ANTIMAFIA - Ipotesi per un tavolo di lavoro

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mammamaria:
Da Gomorra:
[...] Francesco Schiavone Sandokan, Michele Zagaria e il clan Moccia erano i più importanti soci di Cirio e Parmalat in Campania. In tutto il casertano, in parte consistente del napoletano, in tutto il basso Lazio, in parte delle Marche e dell'Abbruzzo, in parte della Lucania, il latte distribuito dalla Cirio e poi dalla PAarmalat aveva conquistato il 90 % del mercato. Un risutlato ottenuto grazie all'alleanza stretta con la camorra casalese e alle tangenit che le aziende pagavano ai clan per mantenere una posizione di preminenza. Diversi i marchi coinvolti, tutti riconducibili all'impero Eurolat, l'azienda passata nel 1999 dalla Cirio di Cragnotti alla Parmalat di Tanzi.
[...]
Prima Cirio e poi Parmalat per ottenede il ruolo di cliente speciale avevano trattato direttamente con il cognato di MIchele Zagaria, latitante da un decennio e reggente del clan dei Casalesi. Il trattamento di favore era conquistato innanzitutto attraverso politiche commerciali. I marchi della Cirio e della Parmalat concedevano ai distributori uno sconto speciale - dal 4 al 6,5%, invece del consueto 3% circa - oltra a vari premi di produzione, così anche i supermercati e i dettaglianti potevano strappare buoni sconti sui prezzi: i Casalesi costruivano in questo modo un consenso diffuso nei confronti del loro predominio commerciale . DOve poi non arrivavano il pacifico convincimento e l'interesse comune entrava in azione la violenza [...] A pagare alla fine erano i consumatori: perchè in una situazione di monopolio e di mercato bloccato, i prezzi finali erano fuori da ogni controllo per mancanza di vera concorrenza.
[...]
In una situazione del genere Cirio e Parmalat risultavano ufficialmente "parti offese" cioè vittime di estorsioni, ma gli investigatori si sono convinti che il clima degli affari era relativamente disteso, e le due parti, le imprese nazionali e i camorristi locali, agivano con reciproca soddisfazione.
Mai Cirio e Parmalat avevano denunciato di subire in Campania le imposizioni dei clan [...] Nessuna ribellione, nessuna denuncia: la sicurezza del monopolio era meglio dell'incertezza del mercato. I soldi distribuiti per mantenere il monopolio e occupare il mercato campano dovevano essere giustificati nei bilanci delle aziende: nessun problema, nel Paese della finanza creativa e della depenalizzazione del falso in bilancio..."

mammamaria:
Da "Liberofuturo: Intervista a Enrico Colajanni":
[...]Addio Pizzo ha anche l’abitudine di costituirsi parte civile in procedimenti che riguardano il pizzo.
“Addio Pizzo fin dall’inizio si è costituita parte civile in questi processi, ovviamente per quei processi iniziati dalla sua nascita in poi. Tra l’altro svolgendo anche un ruolo molto importante e innovativo, come quando abbiamo deciso di costituirci parte civile anche contro l’imprenditore che nega: come confermato poi dai giudici, l’atteggiamento omertoso dell’imprenditore che nega contro l’evidenza dei fatti di avere pagato il pizzo, ha di fatto danneggiato il mercato, avvantaggiando un sistema che ne distorce le regole. Abbiamo già avuto un caso di riconoscimento della nostra costituzione di parte civile anche contro l’imprenditore. Non si può stare su questi temi con un piede da una parte ed un piede dall’altra: bisogna essere coerenti fino in fondo”

mammamaria:
Non solo Gomorra, ma anche una recente inchiesta di Report ha posto in evidenza come, molta imprenditoria italiana, seppur attraverso numerosi filtri, alla fine fonda il suo lavoro e le sue fortune su una serpeggiante forma di collusione: come altro vogliamo definire l'agire di chi, per far produrre una borsa, si rivolge alla fabbrichetta di riferimento offrendo una cifra troppo bassa per far svolgere un lavoro che fatto in regola avrebbe ben altri costi... imponendo in un certo senso a questa di rivolgersi ad altra realtà che ha costi del lavoro più bassi perchè in nero, perchè illeciti, e di norma legati alla criminalità organizzata?
Questo dovrebbe far riflettere, e vi giuro non parlo per amore della mia terra, ma per semplice buon senso. TUtte queste economie sommerse sono ricchezze estorte all'intero paese, ed un mercato assolutamente inquinato e distorto.
Tutto questo non fa male localmente, non rimane racchiuso nei confini campani o siculi, ma fa male all'intero paese.
Non può essere giustificazione l'essere "ostaggio" della Camorra o della Mafia. Non può a certi livelli essere attenuante il pericolo cui si va incontro non accettando il ricatto:
"“Il primo consistente nucleo di imprenditori che pagano è rappre sentato da imprenditori che il pizzo lo pagano senza che neanche gli venga richiesto." Dice ancora Colajani in quell'intervista. Le grandi firme che fanno le "gare d'appalto" tra le diverse fabbriche della camorra per realizzare le loro creazioni, solo dopo che tale meccanismo è stato scoperto hanno denunciato di essere vittime di pressioni... ma a giudicare dal vantaggio che ne ricavano sembrano poche le pressioni e grandi le soddisfazioni.
Questo è l'anello che deve essere fermato, interrotto.
Quando per il "ricattato" il beneficio ottenuto dal "ricatto" è evidente (vedasi Cirio e Parmalat), l'impresa DEVE essere considerata in qualche maniera collusa: per loro deve valere il reato di favoreggiamento. Denunciare solo una volta che si è stati "scoperti" non può trasformarli in vittime: restano complici.
Inoltre non so se esista un reato di questa natura, ma dovrebbero essere perseguiti anche per avere influenzato e inquinato il mercato.
Potrebbe essere questo uno spunto di riflessione per un tavolo di lavoro?
La lotta alla mafia dovrebbe essere il primo degli interessi di un partito di centro sinistra che voglia dirsi riformista, non credete?

pinopic1:
Un argomento da approfondire riguarda il ruolo e il funzionamento delle società miste pubblico-privato e dei consorzi. Mi sembrano i luoghi, camere di compensazione, in cui si incontrano gli interessi di imprenditori, mafiosi e politici.
Osservo che si creano consorzi con qualsiasi pretesto: per promuovere qualche prodotto titpico, una tradizione locale, lo sviluppo industriale o turistico di un'area, la gestione delle emergenze.
I mafiosi si possono infiltrare come imprenditori mafiosi, come soci di imprenditori non mafiosi, come taglieggiatori di imprenditori. I politici portano i loro interessi elettorali da conciliare con gli interessi degli altri soci e possono anche avere qualche interesse economico a titolo personale.
Quando poi si tratta di consorzi per gestire emergenze è fatale che l'emergenza non finisca mai, altrimenti finirebbe il consorzio e questo non conviene a nessuno.
Le società miste le conosco meno, ma il meccanismo non dovrebbe essere molto diverso. 

Admin:
pinopic1,

hai ragione e come questo decine d'altri temi saranno da approfondire.

Alla luce dei fatti, per noi qui, oggi l'urgenza è capire che la partecipazione al Gruppo deve essere, in quantità di persone attive e in determinazione a "fare",  più consistente.

La gratitudine verso le due Signore che come hai letto hanno realizzato l'ossatura della lettera, in me adesso diviene ansia perchè non me la sento di pubblicarla nel forum senza il loro consenso.

Prima regola di questo tipo di aggregazione decidere insieme a maggioranza.

Occorre che la comunicazione tra noi sia anche più sollecita.

Ma l'idea è buone e le attese per ciò che faremo non poche.  Adesso sta a noi!

Grazie del suggerimento e lieto di averti con noi... spero non solo come iscritto.

ciao
ggiannig     

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