamogli un posto fisso"

Massimo Vanni


Cioni si arrabbia e intanto trova un lavoro a Mohammed  Dopo il «fuori tutti», il rientro nella legalità. A tre giorni dalla firma dell´ordinanza anti-lavavetri che prevede di portare davanti al giudice chiunque venga colto con la spugna in mano, l´assessore alle attività produttive Silvano Gori mette una proposta sul tavolo: assegnare un certo numero di postazioni a lavavetri «riconosciuti» in «luoghi non pericolosi» e parcheggi. «Non sulle strade cittadine», interviene Graziano Cioni, l´assessore alla sicurezza che ieri ha trovato lavoro per il lavavetri marocchino di piazza Leopoldo: farà il parcheggiatore in una coop di servizi.

La proposta di Gori arriva a tre giorni dalla firma dell´ordinanza anti-lavavetri che prevede di portare davanti al giudice chiunque venga colto con la spugna in mano. E lo stesso Cioni prima salta sulla sedia e poi si attacca al telefono con il collega. L´assessore alle attività produttive propone di equiparare il caso del lavavetri a quello degli artisti di strada. E, a seguito di un bando, assegnare un certo numero di postazioni di lavavetri «in luoghi non pericolosi, ad esempio nei parcheggi scambiatori o in altri luoghi da individuare». Gori propone anche di reintrodurre, anche in questo caso mettendo a bando un certo numero di postazioni, il mestiere di lustrascarpe.

Una vera e propria «fase due», dopo quella del divieto che ha suscitato tanto clamore in tutta Italia. E la somma dei posti di lavavetri e di lustrascarpe, spiega l´assessore Gori con un documento diffuso a sorpresa nel pomeriggio, «potrebbe coincidere con il numero attuale dei lavavetri di Firenze». Cioè le 50-60 persone rimaste «disoccupate» in seguito all´ordinanza di lunedì scorso. Un ripensamento dopo il pugno duro? Una marcia indietro?
«Mai più lavavetri ai semafori della città», tuona e rettifica un minuto dopo l´assessore Cioni. «La mia proposta riguarda alcune postazioni, ad esclusione però delle strade e degli incroci», precisa di seguito anche lo stesso assessore Gori, rimasto fuori dai grandi riflettori che hanno illuminato in questi giorni il collega della sicurezza. «Prevedere un regolamento specifico che assegni postazioni per lavavetri e lustrascarpe - dice il responsabile attività produttive - avrebbe il vantaggio di togliere questi soggetti dalle mani di possibili organizzazioni e, allo stesso tempo, dare comunque una maggiore dignità a chi ne ha bisogno: in questo non ci sono né ripensamenti né marce indietro, semmai la preoccupazione che alla scadenza dell´ordinanza, il prossimo 30 ottobre, non torni tutto come prima».

Ma chi andrebbe a fare il lavavetri nei parcheggi? E soprattutto quanti, tra i 50-60 che lavavano i vetri ai semafori cittadini, potrebbero esibire documenti regolari per poter partecipare ad un bando del Comune? Secondo Gori, «la possibilità di questo tipo di regolarizzazione deve essere combinata con misure legislative elaborate a livello nazionale, che rendano non più possibile l´attività di lavavetri alle attuali condizioni».

Dopo aver polemizzato con il presidente della Camera Fausto Bertinotti che lo ha accusato di «prendersela con gli ultimi», l´assessore Cioni prova a dare a suo modo una soluzione. Trovando lavoro a Mohammed Garmouma, marocchino di 67 anni originario di Casablanca, dove ha una moglie e un figlio di 24 anni. «Un uomo gentile, non certo uno di quei lavavetri che molestano gli automobilisti», lo definisce l´assessore Cioni. E Mohammed, che da 14 anni pulisce i vetri al semaforo di piazza Leopoldo e che tutti nel quartiere salutano quando escono di casa, lavorerà adesso come parcheggiatore regolare in un garage per conto di una cooperativa di servizi. «Lo conosco da tanti anni, è una persona seria e visto che dobbiamo rimpiazzare un dipendente, perché no?», spiega il rappresentante della coop che preferisce mantenere la riservatezza. «Sarà comunque un lavoro alla sua portata, adeguato all´età», aggiunge solo.

Mohammed ha però un permesso di lavoro regolare? «Questo non lo so», risponde il rappresentante della coop. «Non dovrebbero esserci problemi, anche per quel che riguarda la sua regolarità. E se si presenteranno li risolveremo», dice l´assessore Cioni. E lui, Mohammed, che anche ieri ha passato la giornata in piazza Leopoldo «ma senza lavorare», si dice «contento». Nel suo italiano stentato aggiunge semplicemente di aver già informato la famiglia e che l´assessore Cioni è stato «buono». Un destino improvvisamente sorridente per il marocchino a questo punto «ex lavavetri»: anche la Confesercenti ieri aveva pensato a lui: la federazione dei benzinai guidata da Cosimo Pieri annuncia «la disponibilità di un gestore di un impianto di distribuzione carburanti a trovare per Mohammed, praticamente adottato dal quartiere, una occupazione legale e dignitosa». Troppo tardi però.
Il sorriso di Mohammed non basta a Legambiente: «Un inutile atto violento» dice dell´ordinanza. E se non sarà revocata, annuncia il presidente fiorentino Leonardo Sgatti, nelle prossime settimane la consueta campagna «Puliamo il mondo» si trasformerà in una operazione di pulizia dei vetri delle auto. Dal capogruppo del Pd Alberto Formigli arriva invece il via libera: «Condivisione e sostegno all´ordinanza, la legalità tutela sempre i più deboli».

(31 agosto 2007)

da espresso.repubblica.it
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