GRILLO...

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L'antipolitica della legalità: i Grilloboys in piazza

Andrea Bonzi


Il popolo di Beppe Grillo riempie piazza Maggiore. E manda un sonoro «Vaffanculo» alla classe politica italiana, ai «poteri forti», ai «corrotti». A Bologna, cuore del V-day, sono decine di migliaia - «duecentomila», urla dal palco il comico, 30mila secondo la questura - le persone che hanno partecipato all'iniziativa per «un parlamento pulito». E sono già 300.000 - ben oltre la soglia necessaria - le firme che gli Amici di Grillo hanno raccolto in tutta Italia per la legge di iniziativa popolare che, tra l'altro, vieta ai condannati, anche in primo grado, di candidarsi alle elezioni.

Questa «Woodstock delle persone perbene», tra momenti rock e monologhi, inizia nel pomeriggio, con un Grillo scatenato. La platea è davvero d'eccezione. Al di là della guerra di cifre, da anni non si vedeva la piazza centrale di Bologna - ma anche piazza Nettuno e i gradoni di San Petronio - così stracolma di gente. I vigili hanno un bel daffare a contenere fuori dalle strade carrabili gli spettatori. «Ecco la risposta a chi non crede che ci sia un'altra Italia - esordisce Grillo -. Siamo noi che dobbiamo farla, la politica». Poi, se la prende con tutti. Con la Telecom, di cui è azionista: «Vi rendo noto che ho preso 175mila deleghe dei piccoli azionisti e ora sono in maggioranza», urla. Con la legge 30 di riforma del lavoro: «I precari dovrebbero essere pagati di più, non di meno, perchè hanno 10 volte di più la possibilità di essere licenziati». Con gli sprechi di denaro pubblico, come il ponte di Calatrava a Venezia, «che collega la stazione con una strada trafficata. È costato 11 milioni di euro e mi chiedo a che serve - incalza Grillo -. Lo usa solo uno che arriva in auto e vuole andare a vedere chi è sceso dal treno..». Non c'è posto neanche per l'originalità del museo Guggenheim di Bilbao: altro spreco dei soldi dei contribuenti.

Eppure migliaia di dita a "V" - simbolo di vittoria ma anche di «vaffanculo» - si alzano al cielo. E poi, naturalmente, i politici: Walter Veltroni, «l'unico candidato a un partito che non c'è»; Clemente Mastella, che «ogni mattina legge il mio blog e mi risponde. Il ministro di giustizia che dialoga con un comico. Ma ce lo vedete Brown in Inghilterra che parla con Mr. Bean tutti i giorni?»; il sindaco Sergio Cofferati, bollato come un «funzionario di partito». Per lui gli Amici di Grillo di Bologna hanno pronto, il 22 settembre, una sorta di "primarie" alternative. Un po' troppo per l'ex magistrato Libero Mancuso, assessore della giunta Cofferati, che a un certo punto lascia la piazza: «Avverto disagio - spiega - a partecipare a una sorta di festival dell'antipolitica, dove hanno prevalso insulti e dove anche la memoria di Marco Biagi è divenuta oggetto di un'aggressione di cui Bologna non avvertiva necessità».

Ma chi è il pubblico «anti-politico» di Grillo? Gente di ogni età, famiglie con neonati, ma la maggior parte è under 30. Non necessariamente di sinistra, anzi. Andres, ad esempio, vota An: «Ma non è questione di destra o di sinistra, la politica va riformata». Con la legge proposta da Grillo? «Sì, ma non sono d'accordo con il punto che proibisce a un politico di sedersi in Parlamento per più di due legislature». Ma, scusa, è per il ricambio... «Eh, beh, intanto iniziamo a buttare fuori i corrotti», chiude Andres. Di parere diverso il bolognese Umberto: «Io ho votato l'Unione, credo che al governo però avrebbe potuto far di più, nei primi 100 giorni. Invece ha fatto l'indulto...». Un provvedimento duro da digerire per i «cittadini V». Ma Umberto non vuole la rivoluzione: «L'ideale sarebbe che i politici più intelligenti, perché ce ne sono, prendessero atto di questo grande movimento di popolo e iniziassero a cambiare». Meno fiducioso il 24enne Francesco, da Parma: «Sono contento che nessun partito abbia portato in piazza le bandiere, è una politica penosa. In passato sono stato attivista della Lega Nord, ma poi sono uscito. Non credo che voterò più». Sfiducia, insomma.

A sentire gli ospiti che si susseguono dal palco, del resto, c'è poco da stare allegri. Il giornalista Ferruccio Sansa vorrebbe sapere da Prodi e Visco «dove sono finiti i 98 miliardi di euro di evasione fiscale che rischiano di essere condonati alle concessionarie di slot machine». Massimo Fini se la prende con la «democrazia rappresentativa», mentre Sabina Guzzanti bersaglia giornali e tv, che danno rilievo agli «slogan cretini» dei politici, «spacciandola per informazione. E magari mettono una "breve" sull'ennesima strage in Iraq». Tocca infine a Marco Travaglio parlare di legalità. Saluta Lirio Abbate, il cronista minacciato dalla mafia, e poi parla di «tolleranza zero». Quella di Rudolph Giuliani, «che prima di prendersela con i graffitari ha messo dentro tutti i capi della mafria, e poi quelli che rubavano a Wall Street». Quindi salva Sergio Cofferati: «Avrà tutti i difetti del mondo - continua Travaglio - ma, al contrario di Domenici e Chiamparino, la battaglia per la legalità l'ha iniziata portando 3 milioni di persone in corteo per l'articolo 18». E ancora, sulla linea dura anti lavavetri: «Speriamo che Cuffaro e Dell'Utri lavino i vetri, così li vedremo in carcere». Prima di salutare, Grillo precisa: «I cittadini non hanno sborsato un euro per questa iniziativa. Il Comune mi ha concesso la piazza, ma il resto lo pago di tasca mia, anche le pulizie notturne».



Pubblicato il: 09.09.07
Modificato il: 09.09.07 alle ore 7.44   
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CRONACA

Il giorno dopo è polemica sul successo della manifestazione di Grillo

Incertezza sulle frasi ingiuriose al giuslavorista. Mancuso le ha sentite in un clip

V-Day, Casini attacca: "Vergogna su Biagi"

Sott'accusa un video sui lavoratori

Bossi: "Un'esagerazione. Io, ad esempio, condannato per un reato di poca importanza"

Bindi, Violante, Monaco: in quella piazza anche cose giuste.

Guai a mettere la testa sotto la sabbia

di CLAUDIA FUSANI

 
ROMA - E il giorno dopo, che succede dei 50 mila di Bologna, dei 300 mila che hanno firmato la proposta di legge, e dei "vaffa" strillati in più di duecento piazze italiane e in una trentina di capitali straniere?

Una faccenda politicamente "ingombrante" questa di Grillo e del suo evento - il V-day - organizzato solo sul web, successo molto poco virtuale e assai fisico. Una faccenda che imbarazza la maggioranza a cui - anche - è destinato il messaggio delle piazze dell'antipolitica. E poi due ministri, Di Pietro e Pecoraro Scanio, hanno aderito mentre gli altri sono stati pubblicamente sbeffeggiati dal comico-blogger. Una faccenda in cui l'opposizione può sguazzare a piacimento. E attaccare.

"Attaccato Marco Biagi" - Il primo è Pier Ferdinando Casini, che definisce il V-day "la più grande delle mistificazioni", una manifestazione "di cui dovremmo tutti vergognarci". Per il presidente dell'Udc, in realtà, il motivo della vergogna non è tanto il rischio del populismo e di una deriva qualunquista quanto un fatto accaduto a Bologna che ha ancora contorni poco chiari e che riguardarebbe il giuslavorista ucciso dalle Br Marco Biagi. "E' stato attaccato Biagi che invece andrebbe santificato" dice Casini. Che aggiunge: "Dovrebbero vergognarsi i politici che pur di stare sull'onda del consenso popolare hanno mandato messaggi di adesione a Grillo".

Ora, l'assenza di dirette tv e radiofoniche - ad esclusione di Ecotv e Radio Radicale - e probabilmente la portata di un evento che ha superato la copertura di cronaca, ha fatto sì che in realtà non è ben chiaro in che modo e quando sia stato evocato Biagi. E' certo che l'assessore Libero Mancuso, ex giudice ed ex presidente della Corte d'Assise che ha condannato gli assassini di Biagi, a un certo punto del pomeriggio ha lasciato la piazza Maggiore per colpa di una frase ingiuriosa contro Biagi. Grillo, dal palco, ha invocato l'abolizione delle leggi Treu e Biagi. "La frase è comparsa in un video" ha spiegato Mancuso.

Un video su "Il precariato nell'Italia delle meraviglie" - Il giallo si snebbia intorno all'ora di pranzo quando sul sito di Grillo i simpatizzanti del V-day mettono a disposizione i video con cui è possibile ricostruire la giornata in piazza Maggiore. E' accertato che Grillo dal palco, a voce, ha fatto solo un riferimento alla legge Biagi e alle nuove forme di precariato. Lo sdegno di Mancuso nascerebbe invece da un video che è stato trasmesso sui maxi schermo della piazza nell'attesa tra un intervento e l'altro. Il video, curato da Grillo, s'intitola: "Il precario nell'Italia delle meraviglie", è accompagnato da una struggente colonna sonora e animato con due piccole scimmiette. Più che di un filmato si tratta di una video-story che racconta come "la legge Biagi ha introdotto in Italia il precariato, moderna peste bubbonica che colpisce i lavoratori soprattutto in giovane età (...) Tutto è diventato progetto per poter applicare la legge Biagi e creare i nuovi schiavi moderni (...). Questo libro è la storia collettiva di una generazione senza niente, neppure la dignità, neppure la speranza, che sta pagando tutti i debiti delle generazioni precedenti, tutti gli errori, tutte le mafie, tutti gli scandali (...)".

Bossi: "Che esagerazione" - Il nome del senatùr è stato scandito sul palco dal comico genovese come uno dei 25 deputati condannati che dovrebbero lasciare il posto in Parlamento perchè sia più "pulito". "E' un'esagerazione - dice Bossi - io sono stato condannato ma cosa vuol dire?". In fondo il suo era un reato (vilipendio alla bandiera) "non troppo grave e non troppo vicino al cuore della gente". Attenzione, avvisa il fondatore della Lega, "se esageriamo viene avanti l'antipolitica". Severo anche il giudizio di Giulio Tremonti: "Non condivido nè Grillo nè i tanti grilli ben vestiti che sono in giro. Certamente il comico genovese è più simpatico di tanti moralisti" taglia corto il presidente di Forza Italia.

A sinistra cautela e imbarazzo - E dire che una volta, anni fa, Grillo era un figlio della sinistra più illuminata e dissacrante. Il giorno dopo nella maggioranza, pur prendendo le distanze dai modi populisti e qualunquisti, si riflette sul fatto che a quella piazza va data una risposta. E che con quella gente va cercato un dialogo prima di perderla del tutto. Rosy Bindi dice che va "rilanciata la dignità della politica". Il ministro Bersani ammette che "in effetti c'era tanta gente. E però non è che ogni volta che c'è la febbre la colpa è del termometro che è rotto". Il prodiano Monaco mette in guardia i colleghi: "Attenzione, non nascondiamo la testa sotto la sabbia". Guai a liquidare tutto con la storia dell'antipolitica, "a questo malessere va data una risposta". Luciano Violante ammette che nel V-day "ci sono tante componenti e, oltre all'insoddisfazione per la politica, anche cose giuste".

Mentre la politica riflette sul dà farsi, il popolo di Grillo impazza sul web e sul blog del comico. Chiedono "una replica dell'8 settembre". Chiedono di "insistere". Di "continuare la raccolta delle firme". Non ci stanno a passare per qualunquisti o per l'incarnazione dell'antipolitica. E' solo che vogliono "un'altra politica".

(9 settembre 2007)

da repubblica.it

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2007-09-10 08:56

V-DAY: GRILLO, E' COMINCIATO IL RINASCIMENTO
 
SABAUDIA (LATINA) - "Ieri è iniziato il nuovo rinascimento": così con un ultimo riferimento al V-Day Beppe Grillo ha concluso, stasera, il suo show a Sabaudia. Il comico non ha mancato di rilevare che nonostante il grande successo dell'iniziativa nessun telegiornale ne ha parlato e partendo da questa considerazione ha lanciato la proposta di togliere il canone alla televisione pubblica. D'altra parte invece ha continuato a magnificare le opportunità del web e ha raccontato che il suo blog, a fine mese parlerà anche in giapponese. Dopo una carrellata sui temi che gli sono cari i rifiuti, l'energia, l'acqua riferendosi anche ai problemi del territorio di Latina sui quali ha invitato a pronunciarsi alcuni giovani che collaborano con lui Grillo ha concluso con un attacco alla chiesa: "Questo amministratore delegato tedesco non mi convince - ha detto - bisognerebbe obbligare i preti a sposarsi e a fare figli così finalmente, quando parlano di famiglia sapranno di che cosa parlano?"


LA PAROLA PASSA AI POLITICI
All'indomani del V-Day indetto da Beppe Grillo e la raccolta di 300 mila firme per una legge contro l'elezione dei politici condannati, la parola passa ora alla politica. Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini giudica l'evento come la piu' grande delle mistificazioni e critica chi in piazza ha fatto festa per la morte del giuslavorista Marco Biagi. Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro si dice soddisfatto della manifestazione. "Non è stata una protesta - ha detto -, ma una proposta di iniziativa popolare, che è il disegno di legge che mette con le spalle al muro il parlamento".


"E' sacrosanto  - commenta il sindaco di Venezia e filosofo Massimo Cacciari in un'intervista a La Repubblica - chiedere che un condannato in via definitiva non possa sedere in Parlamento così come si può benissimo pensare al ritorno al voto di preferenza, ed anche non stupirsi se un comico fa politica ("pure Aristofane la faceva"), ma attenti a non scadere nel qualunquismo e alle derive populiste".

Secondo l'ex ministro Giulio Tremonti, il comico e' piu' simpatico di tanti moralisti mentre per il leader della Lega Umberto Bossi il V-Day e le richieste di Grillo sono una esagerazione. "Io sono stato condannato ma cosa vuol dire ?", commenta. "Se uno si macchia di reati troppo gravi e troppo vicini al cuore della gente per poter continuare a rappresentarla - ha aggiunto - quel parlamentare non viene più eletto". Bossi ha anche insistito sul punto che "occorre stare attenti a non esagerare se no viene avanti l'antipolitica".


VIOLANTE, ANCHE COSE GIUSTE IN QUELLE MANIFESTAZIONI - Le trecentomila firme raccolte da Beppe Grillo nel V-day fanno dire a Luciano Violante, ospite della Festa di Alleanza nazionale a Mirabello, che "in quell'atteggiamento ci sono tante componenti e, oltre all'insoddisfazione per la politica, anche cose giuste".   Violante vuole però ricordare che "all'esame della Camera c'é già un provvedimento che prevede l'esclusione dalle elezioni di coloro che sono stati condannati con sentenza definitiva".


ROSY BINDI: RILANCIARE LA DIGNITA' DELLA POLITICA
Se manifestazioni come il V-Day di Beppe Grillo e "l'aria di protesta anche organizzata che c'é in questo momento dovessero rappresentante l'anticamera dell'antipolitica, questo metterebbe a rischio il futuro della stessa democrazia". Ne è convinta Rosy Bindi, secondo la quale "senza politica non c'é democrazia e noi vogliamo invece rilanciare il ruolo e la dignità della politica". "L'elezione dell'assemblea costituente del Pd - ha sottolineato il ministro della Famiglia rispondendo alle domande dei giornalisti a Pesaro - dovrebbe essere la risposta alle firme raccolte ieri". "Chiediamo ai cittadini di venire a votare non contro i politici e contro la politica - ha concluso la candidata alla segreteria del Pd - ma per la politica, per rilanciare la sua funzione e la sua dignità in questo paese". 

da ansa

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Bersani: «Se c'è la febbre non diamo la colpa al termometro» «V-day?

Evento di cui ci si deve vergognare»

Casini: «È stato attaccato Marco Biagi che invece andrebbe santificato».

Fini: «Grillo trova terreno fertile con Prodi» 
 

MILANO - «Abbiamo messo su un dei più grossi casini della storia quasi per scherzo». Beppe Grillo è più che soddisfatto del successo del suo V-day e dal palco di Sabaudia, dove tiene il suo show, ha detto la sua su un'iniziativa che ha provocato una pioggia di riflessioni e critiche nal mondo politico. La manifestazione organizzata nelle piazze dal comico genovese ha raccolto 300 mila firme per una proposta di legge popolare che prevede fra l'altro il ritorno delle preferenze nella legge elettorale.

CASINI - «È la più grande delle mistificazioni. Una manifestazione di cui dovremo vergognarci perché è stato attaccato Marco Biagi che invece andrebbe santificato - ha detto il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini a margine del workshop Ambrosetti di Cernobbio -. Si vergognino anche quei politici che, pur di stare sull’onda del consenso popolare, hanno mandato a Grillo e alla sua manifestazione dei messaggi di adesione».

FINI - A testa bassa anche il leader di An, Gianfranco Fini: «L'indignazione che c'è nel paese verso partiti, istituzione e partitocrazia in altri momenti ha assurto dignità politica. Basti pensare all'uomo qualunque. Oggi il rigetto è alimentato dal rifiuto al governo percepito come restauratore. Del governo Berlusconi si può dire tutto ma era percepito come un esecutivo innovatore. Per Prodi è all'opposto, il suo governo è la restaurazione di un sistema e Grillo trova terreno fertile nell'immagine che Prodi ha dato. Bisogna avere anche l'onesta intellettuale di dire che Grillo le spara grosse».

BOSSI - «Un'esagerazione». Così il leader del Carroccio ha commentato il V-day. Secondo Bossi «chi si macchia di reati gravi per rappresentare la gente è giusto che non sia eletto. Ma se la gente li vota... Attenti a non esagerare, perché altrimenti viene avanti l’antipolitca».

CRAXI - «È un grave pericolo prendere sul serio Grillo» attacca il sottosegretario agli Esteri Bobo Craxi. «Un tizio che si augura la morte di un altro essere umano - sottolinea Craxi - è già arrivato aldilà del bene e del male: faccia il politico, allora. Si candidi e, se se la sente, contribuisca a risolvere i problemi del Paese: il resto è uno squallido qualunquismo, per fortuna non più pagato tramite il canone della Rai».

BERSANI - «Se c'è la febbre non cominciamo a dar la colpa al termometro - replica il ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, anche lui a Cernobbio -. Per quanto si possa dire delle espressioni e delle posizioni di Beppe Grillo, e io ne avrei di cose da dire su queste cose occorre però riflettere seriamente».

MUSSI - No all'eleggibilità in Parlamento in presenza di reati gravi, tuttavia «dipende dai reati». È parzialmente d'accordo con Grilo il ministro dell'Università e ricerca, Fabio Mussi. «Io sono stato condannato per occupazione di binari perché ho partecipato a una manifestazione di operai che venivano licenziati, e si sarebbero persi 500 posti di lavoro; alla fine però si è fatto un buon accordo».

BINDI - Se manifestazioni come il V-day e «l'aria di protesta anche organizzata che c'è in questo momento dovessero rappresentante l'anticamera dell'antipolitica, questo metterebbe a rischio il futuro della stessa democrazia» sostiene invece il ministro delle Politiche per la famiglia Rosy Bindi, secondo la quale «senza politica non c'è democrazia e noi vogliamo invece rilanciare il ruolo e la dignità della politica». «L'elezione dell'assemblea costituente del Pd - ha sottolineato il ministro della Famiglia rispondendo alle domande dei giornalisti a Pesaro - dovrebbe essere la risposta alle firme raccolte».

MONACO - «Inutile fare gli schizzinosi. Il successo dell'iniziativa di Beppe Grillo è l'ennesimo campanello d'allarme. Fa seguito alla grande fortuna editoriale de "La casta" (il libro dei giornalisti del Corriere della Sera Sergio Rizzo e Gianantonio Stella, ndr). Guai a mettere la testa sotto la sabbia, deprecando qualunquismo e antipolitica». È l'opinione del deputato ulivista Franco Monaco, che aggiunge: «Urgono risposte coraggiose in tema di regole e di costume politico. A cominciare dalla sacrosata richiesta che al Parlamento non accedano condannati in via definitiva».

TREMONTI - Un'inaspettata difesa del comico arriva da Giulio Tremonti, da Cernobbio. «Mi è più simpatico Beppe Grillo di questi che ci fanno lezione solo per finire sul giornale. Da queste parti ci sono tanti Beppe Grillo ben vestiti che fanno lezione. Io non condivido né l'uno né l'altro, ma mi è più simpatico Beppe Grillo».

09 settembre 2007
 
da corriere.it

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Intervista al presentatore tv «Lanciai Beppe, ora temo si faccia male»

Il ricordo di Pippo Baudo: «Quando Craxi mi bastonò per il suo show. L'ho richiamato in tv mi ha detto di no» 
 

ROMA — Pippo Baudo, parliamo di Beppe Grillo?
«Eh... Ho visto, ho letto. Piazza Maggiore stracolma, trecentomila firme, il vento della demagogia. Se ripenso a come lo conobbi... ».

Prosegua.
«Un paio di amici m'avevano detto: a Milano, in Corso Sempione, in un locale che si chiama la Bullona, si esibisce un certo Beppe Grillo. Non è male, dagli un'occhiata».

E lei va.
«Vado, una sera. Ma appena entro, m'accorgo d'essere l'unico spettatore».

L'unico?
«C'ero solo io. Così, quando lui compare sul piccolo palco, gli dico: senta Grillo, mi spiace, ma non fa niente, torno un'altra volta. Invece lui scende, mi si avvicina e mi fa: scherza? Io lo spettacolo lo faccio ugualmente».

E lo fece?
«Due ore strepitose. Io e lui. Rimasi letteralmente scioccato dalla sua bravura. Una settimana dopo, gli feci fare un provino negli studi Rai, davanti a un pubblico vero. E anche lì andò fortissimo, sebbene i dirigenti dell'epoca si fossero dimenticati di far entrare in funzione le telecamere ».

In che anno siamo?
«1976. Pochi mesi dopo, me lo portai a fare "Secondo voi", il programma legato alla Lotteria di Capodanno».

Lo crea.
«Artisticamente, sì. Lo lancio, gli dò fiducia. Anche se lui già era un animale da palcoscenico. Con una capacità rara».

Quale?
«Sapeva, alla perfezione, ciò che il pubblico voleva sentirsi dire».

Questo può tornargli molto utile anche adesso, sul fronte della politica.
«Può tornargli utilissimo. Ma io mi auguro che lui non si lasci trascinare, dalla politica. Ho già telefonato al suo impresario, mi sono raccomandato...».

Di questo, Baudo, parliamo più avanti. Torniamo al primo Grillo televisivo. «Piaceva da impazzire. Tra l'altro, aveva un autore che... indovini chi era?».

Niente da fare. Lo dica lei.
«Antonio Ricci, l'inventore di Striscia».

Ma no?
«Le dico di più. Alla vigilia di non ricordo più quale Fantastico, non soddisfatti, decidemmo addirittura di rinforzare la squadra. Così coinvolgemmo il giornalista e scrittore Luca Goldoni e io, per sfizio, chiesi di scrivere qualcosa pure a Stefano Benni».

Grillo era di destra o di sinistra?
«A Beppe, all'epoca, non importava nulla della politica. Le sue battute erano tutte piegate sugli italiani, sui loro vizi, sulle fissazioni, su certe stupide passioni ».

A Fantastico del 1986, però, cambiò repertorio: toccò la politica e ci fu il botto.
«Tremendo. Una delegazione di politici era andata in Cina. Andreotti accompagnato solo dalla moglie, Craxi seguito da una corte piuttosto numerosa. Così Grillo, in diretta, se ne uscì con la celebre battuta: "C'è Martelli che dice a Craxi: scusa Bettino, se è vero che i cinesi sono oltre un miliardo e tutti socialisti, ma allora a chi rubano in questo Paese?"...».

Craxi reagì dicendo che...
«Craxi si infuriò. Letteralmente. Io stesso fui convocato in via del Corso, e lì venni, come dire? bastonato. Craxi pretese che mi dissociassi e...».

Grillo fu sbattuto fuori dalla Rai.
«Ecco, sì: fu sbattuto fuori, ma io credo che fu proprio allora, diciamo nelle settimane successive, che Beppe cominciò ad assaporare il gusto dell'allontanamento ».

Baudo, che genere di gusto?
«Diventare un escluso di professione. Vede, io ci ho sempre provato a richiamarlo: gli ho offerto di tutto, da Sanremo a Domenica in».

E lui?
«Niente. Rifiuta. Dice che ormai fa altre cose. Ed è vero. Ha questo suo Blog, e poi riempie teatri e piazze».

Anni fa, in un suo spettacolo, «Apocalisse », Grillo girava in scena con un saio alla Savonarola. L'altro giorno, a Bologna, urlava: «Io sono il detonatore!». Non è che...
«Può essere. Le folle possono dare alla testa, possono esaltarti. Tra l'altro, Beppe sa entrare in sintonia con le folle molto facilmente. Sa ciò che vogliono. E in questo, beh, oltre al talento, all'istinto, ci mette anche un bel po' di mestiere».

Aneddoto.
«Quattro anni fa, gli chiedo di fare uno spettacolo nella mia città, Catania. E lui, appena arriva, fa subito quello che facevano i grandi vecchi dell'avanspettacolo, come Totò, Macario, Dapporto».

Che fa?
«Chiede in giro chi siano i più chiacchierati della città, s'informa sui pettegolezzi... così, per dire, sul palco comincia a chiamare il sindaco Scapagnini col soprannome che gira per Catania: «Sciampagnetta »... un dialettalismo, da champagne, alludendo alla vita amorosa piuttosto frizzante del signor sindaco. Capirà, il pubblico era in delirio».

Ecco, folle osannanti.
«Ma un Paese non si migliora con le battute di un comico, si migliora facendo politica ».

Lei è preoccupato per Grillo.
«Vede: nei Girotondi di Moretti, per capirci, già mi sembrava ci fosse molta più sostanza. Stavolta... Io voglio bene a Beppe. Non voglio che si faccia male».

Fabrizio Roncone
10 settembre 2007
 
da corriere.it

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