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1 Luglio 2007

Disinfestiamo il Parlamento


L’otto settembre è il giorno della liberazione dai parlamentari abusivi. Se non gli diamo una mano da soli non ce la fanno a congedarsi da Montecitorio e da Palazzo Madama. Loro ce la mettono tutta, vorrebbero contribuire allo sviluppo del Paese. Ed entrare nella terza repubblica, dopo aver disfatto la seconda e la prima. Dopo aver raschiato il barile hanno riesumato Veltroni, homo novus, dieci anni fa vice presidente del Consiglio nel primo governo Prodi. Quando Blair si insediò come primo ministro in Downing street. I nostri dipendenti tengono famiglia e i poteri forti tengono i dipendenti per le palle. E’ una situazione giustificabile.

L’otto settembre lancerò un’iniziativa di legge popolare in tre punti per disinfestare il Parlamento:


PRIMO: Nessun cittadino può candidarsi se condannato in via definitiva o in attesa di giudizio.


SECONDO: Nessun cittadino italiano può essere eletto per più di due legislature. Regola valida retroattivamente.


TERZO: I candidati devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta.


Invierò a ogni deputato e a ogni senatore una mail di richiesta di adesione, o rifiuto, a questi tre punti e pubblicherò le risposte, se ce ne saranno. Il silenzio è dissenso.

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Postato da Beppe Grillo il 01.07.07 21:37 | Politica |

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CRONACA

Divario di uno a dieci tra gli incassi e le spese di gestione della buvette di Montecitorio

La "mensa" sul bilancio della Camera pesa per 5 milioni l'anno

I deputati si "regalano" il ristorante pagano 9 euro per pranzi che costano 90

Appalto a una ditta privata per risparmiare

di CARMELO LOPAPA


 ROMA - I cavatelli al salmone fresco e zucchine serviti ieri erano una delizia (3,60 euro). Ma anche gli gnocchi di patate al pomodoro e basilico sembra che abbiano riscosso un certo successo (3 euro). Gli onorevoli più buongustai sono passati poi a dell'ottimo pescato del giorno (4,20 euro) e infine a una ghiotta "scelta di dolci" (1,80 euro). Il tutto per 9 euro, centesimo più, centesimo meno. Peccato che quel pranzo sia costato alle casse della Camera dieci volte di più: 90 euro.

Che le cose andassero più o meno in quel modo, a Montecitorio, lo si sapeva da tempo. Solo che ieri mattina la frittata, è il caso di dire, è finita sul tavolo dell'Ufficio di presidenza, l'organismo che fa capo a Fausto Bertinotti e che sovrintende all'amministrazione del palazzo. Non tanto perché si è appreso che la ristorazione a beneficio dei 630 inquilini costa 5 milioni 232 mila euro l'anno, anche questo era noto. Ma perché si è scoperto che quella cifra, ripartita per il numero di deputati, fa lievitare la spesa per ogni singolo pasto appunto a 90 euro. Il calcolo, un po' grossolano ma significativo, è stato sottoposto ai colleghi da Gabriele Albonetti e dagli altri due deputati questori, per far capire che forse era giunto il momento di mettere un taglio a cotanto spreco.

Il clima di antipolitica montante che si respira fuori dal palazzo, c'è da giurarci, avrà pure avuto il suo peso. Sta di fatto che si corre per la prima volta ai ripari. Come? La soluzione individuata consiste nell'"affidamento all'esterno di una parte dei servizi di ristoro". Così, i 7 cuochi del reparto cucina e i 25 addetti, tra camerieri e operatori vari, per un totale di 32 "unità di personale" saranno destinati "alla professionalità di assistente parlamentare con le rispondenti qualifiche", ma anche al centralino, al "reparto riproduzioni e stampa", ai servizi radiofonici e televisivi. Ora, cosa ci farà un cuoco al centralino non è dato sapere, ma il problema sarà affrontato in un secondo tempo. Per il momento, questa è la decisione adottata che si legge nella delibera del collegio dei questori varata dall'Ufficio di presidenza. E nessuno ieri ha osato obiettare alcunché, coi tempi che corrono. Anche perché il risparmio stimato supera i tre milioni e mezzo di euro. A regime, infatti, sottrarre i pranzi e le (poche) cene dei deputati alla responsabilità diretta della Camera comporterà per l'amministrazione un costo complessivo di 1 milione 662 mila euro. D'altronde, tutto è affidato da un pezzo all'esterno anche al Senato.

Per il momento e per una "fase sperimentale di diciotto mesi", i questori hanno deciso di affidare il servizio alla stessa società che finora ha gestito la mensa dei dipendenti, la "Onama". Così, senza una gara o un appalto. Perché solo al termine dell'anno e mezzo di prova si procederà a una selezione pubblica oppure, ecco la sorpresa nel provvedimento, "al ripristino della gestione interna". O funziona, oppure - se i deputati non dovessero gradire cotture e menù - si tornerà all'antico.

Ma l'Ufficio di presidenza non si è occupato solo del mantenimento in futuro di un buono standard dello "spezzato di manzo al vino rosso" e della dolorosa rinuncia alla cucina interna. Ha dovuto fare i conti anche con un'altra grana. Dopo mesi di dibattiti e buone intenzioni seguiti allo scandalo sollevato dalle "Iene" in tv sui 54 portaborse dei deputati con regolare contratto a fronte dei 683 collaboratori dotati di permesso di ingresso, dopo il giro di vite annunciato dai presidenti di Camera e Senato, Bertinotti e Marini, che avrebbe dovuto comportare la concessione dei nuovi badge solo agli assistenti messi in regola, ieri Montecitorio ha deciso di alzare bandiera bianca. E sì, perché dopo due proroghe della scadenza e molteplici appelli agli onorevoli, a consuntivo si è scoperto che solo 142 deputati hanno stabilizzato 182 collaboratori. E siccome il rischio era quello di lasciare fuori dalla porta i restanti 500 finora pagati in nero, con paghe da 400 a 800 euro, ecco l'escamotage che consentirà di fatto di proseguire come se nulla fosse: l'Ufficio di presidenza ha deciso di concedere il lasciapassare anche a collaboratori che svolgono una generica "attività di tirocinio", ma anche a pensionati disposti a collaborare gratuitamente o a dipendenti di enti e associazioni (e quindi anche di partiti). Per farla breve, si torna al passato. Tentativo fallito.

Oggi sarà la volta del Consiglio dei ministri, che inizierà ad esaminare il disegno di legge sui costi della politica studiato dal ministro Santagata, più volte annunciato e altrettante rinviato. Ma come ha anticipato anche ieri l'altro ministro che vi sta lavorando, Linda Lanzillotta, manca ancora il via libera delle Regioni, dunque oggi al più il testo (in 25 articoli) potrà essere solo esaminato. In ogni caso, quel documento non è sufficiente ad affrontare il problema dei costi nel suo complesso, secondo Antonio Di Pietro, che ieri ha presentato con Gianni Alemanno di An un piano bipartisan per abbattere le spese. Dal taglio delle tessere gratuite dei parlamentari alla riforma costituzionale che riduca la stessa rappresentanza politica.

(6 luglio 2007) 

da repubblica.it

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2007-07-08

N.PSI: SI' ALL'UNANIMITA' A COSTITUENTE SOCIALISTA

ROMA - Il Congresso del Nuovo Psi ha approvato all'unanimità la relazione del segretario Gianni De Michelis con il quale si dice sì alla Costituente liberal socialista e alla prospettiva di una fusione tra i due tronconi del socialismo italiano confluiti nella CdL e nell'Unione. Poco prima del voto De Michelis aveva tratto le conclusione del dibattito sottolineando come tutti i delegati abbiano accettato con forza e partecipazione il progetto. "Non abbiamo un'altra strada - ha detto - se vogliamo rimanere fedeli al nostro sogno. Non illudiamoci che ci sia un altro modo per mettere fine alla diaspora socialista, anche se sappiamo che nei nostri cuori qualche preoccupazione è legittima. Ma questo fa parte di ogni avventura politica".


DE MICHELIS: UNITI SAREMO LABURISTI DEL FUTURO

 I socialisti uniti saranno i laburisti del futuro che si occuperanno dei problemi del mondo del lavoro. E' questo, l'auspicio di Gianni De Michelis nel discorso conclusivo del quinto congresso del Nuovo Psi.

Il leader del partito ha chiesto a tutti i delegati di assumere la decisione di partecipare alla costituente liberalsocialista con la "massima consapevolezza", tenendo anche conto del fatto che il Nuovo Psi arriva a questo appuntamento in parte indebolito dalle polemiche interne. "Nelle ultime elezioni politiche - ha detto De Michelis - siamo quasi scomparsi ma oggi paradossalmente il sogno di realizzare l'unità socialista è più vicino.

Intendiamo andare a questo appuntamento difendendo la nostra autonomia e la nostra identità, elementi costitutivi del Dna socialista". Il leader del Nuovo Psi ha detto con franchezza che "l'autonomia va conquistata anche con la ricerca del consenso politico, perché altrimenti la propria indipendenza diventa irrilevante".

Una critica è stata rivolta dall'ex ministro degli Esteri ai mass media: "Sappiamo che il nostro cammino sarà difficile e osteggiato. Questo avviene proprio perché il nostro progetto politico è serio. Sappiamo bene che fino a quando parliamo di Bettino i mass media accendono i riflettori e per un po' ci danno attenzione".

De Michelis non ha rinnegato nulla della storia passata del Psi, ma in un passaggio della sua relazione conclusiva ha invitato i militanti ad aderire al progetto della costituente socialista "non certo per far rivivere il passato, ma per dare invece una mano al nostro paese ad uscire dalla crisi". Un'altra parte della relazione è stata dedicata allo Sdi: "Conosco bene tutte le preoccupazioni e le prudenze legittime di Enrico Boselli. Ma dobbiamo riconoscere che è stato lui a cambiare direzione, non certo noi. Nel 2004 lanciammo la proposta di alleanza dei socialisti, ma lo Sdi non l'accettò. Noi siamo rimasti sempre fermi nelle nostre posizioni di critica a Prodi. Registriamo che ora è lo Sdi che ha cambiato la sua posizione".

De Michelis ha concluso il suo intervento con un auspicio applauditissimo dai delegati: "Dopo cento anni di storia ci attendono altri cento anni di riformismo socialista". 

da ansa.it

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POLITICA

La proposta di legge che rende ineleggibili i politici già condannati ottiene l'approvazione del procuratore generale De Rose

La Corte dei Conti dà ragione a Grillo "Giusto non eleggere chi è corrotto"

La soddisfazione del blogger: "Ne sono felice, ci speravo proprio"


ROMA - L'operazione "Parlamento pulito" promossa da Beppe Grillo è legittima e auspicabile. La benedizione arriva nientemeno che dalla Corte dei Conti. Claudio De Rose, il procuratore generale della magistratura contabile, sostiene che la legge popolare recentemente proposta alla Cassazione dal più noto blogger italiano sia "un rimedio un po' forte e clamoroso ma - prosegue De Rose - in linea di massima sono d'accordo".

L'iniziativa di Beppe Grillo sta raccogliendo un ampio consenso popolare, e non potrebbe essere altrimenti: l'idea di togliere dalla vita pubblica quei politici già condannati in via definitiva per "cattiva amministrazione" è affascinante. Quei rappresentanti del popolo che hanno dato il cattivo esempio, quindi, secondo la proposta di legge non potranno più candidarsi alle elezioni. De Rose, però, non si limita a dire che quello proposto da Grillo sarebbe "un buon sistema" e aggiunge qualcosa di più: "Chi è condannato in via definitiva deve essere destituito dalla carica che riveste". Dal procuratore generale arriva anche un'altra proposta: l'ineleggibilità e la revoca del mandato dovrebbero riguardare in particolare i politici che si siano macchiati corruzione in tema di appalti o di frodi comunitarie, fenomeno che per De Rose "non accenna a diminuire e in altri paesi come la Gran Bretagna, già si suggerisce questo tipo di sanzioni accessorio".

E un parere positivo sulla campagna "Parlamento pulito" arriva anche da Mario Ristuccia, viceprocuratore generale aggiunto: "C'è una domanda nel paese di corretto uso delle risorse pubbliche. Se c'è un amministratore che le usa in modo distorto, una sanzione accessoria di questo tipo sarebbe la garanzia di cui la nazione avrebbe bisogno".

Ottenuti due consensi così autorevoli, Beppe Grillo si mostra più che soddisfatto: "Che bello, ne sono felice. Che si accorgesse qualche persona più competente di me dello spirito dell'iniziativa, ci speravo proprio. E ora sono contento. Veramente". Adesso, l'iter per trasformare la proposta in legge può partire.

(17 luglio 2007) 

da repubblica.it

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Il V-Day contro i deputati condannati presenti in parlamento

Grillo: «I partiti non hanno capito niente»

Il comico genovese nega di pensare a una lista per le Europee: «Viviamo in una partitocrazia. Bisogna dare spazio ai cittadini» 
 
V-Day, un giorno per liberarsi dalla vergogna di essere italiani


ROMA - Sabato 8 settembre è stato il giorno del V-Day, dove V sta per Vendetta o Vaff.., organizzato da Beppe Grillo in oltre 180 piazze italiane per raccogliere firme a favore di una legge di iniziativa popolare contro la presenza dei deputati condannati presenti in Parlamento, e perché tutti gli eletti non possano restare in carica per più di due legislature. L'iniziativa si è mossa sulla rete e sabato si è concretizzata con centinaia di banchetti di fronte ai vari municipi di piccole e grandi città della penisola.

«NON FARO' UNA LISTA» - «Sabato Santagata, il ministro per 
l'attuazione del programma, ha detto che sarei in campagna elettorale e che penseri a una lista per le prossime elezioni, quelle europee del 2009. Non hanno capito niente». «I partiti - ha scritto sul suo blog il comico genovese - sono incrostazioni della democrazia. Bisogna dare spazio ai cittadini. Alle liste civiche. Ai movimenti. Viviamo in partitocrazia, non in democrazia».

CODA AI BANCHETTI PER LE FIRME - «Sabato mattina alle sette - ha aggiunto riferendosi al V-Day - c'era già la coda ai banchetti. Molti hanno dovuto aprire due ore prima. Poliziotti che si mettono in fila per non fare più da scorta a politici condannati». «Santagata fa il ministro per l'attuazione del programma, ma - si chiede il comico genovese - che lavoro è? Assumete una segretaria al suo posto e risparmiate i soldi dei cittadini».

DI PIETRO: «I DELINQUENTI LONTANI DALLA POLITICA» - «I condannati con sentenza penale passata in giudicato non possono essere candidati. I delinquenti vanno mandati a casa e non in parlamento». Con queste parole il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha esordito oggi in Largo Cairoli a Milano, al momento della firma al V-Day, l'iniziativa popolare promossa da Beppe Grillo che vuole impedire a chi è stato condannato di sedere in Parlamento. Il Ministro Di Pietro è venuto al V-Day per «partecipare a un atto concreto previsto dalla Costituzione, un disegno di legge d'iniziativa popolare per portare in parlamento una legge che noi abbiamo giá depositato come progetto di legge giá numerosoe volte ma che il Parlamento non vuole ascoltare».

SOSTEGNO DEI VERDI - «Il sostegno dei Verdi al V-Day non è solo a parole, ma abbiamo chiesto di mettere a disposizione la televisione del partito» ha dichiarato il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio che, attraverso il suo blog ha espresso il proprio sostegno all’iniziativa di protesta contro il ceto politico organizzata da Beppe Grillo. Alla Festa del Sole, la Festa Nazionale dei Verdi, in programma sul Lungotevere della Farnesina di Roma, si aprirà, inoltre, la raccolta di firme per sostenere l’iniziativa "Parlamento pulito" promossa sempre da Grillo.

08 settembre 2007
 
da corriere.it

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