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Autore Discussione: I divi sterzano a destra  (Letto 3207 volte)
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« inserito:: Maggio 25, 2008, 06:03:55 pm »

25/5/2008 (7:30) - IL CASO

I divi sterzano a destra
 
Il ministro Bondi ha perfino dedicato dei versi a Jovanotti

Attori e cantanti "di sinistra plaudono ad Alemanno" e pensano a nuove alleanze

MARIA CORBI


La cultura s’è destra. O forse ancora no. Forse sono solo prove di avvicinamento, ma prove convinte. Perché se ormai il Berlusconi quater, complice una sinistra allo sbando, ha sdoganato il potere destrorso anche in chi mai avrebbe detto che sarebbe arrivato quel giorno, adesso è tempo di conquistare anche i templi dell’intellighenzia radical chic, i circoli mondani, i teatri, il cinema, i premi letterari, la musica d’autore. Insomma la cultura quella con la C maiuscola che è da sempre appannaggio della sinistra. E da come è iniziata questa campagna sembra che non sia molto difficile conquistare, perché le prede si consegnano volontarie. Basta vedere quante persone si sono incollate al telefono per chiamare Luca Barbareschi, quando ancora si pensava che per lui ci potesse essere la poltrona di sottosegretario alla Cultura.

«Chi mi ha chiamato? Tutti. C’è una corsa a cambiare casacca ma io so che quasi tutti, una volta cambiata l’aria, torneranno da dove sono venuti». Ma insomma qualche nome? «Tra le persone oneste, che credono in quello che dicono, c’è stato Michele Placido». E infatti l’attore, schierato da sempre a sinistra, ha partecipato ai due convegni sulle prospettive di cambiamento nello Spettacolo organizzati da Barbareschi e dalla Carlucci (anche lei data come sottosegretario in pectore alla Cultura e poi delusa). Entusiasta. Come del resto Citto Maselli, regista, comunista doc, che al collega Barbareschi ha detto: «Il tuo documento, Luca, è interessantissimo... ti prendiamo in parola per un tavolo stabile di confronto. Siamo caduti in trappole di altri governi. Con quelli “amici” è stato persino peggio. Gli incontri con le categorie erano riti vuoti». E all’incontro, propiziatore di nuove e ardite alleanze nell’universo dello spettacolo, tra cinema, teatro e televisione, erano in molti ad annuire. Placido, ma anche Angelo Barbagallo, produttore molto vicino a Nanni Moretti, Moira Mazzantini, sorella di Margaret e cognata di Castellitto, potente agente di attori, il produttore Riccardo Tozzi, produttore e marito di Cristina Comencini.

Giuliana De Sio è andata anche oltre con l’apprezzamento per il cambio di «aria» politica, un peana per Alemanno e la sua idea di Festa del Cinema di Roma patriottica: «Sono favorevole alla difesa del cinema italiano danneggiato dallo strapotere degli americani. Nell’immaginario collettivo i veri divi, le vere star, le vere persone da ammirare erano i divi statunitensi. Siamo in Italia, favoriamo i film italiani e gli attori italiani. Sono d’accordo con il sindaco».

E un avvicinamento a destra, sulla festa del Cinema, lo hanno avuto anche i direttori artistici della Festa del Cinema, Teresa Cavina, Piera Detassis, Gianluca Giannelli, Giorgio Gosetti, Mario Sesti, intervenuti nel dibattito romano con intenti concilianti. Le barricate sono cose d’altri tempi. «Nessuno più di noi - scrivono - ha a cuore quei rapporti tra cinema e mercato che la lettera del sindaco Alemanno sottolineava come una priorità nel progetto di miglioramento e ridefinizione della Festa, ma il punto di partenza che è importante condividere è proprio la possibilità, più difficile di quanto si pensi, che un festival offra innanzitutto ad autori e produttori un pubblico appassionato e sensibile. Ci sembra giusto lavorare insieme indipendentemente dai ritocchi, miglioramenti e correzioni di cui la Festa sarà oggetto». Prove di collaborazione.

E questa corsa alla destra possibile raccoglie sempre nuovi consensi. Mentre disperatamente anche il premio Strega ha lanciato la sua mission impossible, cercando candidati dal pensiero conservatore, anche il mondo della musica tenta di riposizionarsi. E non è solo Antonello Venditti a buttare il cuore oltre l’ostacolo ideologico, sdoganando Alemanno e prendendo le distanze dalla sinistra. Lo segue Ron, d’accordo con Alemanno, nella difesa del cinema italiano e delle sue star: «Magari si schierasse per gli italiani anche con la musica! Io sarei con lui subito. La nostra musica ha bisogno di un pugno molto forte. Altro che fascista, Alemanno ha ragione».

Ed ecco anche Jovanotti, da sempre fan sfegatato di Veltroni e della sua idea ecumenica di sinistra. «La musica non è né di destra né di sinistra e mi fa piacere che Bondi mi apprezzi», ha spiegato in un’intervista. E il ministro della Cultura loda il cantante pop-rap con versi poetici: «Concerto / Vibrazioni dell’Anima / Eco del Divino / Dolore dell’essere / onde dell’amore». E con una sperticata critica positiva alla sua ultima canzone: «A te». Che, assicura, fa tornare alla memoria la poesia d’amore di Rilke. Accipicchia.

da lastampa.it
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