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Autore Discussione: Piazza viola. Il popolo di Internet  (Letto 2548 volte)
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« inserito:: Dicembre 06, 2009, 11:08:20 am »

Red,   06 dicembre 2009, 00:15


E' la prima volta per il popolo della rete: nessuno immaginava potesse produrre una mobilitazione di queste dimensioni (replicata in piccolo all'estero, con sit in davanti ad ambasciate e consolati italiani), ma da oggi la politica ‘ufficiale' deve fare i conti con un soggetto nuovo. "I partiti? Gli abbiamo chiesto una mano - racconta Gianfranco Mascia del comitato organizzatore - ma volevano concordare la piattaforma. Stanno ancora alla piattaforma..."
Chiamato in causa dalla piazza viola, Berlusconi ufficialmente non fa commenti: "Non mi occupo di queste cose"

Piazza viola. Il popolo di Internet, autoconvocatosi su Facebook e sui blog per dire no al Governo e chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi, colora la città e riempie la sua piazza più grande. E la scelta di colorare la manifestazione in modo uniforme non è casuale: l'idea delle 'rivoluzioni colorate' ha avuto grande successo in anni recenti in Ucraina e Georgia.

Ovviamente, c'è la battaglia dei numeri: gli organizzatori, dopo qualche incertezza, sparano entusiasticamente mezzo milione, un milione, un milione e mezzo di partecipanti, la questura ne 'certifica' solo novantamila ma questa cifra sembra dettata più dalla prudenza 'politica' che dai fatti; piazza San Giovanni infatti è piena mentre il corteo continua a sfilare e c'è gente che già defluisce a manifestazione in corso.
E' la prima volta per il popolo della rete e la sua piazza che di virtuale ha solo la convocazione: nessuno immaginava potesse produrre una mobilitazione di queste dimensioni (replicata in piccolo all'estero, con sit in davanti ad ambasciate e consolati italiani), ma da oggi la politica ‘ufficiale' deve fare i conti con un soggetto nuovo.
"I partiti? Gli abbiamo chiesto una mano - racconta Gianfranco Mascia del comitato organizzatore - ma volevano concordare la piattaforma. Stanno ancora alla piattaforma...".

A caratterizzare politicamente la manifestazione è una opposizione totale, senza se e senza ma a Silvio Berlusconi. "Chi non salta Berlusconi è", canta e salta, appunto, il 'popolo viola' e dal palco gli interventi più applauditi sono quelli che danno del "mafioso" al presidente del Consiglio. Più ancora che alla maggioranza parlamentare, e al premier cui viene chiesto di "farsi processare" in tribunale, questa piazza parla ancora una volta al centrosinistra: l'Idv è in piazza, è presente in forze (quelle non faraoniche disponibili in questa fase) la ex sinistra radicale, con la neonata Federazione della sinistra che dal battesimo di stamani al Brancaccio è confluita direttamente alla piazza, ci sono poi tutti gli esponenti di quella che è (era) Sinistra e Libertà. Si accoda una parte cospicua del Pd, con il popolo democratico molto più convinto dei suoi leader e quest'ultimi che, dopo il no del segretario Pier Luigi Bersani, hanno deciso di scendere in piazza consapevoli che il rischio era quello di perdere il contatto con un pezzo importante dell'elettorato.

La piazza parla al centrosinistra dicendo di fatto no a chiunque immagini di poter dialogare, su qualunque tema, con un premier considerato "fuorilegge": lo fa quando sale sul palco Salvatore Borsellino impugnando un'agenda rossa come quella sparita del fratello Paolo ucciso in via D'Amelio: "Sono qui perché la mafia deve essere cacciata fuori dallo Stato, fuori dalle istituzioni", dice chiamando in causa anche il presidente del Senato Renato Schifani: "Persone come lui non dovrebbero occupare le istituzioni". Parla al centrosinistra quando l'attore Ulderico Pesce urla dal palco al premier: "Sei tu il mafioso, sei tu dietro le stragi", attirandosi un possibile strascico giudiziario. Applausi.

Applauditissimo anche Giorgio Bocca, decano dei giornalisti italiani, che in un messaggio video scalda la piazza spiegando che il progetto di Berlusconi è "antidemocratico" e lo dimostra anche "l'uso terroristico dell'informazione che viene fatto dal Giornale di Feltri". Non a caso, Bocca prende di mira anche il Pd: "Deve decidere cosa vuole fare - attacca - perché Berlusconi sta cercando di costruire una democrazia autoritaria".

Qualcuno aveva capito subito che l'iniziativa si sarebbe rivelata un successo, e infatti Italia dei Valori e Rifondazione erano state le prime a garantire adesione e collaborazione agli organizzatori. Il Pd, timoroso di rimanere schiacciato su Di Pietro, aveva preferito dire no alla piazza 'viola' e convocare una sua mobilitazione in mille piazze italiane per il prossimo fine settimana. Poi ha scelto il profilo intermedio, con alcuni dirigenti a sfilare a titolo individuale fra piazza della Repubblica e San Giovanni: la presidente democratica Rosy Bindi si era cautelata in una intervista, ammonendo il leader dell'Idv a "non usare la piazza contro il Pd". "Nessuna polemica", è la replica di Antonio Di Pietro, e allora anche l'esponente democratica può auspicare un dialogo con i manifestanti: "Non è un popolo di frustrati ma di indignati", dice.

"Il fatto che sia qui io che sono il presidente vuol dire che le divisioni sono superate", spiega ancora Bindi, anche se Franco Marini, assente, la pensa diversamente: la manifestazione "è un errore", afferma. "Se andiamo avanti di questo passo, rischiamo di tenerci il Cavaliere anche oltre questa legislatura". E i colleghi democratici in piazza a suo giudizio "sono addirittura troppi". Fra questi, l'ex pupillo Dario Franceschini, oggi capogruppo alla Camera, che però non parla: "Facciamo parlare i ragazzi e le ragazze che sono qui oggi".

Ad essere in perfetta sintonia con i toni del corteo c'è Di Pietro: "Quella di oggi è la prima giornata di resistenza attiva prima della spallata finale a un governo piduista e fascista. Questo governo - accusa - troppo speso assume comportamenti che sembrano mafiosi e non nell'interesse dei cittadini". E se Berlusconi rivendica la cattura dei latitanti mafiosi, Di Pietro gli rinfaccia di voler "bloccare la magistratura" e di tagliare i fondi alle forze dell'ordine. Gli arresti, dice, si fanno "nonostante Berlusconi e non grazie a Berlusconi".

Alla ricerca di un nuovo legame con il 'popolo di sinistra' anche le sinistre, divise dal disastro elettorale dell'Arcobaleno e dalle scissioni.

Fausto Bertinotti spera in una "nuova generazione" e si fa vedere, spiega "perché si muove... come si dice a Torino". Nichi Vendola di Sinistra e Libertà vede in piazza "una risorsa fondamentale per l'alternativa al degrado del berlusconismo, ignorarla è un errore terribile". La neonata Federazione della Sinistra (Prc-Pdci e altri) è presente con Paolo Ferrero e Oliviero Diliberto, leader dei due partiti in via di riunificazione. Per Ferrero "l'opposizione in questo Paese è in piazza e non in Parlamento, come si vede dal voto sulle missioni militari". Diliberto aggiunge: "Non casualmente abbiamo tenuto proprio oggi l'assemblea per la riunificazione delle sinistre, proprio nel giorno della manifestazione contro il governo perché le due cose si tengono, bisogna dare più forza all'opposizione a Berlusconi".

E Berlusconi? Chiamato in causa dalla piazza viola, ufficialmente non fa commenti: dice di credere nel "buon senso" delle persone e fa parlare i risultati del governo che anche oggi ha arrestato due pericolosi mafiosi. In treno per inaugurare l'alta velocità Milano - Torino, a chi gli chiede della piazza romana risponde: "Non mi occupo di queste cose", ormai - questa la sola riflessione - Di Pietro tiene sotto scacco il Pd.

Ma dopo aver parlato ieri in Consiglio dei ministri di "macchinazione assurda", oggi con i deputati piemontesi è stato ancora più chiaro sul 'caso Spatuzza': "Accuse che fanno ridere tutti", ha ripetuto.

Per poi porsi degli interrogativi: chi sono i veri mandanti? Perché l'ipotesi è che ci sia dietro la stessa mano del 'caso Noemi'.
Il dubbio, manifestato ai parlamentari presenti sul treno Alta velocità, è dunque che ci siano "poteri occulti" dello Stato dietro 'l'affaire Spatuzza'. Che tutto sia un castello montato ad arte "per destabilizzare il governo". Apparati deviati dello Stato, "sicuramente non c'è solo una regia mafiosa".

Oggi il Cavaliere ha nuovamente sottolineato (ieri ha parlato con i suoi di un tentativo in atto di "sputtanare l'Italia") il danno di immagine a livello internazionale subito dal Paese. Ma nelle domande che Berlusconi si è posto con gli esponenti del Pdl che lo hanno accompagnato durante il suo viaggio c'è la teoria che "dietro questa messinscena" ci sia una "regia" di qualcuno che "intende modificare il risultato elettorale per via giudiziaria". E che non si tratti solo di settori della magistratura. Una "cospirazione" quindi.
"Non voglio nemmeno cercare di capire - ha argomentato nel treno -, io vado avanti per la mia strada e porto fatti".

Poi Berlusconi è tornato sulla deposizione del pentito di mafia, ripetendo nuovamente di non essere affatto preoccupato. Ma qualcuno lo ha istruito a parlare, avrebbe ragionato. Perché si è messo a raccontare queste cose proprio adesso? E come mai ci sono giudici che accreditano le sue tesi?" Domande che non hanno trovato risposte. E Berlusconi ha fatto intendere di non pensarci più di tanto: "Non mi interessa, io so soltanto che la gente è con me e penso a governare".

da aprileonline.info
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