19/6/2010 (8:59)
Il leader Fiom: "Altro che il calcio Noi non difendiamo gli assenteisti"
Landini: "Mai visto un accordo che cambia così tanto le relazioni sindacali. Ci sono altre opzioni"
MARINA CASSI
TORINO
Non si scompone più di tanto di fronte alla accuse di Sergio Marchionne, il segretario Fiom Maurizio Landini, vero terminale degli strali dell’ad Fiat. Ripete: «Noi siamo disponibili a tutto, non a ridurre i diritti».
Landini, ma volete o non volete che si faccia industria in Italia?
«Marchionne sa benissimo che abbiamo messo sul tavolo una proposta chiara: si possono produrre 290 mila auto all’anno, 1045 al giorno, usando il contratto. E se necessario 17, persino 18 turni, che sono un bel sacrificio per l’operaio, e lo straordinario contrattuale.
Perché la Fiat non ci ha risposto? Perché ha voluto introdurre lesioni di contratti, leggi, e persino della Costituzione?».
Non saranno cose vecchie?
«Ma guardi anche la Costituzione americana giovanissima non è, ma nessuno pensa di buttarla».
Cofferati ha detto che Marchionne è peggio di Romiti, condivide?
«Non so. Non mi interessa, non è questo il punto. La realtà è che una posizione che modifica così profondamente il quadro delle relazioni sindacali non l’avevamo mai avuta in Italia».
Non dice una cosa da poco.
«Constato solo che c’è una logica autoritaria nell’andare a un tavolo a dire: questo è il documento che contiene deroghe a contratti, leggi e Costituzione se vi va bene altrimenti chiudiamo la fabbrica».
Siamo all’Ottanta?
«Siamo in una fase in cui siamo costretti a dire no all’imbarbarimento sociale».
Ma alla fine con il vostro atteggiamento siete un impiccio, un ostacolo al fare industria?
«Ripeto: noi siamo per il lavoro e per l’investimento. Basta con questo ritornello che chi respinge la logica autoritaria è uno che non vuole il lavoro. D’altronde in Italia ci sono migliaia di aziende che producono senza mettere le condizioni che mette la Fiat. E allora?».
Però a Termini, dice Marchionne, si è scioperato per vedere l’Italia ai Mondiali. Non è un problema?
«Fossi in Marchionne mi eviterei le battute su Termini che lui ha deciso di chiudere tra un anno e mezzo. Su quei lavoratori lì pende la condanna. E basta anche con la storia che difendiamo gli assenteisti. Non è vero. Sull’eccesso di rappresentanti di lista alle elezioni a Pomigliano la Fiat se la veda con i partiti. Noi che cosa c’entriamo?».
Ieri si è scioperato a Mirafiori, non sarà che dalla vicenda di Pomigliano si estende la conflittualità?
«La Fiat mediti: con il suo atteggiamento ha prodotto uno sciopero a Mirafiori, una raccolta di firme nei vari stabilimenti italiani e credo la nostra vittoria alle elezioni a Melfi. E questo che cosa dimostra?».
Ce lo dica.
«Che quando i lavoratori sono liberi dal ricatto si battono per difendere i propri diritti e la propria dignità. Ci rifletta anche Marchionne e rifletta anche su un’altra cosa».
Quale?
«Non si può chiedere agli operai di essere intelligenti, bravi, collaborativi e poi agire con una logica autoritaria che viola diritti e impone ricatti, obbliga a un referendum illegittimo. Se non c’è il consenso può anche finire come a Melfi dove dopo un po’ di anni c’è stata una rivolta».
Però ci sono tanti Paesi in cui produrre costa meno ed è più facile di qua; che dice?
«Certo: la competizione c’è se si sceglie di competere sul prezzo. Invece sa a che cosa servono contratto e contrattazione in azienda? A far meglio il prodotto perché se gli operai non vogliono fare un lavoro del cavolo ti devi spremere a innovare, a competere a livelli alti».
http://lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/201006articoli/56032girata.asp
