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Autore Discussione: PAOLO BARONI Evitiamo un calvario al Paese  (Letto 2858 volte)
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« inserito:: Novembre 11, 2008, 10:53:06 am »

11/11/2008
 
Evitiamo un calvario al Paese
 
PAOLO BARONI

 
E’ l’ora della guerriglia, minimo sforzo e massimo danno. Senza nemmeno proclamare un’ora di sciopero piloti e hostess Alitalia ieri hanno bloccato i voli di Fiumicino e lasciato a terra il Paese.

Gesto irresponsabile nel giorno in cui già si fermavano bus, metro e ferrovie, e un incidente a un Boeing della Ryanair bloccava Ciampino. Non sono serviti i richiami del governo, del Garante degli scioperi e gli appelli al rispetto delle regole dei sindacati di categoria: è bastato che 3-400 persone (su 21 mila dipendenti del gruppo) autoproclamatesi «comitato di lotta Alitalia» si mettessero di mezzo picchettando i varchi di accesso dei dipendenti, per mandare in tilt il sistema. Non c’è infatti comparto tanto sensibile come quello del trasporto aereo dove un inconveniente nell’aeroporto più periferico può condizionare i collegamenti di buona parte del Paese, o dove una serie di ritardi negli arrivi e nelle partenze (com’è avvenuto ieri a Roma) si riverbera sull’intero sistema mandandolo letteralmente in tilt. Basta un seggiolino rotto per far scendere a terra i passeggeri e annullare un volo per Bruxelles.

Un altro intoppo burocratico blocca per ore a terra un cargo con ben 10 miliardi di euro in contanti della Banca d’Italia, mentre un verbale da redigere può far perdere anche sei ore ad un volo intercontinentale. E così per un’intera giornata. Saltano coincidenze ed appuntamenti di lavoro, chi ha scelto l’aereo in assenza del treno e deve rientrare a casa resta a piedi, e giustamente si infuria. In centinaia e centinaia ieri hanno assediato i banchi informazione per protestare, mentre sui tabelloni degli arrivi e delle partenze uno dopo l’altro i voli «Az» sparivano nel nulla.

Gli arruffapopolo al grido di «blocco subito» hanno preso il sopravvento sugli apprendisti stregoni sindacali. La situazione è sfuggita di mano un po’ a tutti. Ad Anpac, Up, Avia, Anpav e Sdl, che ieri mattina si sono presentati in assemblea a Fiumicino con un pacchetto di 14 giorni di sciopero già proclamati sperando di placare gli spiriti più ribelli; al governo, che di fronte a proteste selvagge si ritrova con le armi spuntate di una legge anti-scioperi che ormai ha fatto il suo tempo; e anche alla Cai, che dopo essersi assicurata il consenso di Cgil, Cisl e Ugl pensava di essere in una botte di ferro. Le cronache di queste giornate dimostrano l’esatto contrario: la telenovela-Alitalia richiederà ancora tante puntate. Se non si interverrà in qualche modo, e le esperienze del passato insegnano che non basta precettare i «ribelli» com’è avvenuto ieri sera in extremis, sarà un calvario per il Paese. E a farne le spese saranno, per l’ennesima volta, i cittadini-contribuenti-utenti.

L’operazione Cai, certamente non perfetta, onerosa per le casse pubbliche, salva comunque 12.600 posti di lavoro e garantisce 7 anni di ammortizzatori sociali a tutti gli altri. Se gli accordi sindacali hanno delle incongruenze si possono aggiustare, ed il governo se ne è fatto garante. Ma per far questo occorre sedersi attorno ad un tavolo, bisogna fare i sindacalisti con la «s» maiuscola, e soprattutto bisogna creare consenso attorno alla vicenda Alitalia non certo far imbufalire chi viaggia trattandolo a pesci in faccia e dicendo paga, taci e arrangiati.
 
da lastampa.it
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« Risposta #1 inserito:: Novembre 11, 2008, 11:00:52 am »

CAOS SCIOPERI

«Meglio se fallite».

La rivolta dei passeggeri

Bloccati a centinaia a Fiumicino e Linate. Hostess sotto assedio, interviene la polizia


ROMA — «Vergognatevi». «È meglio se fallite». «Siete privilegiati e vi lamentate pure... ». Sono durissimi i commenti di migliaia di passeggeri, rimasti ieri a terra negli aeroporti di Fiumicino, Linate e Malpensa, tra bagagli smarriti e poche informazioni: al termine della giornata saranno un centinaio i voli annullati solo nella capitale, oltre ai cento partiti con ritardi fino alle 6 ore. Analoga scena a Milano: una cinquantina le cancellazioni.

Allo sciopero bianco dei piloti, che hanno imposto il blocco a tutti gli aerei non in linea al cento per cento con le regole Enac, si è sommata la rivolta selvaggia degli assistenti di volo. Nel principale scalo romano, verso le sei del pomeriggio, intervengono addirittura i poliziotti: formano una specie di cordone per difendere il personale di terra e calmare un gruppo di viaggiatori furibondi quando alcune hostess si allontanano da un check-in assediato. C’è chi le rincorre. «Ma che, scioperate pure?», urla un imprenditore veneto. Equivoco subito chiarito: è solo il cambio turno. Tullia, 50 anni, titolare di un albergo a Perugia, è diretta a Londra per la Fiera mondiale del turismo: «Che schifo, hanno lasciato un Paese a piedi. Sono 20 anni che guadagnano tanto, troppo. Basta privilegi».

Anna Lauro, assessore al turismo del comune di Amalfi, diretta anche lei alla fiera londinese, aggiunge: «Non so se partirò. Credo che la protesta sia una cosa seria e lo sciopero improvviso un’altra. Perché nessuno ci ha informati? Che succederebbe se i medici d’improvviso chiudessero una sala operatoria?». A pochi metri da lei c’è Michael Carter, 32 anni, americano, insegnante in vacanza in Europa. È incredulo: «Mai vista una cosa del genere: solo in Italia...». Ai terminal nazionale e internazionale di Fiumicino, davanti ai banchi delle informazioni, si formano lunghe code con punte di mille viaggiatori in attesa di aggiornamenti. C’è persino chi, riuscito a salire a bordo, è stato invitato a sbarcare: è successo in mattinata sull’Az 60 per Madrid. Lo racconta ancora sconcertata Ileana Petri: «A un tratto una hostess ci ha informato che dovevamo scendere. Ci ha detto: tutto nasce dalla guerra tra piloti e Cai...». «Sinora sono stato solidale con loro, hanno molte buone ragioni per arrabbiarsi—commenta Mario Gerbin, imprenditore diretto ad Accra e rimasto pure lui a terra — ma l’agitazione senza preavviso danneggia tante persone che lavorano.

Il diritto di sciopero è sacrosanto, ma la legge deve essere rispettata». Caos anche ai nastri del trasporto bagagli, con le valigie accumulate in sala riconsegna dopo essere state imbarcate e poi sbarcate per via della cancellazione dei voli: molti passeggeri hanno dovuto attendere ore prima di poterle ritirare. Luigi Tomiazzo, imprenditore veneto sulla rotta di Djerba, taglia corto: «Ho il volo cancellato, non so quando partirò. Avevo appena ripreso a viaggiare Alitalia, per darle fiducia. Dopo quanto accaduto oggi, basta: addio, compagnia di bandiera». Tino Peggion, suo collega, pure lui diretto in Tunisia, è ancora più duro: «Meglio che fallisca, se non è competitiva la sua sopravvivenza, è solo un danno e un peso per le tasche degli italiani ». Rabbia e rassegnazione, la stessa, facce cupe, le stesse, anche tra i tanti passeggeri ostaggi di Linate. Come a Roma, già dalla mattinata, ritardi e cancellazioni nei voli Alitalia. «Lo sciocco sono io che ancora una volta mi sono fidato a prenotare con loro — protesta un avvocato che doveva rientrare a Roma — ma è l’ultima volta! ». «Almeno ci dessero informazioni precise — sbotta un collega napoletano — sapremmo cosa fare». Molti riescono a partire con altre compagnie. Altri rinunciano al viaggio e si mettono in fila per il rimborso. Qualcuno si prepara a passare la notte su una sedia. È l’epilogo di una giornata storta.

Francesco Di Frischia
11 novembre 2008

da corriere.it
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