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« inserito:: Marzo 14, 2008, 09:14:30 am » |
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Io, Giuliano e le donne
di Wlodek Goldkorn
Un pamphlet di Sofri attacca la crociata anti-aborto di Ferrara.
E la sua visione del mondo femminile.
Colloquio con Adriano Sofri.
Adriano Sofri, confinato nella sua casa a Impruneta, pensa che questa volta "Giuliano l'ha fatta grossa". Giuliano è Ferrara, direttore del 'Foglio', amico di Sofri da oltre trent'anni e la cosa 'grossa' è la sua crociata contro l'aborto che mina ogni idea di sessualità felice. E così Sofri ha scritto un libro intitolato 'Contro Giuliano. Noi uomini, le donne, l'aborto', in uscita in questi giorni da Sellerio. Si tratta di un testo militante, di parte, e in cui non si fanno sconti all'avversario. In questa intervista Sofri vuole partire però da una premessa: "Anche chi non può vedere Giuliano dovrà riconoscergli, in un corpo da elefante, se non da Sancho Panza, un'anima donchisciottesca. In questa crociata è riuscito a isolarsi non solo dai suoi supposti partner politici, ma dalla stessa ufficialità della Chiesa. È vero che il papa, così impetuosamente corteggiato, nell'incontro al Testaccio gli ha detto: 'Finalmente', ma non si può escludere che, al primo scarto, arrivi una Bolla pontificia con quel famoso incipit: 'Un cinghiale è entrato nella vigna del Signore'". Ma subito dopo Sofri entra in polemica: "Giuliano è convinto che la nostra società si divida in due, di qua il mondo femminista e libertario, di là il mondo familista e cattolico, e lui ha passato le linee, ha lasciato il suo mondo d'origine e ha trovato casa nel nuovo mondo. E quando si ripudia un mondo, si è tentati di calunniarlo. Così Giuliano ha scritto che 'le donne non sono solo quelle coi capelli tinti di viola, i tacchi alti, e il grido dell'ideologia sempre in gola'. Il grido dell'ideologia è allarmante da qualunque parte provenga, ma i tacchi alti e i capelli viola (non è la fata turchina?) possono essere una meraviglia".
Cominciamo dall'inizio. Perché va difesa la legge 194? "La 194 è il confine di qua dal quale si può cominciare a discutere. Anche Ferrara ripete di non volerla toccare, benché sottovaluti che l'apparente rassegnazione della gerarchia cattolica nei confronti della legge è solo questione di rapporti di forza: quando l'aria cambiasse, ne farebbero un solo boccone. Io provo a immaginare l'autodeterminazione di ogni donna, rispetto allo Stato o agli uomini o alle altre donne, come una inviolabile questione di sovranità territoriale. Il corpo delle donne appartiene alle donne, e fino a quando la creatura che cresce dentro il corpo della madre non se ne sia staccata, non c'è diritto di ingerenza umanitaria che possa violare questa sovranità personale. L'ingerenza umanitaria sa che la sovranità di uno Stato o di qualunque corpo sociale non esaurisce in sé i suoi cittadini individui. Madre e nascituro sono invece due e tutt'uno: come non succede in nessun'altra circostanza. L'Habeas corpus, se non si riconosce questo, non è un vero diritto, ma un privilegio dei maschi per i maschi".
Una donna in piazza per l'8 marzoLei accusa Ferrara anche di poca eleganza... "Di indelicatezza, che a lui sembra franchezza. Non è solo affare di tono, ma di sostanza. L'aborto, proclama, è omicidio. Allora, gli chiedi, le donne che abortiscono sono assassine? No, protesta lui, assassini siamo io, tu, la società. Ma questa che nelle sue intenzioni è indulgenza - c'è l'omicidio, ma non c'è l'assassina - si traduce in un'espropriazione. Le donne, già recipienti passivi delle nuove vite da dare ai loro uomini, finiscono per essere tramiti irresponsabili della stessa vita mancata nell'aborto. Uccidono, ma non sono state loro: siamo 'io, tu e la società'".
Altra accusa. Dice che Ferrara ha abusato dei testi di Bobbio e di Pasolini. "Nella passione della sua crociata Giuliano non esita ad arruolare testimoni autorevoli (e maschi) come Bobbio o Pasolini. Ma Bobbio, in un'intervista fin troppo citata, faceva l'errore di anteporre il diritto del concepito a quello della madre: se lo si accettasse, di fronte a una minaccia fatale per la vita della madre o del concepito si dovrebbe sacrificare la madre. Ciò che è impensabile per la legge e la morale, e può avvenire solo in casi eroici. Con Pasolini c'è un fraintendimento totale. Nel famoso articolo sul 'Corriere' in cui si diceva 'contro l'aborto', Pasolini si dichiarava per le stesse ragioni contro la nascita. La temerarietà di Pasolini - poco capita allora, e ignorata dall'uso del 'Foglio' - consisteva nel dire che la sovrappopolazione è la minaccia principale alla terra, e dunque bisogna opporsi alla sessualità riproduttiva, e di conseguenza dire la cosa che più lo bruciava: che il coito eterosessuale è il vero bersaglio politico, a vantaggio di una sessualità dissociata dalla riproduzione. Aborto? No grazie. Nascita? No grazie. Fate l'amore, purché non facciate figli".
La parola 'moratoria' è però suggestiva. "È un furto con destrezza: era appena stata votata la moratoria sulla pena di morte, e Ferrara l'ha afferrata e l'ha girata all'aborto. Alla lettera, moratoria dell'aborto non significa niente: gli Stati possono sospendere le esecuzioni capitali, ma le donne non possono sospendere sine die gli aborti. Dunque si tratta di uno slogan suggestivo, ma niente più. Altra cosa è chiedere alla coscienza internazionale, e alle Nazioni Unite, la condanna delle demografie forzate di Stato, come la legge cinese del figlio unico, che sequestrano la volontà delle donne e delle famiglie, decretano l'abolizione di sorelle e fratelli, spingono a sopprimere le nuove nascite femminili, in ciò aggiungendosi a una cultura patriarcale e maschilista sempre in auge".
Quindi Ferrara pone un problema reale. "Giuliano fa l'errore di mettere sullo stesso piano la libertà personale delle donne, che è il distintivo più prezioso delle democrazie, e l'invadenza brutale dello Stato che sottomette i corpi dei cittadini, e fisicamente delle donne, alla tirannide del corpo sociale. Una mobilitazione contro la demografia coercitiva e la persecuzione delle bambine è un compito urgente e meraviglioso, e unirebbe le persone oltre le demarcazioni di partito o di confessione. Il nome mediocre di moratoria non sarebbe all'altezza di un così bel programma. Sarebbe bello un titolo come: 'Il mondo salvato da una bambina'".
Ferrara si immagina donna... "È vero che la crociata di Ferrara ha costretto a pensare a cose rimosse per abitudine. Ed è vero che dello scandalo dell'aborto lui parla da vent'anni almeno. Però lo fa, anche quando racconta le sue esperienze personali, annullando la distanza fra l'aborto immaginato degli uomini e quello vissuto delle donne. Dice: 'C'è un bambino nella mia pancia'. Ma noi uomini non abbiamo un bambino nella pancia, e non riusciamo a figurarci di averlo. Una mia amica mi ha detto: 'Quando si parla di queste cose, voi uomini vi identificate col bambino, noi donne con la madre. Eppure nessuno ama il bambino come la madre'. Nell'episodio dell'ospedale napoletano questo è stato così chiaro! Giuliano si è dato meno pensiero della violazione del corpo e dell'anima di una donna già in una condizione di dolore e debolezza, e ha fatto propria la causa del feto: 'Napoli, ucciso bimbo perché malato'. E in questa identificazione, si è spinto a figurarsi malato di quella sindrome di Klinefelter, e ha certificato i propri testicoli piccoli, le proprie mammelle grandi: 'Sono pronto a mostrarvele'. Ma questo sconfinamento generoso è un'appropriazione indebita. Tant'è vero che Giuliano non ha nessuna sindrome di Klinefelter: ha le palle piccole e le tette grandi, ne siamo capaci tutti".
Però c'è rapporto tra eugenetica e aborto. "Certo che esiste il problema della selezione capricciosa delle qualità dei nascituri. La protezione e la simpatia per la debolezza è il cuore della civiltà. Ma si amano le persone, non la malattia".
Lei non crede neanche alla possibilità di conversione. "Quella di Ferrara si dichiara come una conversione, 'non ancora' religiosa, ma sì di vita, e un appello alla conversione altrui. Su questo terreno minatissimo, ho un paio di obiezioni, o di dubbi. La conversione è una rivoluzione, la più auspicabile delle rivoluzioni, e forse l'unica possibile. È possibile una specie di 'conversione permanente', una velleità di conversioni che cerca di volta in volta la sua occasione? Ed è possibile restare per tutta una vita il Davide di qualche Saul, senza mai diventare il Davide di se stessi? Giuliano può replicare che questa è la volta vera, e che l'aborto è lo scandalo supremo della nostra epoca. Io non riesco a credere nemmeno questo. Una bambina, un bambino che viene al mondo è la cosa più bella, ma un embrione abortito non è la cosa più brutta - se mai si volessero fare paragoni -: la cosa più brutta è un bambino nato che muore di fame o di abbandono o di violenza, che si aggrappa al seno vuoto di sua madre".
(13 marzo 2008)
da espresso.repubblica.it
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