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Autore Discussione: Ronde sulle Alpi contro lupi e cinghiali  (Letto 2815 volte)
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« inserito:: Agosto 28, 2009, 05:51:19 pm »

Fa discutere la proposta dell'associazione. L'Enpa: colpa anche dei cacciatori

Ronde sulle Alpi contro lupi e cinghiali

La Coldiretti. «Misura necessaria, allevamenti decimati». Il Wwf: «Non è la soluzione, in passato c'era convivenza»

   
MILANO - Allevamenti decimati, campi distrutti da gruppi di cinghiali, lupi o cani randagi. La Coldiretti lancia l'allarme sulla presenza massiccia di animali selvatici nei dintorni di alpeggi e centri abitati e lancia una proposta alle organizzazioni ambientaliste nelle vallate cuneesi: organizzare turni di volontari che collaborino con i pastori alla sorveglianza di greggi e mandrie minacciate dai raid dei branchi senza controllo.

«SITUAZIONE INSOSTENIBILE» - Secondo la Coldiretti, gli assalti compiuti da lupi e altri animali «rendono la situazione insostenibile dal punto di vista agricolo e ambientale ma anche per la stessa presenza dell'uomo nelle montagne». Si tratta, per l'associazione, di salvare il tradizionale trasferimento degli animali in alpeggio, che oltre ad essere una risorsa fondamentale per l'economia montana, rappresenta anche un modo per valorizzare il territorio alpino e le tradizioni culturali che lo caratterizzano. «Con il ritorno del lupo il lavoro dei pastori è però notevolmente cambiato divenendo - continua la Coldiretti - sempre più complesso e oneroso e stravolgendo le abitudini di una pratica storica come quella della pastorizia in alta montagna. Non è infatti più possibile lasciare gli animali in alpeggio allo stato brado, impiegando il tempo in tutte le altre attività che caratterizzano il lavoro in montagna, dalla lavorazione del latte alla fienagione». Recinzioni elettrificate e i cani da pastore lasciati a guardia dei greggi non sembrano infatti essere sufficienti.

«PERICOLO ANCHE PER l'UOMO» - «La sicurezza nelle aree rurali - denuncia poi la Coldiretti - è in pericolo per il proliferare di animali selvatici come i cinghiali fino di oltre 150 chili di peso che stanno invadendo campi coltivati, centri abitati e strade dove rappresentano un grave pericolo per le persone e le cose. Non è più solo una questione di risarcimenti dei danni, che pur ammontano a milioni di euro, ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone e della vita nelle campagne».

LA REPLICA DEL WWF - «Le ronde proposte dalla Coldiretti contro i lupi non sono la soluzione» è però la replica del Wwf, per bocca del proprio responsabile del programma specie, Massimiliano Rocco. L'attività pastorale nel contesto alpino, aggiunge il Wwf, ha bisogno di «recuperare le conoscenze e l'approccio all'allevamento che si sono abbandonate con l'estinzione del lupo nel secolo scorso». Oggi che «questo emblematico predatore, specie particolarmente protetta, è tornato sulle Alpi, l'uomo deve saper trovare forme di convivenza e pratiche di allevamento che contemplino la presenza di predatori». Le soluzioni, osserva Rocco, «non possono essere le ronde o peggio gli abbattimenti come avviene in Svizzera dove solo pochi giorni fa è stato ucciso un esemplare nel cantone Vallese, dimostrando l'incapacità dei governi locali a gestire la convivenza con la fauna selvatica». Da precisare, poi, che «non si ha memoria nel nostro Paese di minaccia del lupo a persone: la vera minaccia è il bracconaggio perpetrato ovunque con veleni, lacci e armi da fuoco che mietono vittime tra lupi, orsi, linci, aquile, grifoni e altri animali ancora». Altro è «il problema del randagismo che va affrontato con serietà e evitando speculazioni in materia». Per questo, il Wwf, conclude Rocco, rimane pienamente disponibile «a sedersi a tavoli comuni per affrontare in modo scientifico tali criticità consapevoli della necessità di preservare il nostro ancora invidiabile patrimonio di biodiversità e le attività silvo-pastorali».

LUPO DA TUTELARE – Sulla vicenda interviene anche l'Ente nazionale protezione animali. «Speravamo fossero davvero finiti i tempi del “lupo cattivo” e della persecuzione che lo ha portato sull’orlo dell’estinzione, nel nostro Paese ne sono tuttora presenti solo alcune centinaia, ma c’è chi ancora oggi sembra seguire vecchie logiche, inaccettabili e contrarie alla legge. A questa campagna, purtroppo, sembrano ascriversi anche i rappresentanti della Coldiretti con la bizzarra idea delle “ronde anti-lupo”. Chiediamo chiarezza e senso di responsabilità». Prima di “gridare al lupo, al lupo” - fa notare l'Enpa - è assolutamente necessario non soltanto monitorare l’attività predatoria dei lupi ma anche comprendere le cause che spingono questi animali, di solito schivi, a interferire con le attività umane. «Le incursioni dei lupi – spiega Marco Bravi, responsabile Enpa di Cuneo - sono causate proprio dall’uomo, colpevole di aver alterato l’equilibrio biologico e impoverito il loro ecosistema. Responsabili sono anche i cacciatori che con la loro attività venatoria sottraggono loro le prede naturali, aggravando così la difficile situazione determinata dai rigori del passato inverno. Non vorremmo inoltre che qualcuno avesse la tentazione di rimpinguare i carnieri impoveriti dallo sterminio della fauna cacciabile».. «Se qualcuno nutre pulsioni sanguinarie se le faccia passare – dice ancora l’Enpa in un comunicato -. Il lupo è una specie-simbolo del nostro Paese, che, ridotta all’estinzione, è stata recuperata solo a grande fatica e, come tale, va particolarmente tutelata».


28 agosto 2009
da corriere.it
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