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« Risposta #1 inserito:: Aprile 06, 2008, 06:36:03 pm » |
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L’insostenibile leggerezza della Santanchè
Luigi Manconi
Va da sé: non condivido una sola parola (e forse non un solo pensiero) di Daniela Santanchè; ed è probabile che, se ci trovassimo insieme di fronte a un semaforo, avremmo difficoltà a convenire perfino su quale colore in quel momento lampeggi. E, tuttavia, devo riconoscere che - televisivamente parlando - Santanchè è bravissima. E la sua presenza pubblica, in questa campagna elettorale, è decisamente innovativa. E non certo per le cose che afferma; per capirci, Santanchè è una che dice: «Siamo il ventre molle dell’Europa» (e poi spiega: «Facciamo entrare cani e porci». E non si riferisce al Billionaire). Dunque, le sue doti e le sue risorse riguardano essenzialmente la dimensione tecnico-comunicativa: qui Santanchè rappresenta la vera novità della destra italiana. E la ragione consiste, probabilmente, nella sua singolare capacità di “stare in televisione”, la sua permanenza lì, il suo adagiarvisi. Quella di Santanchè è - nello spazio del teleschermo - innanzitutto una postura: ma una postura spirituale, prima ancora che fisica. Ovvero un sentimento morale - un’idea del bene e del male - efficacemente trasmesso attraverso il linguaggio del corpo. Un sentimento morale il più lontano possibile da tutto ciò in cui credo, ma di cui devo riconoscere una qualche capacità seduttiva; e un linguaggio che sembra in grado di comunicare agio e benessere: nel senso proprio di bene essere e di bene stare. Risulta evidente, per esempio, che Santanchè non è arrivata nello studio televisivo per quel dibattito o per quell’intervista, all’ora fissata di quel giorno determinato. Lei è lì, è già lì da tempo immemorabile, vi risiede, vi è insediata e vi si conforma quasi come se mai fosse stata altrove, ottenendo che lo studio, a sua volta, si conformi a lei. Come quegli straordinari personaggi che illustrano, nelle televendite, la bontà di un materasso («in lattice!» o «nel materiale utilizzato dalla Nasa! Che prende perfettamente la forma del corpo!») o di «un magnifico divano angolare». Insomma è come se Maurizio Mannoni o Giovanni Floris, entrando nei rispettivi studi, ve l’avessero trovata, quale parte costitutiva e, attenzione, fondamentale e irrinunciabile - di quanto sta per accadere (appunto, il dibattito o l’intervista). In altre parole, Santanchè dà la sensazione di una ineguagliabile comodità. Dai molti significati: lei che sta comodissima ovunque e comunque, lei che suggerisce comodità a chi la osservi e la ascolti, lei che crea comodità nell’ambiente in cui si trova. Il suo aspetto fisico è il primo veicolo di tale messaggio; il suo corpo è quello di una Edwige Fenech che, dopo le inquietudini della «Insegnante» (della «Soldatessa», della «Pretora»...), decide di sposare un maturo imprenditore del ramo supermercati, e di «fare la signora». Un corpo sontuoso ma pacato, prosperoso ma rasserenato, pastoso e, insieme, soddisfatto di sé, soffice e sofficemente accarezzato da bluse che si indovinano di seta d’alta qualità. Comodo, appunto. Anche quando il tono si fa - diciamolo - un po’ stridulo per urlare: «Veltroni mi fa schifo», sembra che a urlare non sia stata lei, ma la voce ventriloqua di Francesco Storace. Ecco, se non fosse per questa e per altre cadute di stile, Santanchè avrebbe già rivelato il segreto del suo stare televisivo. Che consiste proprio nella capacità di dire cose terribili con tono rassicurante e fin confortante. È il segno di una profonda trasformazione. Mi spiego.
Oggi non so, non sono riuscito più a rintracciarla su internet, ma qualche anno fa sul sito di Daniela Santanchè si trovava la mappa della sua abitazione e si aveva accesso ai diversi locali e, infine alla “sala da bagno”. Nel sito, Santanchè spiegava «cosa rappresenti il bagno» nella sua vita. È la “sala da bagno” l’ambito della definizione del sé, il crocevia della Rivelazione, «dove - confida Santanchè - sei più sola e più vicina a te stessa». Così nel suo sito fino a qualche tempo fa. All’epoca, Santanchè era il personaggio femminile di maggior successo in Alleanza Nazionale; poi il dissenso con Gianfranco Fini, provvisoriamente rientrato dopo che - come l’attuale candidata premier de «la Destra» rivelò in una intervista - il presidente di Alleanza nazionale aveva mostrato il proprio «lato umano», chiedendo con affettuosa sollecitudine del figlio di lei. Evidentemente non bastò. E ora Daniela Santanchè sta nella Destra, con Francesco Storace e Teodoro Buontempo. E, sul proprio sito, non mostra più le meraviglie della sua “sala da bagno”, ma un portfolio di sue foto che nemmeno Carla Bruni. Una cosa - direbbe Franca Valeri - «chic, moltissimo chic». Santanchè si congeda, così, da una location, evidentemente avvertita come ormai inadeguata e impropria: e, con ciò, dall’accostamento a quell’immagine da film degli anni Settanta, con Edwige Fenech appunto. È questa la maturazione alla quale alludevo: ma non so dire se si tratti di un progresso o del suo esatto contrario.
Pubblicato il: 06.04.08 Modificato il: 06.04.08 alle ore 15.55 © l'Unità.
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