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Autore Discussione: Cosa insegna la vicenda Mancuso-Augias  (Letto 2476 volte)
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« inserito:: Maggio 13, 2009, 04:22:25 pm »

Cosa insegna la vicenda Mancuso-Augias
 
     
 
Mercoledì 6 maggio trovandomi a Bassano andai ad ascoltare il teologo Mancuso.

La sala della libreria era gremita, gente in piedi, ascolto (quasi) religioso, c’era la ripresa per la tv, alla fine i rituali applausi. Come mai questo successo? Lo stesso autore chiarì: “la mia celebrità (alto numero di copie di libri venduti, partecipazione a dibattiti televisivi, conferenze…) è dovuta al fatto che sono riuscito ad intercettare una forte domanda di spiritualità, che oggi c’è, alla quale però non corrisponde una adeguata offerta da parte della religione costituita”. Mancuso ancora disse di sé: “io non propongo niente di nuovo, non sono un genio come s. Tommaso d’Aquino, sono solo un artigiano del pensiero, un enzima che trasforma cose già dette”. Così proferiamo anche noi: “niente di nuovo sotto il sole”, teologicamente nessun avanzamento concettuale. Allora perché tanto interesse per “L’anima e il suo destino” e “Disputa su Dio”? Cosa insegna tale vicenda culturale-editoriale? Lo schematizzo in 5 punti.

***

1) Domanda di spiritualità, di sacro e di senso religioso. L’essere umano, non a caso, per costituzione è ‘homo religiosus’. Alcuni studiosi dicono che il terzo millennio avrà la forma di un nuovo rinascimento spirituale, caratterizzato pertanto da una forte effervescenza religiosa. Un po’ come successe nell’antichità, quando il paganesimo cedette il passo al cristianesimo. E Mancuso sta cavalcando questa corrente culturale. Ma senza una sufficiente base razionale, religiosa e teologica si è in balia delle correnti mediatiche. Si impone quindi un problema di conoscenza religiosa.

2) La società dei media e dell’immagine. Come dice O. Toscani, siamo nell’era dell’immagine, ciò che vedi - fiction, surrogati, parvenze più o meno reali – per i più è la verità. Questo dato è evidente. Ciò che vedi e appare, è. ‘Homo videns’. Così in questo versante, il tema sacro, dio, religioni, ha assunto anche la forma del business, del guadagno. Ne è prova il fatto che certuni atei (Augias, Odifreddi, P. Flores d’Arcais…), in questo ambito non scrivono solo un libro, ma una intera bibliografia! Basta usare con un po’ di intelligenza e di scaltrezza, la provocazione e lo scandalo, basta far entrare il proprio nome nella rete delle grandi case editoriali e librerie e il gioco è fatto (Augias ad esempio, tirando per la giacca teologi, storici e biblisti, ha già pubblicato tre libri sul tema e ha capito che il sacro tira bene, anche se le cose che scrive sono molto discutibili!).

3) Appartenenza religiosa e cattolicità. In Italia chi è cattolico? In base a cosa? Nel variegato pluralismo cattolico, chi può essere definito con tale aggettivo? Mancuso è cattolico? Quanti sono come Mancuso? Sono tanti i cattolici che obiettano la religione costituita, la gerarchia e l’istituzione? Dipende dal singolo fedele, cosa ascolta e a quale onda religiosa fa riferimento: ci sono i ‘fan’ di Benedetto XVI, ci sono gruppi di preghiera, gruppi biblici, un variegato associazionismo parrocchiale… e questi, sono tutti con il pontefice. Ci saranno anche i pro-Mancuso, ma quale sarà l’appartenenza di tali fedeli? Una cosa che il Mancuso ha ripetuto a Bassano a mo’ di sermone, è stato che “il principio di autorità non vale più. Dire ‘perché lo dice il pontefice’ non ha più senso”. Strana teologia e obiezione alla religione questa. Si può stare dentro il principio di autorità e sentirsi ugualmente bene, non stretti, non mortificati. Magari con qualche problemino, ma pur sempre si è nel gregge dei salvati. Autorità sta per ‘augere’, far crescere (Augias dovrebbe imparare dal suo nome) e Benedetto XVI nutre molto bene i suoi figli. Obbedire è ascoltare attentamente, e non va confuso questo modo con l’atteggiamento supino, servile in senso spregiativo. Cristo che fece? Obbedì! Eccome obbedì! Eccome stette al principio d’autorità!

4) Il rapporto Cristo-Chiesa. Se una volta si diceva Cristo sì-Chiesa no, oggi dicendo Chiesa no, si corre il rischio di trovarsi anche senza Cristo. Annullando l’istituzione, chi consegnerà ai posteri il Signore Gesù in modo affidabile, senza smagliature?

5) I temi di Mancuso. A sentire il teologo, tutto si risolve nella libertà, nella creazione, nella mente, nell’evoluzione. La verità professata per vita e per dogma che è ‘Cristo risorto’, tutto ciò è un dettaglio, “una contingenza, una realtà secondaria. Ciò che vale è il logos (per Mancuso ora mente, ora Cristo), il principio di creazione, l’energia dell’evoluzione, della natura e della materia”. Proprio per questa impostazione il teologo del san Raffaele è stato accusato dal mondo cattolico ufficiale di eresia, eterodossia, di gnosi. “Ai posteri larga sentenza” ha detto Mancuso alla fine della conferenza. “Anche san Tommaso post mortem è stato condannato per concessioni alla filosofia greca”, ma lui non è l’aquinate.

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Prima del congedo, una signora disse che dopo aver letto Augias-Mancuso non trovava grosse differenze tra i due. Il teologo confermava, dicendo “le sue obiezioni (di Augias) sono anche le mie”. Come dire: a stare vicino ad un ateo (che non è un peccato), se non sei astuto e forte rischi di diventarlo anche tu. Magari non proprio ateo, ma un po’ gnostico sì. Mancuso ancora cattolico quindi? Per certi teologi mettere il proprio nome a fianco di quello di Augias non rappresenta un onore, per altri forse si rivela una opportunità!

Sergio Benetti
docente di religione

Dueville (VI)
(12 maggio 2009)

da ilmessaggero.it
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