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Autore Discussione: CATHERINE ASHTON Diplomazia discreta e azione concertata  (Letto 2213 volte)
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« inserito:: Dicembre 22, 2009, 04:21:24 pm »

22/12/2009

Diplomazia discreta e azione concertata
   
CATHERINE ASHTON


Meno di un mese fa i 27 capi di governo dell’Unione europea mi hanno nominato Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, una carica introdotta dal trattato di Lisbona. Il trattato, oltre ad offrire nuove possibilità per migliorare l’Europa e avvicinarla alla vita dei cittadini, può aiutarci ad esprimerci con maggiore autorevolezza e coerenza sul palcoscenico mondiale.

L’Ue gode di un’ottima reputazione nel mondo, grazie ai nostri valori fondamentali come la libertà e la democrazia, il ruolo della legge e il rispetto dei diritti dell’uomo. Già oggi facciamo sentire con convinzione e chiarezza la nostra voce riguardo ai principali problemi globali, come il cambiamento climatico, la povertà, le guerre e il terrorismo; ci siamo impegnati sul terreno con missioni militari e civili svolte con successo in quattro continenti; siamo i maggiori fornitori di aiuti umanitari e di finanziamenti per progetti; al contempo siamo una superpotenza economica, con mezzo miliardo di abitanti. Eppure ci accusano di non fare sentire a sufficienza il nostro peso politico.

Nel duplice ruolo di presidente del Consiglio dei ministri degli Esteri e di vicepresidente della Commissione europea, il mio compito consiste nel rafforzare la nostra voce e nel renderla più omogenea. Sono convinta che grazie alla «diplomazia discreta» otterremo grandi risultati. Abbiamo bisogno di persone che sappiano non solo parlare, ma anche ascoltare, capaci di lavorare anche dietro le quinte e non solo sotto le luci della ribalta. Per raggiungere i nostri obiettivi dobbiamo puntare all’azione concertata.

La mia prima priorità sarà la creazione del nuovo servizio diplomatico previsto dal trattato di Lisbona. Strutturato come una vera e propria rete, esso avrà sede a Bruxelles e rappresentanze in tutto il mondo. Faremo sì che questo servizio europeo di azione esterna diventi l’orgoglio d’Europa e ci venga invidiato in tutto il mondo, composto come sarà dai migliori talenti di tutti gli Stati membri dell’Ue chiamati a lavorare nel nostro interesse comune. Per i cittadini esso dovrà rappresentare un valore aggiunto rispetto a quanto fanno già i nostri Stati membri, mentre per i nostri partner sullo scacchiere mondiale rappresenterà un interlocutore credibile ed affidabile riguardo ai temi europei. In altre parole, sarà il nostro servizio diplomatico per il XXI secolo.

È importante che l’Ue faccia sentire il proprio peso nelle aree afflitte da crisi e conflitti. Ciò rientra nelle responsabilità di un «global player», ma è anche parte integrante di una politica di sicurezza per l’Europa. Il mio obiettivo è migliorare la cooperazione, utilizzando e sviluppando i diversi strumenti di gestione delle crisi di cui disponiamo - oltre che le nostre capacità civili e militari - al fine di adempiere al nostro ruolo.

Già oggi svolgiamo un importante ruolo nei Balcani e nel Caucaso meridionale. In Medio Oriente possiamo agire congiuntamente agli Stati Uniti, basandoci sulle attività già avviate e promuovendo il dialogo. L’Europa è oggi impegnata anche in Africa, tra le altre cose garantendo un passaggio sicuro alle navi minacciate dalla pirateria nella zona del Corno d’Africa, ma anche con importanti iniziative sul terreno. Siamo impegnati anche in Afghanistan, sia attraverso la nostra presenza militare che tramite azioni d’informazione e infrastrutturali, ad esempio pagando i salari di oltre la metà della forza di polizia afghana. Insieme ai nostri partner continueremo inoltre ad esercitare pressioni sull’Iran affinché rispetti gli obblighi internazionali in relazione al proprio programma nucleare.

Naturalmente intendo anche rafforzare la nostra cooperazione con partner strategici quali gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, l’India e il Brasile. Dobbiamo infatti cooperare più strettamente per superare le differenze residue, collaborando per fare fronte alle numerose sfide comuni che oggi ci troviamo a fronteggiare. Ma ciò non significa che ci dimenticheremo degli altri partner nelle Americhe, nella regione Asia-Pacifico o in Africa: l’Unione europea intrattiene una stretta rete di relazioni e accordi bilaterali con Paesi di tutto il mondo, e intende utilizzarla, insieme al sistema multilaterale, per promuovere i suoi valori ed interessi.

Ma il mio obiettivo principale è continuare ad intrattenere un dialogo aperto e serio sui nostri obiettivi in materia di politica estera. A tal fine collaborerò con i miei colleghi, i ministri degli Esteri degli Stati membri, oltre che con i parlamenti nazionali e con il Parlamento europeo. Dobbiamo saper comunicare i nostri obiettivi strategici ai cittadini europei, i quali a loro volta devono fare sentire la propria voce.

Uno dei padri fondatori dell’Europa, Jean Monnet, ebbe modo di osservare: «Tutti sono ambiziosi. Ma la questione è: ambiziosi di essere o ambiziosi di fare?». Da parte mia sono ambiziosa di fare, e spero davvero che il mio mandato come Alto rappresentante sia caratterizzato dai risultati ottenuti.

* Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune e vicepresidente della Commissione europea

da lastampa.it
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