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Autore Discussione: Il Csm contro il ddl Alfano: viola la Costituzione  (Letto 2790 volte)
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« inserito:: Luglio 15, 2009, 11:46:25 pm »

Il Documento è stato approvato all'unanimità dalla sesta sessione

Il Csm contro il ddl Alfano: viola la Costituzione

Mina l'obbligatorietà dell'azione penale, e avrà effetti «devastanti» sull'«efficacia» delle indagini

   
ROMA - Una bocciatura senza appello. La Sesta Commissione del Csm lancia il suo allarme sul ddl Alfano che riforma il processo penale e che è all'esame del Senato. Viola almeno quattro principi costituzionali, a cominciare da quello sull'obbligatorietà dell'azione penale, e avrà effetti «devastanti» sull'«efficacia» delle indagini. E inoltre, «rafforzando la dipendenza della polizia giudiziaria dal potere esecutivo» e al tempo stesso «estromettendo il pm dalle indagini», potrebbe permettere al governo di controllare o quanto meno di condizionare l'azione penale.

UNANIMITA' - Il no di Palazzo dei Marescialli è contenuto in un parere approvato all'unanimità, al di là di un unico punto sul quale si è registrato il dissenso del togato di Magistratura Indipendente, Antonio Patrono. Un documento molto lungo (18 pagine) e tecnico. E che sia pure in forma non esplicita pone dubbi di costituzionalità su alcune delle norme. È il caso soprattutto della disposizione che ridisegna i rapporti tra polizia giudiziaria e pm, dando alla prima ampia autonomia nell'acquisizione e ricerca delle notizie di reato, e che - secondo i consiglieri - comprime e indebolisce il ruolo del pubblico ministero. Ci saranno ricadute negative sia sul controllo di legalità sia sulla stessa obbligatorietà dell'azione penale, che la Costituzione affida al pm come organo di garanzia, avverte la Commissione.

LE VIOLAZIONI - Il parere, che in Commissione è stato approvato con procedura d'urgenza, potrebbe essere discusso già giovedì dal plenum di Palazzo dei Marescialli, dove sarà portato con procedura d'urgenza. E mette sotto accusa le norme-chiave del provvedimento che riguarda il processo penale e non le intercettazioni (oggetto di un altro ddl), a cominciare appunto da quella che ridisegna i rapporti tra pubblico ministero e polizia giudiziaria. Oltre all'obbligatorietà dell'azione penale, le norme all'esame del Senato -secondo i consiglieri- violano i principi costituzionali del giudice naturale (articolo 25), della ragionevole durata dei processi (articolo 111), e il contenuto dell'articolo 109 della Carta, secondo cui l'autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria. E inoltre la stessa ratio della norma su cui si appuntano i maggiori strali dei consiglieri è «in conflitto» con il ruolo che la Costituzione assegna al pm di «garante della legalità dell'azione penale e dei diritti dell'indagato e dell'imputato». Non a caso tra le conseguenze negative del ddl, i consiglieri indicano anche la «minor tutela degli interessi della difesa», oltre alla «dilatazione» dei tempi dei procedimenti.

ALFANO: «DRAMMATIZZAZIONE» - «Avremo tempo per riflettere, comunque c’è una drammatizzazione dei pronunciamenti del Csm". Così il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha risposto, durante la registrazione della puntata di giovedì di "Omnibus Estate" su La7, alle critiche rivolte dalla Sesta Commissione del Csm al ddl di riforma del processo penale. «Ciascuno deve fare il proprio lavoro e il Csm ha espresso il suo parere, come spesso accade - spiega Alfano - in tendenza di un libero dibattito parlamentare che continuerà a essere libero».


15 luglio 2009
da corriere.it
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 16, 2009, 11:38:39 am »

16/7/2009 (7:39) - I DUBBI DI NAPOLITANO SUL PACCHETTO SICUREZZA

Ma Palazzo Chigi non ci sta
 
L'ordine del premier però è tassativo: col Quirinale non si polemizza


AMEDEO LA MATTINA
ROMA

La lettera di Giorgio Napolitano sulla legge-sicurezza era stata annunciata a grandi linee attraverso il sottosegretario Gianni Letta, ma Palazzo Chigi non si aspettava un contenuto così duro. Silvio Berlusconi non si aspettava, insomma, che il Quirinale sollevasse tanti e tali rilievi, entrando nel merito delle questioni rispetto a una legge appena approvata dal Parlamento.

Ma l’ordine di scuderia partito dal premier è di non polemizzare con il Capo dello Stato che in diverse occasioni ha dato una mano al governo: l’ultima delle quali è stato l’appello alla «tregua» prima del G8 e al «clima civile» tra maggioranza e opposizione. Quindi far finta di niente, perché poteva anche andare peggio, cioè che la legge non venisse firmata e rimandata indietro, viste le osservazioni che erano state fatte nei colloqui riservati e in alcune dichiarazioni pubbliche da parte di Napolitano.

Per Berlusconi la strategia migliore è stata quella di mostrare «soddisfazione e apprezzamento» per la promulgazione. Aggiungendo in una nota per la stampa che i rilievi del presidente del Consiglio verranno presi in considerazione. Il ministro Maroni ha addirittura chiamato il capo dello Stato per ringraziarlo. «Certo - hanno spiegato fonti del ministero dell’Interno - rispetto a come era partito il confronto con il Quirinale possiamo tirare un sospiro di sollievo. Ma non c’è un precedente di un capo dello Stato che definisce la legge irrazionale, disomogenea, estemporanea e poi la promulga! E’ fuori dalla prassi costituzionale».

Le stesse valutazioni sono state fatte ieri a Palazzo Chigi dove si parla della lettera come di una «anomalia»: non ci sono valutazioni generali, ma indicazioni precise sulle singole norme. Sarà pure un’anomalia, ma per Berlusconi «va bene pure così». Il premier capisce anche le motivazioni che hanno portato il presidente delle Repubblica a scrivere quel tipo lettera. Deve tenere conto delle critiche che vengono dall’opposizione, dal Csm, dall’associazione magistrati, dalle comunità cattoliche e dalla Chiesa; ma non vuole rimandare indietro la legge perché sa il putiferio politico che questo atto creerebbe al governo. Contraddicendo tutta la sua filosofia sul dialogo e il «clima civile».

Ma anche lo scampato pericolo del rigetto della legge, secondo Berlusconi, è la dimostrazione che il governo è forte. «Sono inaffondabile, anzi siamo inaffondabili», ha detto ieri, a margine del Consiglio dei ministri, prima che il Quirinale rendesse pubblica la sua lettera. Molti i complimenti che i ministri hanno fatto al Cavaliere per il successo del G8. E Berlusconi ha mostrato alla sua squadra di governo gli ultimi sondaggi sulla fiducia degli italiani dopo il summit dell’Aquila: 57% per il governo; 64% per il presidente del Consiglio: due punti in più della settimana scorsa. «Nei Paesi occidentali con la crisi economica devastante non c’è un governo e un premier che abbiano consensi così alti», ha detto Berlusconi. Il quale ha annunciato che il «seminario» dei ministri si farà all’Aquila ai primi di agosto.

Tutti i ministri dovranno presentare il rendiconto di quello che hanno fatto e indicare il loro programma per il futuro. Ma attenzione, non si tratta di un conclave come quello che fece Prodi a Caserta: non bisogna dare minimamente questa impressione. «Anche perché non c’è una fase 2 da lanciare, come se avessimo alle spalle una fase 1 negativa. Il nostro lavoro continua come era stato programmato. Siamo inaffondabili».

da lastampa.it
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