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Autore Discussione: Marisa Fumagalli - L’universo sconosciuto delle donne leghiste  (Letto 2909 volte)
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« inserito:: Marzo 24, 2010, 04:23:24 pm »

Politica e dintorni

Quando il Carroccio è rosa

L’universo sconosciuto delle donne leghiste


Le intellettuali/femministe di sinistra le snobbano. Tanto le donne Padane appartengono a un altro mondo. Le alleate del Pdl, al di fuori dei condivisi impegni istituzionali, quasi non le trattano. Incrociandole, dall’alto del tacco 12, salutano, sorridono e tirano dritto (loro, le femmine del Carroccio, fanno spallucce, poi vanno a mangiare in pizzeria).

Luoghi comuni? Sì e no. La tendenza a sottovalutarle resiste, senza considerare che, oggi, le signore della Lega sono sempre più visibili e vincenti. E che, nel panorama politico della Seconda Repubblica (con più vizi della Prima, in genere) la forza femminile leghista si esprime al meglio e talvolta con originalità, creando uno stile nuovo, soprattutto nell’amministrazione della cosa pubblica. Certo, l’identità maschile (e maschilista) del partito, continuerebbe a imprigionarle nei ruoli subalterni. «Tranne quando se lo meritano», teorizza il gran capo, Umberto Bossi. Il precedente di Irene Pivetti (fuoruscita da alcuni anni), eletta presidente della Camera nel 1994, non fa testo. Eccezione di percorso.

Tant’è. A smontare alcuni luoghi comuni sull’altra metà del cielo della Padania, spunta un libro scritto da Cristina Giudici, cronista appassionata, che ha deciso di compiere un viaggio tra le donne di prima fila (nei municipi, nelle Province, in Parlamento), arruolate dal senatur, e di raccontarle senza rete. Accantonando, passo dopo passo, il bagaglio di pregiudizi con cui era partita. È un reportage intitolato Leghiste/Pioniere di una nuova politica (Marsilio, pp. 176, e 15), ambientato nel profondo Nord, dove il Carroccio ha messo salde radici

La galleria di ritratti comincia da Miss Padania, il lato frivolo della Lega, tra militanza ed esibizionismo. E qui si scopre che le veline padane si distinguono dalle altre (mix di Piccolo mondo antico e reality). Le vere sorprese devono ancora arrivare.

«Consideravo le leghiste un po’ retrò, bigotte, bizzarre, confinate nei cortili padani - avverte l’autrice -. Invece sono finita in un universo parallelo nel quale sono sprofondata con euforico ma consapevole gaudio».

L’emancipazione secondo lo stile del Carroccio («mio marito non mi vede mai, è un santo », «per correre a prendere il mio bambino a scuola mi stavo dimenticando di aver cambiato i sensi unici delle strade…», «il collega mi ha fatto la guerra ma io tengo duro») ha tanti volti. Ecco Gianna Gancia, neopresidente della Provincia di Cuneo, presa a dimostrare alla gente che non è Lady Calderoli; quello di Francesca Zaccariotto, sotto tiro perché ha messo troppi fiori a San Donà di Piave («E le telecamere per la sicurezza?»), dove fa il sindaco; contemporaneamente, guida la Provincia di Venezia. Non male il primo cittadino di Viggiù che si chiama Sandy Cane, afroamericana-leghista, fan di Obama. Disarmante, Emanuela Munerato di Lendinara, parlamentare/operaia che ha fatto una promessa alle ex colleghe di reparto: «Se divento diversa, vi compro una casa al mare». «Autentiche e irregolari », le definisce Cristina Giudici. «Pioniere del ritorno alla politica, fatta di ideali, per il bene comune». Esclusivamente padano e federalista, s’intende.

Marisa Fumagalli

23 marzo 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
DA corriere.it
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