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Autore Discussione: GOVERNO PRODI...  (Letto 59519 volte)
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« Risposta #90 inserito:: Gennaio 23, 2008, 04:59:56 pm »

L'intervista

«Deboli se passano solo grazie a noi»

Scalfaro: non si può escludere un esecutivo istituzionale

 
 
ROMA — Presidente Scalfaro, come giudica la strategia di Prodi? Ha fatto bene a imboccare la strada della fiducia nelle aule di Camera e Senato? O avrebbe dovuto arrendersi subito dopo che Mastella aveva annunciato lo strappo?
«Ha scelto il percorso più trasparente, parlamentarizzando la crisi, come si dice. Dunque ha fatto benissimo, perché così costringe i partner della coalizione a esprimere in maniera definitiva da che parte intendono stare, con una pubblica assunzione di responsabilità. E' un mio vecchio cruccio, quello delle crisi extraparlamentari. Nel '91, durante uno dei tanti governi Andreotti, presentai un disegno di legge "in difesa dei diritti e delle prerogative del Parlamento", perché mi sembrava mortificante che vita e morte degli esecutivi fossero decise nel chiuso delle segreterie dei partiti, con deputati e senatori chiamati a ratificare giochi di cui ignoravano tutto o quasi. La Camera approvò il disegno di legge a larga maggioranza, salvo metterla poi a "dormire" a Palazzo Madama ».

A proposito di Senato, lei sarà presente alla seduta di domani? E voterà la fiducia? «Certo che ci sarò. E certo che voterò la fiducia a Prodi. Se non altro per una considerazione discriminante: è impensabile andare alle urne con l'attuale legge elettorale. Non è un caso che chi l'ha voluta, mentre la legislatura stava per chiudersi, l'abbia battezzata "una porcata". Infatti espropria i cittadini del diritto di scegliersi i propri rappresentanti. Così, si può affermare che nessuno dei deputati e senatori di oggi sia stato eletto consapevolmente dagli italiani. Una scostumatezza politica e giuridica».

Ma se Prodi sopravvivesse solo per l'appoggio dei senatori a vita, non si aprirebbe una questione politico- istituzionale? Un conto è varare un provvedimento grazie ai vostri voti, un altro conto è superare lo scoglio della fiducia esclusivamente grazie a questo soccorso...
«Sul piano costituzionale il problema non si pone. Nessuno, a partire dal capo dello Stato, può fare distinzioni tra voto dei senatori eletti e voto dei senatori "di diritto". Certo, il problema si porrebbe sul piano politico. Nel senso che un risultato del genere costituirebbe un'indiscutibile certificazione di debolezza e di tensioni».

Qualora Prodi esca battuto a Palazzo Madama, non sareste sconfitti un po' anche voi, «padri della Patria »?
«Non mi sentirei sconfitto. Assolutamente. Credo di aver appoggiato un governo che è uscito dalle urne con una sua maggioranza. Scarsissima, ma chiaramente esistente. Per il resto, l'esigenza è sempre la stessa: bisogna fare sia la nuova legge elettorale, sia qualche altro ritocco costituzionale. Una base su cui mettersi all'opera esiste già, basta leggere gli atti delle commissioni affari costituzionali di Montecitorio e Palazzo Madama. E su tale base è finora maturato un consenso quasi universale. Serve la buona volontà».

Qualcuno sostiene che Prodi, con la sua sfida in Parlamento rende di fatto impossibile lavorare al già difficile scenario di riserva: quello di un governo tecnico-istituzionale.
«Non sono di questo parere. L'approdo in aula permetterà a tutti, e in primo luogo al Quirinale, di avere elementi chiari e precisi sullo stato delle cose. Poi saranno tirate le somme. Profezie non voglio azzardarne, ma a mio avviso nessuna ipotesi può essere esclusa a priori. Almeno tenendo conto che prima di dichiarare finita la legislatura c'è lo scoglio di una legge elettorale che è una vergogna, perché sovverte un elementare principio democratico».

Un ultimo punto. Accanto alla sicura fiducia di oggi alla Camera, Prodi rischia domani una concreta sfiducia al Senato. C'è chi ragiona sulle possibilità che, se mancassero i numeri, sia sciolta soltanto l'assemblea di Palazzo Madama. E' un'ipotesi percorribile?
«Parlare di questo significherebbe entrare nei delicatissimi poteri del capo dello Stato. Sulla cui esperienza e saggezza ho una fiducia totale. Gli eventuali margini di manovra li esplorerà lui».

Marzio Breda
23 gennaio 2008

da corriere.it
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« Risposta #91 inserito:: Gennaio 23, 2008, 05:52:10 pm »

2008-01-23 15:31

PRODI VALUTA SE VA AL SENATO DOPO LA CAMERA


ROMA - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - secondo quanto si apprende in ambienti di governo - avrebbe suggerito a Prodi di valutare l'opportunità di non andare in Senato per il voto di fiducia. Prodi si è riservato di prendere una decisione - sempre secondo quanto si apprende - dopo il voto a Montecitorio. Prodi ha avuto un colloquio di circa mezz'ora al Quirinale con il capo dello Stato Giorgio Napolitano. All'incontro era presente anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta. Al termine, Prodi e Letta hanno fatto rientro a palazzo Chigi.

La votazione sulla fiducia che verrà chiesta dal presidente del Consiglio Romano Prodi si terrà nell'Aula della Camera a partire dalle 17. L'assemblea di Palazzo Madama invece ascolterà le comunicazioni del presidente del Consiglio Romano Prodi domani pomeriggio alle ore 15, alle ore 18 sono in programma le dichiarazioni di voto per le quali è stata chiesta la diretta televisiva. Alle ore 20, infine, è previsto il voto sulla fiducia.

SATTA, UDEUR NON PARTECIPA VOTO FIDUCIA
"Il gruppo Udeur non parteciperà al voto sulla risoluzione Soro" su cui il Governo ha posto la questione di fiducia. Lo annuncia Antonio Satta chiudendo il suo intervento nell'Aula della Camera sulla questione di fiducia.

BOSSI, VOTO O FACCIAMO LA RIVOLUZIONE, TROVEREMO ARMI
 Ai giornalisti che gli chiedevano che cosa accadrebbe se non si andasse al voto, Umberto Bossi ha risposto con una risata e una battuta: ''se non si va al voto facciamo la rivoluzione... - ha detto tirando una boccata del suo sigaro e aprendosi in una risata - vuol dire che mettiamo in piedi la polizia del Veneto, della Lombardia, del Piemonte... Certo ci mancano un po' di armi, ma prima o poi quelle le troviamo'', ha concluso ridendo nuovamente.

"UDEUR NEL CENTRODESTRA", MASTELLA SMENTISCE
"Nessuna confluenza da nessuna parte. Le nostre scelte sono e saranno sempre di centro". Clemente Mastella replica con una secca nota diffusa dal suo ufficio stampa a Silvio Berlusconi che aveva annunciato per stasera la confluenza dell'Udeur nel centrodestra.

FISICHELLA: VOTO NO, ESAURITO RAPPORTO DI FIDUCIA - "Ho detto al presidente Prodi che il rapporto di fiducia con il governo si è esaurito, senza possibilità di recupero". Lo ha affermato il senatore Domenico Fisichella. "Se ci sarà il voto di fiducia al Senato" Fisichella voterà no.

ANDREOTTI, VOTO A PRODI E LA MAGGIORANZA TERRA' - "Mi pare che in questo momento non ci sia un'alternativa già pronta per dire che è necessario mandare in pensione il governo attuale. E' per questo che domani voterò a favore di Prodi". Così il senatore Giulio Andreotti ai microfoni di Radio Città Futura. Rispetto poi all'ipotesi di un governo istituzionale Andreotti spiega "credo che questo porterebbe forse più una difficoltà operativa che non il superamento di quello che oggi ha un certo sapore di disagio che certamente c'é ". "Dall'aria che si respira in questi giorni a palazzo Madama - ha concluso Andreotti - non vedo nessun temporale in vista per Prodi. Sono pronto a scommettere sulla tenuta di questa maggioranza".

DINI: NON C'E' MAGGIORANZA, VEDREMO COME VOTARE- "Ho consigliato a Romano Prodi di andare al Quirinale dopo il voto alla Camera, perché qui in Senato non c'é la maggioranza". Così Lamberto Dini ha risposto ai cronisti che gli chiedevano domani come si comporteranno i liberal-democratici sul voto di fiducia chiesto dal presidente del Consiglio. Alla domanda su che cosa faranno i liberal-democratici se il presidente del Consiglio chiederà lo stesso il voto dei senatori, ha replicato: "Questo lo valuteremo".
 
da ansa.it
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« Risposta #92 inserito:: Gennaio 23, 2008, 05:53:22 pm »

Diretta -  POLITICA

Governo, Prodi valuta le dimissioni

Nel pomeriggio voto alla Camera

Il Professore dovrebbe superare il primo ostacolo, anche senza i voti dell'Udeur.

La prova del fuoco sarebbe quella fissata per domani sera al Senato.

Ma Napolitano ha chiesto al premier di valutare se chiedere o no la fiducia a Palazzo Madama


16:41  Dini: "Non voterò la fiducia"
"I liberaldemocratici, al termine di una valutazione congiunta dell'ufficio politico presieduto dal senatore Lamberto Dini, annunciano che non voteranno la fiducia al governo". Lo afferma in una nota, a nome de partito, il senatore Giuseppe Scalera.

16:32  Casini: "Prodi si deve dimettere prima di andare al Senato"
Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini suggerisce a Prodi "di evitare un secondo tempio al Senato per la fiducia. Sarebbe una perdita di tempo e un accanimento che precluderebbe ogni possibilità di far proseguire questa legislatura". Con un governo tecnico o istituzionale. Casini ha poi ribadito che l'Udc lavora "per la nascita del centro".

16:28  Bossi: "Prodi ha chiesto il voto a Maroni e Calderoli"
Secondo il segretario della Lega Umberto Bossi, il premier Prodi "ha chiesto il voto a Maroni e a Calderoli per sostenere la fiducia al governo".

16:18  Udeur: "Su di noi ignobili pressioni e concussioni politiche"
Il Campanile contro Berlusconi e il suo annuncio "entro stasera Udeur sarà nella Cdl". In una nota dell'ufficio stampa dell'Udeur si legge di "ignobili tentativi di fare incursione nel nostro partito e le concussioni politiche di alcuni che stiamo registrando e che respingiamo con sdegno. Siamo ai limiti della vita democratica e nei prossimi giorni ne daremo conto dettagliando tutti gli aspetti con i quali si è tentata la persecuzione e l'eliminazione politica dei Popolari-Udeur".

16:01  Udeur ribadisce il "no" al Senato
"La nostra posizione è inequivocabile, al Senato l'Udeur voterà contro la fiducia al governo". Lo dice Tommaso Barbato, capogruppo dell'Udeur al Senato. E "non ha significato", aggiunge, "se l'Udeur si astiene alla Camera. Non c'è alcuna differenza".

15:57  Diliberto (Pdci): "In crisi per il centro e per il Pd"
Il segretario dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto garantisce appoggio e fiducia a Prodi e si augura che "superi questo momento di difficoltà". Comunque, è chiaro a tutti che la crisi va addebitata "alle forze del centro ma anche al Pd e al suo segretario".

15:54  Donadì (Idv): "Questo governo ha fatto un lavoro straordinario"
Anche l'Italia dei Valori garantisce appoggio e fiducia al governo. "Speriamo che il percorso di questo governo possa non essere interrotto" ha detto il capogruppo Massimo Donadì. "Lei comunque, signor presidente del Consiglio, con coraggio e con lealtà ha detto alla politica che i governi nascono e muoiono nelle aule del Parlamento".

15:49  Bonelli (Verdi): "Questo governo ha fatto un buon lavoro"
I Verdi hanno annunciato il loro sì alla fiducia al governo Prodi. Bonelli ha ricordato nelle dichiarazioni di voto "cosa ha saputo fare la Cdl nella precedente legislatura, dalla leggi ad personam in avanti". Bonelli, molto disturbato mentre parlava, ha dato atto al premier di "aver fatto un buon lavoro" e per questo lo ha ringraziato.

15:42  Fotografia dell'aula
Ci sono immagini che parlano da sole. L'istantanea dell'aula di Montecitorio dice molto sulle condizioni del governo. In aula accanto a Prodi ci sono i "suoi" uomini, Arturo Parisi, Tommaso Padoa Schioppa e Enrico Letta. Non ci sono nè D'Alema nè Rutelli. E tra i banchi del Pd spicca un solitario Piero Fassino.

15:39  Satta (Udeur): "Al centro per un governo stabile"
L'Udeur non parteciperà al voto sulla fiducia al governo. Lo ha detto Antonio Satta, a nome del suo gruppo l'Udeur, durante la dichiarazione di voto alla Camera. "Non confluiamo da nessuna parte. Noi siamo impegnati nella costruzione di un centro forte per dare a questo paese un governo stabile".

15:27  Uduer verso l'astensione alla Camera
Il capogruppo dell'Udeur alla Camera Mauro Fabris ha detto che il Campanile potrebbe astenersi dal voto di fiducia previsto nel pomeriggio a Montecitorio.

15:22  La prima chiama alle 17
La chiama nominale avrà inizio alle ore 17 circa. Tra gli iscritti a parlare ci sono Gianfranco Fini (an), Franco Giordano (prc), Pier Ferdinando Casini (udc), Oliviero Diliberto (pdci), Antonello Soro (pd), Roberto Maroni (lega nord), Titti Di Salvo (sd), Massimo Donadi (idv), Angelo Bonelli (verdi), Roberto Villetti (rnp) e Antonio Satta (udeur). Per fi dovrebbe intervenire Silvio Berlusconi.

15:18  Cominciate dichiarazioni di voto
In aula a Montecitorio sono cominciate le dichiarazioni di voto dei vari gruppi parlamentari. Per il Psi ha parlato Valdo Spini: "Daremo la fiducia a questo governo"

15:02  Bossi: "O al voto o c'è la rivoluzione. Troveremo le armi"
"Cade, cade. Può reggere alla Camera ma cade al Senato". È quanto ha dichiarato dal leader della Lega, Umberto Bossi. Che poi ha aggiunto: "O andiamo al voto o c'è la rivoluzione. Troveremo le armi".

14:33  Napolitano a Prodi: "Valutare fiducia al Senato"
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, durante il colloquio di stamane, avrebbe suggerito a Prodi di valutare l'opportunità di presentarsi o meno al Senato per il voto di fiducia. Il premier, a quanto si apprende in ambiente di governo, si è riservato di prendere ogni decisione dopo il voto a Montecitorio.

14:30  Bordon: "Al Senato non ci sono i numeri"
"Dobbiamo essere chiari: i numeri al Senato non ci sono e spero davvero che Romano Prodi voglia dimettersi subito. Se domani verrà al Senato, comunque, gli voterò la fiducia: non potrei fare altrimenti, per affetto e perchè credo nel vincolo di mandato ricevuto dagli elettori". Lo dice il senatore Willer Bordon, ex della Margherita

14:08  Consiglio dei ministri convocato per venerdì mattina
Il Consiglio dei Ministri è convocato per venerdì 25 gennaio alle ore 8,45 a Palazzo Chigi per l'esame di provvedimenti urgenti.

13:50  Fini: "Non stupisce la smentita di Mastella"
"La smentita del senatore Mastella all'ipotesi della sua confluenza nel centrodestra non deve destare meraviglia, perchè il leader dell'Udeur aveva già esplicitamente affermato nei giorni scorsi la sua volontà di dar vita ad un polo di centro autonomo rispetto ai due schieramenti". Lo dichiara il presidente di An, Gianfranco Fini.

13:38  Bonino: "Andare al voto ora non avrebbe senso"
"Abbiamo fatto molto. Di piu' si poteva fare, ma tutto non si può fare. Io penso che il paese abbia bisogno un grande slancio di riforma nell'economia e a livello istituzionale. Non si capisce il senso di andare alle elezioni". Lo sottolinea il ministro per il Commercio con l'estero Emma Bonino, conversando con i giornalisti a Montecitorio

13:27  Fisichella: "Se si vota al Senato, il mio sarà un no"
Se ci sarà il voto di fiducia al Senato Domenico Fisichella voterà "no". Lo ribadisce il professore avvicinato dai giornalisti a Palazzo Madama, di ritorno da Palazzo Chigi dove ha incontrato il premier Romano Prodi per riferirgli la sua scelta di confermare quanto detto in aula al Senato il 20 dicembre scorso e cioè mai più una fiducia a questo governo.

13:23  Nucara: "Se cade Prodi, elezioni"
"Le ipotesi di governo istituzionale non stanno in piedi" dichiara il segretario del Pri Francesco Nucara, che aggiunge: "Se Prodi dovesse veramente presentarsi al Senato e dovesse, come credo, non ottenere la fiducia, si vada al voto al più presto, anche con la legge elettorale vigente".

13:17  Prodi rientra a Palazzo Chigi
Dopo un colloquio di mezz'ora con Napolitano, Romano Prodi è rientrato a Palazzo Chigi

13:09  Pallaro non dovrebbe partecipare al voto domani
Secondo quanto si apprende, il senatore Luigi Pallaro, eletto nella circoscrizione Estero, non dovrebbe partecipare al voto sulla fiducia a palazzo Madama, previsto per domani sera alle 20

13:04  Prodi a colloquio con Napolitano
Il presidente del Consiglio Romano Prodi è a colloquio con il capo dello Stato Giorgio Napolitano, al Quirinale

13:04  Mastella: "Nessuna confluenza, siamo al centro"
"Nessuna confluenza da nessuna parte. Le nostre scelte sono e saranno sempre di centro": così Clemente Mastella replica con una secca nota diffusa dal suo ufficio stampa a Silvio Berlusconi, che aveva annunciato per stasera la confluenza dell'Udeur nel centrodestra.

12:54  Ferrero: "Avanti se ci sono i voti"
"Penso che sia molto difficile farcela domani, però l'importante è che la verifica la si faccia in Parlamento e non nei salotti televisivi. In modo che il Paese sappia perchè un partito dà o non dà la fiducia", ha detto il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, intervenendo a 'Viva Voce' su Radio 24 sulla crisi politica. Ferrero ha anche criticato duramente la posizione di Berlusconi che minaccia di scendere in piazza: "Se qualcuno ha documentazione di compravendita di voti lo denunci - ha detto il ministro - ma ritengo la posizione di Berlusconi concretamente eversiva".

12:50  Berlusconi: il governo può portare il paese alle elezioni
"C'è un governo in carica che può tranquillamente portare il Paese alle elezioni, siamo convinti che questa sarebbe la soluzione più normale, un governo che restasse in carica per la normale amministrazione fino al voto" ha detto ancora Berlusconi

12:47  Berlusconi: Prodi al Quirinale prima del Senato
"Se l'Udeur confermerà le sue dichiarazioni di uscita dalla maggioranza, Prodi deve recarsi subito al Quirinale, prima del voto al Senato, perchè non c'è più la maggioranza politica". Lo afferma il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi lasciando Montecitorio

12:46  Alle 18 conferenza dei capigruppo Camera
E' stata convocata per le 18 la conferenza dei capigruppo della Camera

12:34  Berlusconi: "Mastella stasera entrerà in centrodestra"
"Da quello che mi risulta, stasera l'Udeur annuncerà la sua confluenza nel centrodestra". Lo afferma il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, lasciando Montecitorio.

12:29  Fisichella: "A Prodi ho ribadito fine rapporto di fiducia"
"Oggi ho ribadito a Prodi quel che avevo già detto in Aula al Senato a dicembre: il rapporto di fiducia politica con il governo si è esaurito. Prodi ne ha preso atto e ovviamente non ne è stato contento". Lo ha detto il senatore eletto nelle liste della Margherita Domenico Fisichella, lasciando palazzo Chigi dopo un breve incontro con il premier.

12:28  Montalcini: "Domani sarò al Senato, spero vada bene"
"Certo che domani ci sarò e voterò la fiducia a Prodi". Così la senatrice a vita, Rita Levi Montalcini, lasciando Montecitorio dove si è svolta la cerimonia per il sessantesimo anniversario della costituzione. Alla domanda se sia preoccupata per le sorti del governo, Montalcini replica: "Spero che domani vada bene".

12:24  Berlusconi: "Al Senato non ci sono incertezze"
"Penso che in Senato non ci siano incertezze" sull'esito del voto di fiducia, "a meno di imprevisti imprevedibili, scusate la tautologia". Lo ha detto il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi conversando con i cronisti in Transatlantico.

12:20  Berlusconi: "Prodi puà cambiare legge elettorale in una settimana"
Potrebbe essere lo stesso governo Prodi, "in una settimana" a cambiare, secondo il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, "questa legge elettorale, spostando il premio di maggioranza del Senato dalle regioni a livello nazionale".

12:18  Cesa: "Senza i numeri Prodi rinunci al passaggio al Senato"
"Se non ha i voti Prodi ne prenda atto, non vada domani al Senato e contribuisca a svelenire il clima". Così il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa rinnova l'invito al presidente del Consiglio a fare un passo che possa creare le condizioni per un governo di transizione.

12:13  Fisichella non darà la fiducia ma potrebbe restare a casa
Il senatore eletto nelle liste della Margherita Domenico Fisichella conferma che non darà la fiducia a Prodi senza però precisare se voterà no oppure se no sarà presente in aula. "Ora vado dal Presidente del Consiglio e poi vi dico...". E' la sua risposta ai cronisti che gli chiedono lumi sulla sua decisione.

12:03  Comitato promotore a Napolitano: "Voto solo dopo referendum"
Giovanni Guzzetta, presidente del Comitato promotore dei referendum, ha scritto insieme a Mario Segni e Natale D'Amico una lettera aperta a Giorgio Napolitano per chiedere l'indizione del referendum in una delle prime date utili, considerata l'eventualità di uno scioglimento anticipato delle Camere.

11:59  Prodi: "Bene Napolitano, Costituzione è cemento del Paese"
"Ho apprezzato Napolitano", dice Romano Prodi, lasciando Montecitorio per avviarsi a Palazzo Chigi. "La Costituzione - sottolinea - è un grande cemento del Paese e un elemento di unità".

11:58  Parlamentari leghisti non applaudono Napolitano
Di parlamentari della Lega in aula, per celebrare i 60 anni della Costituzione, ce ne sono solo tre. E quando tutti deputati e senatori si alzano in piedi per battere le mani in conclusione della cerimonia il capogruppo del Carroccio Roberto Maroni si alza, ma resta al primo banco a braccia conserte. Nessun cenno di applauso nemmeno dagli altri due esponenti della Lega.

11:57  Napolitano: "Riforme rifuggendo dai miracolismi"
"Non c'è dubbio che restino e si manifestino squilibri, distorsioni, fattori di confusione e di tensione su diversi piani", afferma Giorgio Napolitano nel discorso a Montecitorio. "E' innegabile", aggiunge che "si possa porre riparo solo intervenendo su alcune disposizioni della seconda parte della Costituzione", con un realistico confronto fra le forze politiche e che "è bene rifuggire da semplificazioni e miracolismi".

11:54  Napolitano: "Stabilità legata alla coesione delle alleanze"
"Si deve essere ben consapevoli del fatto che la stabilità dei governi e la tempestività delle decisioni anche legislative, resteranno sempre legate in non lieve misura al livello di aggregazione e di coesione tra le forze politiche che si alternano alla guida del Paese, al loro grado di rappresentatività, alla loro autorevolezza". Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, parlando di fronte al Parlamento riunito in seduta comune per la celebrazione dei 60 della Costituzione.

11:51  Calderoli: "Numeri dicono che Prodi cadrà al Senato"
"I numeri oggi ci dicono che non c'è possibilità per il Governo di passare al Senato. Possiamo tollerare fino a un'assenza ma il governo cadrà comunque". Lo afferma il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, in Transatlantico alla Camera.

11:34  Napolitano: "Costituzione di tutti, riforme solo insieme"
La Costituzione "rappresenta più che mai, nella sua comprovata validità, un patrimonio comune. Nessuna delle forze oggi in campo può rivendicarne in esclusiva l'eredità, né farsene strumento nei confronti di altre. Possono solo tutte insieme richiamarsi ai valori e alle regole della Costituzione, e insieme affrontare anche i problemi di ogni sua specifica, possibile revisione". Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo discorso alla Camera, in occasione della cerimonia per celebrare i sessant'anni della Costituzione.

11:33  Marini: "Italia necessità di adeguamenti istituzionali mirati"
"L'Italia necessita di alcuni mirati adeguamenti istituzionali perché la nostra democrazia possa incidere più efficacemente di fronte ai tanti problemi che incalzano. E si tratta di cambiamenti urgenti".
Così il presidente del Senato, Franco Marini, nel suo discorso celebrativo per il 60mo anniversario della Costituzione nell'Aula di Montecitorio.

11:31  Bertinotti: "Viviamo momento di acuta crisi della politica"
"Oggi viviamo un momento di acuta crisi della politica, che ha determinato una preoccupante distanza che separa i cittadini dalla vita pubblica, dalla politica e dalle istituzioni. Colmare questa distanza rappresenta il presupposto necessario per la risoluzione dei numerosi elementi di criticità con cui si confronta in questa fase la comunità nazionale, nell'epoca di un grande cambiamento denso di problemi molto ardui e assai dolorosi". Fausto Bertinotti ha dedicato alla crisi della politica un passaggio del suo intervento alla cerimonia per i 60 anni della Costituzione.

11:28  Napolitano: "Distorsioni politica non sono colpa della Costituzione"
"Non ha senso imputare alla Costituzione errori e distorsioni che hanno rappresentato il frutto di una complessa dialettica politica. Occorre fare bene attenzione a non confondere indirizzi costituzionali e scelte politiche, responsabilità politiche". Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel suo discorso durante la celebrazione, alla Camera, dei sessant'anni della Costituzione.

11:24  Cossiga: "Al Senato epidemia nella Cdl aiuterà Prodi"
"Non comprendo come gli organi d'informazione e i miei colleghi parlamentari non abbiano ancora compreso quale sia l'iter 'prodiano' in questa crisi: scontato voto di fiducia alla Camera, pressing su i senatori che mai avessero intenzione di votare contro (pressing che sono certo avrà successo ad esempio su Dini e sui liberaldemocratici e su una parte almeno dell'Udc di Casini)". Lo afferma il senatore a vita Francesco Cossiga. "E poi - prosegue - teniamo conto della dilagante epidemia nel centrodestra, della prostatite causata da un virus mutante, e quindi difficilmente aggredibile, detto 'walterveltronianum'".

11:10  Dini: "Ancora non so come voteremo domani al Senato"
"Noi abbiamo consigliato al presidente del Consiglio di non venire in Senato dove non ha più una maggioranza ma di recarsi al Quirinale a rimettere le dimissioni nelle mani del capo dello Stato". E' il senatore Lamberto Dini a rispondere così dai microfoni del Gr3. Per aggiungere subito dopo di non sapere ancora come voteranno domani sulla fiducia al governo.

11:08  Iniziata a Montecitorio la cerimonia per i 60 anni della Costituzione
E' iniziata alla Camera la cerimonia per i 60 anni della Costituzione. Nell'aula di Montecitorio sono presenti il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, i presidenti di Camera e Senato, Fausto Bertinotti e Franco Marini, il presidente del Consiglio Romano Prodi, il presidente della Corte Costituzionale, deputati e senatori. La cerimonia è stata aperta dall'Inno di Mameli e dal saluto dei due presidenti delle Camere. Seguira' l'intervento di Napolitano.

11:07  Stretta di mano tra Prodi e Berlusconi
Prima di prendere parte alla celebrazione per il 60/o anniversario della Costituzione, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi si è diretto nella sala dove si trovavano il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, i due presidenti delle Camere, Fausto Bertinotti e Franco Marini, diversi esponenti del governo ed alcuni senatori a vita. Berlusconi, dirigendosi verso la sala, ha incontrato il presidente del Consiglio Romano Prodi. I due si sono fermati e si sono stretti la mano.

11:01  Napolitano alla Camera per i 60 anni della Costituzione
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è giunto a Montecitorio dove alle 11 è in programma una cerimonia per i 60 anni della Costituzione a camere riunite. Il capo dello Stato, dopo i saluti dei presidenti del Senato, Franco Marini, e della Camera, Fausto Bertinotti, parlerà a deputati e senatori.

10:50  Fisichella: "Al Senato voterò no alla fiducia"
"Voterò no alla fiducia. Sta agli atti parlamentari, l'ho già ribadito durante la finanziaria che quello sarebbe stato il mio ultimo voto di fiducia". Così il senatore Domenico Fisichella in merito al voto di fiducia in programma domai al Senato, arrivato alla Camera per partecipare alla cerimonia dei 60 anni della Costituzione. Fisichella ha spiegato che Palazzo Chigi lo ha cercato e ha aggiunto: "Oggi parlerò con Prodi e gli ribadirò il mio no".

10:38  Comunisti italiani: "Alle urne anche con questa legge elettorale"
"Bisogna andare alle urne. Anche con questa legge elettorale, di cui non ho mai parlato male". Così Manuela Palermi dei Comunisti Italiani durante il dibattito di "Omnibus" su La7. "Certo, c'è il problema del premio di maggioranza al Senato, perché alla Camera ha funzionato benissimo: basterebbe correggere solo piccole cose e la legge può funzionare".

10:29  Financial Times: "Elezioni ultima cosa di cui ha bisogno l'Italia"
"L'ultima cosa di cui l'Italia ha bisogno ora sono altre elezioni senza una nuova legge". Così il britannico "Financial Times" in una nota sull'edizione europea di oggi intitolata "Precario Prodi".
"Oltre alla prospettiva di venirsi a trovare senza un governo nel pieno delle sue funzioni durante un periodo di turbolenze economiche, il Paese - osserva il quotidiano finanziario - è imbrigliato in un sistema elettorale che non è 'né cotto né crudo' e che con tutta probabilità produrrà un altro caleidoscopio di litigiosi partiti politici".

10:15  Pecoraro: "Fiducia al Senato? Dico 50 e 50 di possibilità"
"Do un 50 e 50 di possibilità, visto che al momento l'Udeur ha dichiarato che non voterà la fiducia". E' questo il pronostico del ministro dell'Ambiente Pecoraro Scanio sul voto di fiducia al Senato. Quanto alla possibilità di un Prodi bis, il leader dei Verdi afferma: "Tecnicamente tutto è possibile, visto che l'Unione ha candidato Prodi e la legislatura non è terminata non potremmo non sostenerlo. Certamente potrebbe essere candidato".

09:49  La Suedtiroler Volkspartei conferma fiducia a Prodi
La Suedtiroler Volkspartei conferma la sua fiducia al governo Prodi, ma gli esponenti del 'partito di raccolta' degli altoatesini di lingua tedesca sono dell'avviso che la Svp, in futuro, dovrà rimanere "fuori dai blocchi". La riconferma della fiducia a Prodi - scrive il giornale in lingua tedesca Dolomiten - viene anche dalla senatrice Helga Thaler Ausserhofer, che nel corso di questa legislatura aveva talvolta usato toni critici, specie sulla politica fiscale del governo.

09:22  Andreotti scommette su Prodi: "Al Senato ce la farà"
'''Dall'aria che si respira in questi giorni a Palazzo Madama non vedo nessun temporale in vista per Prodi. Sono pronto a scommettere sulla tenuta di questa maggioranzà darò il mio voto a Prodi. Mi pare che in questo momento non ci sia un alternativa già pronta per dire che è necessario mandare in pensione il governo attuale. E' per questo che domani voterò a favore di Prodì. Così il senatore a vita Giulio Andreotti ai microfoni di Radio Città Futura.

07:36  Domani al Senato la prova più difficile
Se i numeri dicono che oggi alla Camera Prodi otterrà la fiducia senza grandi problemi, tutta un'altra storia è quella che il premier vivrà domani al Senato, dove salvo sorprese la sua richiesta di fiducia dovrebbe essere bocciata. La partita si giocherà però sul filo e non manca nell'Unione chi spera ancora in una sorpresa in grado di rimettere almeno momentanemamente in sella il presidente del Consiglio. I due schieramenti si confrontano infatti attorno alla soglia dei 160 voti che il centrodestra, con il rinforzo dell'Udeur, sembra avere garantiti. Basterà però qualche assenza o il ripensamento di qualche singolo senatore per spostare gli equilibri a favore del centrosinistra.

07:27  Alla 15 il dibattito alla Camera, poi la fiducia
E' previsto per le 15 alla Camera dei deputati il dibattito sulla fiducia chiesta dal presidente del Consiglio Romano Prodi dopo l'annuncio dell'uscita dell'Udeur dalla maggioranza. Dopo le dichiarazioni di voto si andrà alla conta, ma a Montecitorio i numeri garantiscono al premier di ottenere la fiducia senza grando problemi, malgrado la defezione dei mastelliani

da repubblica.it
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« Risposta #93 inserito:: Gennaio 24, 2008, 09:39:21 am »

Palazzo chigi

La notte dell’azzardo

Prodi potrebbe decidere una frenata in extremis, perché punta ad ottenere dal Quirinale la garanzia di un reincarico


La corsa prodiana verso il voto al Senato ha qualcosa di eroico, e insieme avventuroso fino all’azzardo. Il presidente del Consiglio conferma l’intenzione di presentarsi oggi nell’aula di Palazzo Madama, sebbene gli si pari davanti come un muro contro il quale ha buone probabilità di schiantarsi; e con lui l’Unione. Proprio per questo Romano Prodi potrebbe decidere una frenata in extremis questa mattina: ma probabilmente solo perché punta ad ottenere dal Quirinale la garanzia scivolosa di un reincarico. Comunque sia, il Professore si avvicina all’ultimo atto, circondato da una maggioranza sbandata, logorata e forse stanca di lui; ma deciso a non farsi archiviare in modo indolore. Ieri ha ottenuto la fiducia della Camera: epilogo scontato, sebbene i suoi ministri lo esaltino come un fatto nuovo, presagio di resurrezioni al Senato. Le previsioni dicono che nell’aula che dopo le elezioni del 2006 ha mostrato e dilatato i limiti della vittoria dell’Unione, oggi si potrebbe chiudere una fase. Lo spartiacque sarà l’apertura formale della crisi. Prodi sa bene che in quel momento, gli alleati non risponderebbero più a lui, ma al Quirinale.

E il sostegno convinto o peloso degli ultimi giorni diventerebbe una corsa a salvare la legislatura; anche con un governo chiamato amettersi alle spalle Professore e Unione: basta che allontani per un po’ il fantasma delle urne all’ombra delle riforme elettorali. I segnali ci sono tutti: a cominciare dalla nota ufficiosa, poi smentita, con la quale il Pd ha fatto capire che preferirebbe le dimissioni prima del voto del Senato. Pare che Prodi l’abbia registrata come una pugnalata. Ma è una soluzione caldeggiata anche dal presidente della Repubblica, e non solo. Giorgio Napolitano teme che un braccio di ferro prolungato in Parlamento porti alle elezioni anticipate. L’ha spiegato allo stesso premier, senza convincerlo: almeno fino a ieri. In teoria, potrebbe perfino ridargli l’incarico di formare un governo. Solo, però, se l’Unione lo ricandida. Già, ma chi? L’Udeur giura che non avrà ripensamenti. E Lamberto Dini annuncia il voto contrario. Sarebbero andati a vuoto anche i tentativi notturni di Prodi di blandire Umberto Bossi. E in questo scenario in dissoluzione, il premier ufficialmente continua a tirare la corda. In apparenza, vuole togliersi l’amara soddisfazione di vedere alcuni alleati che lo affossano alla luce del sole.

 Ma forse, in un angolino recondito continua a coltivare la speranza di un miracolo parlamentare inatteso: quella manciata di «sì» che lo salverebbe. Il problema è l’abisso che può aprirsi se «San Romano», come lo chiamano i sostenitori irriducibili, si dimostrerà incapace di miracoli. E consegnerà al suo popolo non il rilancio del centrosinistra, ma lo scioglimento delle Camere e una probabile rivincita berlusconiana. È un incubo a occhi aperti, per l’Unione. E non si può escludere che Prodi lo offra agli alleati per farsi sostenere nell’accenno di braccio di ferro fra palazzo Chigi e Quirinale. O reincarico, o elezioni: l’alternativa che il Professore cerca di imporre all’Unione e a Napolitano è questa. D’altronde, anche oltre i confini della coalizione ci sono partiti pronti a impedire l’approdo alle urne. E Prodi scommette sulla loro paura. La cena di ieri sera col presidente del Senato, Franco Marini, conferma un lavorìo frenetico dietro le quinte, che si affianca alle dichiarazioni ufficiali. Marini viene già additato come un possibile successore di Prodi a palazzo Chigi. Ma ormai s’è capito che, se ci sarà, il cambio della guardia sarà traumatico. Il Professore vuole dimostrare che la sua uscita di scena sarebbe la fine di un’epoca, non di un governo; e che sotto le macerie resterebbe qualche alleato. È l’estrema risorsa di un «non politico», nelle parole del ministro Arturo Parisi, che non rinuncia alle maniere del politico incallito prima di rassegnarsi alla sconfitta.

Massimo Franco
24 gennaio 2008

da corriere.it
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« Risposta #94 inserito:: Gennaio 24, 2008, 09:40:50 am »

La nuova maratona di trattative e conti

Romano: «Reincarico? Resta un’ipotesi»

«Il rispetto delle regole è per me fondamentale. C’è un’etica istituzionale alla quale non intendo sottrarmi»


ROMA — Fino in fondo. A costo di finire nel baratro. Romano Prodi vuole giocarsi la sua partita al Senato. «Sì, ho assolutamente intenzione di farlo e lo farò» conferma il premier alle 9 di sera, alla fine di una giornata frenetica, politicamente schizofrenica, segnata da contrasti con il Quirinale e da un balletto di sospetti e colpi bassi sull’asse Palazzo Chigi-Partito democratico. Fino in fondo. A dispetto di chi lo ha invitato a prendere in considerazione l’idea delle dimissioni (il presidente Napolitano) e di chi, pur non dicendolo ufficialmente, ha fatto capire di considerarla l’unica strada praticabile (Veltroni e parte del Pd). Prodi ci vuole provare. E non è affatto d’accordo con chi ritiene che una sua bocciatura al Senato avvelenerebbe i pozzi in vista di un governo istituzionale o tecnico: «Non è vero, un’eventuale sfiducia non pregiudicherebbe la possibilità di un reincarico» ha tenuto a precisare ieri sera. Circostanza, va però detto, del tutto prematura e comunque vissuta dal premier con grande diffidenza. L’unica certezza, quindi, è che Prodi non intende gettare la spugna.

Oggi se la giocherà al Senato, a costo di andare a sbattere: «E’ doloroso, ma devo farlo per il Paese. Il rispetto delle regole è per me fondamentale. C’è un’etica istituzionale alla quale non intendo sottrarmi: i governi non cadono nei salotti. E gli italiani hanno diritto di vedere chi è a favore del mio governo e chi invece, cambiando idea rispetto agli accordi presi due anni fa davanti agli elettori, è contro» aggiunge il Professore. Ci sarà la diretta tv oggi a Palazzo Madama. E per una volta, lui da sempre allergico ai riti televisivi, cercherà con gli occhi le telecamere: «Voglio che tutto sia trasparente, non ci devono essere zone d’ombra...». Mastella che vota contro, Dini che fa altrettanto: «Che vedano, che vedano gli italiani. E ognuno si assuma le proprie responsabilità». Ci sono tutti gli ingredienti per un suicidio politico in diretta. I numeri sono contro Prodi, addirittura peggiorati rispetto a 24 ore fa: «La maggioranza per ora non c’è» ammettono candidamente i suoi. Una situazione surreale, se letta con gli occhi delle logiche romane. Ma il Professore, come dice anche l’amico Arturo Parisi, è un animale politico «anomalo» e le sue azioni sono spesso ispirate da «una dimensione irriducibilmente personale».

 Un mix, aggiungono i suoi, di coerenza, tenacia e orgoglio. «Fu così nel ’98 - ricordano - quando, se avesse accettato l’offerta di Cossiga, avrebbe potuto salvarsi. Beh, ora la situazione non è molto diversa: se acconsentisse a dare subito le dimissioni, rinunciando alla conta in Senato, probabilmente avrebbe maggiori possibilità di avere un’altra chance. Ma l’uomo è fatto così...». Politicamente anomalo finché si vuole, l’uomo. Ma senza esagerare però. Sbaglierebbe infatti, spiegano i suoi, chi immaginasse un Prodi rassegnato al proprio destino o unicamente ispirato da intenti vendicativi nei confronti di alleati più o meno infidi. «Sono sereno...» ha assicurato in serata, passeggiando per Roma con il ministro Padoa Schioppa. E anche se magari non è del tutto vero, di sicuro non se ne sta con le mani in mano. Ieri, tra uno spostamento e l’altro alla Camera, Prodi ha tessuto la sua tela, monitorando ogni angolo dell’arco costituzionale, saggiando la tenuta di gruppi grandi e piccoli, pronto ad intercettare eventuali parlamentari a disagio con le direttive dei rispettivi gruppi. La lente si è soffermata in particolare sul drappello mastelliano, alla Camera e al Senato. La mossa dell’Udeur di non partecipare alla votazione di ieri a Montecitorio ha fatto drizzare le antenne alla squadra prodiana: «Hanno avuto un comportamento ambiguo, approfondiremo...». Cosa che verrà fatta oggi, prima della resa dei conti al Senato: «E poi sia quel che sia...».

Francesco Alberti
24 gennaio 2008

da corriere.it
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« Risposta #95 inserito:: Gennaio 24, 2008, 10:43:32 pm »

24/1/2008 (19:40) - LA CRISI DI GOVERNO

Il Senato nega la fiducia a Prodi
 
Romano Prodi sconfitto in Senato

Il no ha vinto con 161 voti contro i 156 sì.

Tre gli assenti, un astenuto. Decisivi Mastella, Fisichella, Turigliatto e Dini


ROMA
Il governo di Romano Prodi non ottiene la fiducia del Senato: i sì sono stati soltanto 156 mentre i no 161. C’è stata inoltre un’astensione, quella del senatore di Ld Roberto Scalera. Contro il governo hanno votato, oltre agli esponenti del centrodestra, anche: Mastella, Barbato, Fisichella, Turigliatto e Dini.

Non ha invece partecipato al voto il senatore a vita Giulio Andreotti, mentre gli altri cinque senatori a vita presenti in Aula hanno dato il loro sostegno al governo.

Fini: si va dritti a votare
«Ero convinto si dimettesse... ora si va dritti a votare». Così Gianfranco Fini segue il voto al Senato dal maxischermo montato da An a Largo Goldoni e, mentre volano coriandoli, sventolano le bandiere bianco-azzurre di An e si alzano cori, Fini osserva: «Ho sentito le dichiarazioni di voto di tutta la sinistra, e sparavano a zero soprattutto su Veltroni e sul Pd».

Berlusconi: ora al voto vogliamo grande maggioranza
«Ora bisogna andare al voto. Diremo cosa intendiamo fare al governo nei primi cento giorni. Vogliamo avere una grande maggioranza a Camera e Senato capace di trasformare in legge i provvedimenti». Così Silvio Berlusconi commenta al Tg4 la caduta del governo Prodi, escludendo ogni ipotesi di «manovre di palazzo».

Pollastrini: si apre una crisi incertissima
Vivo il voto al Senato come un grandissimo sciupio. Ed è davvero grave la responsabilità di quanti, abbandonando la maggioranza, ne hanno determinato l’esito. Mi spiace profondamente per il Paese che attraversa un momento cruciale e che aveva bisogno, semmai, del rilancio e del rafforzamento del Governo. Si apre ora una crisi incertissima che non aiuterà certo le persone e i loro problemi quotidiani». Così la ministra per i Diritti e le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini, commenta la situazione politica che si viene a determinare dopo il ’nò del Senato alla fiducia al governo Prodi.

«Voglio esprimere il mio ringraziamento e la mia stima al presidente Prodi - aggiunge Pollastrini - per il suo operato, la sua coerenza e la sua autorevolezza. Dovremo adesso essere all’altezza della situazione e, ancora una volta, mettere al centro le persone e i loro bisogni e costruire una risposta credibile».

Dini: «Ora esecutivo per le riforme»
«Era purtroppo facile prevedere come il governo non disponesse, in modo eclatante, dei numeri necessari per superare lo scoglio della fiducia al Senato». Lo dichiarano i Liberaldemocratici Lamberto Dini e Giuseppe Scalera. «Si è assistito -proseguono i senatori- ad un’inutile prova muscolare che doveva essere evitata». «Ora,non si facciano altri errori. Si lavori, da subito, responsabilmente, per aprire una fase nuova che non faccia precipitare il paese verso le elezioni, seguendo il percorso di un governo istituzionale che affronti rapidamente poche, fondamentali riforme, tra le quali appare fondamentale quella legge elettorale indispensabile per garantire -concludono Dini e Scalera- governi stabili ed efficaci».

da lastampa.it
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« Risposta #96 inserito:: Gennaio 24, 2008, 10:44:17 pm »

 2008-01-24 20:58

GOVERNO BATTUTO, IL SENATO NEGA LA FIDUCIA


 ROMA - Il presidente del Consiglio si recherà stasera al Quirinale per rimettere il mandato nelle mani del capo dello Stato. Il Senato ha negato la fiducia al governo Prodi con 156 sì, 161 no e un astenuto. Tre senatori (Pallaro, Pininfarina e Andreotti) non hanno partecipato alla votazione. I senatori presenti erano 319, 318 i votanti (Giuseppe Scalera, infatti si è astenuto). La maggioranza richiesta per questa votazione era di 160 voti. Dopo aver proclamato il risultato della votazione, il presidente del Senato Franco Marini ha convocato il l'Aula 'a domicilio'.

I senatori di An Domenico Gramazio e Nino Strano aprono due bottiglie di champagne per festeggiare la caduta del Governo Prodi. Gramazio lancia il tappo della bottiglia sui banchi del Governo. Tutti i senatori del centrodestra battono le mani gridando. Quelli del centrosinistra, immobili, cercano di uscire dall'aula in silenzio. Alleanza nazionale sfila in corteo in via del Corso, capitanata da Gianni Alemanno, cantando l'inno nazionale.

BERLUSCONI: ORA AL VOTO, VOGLIAMO GRANDE MAGGIORANZA
"Ora bisogna andare al voto. Diremo cosa intendiamo fare al governo nei primi cento giorni. Vogliamo avere una grande maggioranza a Camera e Senato capace di trasformare in legge i provvedimenti". Così Silvio Berlusconi commenta la caduta del governo, escludendo ogni ipotesi di "manovre di palazzo".

FINI, ORA SI VA DRITTI A VOTARE - "Ero convinto si dimettesse... ora si va dritti a votare". Così Gianfranco Fini segue il voto al Senato dal maxischermo montato da An a Largo Goldoni e, mentre volano coriandoli, sventolano le bandiere bianco-azzurre di An e si alzano cori, Fini osserva: "Ho sentito le dichiarazioni di voto di tutta la sinistra, e sparavano a zero soprattutto su Veltroni e sul Pd".

DILIBERTO, PRODI CADE PER MANO DEI CENTRISTI - "Siamo stati purtroppo buoni profeti. Il governo cade da destra per mano delle defezioni di Mastella e Dini, dietro pressione dei poteri forti. Ma non può sottacersi che una delle cause delle cadute del governo è stata la scelta del Pd, che aveva dichiarato conclusa fin d'ora l'esperienza della nostra alleanza". Lo afferma Oliviero Diliberto, commentando il no del Senato alla fiducia al governo. "Ringraziamo Romano Prodi e ci dichiariamo indisponibili a qualunque soluzione che snaturi la nostra coalizione - aggiunge il segretario del Pdci - nessun governo istituzionale, tecnico, di larghe intese o di altra natura ma elezioni anticipate immediate".

STORACE, ORA PREPARIAMO CAMPAGNA ELETTORALE - "Dopo il meraviglioso voto del Senato, qualunque pasticcio di governo si fermerebbe a dodici ministri. Prepariamo le tipografie per la campagna elettorale". Lo afferma il segretario de La Destra, Francesco Storace, dopo il voto del Senato che ha bocciato la fiducia al governo. 

da ansa.it
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« Risposta #97 inserito:: Gennaio 25, 2008, 04:51:07 pm »

LA crisi. L’ex vice premier se la prende con i congiurati

Rutelli: «In Senato ci hanno pugnalato»

Di Pietro: ridare la parola agli elettori, Idv corre da sola.

Fini: no condizioni per esecutivi tecnici o istituzionali

 
ROMA – Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non ha nascosto la preoccupazione: con la sconfitta al Senato sulla fiducia ostinatamente posta dall’ex premier Romano Prodi, la crisi si è aperta nel modo peggiore, «al buio». Per questo Il presidente ha promesso «consultazioni meticolose ma rapide», a partire dal pomeriggio, per uscire prima possibile dall'incertezza.

RUTELLI: PUGNALATORI IN SENATO – Nel frattempo, l’ex vice premier Francesco Rutelli se l’è presa con la congiura che ha affossato Prodi in Senato: il governo è stato colpito giovedì a Palazzo Madama da dei «pugnalatori», ha detto all'uscita dalla riunione dell'esecutivo di venerdì mattina.

FERRERO - «I responsabili della crisi sono Dini e Mastella», dice senza tergiversare il ministro per la Solidarietà sociale, Paolo Ferrero (Prc): «Una manovra del centro. Mastella ha deciso per motivi suoi personali, Dini per altre ragioni. Tutti hanno potuto vederlo. Evidentemente i poteri forti di questo Paese hanno deciso che questo governo non doveva andare avanti». Come uscire dalla crisi? «Sarebbe opportuno approvare una legge elettorale proporzionale alla tedesca sulla base della bozza Bianco. Certo, la strada è stretta, ma non possiamo fare pasticci», ha detto Ferrero.

CHITI: PRODI NON SI FARA' DA PARTE - «Non credo che Prodi si faccia da parte, spero di no». ha dichiarato il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, dopo il Consiglio dei ministri di venerdì mattina che ha dato il via libera al dl sulle missioni dei militari italiani all'estero. «Comunque - ha proseguito - in Consiglio non si è parlato del futuro ma di quello che è successo giovedì. E Prodi ha detto di essere caduto alla luce del sole e non per colpa di provvedimenti del governo, ma per altre questioni».

FINI - E ora quale prospettiva si apre per il governo? Andare subito al voto o scegliere la strada di un esecutivo istituzionale che possa riformare prima di tutto la legge elettorale? «Non ci sono le condizioni per un governo tecnico-istituzionale», ha ribadito in mattinata il leader di An, Gianfranco Fini, per il quale l’unico sbocco possibile per la crisi di governo è il ritorno al voto «con questa legge elettorale». «Sono cauto - ha aggiunto - ma credo che se non si dovesse andare alle urne l'Italia rischia una situazione ancora più grave di quella in cui si trova». Quanto all’ipotesi prospettata da alcuni quotidiani di un esecutivo guidato da Gianni Letta, il leader di An ha aggiunto: «Ho passato giovedì due ore con Letta e Berlusconi, abbiamo ascoltato il discorso di Prodi e quando ho letto il giornale venerdì mattina mi sono fatto una gran risata». Alle consultazioni, ha chiarito Fini, andranno «le delegazioni di partito, non una delegazione di tutta la coalizione». Fini ha però auspicato, anzi si è detto «certo», che l’Udc alla fine si allineerà alla posizione del resto della Cdl: «Sono sicuro che anche gli amici dell'Udc alla fine verranno sulla nostra posizione e contribuiranno – ha detto - a scrivere il programma, non ho dubbi al riguardo».

DI PIETRO: IDV CORRE SOLA - Tra gli esponenti politici che vogliono andare subito al voto non ci sono però solo uomini dell'opposizione. Nel «partito» delle elezioni subito c'è anche Antonio Di Pietro: «Gli italiani vanno chiamati a giudicare al più presto, anche con questa legge elettorale. E l'Idv chiederà il consenso per ciò che ha fatto presentandosi da sola alle elezioni». E il ministro dimissionario delle Infrastrutture ha preannunciato che il suo partito, l'Italia dei Valori, non entrerà in alcuna coalizione: «L'Idv chiederà il consenso per ciò che ha fatto presentandosi da sola alle elezioni». Di Pietro si è detto contrario, proprio come Fini, a «ipotesi di governi istituzionali o paraistituzionali che con la scusa della legge elettorale consentano ai parlamentari di incassare la pensione di legislatura».

CALDEROLI: AL VOTO - «Il Pd ormai è morto, si sono suicidati. Ora abbiano il coraggio di non creare problemi agli altri e soprattutto al popolo italiano. Le riforme servirebbero solo a dare motivo di esistere al Pd. Chi ha fallito deve fare una passo indietro». Sono le parole di Roberto Calderoli, che ha ribadito il punto di vista della Lega: al voto subito. «Morto un Papa - ha detto il senatore leghista - se ne fa un altro. E il conclave è il popolo italiano con le elezioni anticipate». Ma l'Udeur di Mastella farà parte della coalizione di centrodestra? «Non sono problemi nostri - ha replicato - Le coalizioni si formano sulla base dei programmi. Quindi, su cosa fare prima di stabilire con chi farlo».

25 gennaio 2008

da corriere.it
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« Risposta #98 inserito:: Marzo 04, 2008, 04:56:46 pm »

Un atto di responsabilità

Cesare Damiano*


La tragedia di Molfetta è un’ulteriore ferita per tutta la coscienza civile del Paese, che ci impegna a presentare al più presto il Testo Unico sulla salute e sicurezza per la sua approvazione da parte del Consiglio di Ministri. Ancora nel corso della scorsa settimana - nonostante la crisi di Governo e il clima elettorale che si respira nel Paese - il Governo è andato avanti con la definizione della Delega a partire dal Titolo Primo del Testo Unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Come ci eravamo impegnati a fare, di fronte ai terribili incidenti sul lavoro che si sono susseguiti senza soluzione di continuità, scuotendo le coscienze di tutti no.

Il ministero del lavoro e quello della Salute hanno concluso il testo sulla parte generale che era in delega (il titolo primo) , mentre continua il confronto con il Ministero della Giustizia sull’apparato sanzionatorio. Sanzioni che noi vogliamo proporzionali e calibrate sulla gravità delle violazioni. Se tutto andrà come ci auguriamo, ci saranno tutte le condizioni, dopo un confronto conclusivo con le parti sociali, affinché l’attuazione della delega venga portata rapidamente in Consiglio dei Ministri. Oltre al titolo primo, le altre parti in delega coinvolgono un insieme di ministeri, ai quali abbiamo già inviato, la scorsa settimana, il testo completo, in attesa di eventuali correzioni. Sarà importante prevedere una quota di risorse INAIL per sostenere gli enti bilaterali e le attività di formazione previste nella delega.

Non sarebbe un risultato da poco. Il provvedimento infatti riordina e innova la normativa esistente in materia di sicurezza e tutela dei lavoratori, creando efficaci strumenti di prevenzione e di salvaguardia dei lavoratori; al contempo prevede una semplificazione degli adempimenti per le imprese, aiutando soprattutto le piccole aziende a mettersi in regola e premiando quelle virtuose. Anche i numerosi provvedimenti di sospensione per le aziende non in regola che abbiamo preso a seguito dell’attività ispettiva contro il lavoro nero, hanno natura cautelare e non punitiva. Lo scopo è garantire il diritto costituzionale alla salute e alla integrità psicofisica dei lavoratori. E’ questa la finalità che ha guidato il nostro operato, anche nell’elaborazione di nuove proposte volte a favorire coloro che investono in sicurezza, con meccanismi orientati dalla premialità: un circuito virtuoso che si autofinanzia perchè una diminuzione degli infortuni e buoni investimenti per la qualità del lavoro possono tradursi in sviluppo e aumento della capacità competitiva per le imprese. Concludere la delega è un atto di responsabilità da parte di tutti: governo, opposizione e parti sociali. Da tutto questo risulta chiaro quanto sia fondamentale il metodo che abbiamo applicato. Grazie al metodo della concertazione, che ha raggiunto il suo maggiore risultato nella sigla del Protocollo del 23 luglio scorso, noi ci siamo proposti di rendere compatibili l’esigenza di competitività delle imprese con la tutela dei lavoratori. I risultati ottenuti in questi venti mesi di governo sul fronte del lavoro sono importanti e, in questo solco , si sviluppa il programma del Partito Democratico, il cui .

progetto coniuga efficacemente riformismo e sostenibilità, solidarietà e competitività. Il mondo del lavoro è il luogo dove le dinamiche sociali trovano la loro prima espressione. L’apertura in questi giorni della nuova Pomigliano d’Arco può essere un esempio, dove tutela, sviluppo, competitività, formazione, sicurezza e concertazione sono anelli interconnessi di una nuova cultura del lavoro che si deve fare strada nel nostro Paese. Con il contributo di tutti.



* ministro del lavoro


Pubblicato il: 04.03.08
Modificato il: 04.03.08 alle ore 10.22   
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« Risposta #99 inserito:: Marzo 07, 2008, 03:20:34 pm »

6/3/2008 (7:53) - RETROSCENA

L'ira silenziosa di Romano "Questa è roba da matti"
 
Il professore sempre più escluso dalle politiche del Pd

Sfoghi privati del premier sempre più solo

FABIO MARTINI
INVIATO A REGGIO EMILIA


Sono le nove della sera, al Palazzetto dello sport le ragazzone della Pallavolo Reggio Emilia e quelle della Curtatone Ostiano hanno appena finito un’amichevole, in quattro e quattr’otto quelli di Veltroni tirano su il palco e alle 21,30 il leader fa il suo ingresso tra ali di pensionati festanti.

Ma Prodi? Dov’è Prodi?

Il pullman di Walter è arrivato a Reggio Emilia, la città del Professore, ma lui non c’è. Non c’è a Reggio e non ci sarà stasera a Bologna: fisicamente e spiritualmente Romano Prodi non c’è mai stato nella campagna elettorale di Walter Veltroni. Il leader del Pd, nei 27 comizi tenuti finora in altrettante città, lo ha citato il minimo indispensabile, ogni volta per dire che il Professore è stato bravissimo a rimettere i conti in sesto, nonostante quella coalizione di pazzi. E con una chiosa, che Veltroni ripete con la continuità dello slogan: gli ultimi 15 anni di politica e di governi, «di centrodestra ma anche di centrosinistra» sono tutti da archiviare.

Lui, Prodi, tace.

Da quando è iniziata la campagna elettorale non ha mai messo naso fuori Palazzo Chigi, rintanato in un bunker di riserbo impenetrabile. Anche se due sere fa, quando ha sentito le parole di Massimo Calearo («Santo Mastella che ha fatto cadere il governo»), il Professore in privato si è espresso con una certa crudezza: «Ma è roba da matti! Ragazzi, questo signore è un capolista del Partito democratico! Bisogna avere pazienza e io ne ho tanta. Questi non aspettano altro che io dica qualcosa per potermi accusare di aver fatto perdere le elezioni...». Poi, ieri mattina, senza pensarci su, ha dato la linea al suo staff: «Sia chiaro: io su questa vicenda non dico una parola». Da quando è caduto, il Professore si è dato un aplomb e non intende sgualcirlo a nessun costo: «Non risponderò a nessuna delle provocazioni, non farò uscite pubbliche, resterò in silenzio».

Una scelta costosissima. Orgoglioso come è, a Prodi prudono le mani, tutte le volte che (ogni giorno) Silvio Berlusconi lo attacca personalmente e acidamente. Prodi sa benissimo che se lui replicasse a Berlusconi, la campagna elettorale cambierebbe di segno, in un batter d’occhio tornerebbe il duello Professore-Cavaliere. «E io - dice Prodi - questo regalo a Berlusconi non lo faccio, anche perché Walter sta facendo una bella campagna elettorale e da qualche tempo sta valorizzando l’azione del governo». Persino sulla scelta più controversa, quel corriamo da soli che è una smentita all’Unione prodiana, il Professore in qualche modo si è convinto: «Io sono la prova vivente che purtroppo quella esperienza aveva dei limiti».

Ma l’atteggiamento del Pd sulla sortita del dottor Calearo non è piaciuta a Prodi. Certo, il leader del Pd e il presidente del Consiglio ieri mattina si sono sentiti per telefono, si sono trovati d’accordo sul fatto che non fosse il caso "criminalizzare" l’ex leader di Federmeccanica e che fosse il caso di costringere Calearo a diffondere una precisazione.

Ma nei tre comizi di ieri (mattina a Massa, pomeriggio a Parma, sera a Reggio Emilia), Veltroni non ha mai pronunciato quel nome, non ha speso una sola parola per censurare uno dei capolista del suo partito, promotore di una sorta di beatificazione politica di Clemente Mastella. E Prodi c’è rimasto male: «Mi sarei aspettato una reazione da parte del partito alle accuse fatte da un capolista-simbolo al governo e a me che sono pur sempre il presidente dello partito...». E poi scherzando: «Per fortuna che il ministro della Difesa ancora una volta ha difeso l’operato del governo, attaccando...».

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