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Autore Discussione: Marco Castelnuovo. Calearo, Ichino e Del Vecchio nel Pd. Cosa cambia?  (Letto 3762 volte)
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« inserito:: Marzo 03, 2008, 06:05:20 pm »

2/3/2008 - -42 al voto. Tutti i giorni il punto sulla campagna elettorale
 
Calearo, Ichino e Del Vecchio nel Pd. Cosa cambia?
 
Veltroni candida un comandante dell'esercito, Massimo Calearo e Pietro Ichino, docente di diritto del Lavoro più vicino a Biagi che alla Cgil.

Che significa tutto ciò? 
 
Cos'è rimasto di sinistra nel Pd?


Il centrosinistra italiano, non la sinistra massimalista ma il centrosinistra tutto insieme, ha compiuto in passato battaglie di vita e di morte su alcune questioni dirimenti.
Ci ricordiamo, per esempio,  la posizione contro la guerra. Una posizione netta, assoluta, con tanto di bandiere alla finestra.
E come dimenticare la battaglia sull''articolo 18 che il governo Berlusconi voleva modificare?
Erano posizioni condivise in toto da tutto l''Ulivo che oggi è confluito nel Pd.
Veltroni ha candidato il comandante dell''esercito Mauro Del Vecchio, già capo delle missioni all''estero in Kosovo e Afghanistan.
Ha accettato la candidatura nel Partito democratico anche Pietro Ichino, professore di Diritto del Lavoro amico e sodale di Marco Biagi e che per questo gira con la scorta. Ichino da anni si batte dalle colonne del Corriere della Sera e dai suoi libri contro l'arretratezza culturale del sindacato italiano. In ultimo, ieri, la decisione di Massimo Calearo, classico imprenditore del Nord est, presidente di Federmeccanica, uno dei più ostici trattativisti al tavolo del rinnovo dei contratti. Lo stesso Calera che ad agosto si diceva d'accordo con Bossi per lo sciopero fiscale.
Nulla di dire sui profili, la storia, le capacità dei candidati. Per me sono ottime candidature, soprattutto quella di Ichino che ho avuto modo di avere come professore quando studiavo a Milano.
Ma che questi nomi in lista, tra gli altri, rappresentino un'ulteriore discontinuità rispetto al passato è indubbio. Mi chiedo, vi chiedo. E delle battaglie degli anni scorsi cosa rimane?
Mi si potrà obiettare che non sono necessariamente in contraddizione con il passato. Ed è vero. Ma è possibile che questa discontinuità sia avvenuta senza un'autocritica? Senza un momento di riflessione? Senza pubblica ammissione di un mutamento culturale che sembra ormai essere nei fatti.
Secondo me è un'ulteriore dimostrazione che destra e sinistra in quanto tali sono superate. Gli steccati del Novecento non si possono replicare nel ventunesimo secolo.  Come nei moderni partiti europei le fratture che separano conservatori da progressisti sono altre.
Però le cose vanno spiegate onde non confondere un elettorato che sta già perdendo, via via, i  punti di riferimento culturali. "Non basta dire no", dicevano i riformisti di sinistra contro i massimalisti conservatori. Ma qualcosa, secondo me, bisogna pur dire.

La domanda che vi rivolgo oggi è questa. Se non si vota più secondo il cleavage (in scienza della politica rappresenta la frattura) destra/sinistra, secondo quale frattura si vota? (più Stato/Più mercato? Paternalismo/comunitarismo?, Identità/globalizzazione? Diritti individuali/diritti di tutti? o cos'altro?)

Marco Castelnuovo

da lastampa.it
 
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« Risposta #1 inserito:: Marzo 06, 2008, 03:31:22 pm »

POLITICA

L'ex presidente di Federmeccanica ora candidato del Pd, ospite di Ballarò ha definito "provvidenziale" Mastella per aver tolto la fiducia al governo Prodi

Pd, ministro Parisi contro Calearo

L'industriale si scusa, caso chiuso

Parisi aveva preteso chiarimenti "altrimenti valuterò il da farsi".

Bindi: "Marcia indietro"

In serata le scuse: "Il governo Prodi esperienza per molti versi positiva"

 
ROMA - Per qualche ora ha fatto tremare i polsi al Pd. Il ministro Parisi contro il candidato più discusso, l'ex presidente di Federmeccanica Massimo Calearo colpevole di aver "elogiato" Mastella per aver fatto cadere il governo Prodi e aver aperto la strada al Pd. Una battuta di ieri sera quando l'industriale veneto era ospite di Ballarò. Una battuta di cui Parisi per tutto il giorno ha chiesto conto e ragione fino a minacciare le dimissioni. Un'altra spina per Veltroni e le sue liste che diventa innocua solo in serata quando Calearo, spinto da forti pressioni, corregge il tiro e chiede scusa. Scuse accettate dal ministro ulivista. Ma il caso resta una spia delle fibrillazioni che attraversano il partito di Veltroni e sempre pronte a far tremare il loft.

Succede che ieri sera a Ballarò, secondo quello che riportano alcuni organi di stampa, Massimo Calearo, presidente di Federmeccanica fino alla scorsa settimana, rende omaggio a Clemente Mastella perchè, tutto sommato, è stato "provvidenziale". Non avendo votato la fiducia al governo Prodi ha tolto la spina ad un esecutivo in agonia da sempre e ha fatto posto "per fortuna a un partito come il Pd che ha un programma moderno".

Nel pienone di dibattiti, talk show e tribune politiche può darsi che ieri sera Ballarò sia sfuggito ai più, sul momento. Stamani però l'intervento di Calearo viene riportato dai giornali, finisce in rassegna stampa e il ministro della Difesa Arturo Parisi detta il primo intervento intorno alle dieci di mattina: "Non riesco a credere a quello che ho letto e non posso far finta di non aver sentito...". Tratteggia una "quasi incompatibilità" tra candidati, è scandalizzato ma ancora non minaccioso. In attesa di chiarimenti. Che però tardano ad arrivare nel silenzio generale del loft.

Così alle quattro del pomeriggio il ministro della Difesa rincara la dose e lascia capire che potrebbe anche ripensare la sua candidatura: "Sto riflettendo sul da farsi. Ho posto una domanda, una domanda su una questione per me molto rilevante, direi dirimente. E' evidente che attendo una risposta. Questa risposta ancora non l'ho avuta".

Un'altra grana in casa Pd. Che non ci voleva dopo i radicali e le polemiche sulle liste. Per cercare di chiuderla interviene anche Rosi Bindi, prodiana doc come Parisi. "Mi auguro che Calearo voglia precisare meglio il suo giudizio sul governo, anche perchè il programma che come candidato del Pd dovrà promuovere in campagna elettorale presuppone non la negazione o la rimozione del lavoro fatto da Prodi ma la sua valorizzazione".

Le segreterie si mettono al lavoro fin dalla mattina. Sono state ascoltate le registrazioni. Il verdetto è chiaro: Calearo ha pronunciato quelle parole e quella frase, "Mastella provvidenziale". Non resta che la precisazione. La marcia indietro arriva intorno alle 19. "Intervenendo ieri in tv, nel vivo della polemica con i rappresentanti degli altri schieramenti - afferma l'imprenditore vicentino - ho espresso giudizi che hanno dato spazio a polemiche all'interno del Pd, e questo mi dispiace". "Allora - prosegue - voglio precisare meglio il mio pensiero: credo che l'iniziativa del governo Prodi, per molti versi positiva, fosse minata da una maggioranza divisa, dalle continue polemiche, dalla presenza di tante forze attente soprattutto a distinguersi e mettersi in mostra". "In questo senso - aggiunge - credo che la crisi aperta da Mastella fosse inevitabile e abbia portato a conclusione un'esperienza che appariva agli occhi degli italiani già minata".

Parisi si sente "rassicurato". Prende atto "delle
precisazioni e delle scuse". Ed è sicuro, aggiunge con un filo di polemica, che "in questo chiarimento si riconosce tutto il partito. Quelli che hanno parlato e quelli che hanno taciuto". Un messaggio per il loft che non ha sentito il bisogno di dire una parola sulla questione. Il caso è chiuso. Per ora.

(5 marzo 2008)

da repubblica.it
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