LUCA MERCALLI.

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Cronache

20/07/2011 -

Sole e caldo rifaranno presto capolino

Le previsioni per l'estate

LUCA MERCALLI

Mentre a Bologna ieri il termometro sfiorava i 30 gradi, a Torino raggiungeva appena quota venti, sotto l’ennesimo acquazzone, e la neve imbiancava i pascoli alpini fin verso i 2500 metri. Come mai questa estate 2011, che al centro-sud Italia è ormai partita alla grande - 37 gradi a Bari sempre ieri - snobba completamente l’angolo nord-ovest? Il motivo risiede nella conformazione che hanno assunto fin da inizio giugno le correnti atmosferiche sull’Europa occidentale: l’anticiclone delle Azzorre è ben solido sull’Atlantico ma stenta a prolungarsi verso il Mediterraneo, dove invece si susseguono moderate pulsazioni dell’alta pressione africana, una sorta di bolla calda che dal Marocco o dall’Algeria invade le nostre regioni centro-meridionali.

In un modo o nell’altro, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Liguria rimangono o sotto il flusso di fresche correnti orientali che scorrono sul bordo del timido anticiclone atlantico, oppure sotto le umide e afose correnti da sud-ovest che strisciano sul confine dell’anticiclone africano piegato dal Marocco all’Adriatico. Questo fa sì che i periodi stabili e soleggiati - che distinguono il cuore dell’estate anche sulla Pianura Padana, allorché si è ampiamente protetti su tutti i lati dall’alta pressione - quest’anno, per la posizione «di confine» che il nord-ovest si è trovato ad assumere, non si siano ancora instaurati. Al contrario, particolarmente frequenti sono state le piogge, spesso abbondanti e torrenziali, che hanno ampiamente compensato l’anomala siccità primaverile, scaricando su Torino circa 470 millimetri d’acqua da inizio giugno a ieri, e promettendo così a questa stagione una posizione di rispetto negli annali pluviometrici.

L’impressione di un’estate bacata è legata soprattutto alla frequenza delle piogge più che alla mancanza di caldo: infatti, sempre a Torino, giugno si è chiuso con 0,3 gradi oltre la media nonostante i 17 giorni di pioggia, e luglio, benché abbia fatto cilecca nei suoi giorni centrali che statisticamente dovrebbero essere i più caldi dell’anno, è per ora appena al di sotto del valore normale trentennale, tant’è che la maturazione della frutta e lo sviluppo delle viti si mantengono comunque in netto anticipo.

Dobbiamo dunque metterci il cuore in pace anche sulla seconda metà dell'estate? No, i giochi non sono ancora fatti. Per il momento, dopo altre giornate ancora fresche e variabili, solo negli ultimi giorni del mese si profila un consolidamento delle strutture anticicloniche anche sulle Alpi, con tempo più stabile e asciutto e temperature in aumento su valori diurni probabilmente superiori a trenta gradi in pianura. In seguito agosto, sul quale per ora non si possono ancora fare previsioni affidabili, ha ancora tutte le potenzialità di riprendersi e farci soffrire il caldo. Sempre se la circolazione generale dell’atmosfera, che recentemente mostra non poche novità - come il caldo anomalo che in giugno ha insistito sull’Oceano Artico, Groenlandia e Siberia - si degnerà di rispettare i suoi canoni.

da - http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/412273/

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27/8/2011

27/8/2011

Consigli per resistere all'emergenza

LUCA MERCALLI

Costa Est degli Stati Uniti: prima un improbabile terremoto, poi l’attesa per l’arrivo di Irene fino a New York, un uragano poco consueto fino a queste latitudini, il tutto a dieci anni da quel drammatico undici settembre. Cosa si accanisce sull’America? Le tempeste naturali dopo quelle finanziarie hanno almeno un vantaggio: sono un fenomeno fisico potente, pericoloso ma ben identificabile, contro cui ci si può organizzare e preparare. E proprio una concreta e pragmatica «preparedness» formicola febbrile su una striscia di territorio che va dalla South Carolina al New England, un concetto intraducibile in italiano, un misto di prevenzione e prontezza operativa di fronte a un disastro annunciato, sotto il motto «Sperare in bene, prepararsi al peggio». Nulla a che vedere con il catastrofismo né con il fatalismo. Qui sono le immagini satellitari e i modelli di simulazione dell’atmosfera a fornire i dati su cui costruire una strategia delle istituzioni ma soprattutto del popolo. Dopo Katrina nel 2005 gli Stati del Sud hanno metabolizzato questa lezione, per New York è invece meno scontato dover mettere in atto un piano di emergenza uragani, ma c’è sempre una prima volta, vuoi perché la statistica dei fenomeni meteorologici ha sempre nuove sorprese in serbo, vuoi perché i cambiamenti climatici cominciano a truccare le carte delle frequenze di eventi estremi.

Così, allertata dal National Hurricane Center (www.nhc.noaa.gov), la municipalità newyorkese non ha esitato da un lato a pulire i tombini da foglie e detriti, dall’altro a informare con ogni mezzo i propri cittadini su cosa fare di fronte al ciclone tropicale che potrebbe portare piogge torrenziali fino a 380 millimetri, raffiche tempestose di vento fino a 100 km/h e onde di marea alte fino a un paio di metri in grado di allagare vaste aree costiere e urbane. Le istruzioni sono semplici e chiare, stampate fin dal 2006 in undici lingue, italiano incluso (www.nyc.gov). Preparatevi a resistere fino a tre giorni di isolamento in casa con un «emergency kit»: quattro litri d’acqua potabile al giorno per persona, cibo in scatola e ovviamente l’apriscatole, materiale di pronto soccorso, lampada di emergenza con lampeggiante, radio a batterie o meglio con generatore manuale a molla, materiale per igiene personale maschile e femminile, varechina e contagocce per disinfezione acqua, provviste per bambini piccoli o anziani. Poi, in caso di evacuazione, tenete pronto uno zainetto d’emergenza («go bag») contenente: copia dei documenti importanti in busta impermeabile, secondo mazzo di chiavi di casa e dell’auto, bancomat, carta di credito e 50-100 dollari in biglietti di piccolo taglio, acqua in bottiglia e cibi non deperibili come barrette ai cereali o ad alto contenuto energetico, torcia elettrica, radio con pile di riserva, informazioni mediche aggiornate, elenco farmaci assunti e altri oggetti personali essenziali, nomi e numeri di telefono dei medici di famiglia, cassetta di pronto soccorso, informazioni su contatti e luogo di incontro per i membri della famiglia, unitamente a una mappa della zona, provviste per i bambini piccoli e altri oggetti per familiari bisognosi di speciali attenzioni. Ho voluto riportare anche solo una parte di questo elenco che sembra (a noi) ridicolo e banale, ma è fondamentale per difendere la propria vita e garantire un minimo di comfort durante i momenti critici. In Italia ve lo ha mai dato qualcuno? L’avete sentito declamare alla tv? Qui ci si vergogna quasi a dire alla gente di tener pronto un paio di stivali in caso di alluvione e un cambio di mutande pulite, paura di creare panico, di portare sgarro, meglio incrociare le dita, toccare ferro o altro, e poi sperare sui vigili del fuoco e i volontari della protezione civile, loro sì preparatissimi, ma che tuttavia intervengono solo a tragedia compiuta.

La Grande Mela tecnologica e glamour non si è vergognata, per bocca dello stesso sindaco Bloomberg, di ricordare di prendere portafoglio e dentifricio, di consultare la mappa su web dei rifugi collettivi più vicini (lo sapete dov’è il vostro?) e di scendere sotto il decimo piano dei grattacieli, che più in alto il pericolo è maggiore, e senza dimenticare cani e gatti! E’ proprio questa composta e operosa solerzia di tutti, dai politici ai portinai, che stupisce noi latini: qui siam stati rapidi a copiare i mutui subprime, mentre la preparedness è sconosciuta. Ne avremmo tanto bisogno, come patrimonio personale diffuso, non solo degli addetti ai lavori. Vi si sopperisce spesso con una tardiva pietas, da parte dei soccorritori, dei medici, ma più spesso nei cimiteri.

da - http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9133

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20/9/2011 - LE "ANOMALIE" SPIEGATE DALL'ESPERTO

E il nuovo clima diventa normalità

LUCA MERCALLI

E' appena passata e la si chiama ormai «l'estate più estrema di sempre». Ma cosa vuol dire? Dal punto di vista di chi studia il clima, nulla. È difficile definire il carattere degli estremi climatici, soprattutto su un'area geografica vasta. Su un singolo punto, come un osservatorio meteorologico attivo da duecent'anni, si può ricorrere a una statistica di rango, e dire questo caldo è eccezionale perché non si è mai verificato prima, questa pioggia non s'è mai vista, un vento così forte non ha mai soffiato. Ma non ha senso trasferire questi risultati a un'intera regione, o sul mondo intero. Pochi chilometri più in là la pioggia potrebbe non esser caduta, o il vento esser stato più debole.

Un po' meglio va con la temperatura che è un parametro più omogeneo sul territorio. Per definire un estremo climatico bisogna dunque precisare la scala spaziale: una città, l'Europa occidentale, il globo terrestre... E ancora: cosa vuol dire evento meteorologico estremo? Che ha fatto delle vittime? Distrutto case, strade, ponti? Rovinato le vacanze a un milione di turisti? In genere la percezione soggettiva di estremo meteorologico è mediata dall'interazione dell'evento con la società.

Un temporale può anche non essere estremo, bensì normale, ma può causare enormi guasti se colpisce il centro di Milano piuttosto che la campagna lodigiana. E hai voglia convincere chi ha subito lutti e danni che statisticamente non c'è nulla di anormale. Viceversa un vero inedito meteorologico può svilupparsi in una remota zona priva di abitanti e di stazioni meteorologiche e passare del tutto inosservato. E a livello stagionale, è più estrema l'estate 2003, il cui unico evento saliente è stato costituito dall'ostinata permanenza di giorni torridi, o l'estate 2011, ricca di alternanze meteorologiche contrastanti e di appariscenti tempeste locali?

Consci di questi limiti e della facilità con la quale si può cadere in trappole lessicali, cerchiamo di inquadrare cosa è successo in Italia in questa stagione estiva. Secondo l'Isac-Cnr di Bologna (www.isac.cnr.it) il trimestre giugno-agosto ha registrato un'anomalia di +0,8 gradi, che lo piazza al diciannovesimo posto tra le estati più calde dal 1800. La frescura alpina di giugno e luglio è stata infatti più che bilanciata dalla calura straordinaria che ha invaso tutto il paese in agosto. E nonostante i frequenti nubifragi al Nord, a scala nazionale alla fine è mancato il 20 per cento delle precipitazioni normali.

Se ampliamo lo sguardo a tutto il mondo la stagione è settima nell'elenco delle più roventi dal 1880 con 0,6 gradi oltre media, come indica l'americana Noaa (www.ncdc.noaa.gov), e alla banchisa artica, una settimana fa al suo minimo annuale di estensione, mancavano 2,4 milioni di chilometri quadrati rispetto alla norma, un deficit di superficie marina ghiacciata pari a otto volte l'Italia. Solo nel 2007 andò peggio.

Non è dunque l'estate più estrema di sempre, ma sono le anomalie di un nuovo clima che stanno diventando normalità.

da - http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9222

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1/10/2011

E' la febbre del nuovo Ferragosto

LUCA MERCALLI

Un settembre così caldo sul Nord Italia non si era mai visto, almeno da quando si eseguono le misure termometriche. Il predominio sull’Europa centrale di alte pressioni alimentate da aria di origine subtropicale ha determinato un anomalo prolungamento dell’estate, che si mantiene tuttora, giunti ormai al primo fine settimana di ottobre.

Tutti gli osservatori meteorologici storici, da Torino a Modena, da Piacenza a Pontremoli, hanno registrato temperature medie mensili da record. A Torino il valor medio di 23,1 gradi supera di 4 gradi il normale, ed è un primato per settembre dal 1753, superando il precedente massimo di 22,7 gradi stabilito nel settembre 1961. La situazione è stata simile all’osservatorio di Pontremoli, attivo dal 1929 sul fondovalle appenninico della Lunigiana: media di 20,1 gradi, 3 sopra la norma, anche qui un record. Pure al Sud il caldo non è mancato di certo, ma con anomalie meno pronunciate rispetto alle regioni centro-settentrionali. Ben poche perturbazioni sono riuscite a vincere il dominio anticiclonico e a scorrere lungo la penisola, effimere ma violente, come quella che tra il 17 e il 18 settembre ha scatenato nubifragi in Piemonte e Lombardia, e d’improvviso ha portato la neve fino a quota 1000 metri in Alto Adige.

Così, curiosamente, nel settembre più caldo da due secoli si è avuta una nevicata insolitamente precoce sulle Alpi centro-orientali. Bizzarrie della variabilità meteorologica, che talora propone anomalie ravvicinate di segno opposto, ma nello studio del clima contano più le medie di lungo periodo rispetto a episodi brevi e localizzati. E se pure le ondate di calura prese singolarmente non possono essere messe in relazione con certezza al riscaldamento globale, la loro frequenza è inequivocabilmente in aumento.

Dei dodici mesi dell’anno, a Torino ben undici - tutti salvo dicembre - hanno aggiornato il loro record ultrasecolare di caldo, inteso come media mensile, negli ultimi vent’anni, allorché la febbre dell’atmosfera è divenuta più evidente. E la frescura del luglio 2011, che ha disturbato le vacanze sulle Alpi, è stata solo un breve intermezzo in un'annata finora ben più calda del dovuto: se ne sono accorti non solo i ghiacciai, in drastico regresso anche quest’anno, ma anche le piante, le cui fasi di sviluppo stagionale hanno visto anticipi fino a un mese, e che talora stanno esibendo insolite fioriture che contribuiscono a rendere surreale l'atmosfera di questo strano inizio d'autunno.

Ieri pomeriggio, nonostante i cieli lattiginosi per foschie e particolato inquinante presente nell’aria della Pianura Padana, i termometri segnavano 27 gradi a Bolzano, 28 a Torino e Bologna, 29 a Trieste, valori da metà agosto. La configurazione meteorologica rimarrà immutata anche nel weekend, con temperature prossime a 30 gradi in molte città italiane, da Nord a Sud, e solo a metà della prossima settimana correnti dalla Scandinavia dovrebbero riportare le temperature entro la norma stagionale.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9268

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30/10/2011

Il cielo minaccia ancora pioggia

Come difendersi dal disastro

LUCA MERCALLI

Una nuova perturbazione è attesa a partire da giovedì. Le correnti umide da sud apporteranno piogge abbondanti su Liguria, Piemonte e Triveneto, tuttavia a oltre quattro giorni di distanza non è ancora possibile definire i dettagli. Oggi le previsioni meteorologiche a medio termine sono affidabili, ma per diramare un’allerta attendibile in genere tocca attendere le quarantott’ore precedenti, comunque sufficienti a mettere in atto un piano di sicurezza. Alle previsioni del resto non si possono chiedere i miracoli, al momento non sono in grado di stabilire ora e luogo preciso di una piena o di una frana, ma possono concentrare l’attenzione su un’area dove attivare prefetture, Comuni, vigili del fuoco, protezione civile e volontari.

Tuttavia ciò che manca oggi in Italia è soprattutto la sensibilizzazione del pubblico: nel caso delle piene-lampo (flash floods) è fondamentale la conoscenza di elementari norme di autoprotezione, perché le onde di piena su torrenti montani in forte pendenza, le frane e le colate detritiche, sono fenomeni rapidissimi e non permettono di attendere avvisi esterni. La protezione civile interviene in questi casi solo a soccorrere le vittime, quando è troppo tardi, l’unica protezione efficace è quella che si mette in atto da soli. Dopo un primo avviso di attenzione bisogna informarsi costantemente sull’evoluzione meteorologica, e non fidarsi solo delle voci, ma ricorrere alle fonti ufficiali dei servizi meteo. Ogni Comune deve disporre di un piano di protezione civile e dovrebbe informare i cittadini sull’ubicazione dei rifugi, dei centri di raccolta e delle zone a rischio. Pretendete di conoscere queste cose quando si è tranquilli nelle giornate di sole, non in emergenza. Non bisogna farsi prendere dal panico: primo obiettivo è salvare la vita e non farsi male. Mai combattere con l’acqua e i detriti, sono più forti loro, vi travolgerebbero.

Un’automobile galleggia in poco più di 30 centimetri d’acqua e pesa oltre una tonnellata, vi spazza via come fuscelli se tentate di opporvi. Non entrate mai nell’acqua in movimento anche se vi sembra di conoscere la strada, meno che mai in un sottopassaggio allagato: negli ultimi sei anni ci sono state in Italia dieci vittime che potevano essere facilmente evitate. L’incidente peggiore a Prato nell’ottobre 2010 dove tre donne cinesi annegate. Il sottopassaggio è una trappola, sta solo a voi evitare di entrarci. Anche a piedi non si entra mai in acqua in movimento se è superiore a 20 centimetri. Non rimanete in locali bassi, garage, seminterrati, ma trasferitevi ai piani alti, eventualmente chiedendo ospitalità ai vicini. Se la casa è a rischio frana, trasferitevi in luogo sicuro. Preparate uno zainetto di sopravvivenza in luogo facile da raggiungere, pronti prenderlo con voi in caso di evacuazione: bottiglie d’acqua potabile, cibo conservabile, cambio biancheria e oggetti per igiene personale, fotocopia documenti, torcia elettrica, carta e penna, radio (molti telefonini l’hanno incorporata), medicine e pronto soccorso, stivali di gomma.

Poi pensate alla casa: spostate documenti e oggetti di valore da cantine e piani terra ai piani alti, parcheggiate le auto lontane da corsi d’acqua. Ma soprattutto, rimanete vigili: molti incidenti capitano perché nelle giornate a rischio facciamo di tutto per continuare a vivere come nei giorni normali, invece bisogna concentrarsi, ascoltare i rumori sospetti, osservare cosa accade nei fiumi, prepararsi materialmente e psicologicamente a salvarsi con le proprie forze senza aspettare aiuti improbabili: per definizione, un’emergenza è qualcosa nella quale nulla funziona e nessuno potrebbe aiutarvi.

da - http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9380

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