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Autore Discussione: Luciana Cimino La sinistra lancia la sua manovra: «Noi, per la crescita»  (Letto 2272 volte)
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« inserito:: Giugno 19, 2010, 10:47:58 pm »

I no del Pd al Palalottomatica.

La sinistra lancia la sua manovra: «Noi, per la crescita»

di Luciana Cimino

«Io ho in testa questo Pd: mani, testa e cuore dentro i problemi della gente comune». Bersani chiede uno scatto d’orgoglio al suo popolo, chiamato a raccolta al Palalottomatica di Roma per una manifestazione contro la manovra finanziaria. La kermesse voluta dai democratici comincia con l’inno di Mameli e prosegue con un video composto da dichiarazioni di Berlusconi sull’economia italiana subissato dai fischi. E’ altro che la platea vuole ascoltare. Basta con la narrazione di un Italia che non esiste. Sul palco c’è il paese reale: come Mila Spicola, professoressa di Palermo (ripresa poi da Bersani nel suo intervento: «sono  gli insegnanti delle periferie delle città gli eroi dei nostri tempi») che racconta la dura quotidianità in una scuola di frontiera, uno dei lavoratori dell’ex Eutelia, un rappresentante dei sindacati delle forze dell’ordine, Don Vinicio Albanesi della comunità Capodarco e Stefania Pezzopane, ex presidente della Provincia dell’Aquila che parla di una città in agonia nonostante la campagna mediatica di Berlusconi «costruita con il cinismo».

Ma è l’attore Fabrizio Gifuni a scaldare gli animi chiamando gli astanti “compagni e compagne”, dicendo di avere «paura», di sentire che il paese è in pericolo perché si è compiuto quel che Pasolini chiamava “genocidio culturale”. «Adesso tutti capiamo di cosa parlava Pasolini quando diceva che la tv sarebbe stata usata come clava dal nuovo potere fascista».  Poi tocca a due amministratori, Sergio Chiamparino, sindaco di Torino e Vasco Errani, presidente della Regione Emilia Romagna e  presidente della Conferenza delle Regioni, entrare nei meandri della manovra di Tremonti, spiegare come e perché  «incide nella carne viva e in gioco ci sono i servizi ai cittadini», dice Chiamparino. Che continua: «il problema sono i cittadini che si vedranno tagliare assistenza, trasporto pubblico, pratiche di sostegno per la casa e l’invalidità, tutto». La manovra, continua il primo cittadino di Torino è «insostenibile, iniqua, inaccettabile. Chiediamo al ministro un riequilibrio, saremo ragionevoli ma non arrendevoli».  Gli fa eco Errani: «le regioni e gli enti locali sono pronti a fare la loro parte ma la manovra deve cambiare, non alzeremo bandiera bianca».  In sala, nelle prime file, tutti i dirigenti del partito a cominciare da Walter Veltroni, Dario Franceschini, Piero Fassino, Rosy Bindi, Anna Finocchiaro.

Assenti solo, per impegni all’estero, Franco Marini e Massimo D’Alema. Bersani dal palco annuncia «questa manifestazione è solo l’inizio» ed esorta «gambe in spalla, ora comincia la campagna d'estate che si svolgerà soprattutto nelle migliaia di feste che saranno la nostra vetrina vivente». E poi, ancora, tocca prepararsi per quella d’autunno, quella sulla Costituzione a cui il segretario tiene particolarmente. E’ citando per intero l’articolo uno della Carta che comincia infatti il suo discorso («il premier non se lo ricorda, non arriva al secondo comma») ed è con il tre (“tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”) che lo conclude.

«Abbiamo la Costituzione più bella del mondo – dice tra gli applausi – se a Berlusconi non piace che vada a casa». E ancora sul presidente del consiglio: «è la teoria di un uomo solo al comando che non ci ha portati mai da nessuna parte. Ha risolto i problemi suoi, non quelli degli italiani». «La loro è una macchina – continua Bersani - tarata per fare consenso non per governare. Non riesce ad affrontare i problemi, a guardarli in faccia come facciamo noi. Cosa può fare il populismo davanti alle difficoltà reali? Ma noi non permetteremo che una crisi sociale acuta porti acqua al mulino della crisi democratica, al cancro dell'antipolitica e dell'antistato».

Ne ha anche per una «certa classe dirigente malata di conformismo» e per la Lega,  «dura sull'Inno d'Italia e molle con il Cavaliere» e manda un messaggio a Bossi: «guarda Umberto che con il “Va pensiero” o tifando Paraguay non si mangia mica né si fa il federalismo». Ma è la manovra il punto cruciale del discorso del segretario democratico. «Sbagliata, depressiva, perchè non c’è nulla che sappia di crescita e di sviluppo e che riduce i consumi e gli investimenti. Più di 2000 emendamenti, di cui la metà i loro, e nemmeno un'idea». Tra l’altro, sottolinea Bersani, mette in entrata i soldi che dovrebbero arrivare dalla lotta all’evasione fiscale, «un pilastro virtuale. E se casca il pilastro virtuale casca la casa che è traballante».  Il governo «dà una pistola in mano alle Regioni e ai Comuni perchè sparino al popolo».

La ricetta del Pd, invece, è pronta, solo che, si lamenta il segretario, nessuno li ha mai ascoltati,«in due anni nessuna discussione pubblica sulla crisi più grave degli ultimi 60 anni e parlamento zittito». Tra gli emendamenti presentati dal Partito Democratico meccanismi per rafforzare la tracciabilità dei pagamenti, soppressione delle Province nelle città metropolitane, cancellazione delle norme in deroga sugli appalti, soppressione dell’inutile ponte sullo Stretto, centralizzazione degli acquisti della pubblica amministrazione. Riguardo la riduzione dei costi della politica Bersani chiede un accelerazione sulla riduzione del numero dei parlamentari. Il Pd in sostanza chiede «uno sforzo collettivo in cui chi ha di più dia di più, bisogna superare i divari».

E aggiunge il segretario tra gli applausi, «quanti turni vogliamo far fare agli operai prima di toccare un petroliere?». C’è rabbia nei cittadini, ormai il Pd non può più nasconderselo. «E’ possibile trasferire questa rabbia e questo scoramento in un’energia nuova , non perderemo tempo in politicismi  - promette – ma andremo tra la gente a portare le nostre proposte. Noi abbiamo un’altra idea di politica economica, un’altra idea di Italia e di mondo», in pratica il Pd, per chi non lo avesse ancora capito, e qui Bersani riceve un’ovazione, è «un partito di governo, provvisoriamente all’opposizione». 
 
19 giugno 2010
http://www.unita.it/news/italia/100176/i_no_del_pd_al_palalottomatica_la_sinistra_lancia_la_sua_manovra_noi_per_la_crescita
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