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Autore Discussione: COMPLICE ROSENBERG AMMETTE, ERAVAMO SPIE URSS  (Letto 2195 volte)
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« inserito:: Settembre 14, 2008, 10:37:50 am »

2008-09-12 18:55

COMPLICE ROSENBERG AMMETTE, ERAVAMO SPIE URSS


 WASHINGTON - Sono passati 55 anni da quando i coniugi Julius ed Ethel Rosenberg finirono sulla sedia elettrica, con l'accusa di essere spie sovietiche, ma la vicenda continua a riservare sorprese. Un imputato nel loro processo ha ammesso per la prima volta che lui e Julius avevano passato informazioni a Mosca. Ma le sue dichiarazioni e nuovi documenti che emergono dagli Archivi Nazionali Usa sollevano dubbi sul ruolo di Ethel, che appare sempre più un capro espiatorio.

Il caso Rosenberg spaccò l'America nel cuore della Guerra Fredda, ed è rimasto una ferita analoga a quella dell' esecuzione di Sacco e Vanzetti negli anni Venti, con innocentisti e colpevolisti ancora divisi. Il presidente Dwight D.Eisenhower nel 1953 respinse gli ultimi appelli per graziare i coniugi e lasciò che venissero uccisi nel carcere di Sing Sing.

L'accusa era di cospirazione con i sovietici, per aver fornito loro i segreti della bomba atomica. Gli storici ritengono che Mosca in realtà avesse già ottenuto da altre fonti i piani dei laboratori di Los Alamos, dove lavorava il fratello di Ethel, David Greenglass, che avrebbe procurato i documenti da passare all'Unione Sovietica. Ma Julius avrebbe comunque fornito materiale importante a Mosca e ora una nuova testimonianza rafforza la tesi. Il New York Times ha intervistato Morton Sobell, 91 anni, che nel 1951 fu condannato per spionaggio con i Rosenberg e ha scontato 18 anni ad Alcatraz. Sobell dopo il carcere divenne un attivista per la pace anche a Cuba e in Vietnam e finora si è sempre proclamato innocente. Ma adesso ha cambiato versione.

Per la prima volta, Sobell nell'intervista ha ammesso di essere stato effettivamente una spia sovietica. "Chiamiamola pure così, anche se non mi sono mai pensato in quei termini", ha precisato. Sobell ha sostenuto di aver passato a Mosca non i piani per l'atomica, ma informazioni su apparati radar e di difesa antiaerea che, a suo avviso, non furono mai usati contro gli Usa (ma il New York Times sostiene che servirono invece, in chiave antiamericana, nelle guerre di Corea e Vietnam). Soprattutto, Sobell chiama in causa Julius Rosenberg come complice, confermando che le accuse di spionaggio nei suoi confronti erano fondate. Sia Sobell, sia nuovi documenti d'archivio sembrano però contribuire a scagionare la moglie Ethel.

Dopo una lunga battaglia giudiziaria, gli Archivi Nazionali hanno reso pubblici gli atti del lavoro svolto da un grand jury federale per preparare il processo Rosenberg ed emergono varie testimonianze, tra cui quella di Greenglass, che appaiono prive di fondamento nella parte che riguarda le accuse alla donna. Secondo la tesi che prende sempre più campo tra gli storici, la moglie di Rosenberg potrebbe aver intuito qualcosa dell'attività del marito, ma non partecipò attivamente allo spionaggio e sarebbe stata quindi condannata ingiustamente.
 
da ansa.it
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