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Autore Discussione: Giornata del ricordo per le vittime delle Foibe  (Letto 3236 volte)
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« inserito:: Febbraio 10, 2008, 10:02:15 pm »

Giornata del ricordo per le vittime delle Foibe

Napolitano: da Croazia reazioni inconsulte

Il Capo dello Stato ribadisce: furono pulizia etnica, pace per le polemiche all'estero

 
ROMA - Giorgio Napolitano ribadisce a chiare lettere: «Le foibe furono pulizia etnica». E «pace», sottolinea il Capo dello Stato, per le «reazioni inconsulte che vennero al mio discorso di un anno fa da fuori d'Italia». Ritengo, ha detto al Quirinale nella cerimonia per la giornata del ricordo, «che fosse giusto esprimere quel pensiero». Le polemiche, ha aggiunto, non hanno «scalfito la mia convinzione che fosse giusto esprimermi a nome della Repubblica con quelle parole, con quell’impegno». E si è detto «contento » che il ministro Rutelli avesse appena ribadito lo stesso concetto. Il ministro, oltre a ribadire appunto che «quella fu una pulizia etnica», ha sottolineato che il «doloroso ricordo delle foibe» rappresenta oggi una «memoria condivisa», perché quella fu, semplicemente, una «strage di italiani».

POLEMICA ASTIOSA - Il riferimento è alle polemiche scatenate dal discorso pronunciato esattamente 12 mesi fa contro quella che Napoletano definì la «congiura del silenzio» e la «vera e propria pulizia etnica» subita dagli italiani a Trieste e nelle altre zone di confine durante l'occupazione titina. La Croazia si risentì non poco, e ci fu una reazione ufficiale molto piccata. Intervenne anche l'Ue, che dette ragione all'Italia e il presidente croato Stipe Mesic fu costretto a fare marcia indietro. Evidentemente però le tensioni non si sono placate, visto che Napolitano, aggiungendo a braccio un paio di frasi a un breve intervento preparato, ha ribadito il suo «impegno» nei confronti di un dovere di verità. Tanto più che pochi minuti prima lo stesso vicepremier Rutelli aveva usato esattamente la stessa espressione. «Quella – ha detto - è una tragedia che possiamo definire pulizia etnica».

NO ALLA DISCORDIA – Poco prima Giorgio Napolitano e il ministro della Cultura Rutelli avevano consegnato al Quirinale 75 medaglie ai familiari delle vittime delle foibe celebrando il Giorno del Ricordo. «Avete appena ricevuto - ha detto il presidente - solenni anche se tardivi riconoscimenti. Il giorno del ricordo sia di monito per far prevalere le ragioni dell'unità su quelle della discordia. Dimostriamo di avere appreso tutti la lezione della storia e di voler contribuire allo sviluppo di rapporti di piena comprensione reciproca e feconda collaborazione con paesi e popoli che hanno raggiunto o tendono a raggiungere la grande famiglia dell'Unione europea». Altrimenti «niente di quello che abbiamo faticosamente costruito può essere considerato per sempre acquisito». Oggi, ha concluso il capo dello Stato, «le ferite lasciate da quei terribili anni si sono rimarginate in un’Europa pacifica, unita, dinamica; un’Europa - ha sottolineato - consapevole che gli elementi che la uniscono sono infinitamente più forti di quelli che l’hanno divisa».

LA PIAGA DEI NAZIONALISMI - Per il capo dello Stato «è giunto il momento di interrogarci sul più profondo significato del ricordo che giustamente ci si è rifiutati di veder cancellato. L’omaggio alle vittime di quegli anni, insieme al doveroso riconoscimento delle ingiustizie subite, del dolore vissuto dai superstiti, dai loro discendenti e da chi fu costretto all’esodo non possono e non devono prescindere da una visione complessiva, serena e non unilaterale di un tormentato, tragico periodo storico, segnato dagli opposti totalitarismi. Deve esserci di monito - ha aggiunto Napolitano - che fu appunto la piaga dei nazionalismi, della gretta visione particolare, del disprezzo dell’altro, dell’acritica esaltazione della propria identità etnica o storica, a precipitare il nostro continente nella barbarie della guerra». In conclusione, Napolitano ha invitato tutti a «dimostrare nei fatti che quegli italiani che oggi onoriamo non sono dimenticati e che il dolore di tanti non è stato sprecato».


10 febbraio 2008

da corriere.it
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« Risposta #1 inserito:: Febbraio 10, 2008, 10:03:17 pm »

2008-02-10 14:18

FOIBE, NAPOLITANO: ONORIAMO LE VITTIME ITALIANE

 (di Alberto Spampinato)


Il ricordo della tragedia delle foibe, l'omaggio alle vittime di quegli anni, il riconoscimento delle ingiustizie sono doverosi, ma "non possono e non devono prescindere da una visione complessiva", da un inquadramento storico, che non può dimenticare il prima e il dopo, ha detto Giorgio Napolitano celebrando il Giorno del Ricordo al Quirinale. Il quadro d'insieme è stato richiamato dal ministro della Cultura Francesco Rutelli e dal vice presidente dell' Associazione degli esuli istriani e giuliano-dalmati Lucio Toth.

Quella barbarie, che produsse circa 20 mila morti e 350 mila profughi fra i nostri connazionali, ha ricordato Toth, ha radici lunghe e profonde, negli scontri tra nazionalismi ottocenteschi; poi, nel Novecento, nell'impatto tra gli imperialismi; e ancora dopo nello scontro tra le ideologie. Vicende drammatiche e complessa difficili da comprendere in tutte le sfumature mentre accadevano, ma che "oggi si possono e si devono capire, esplorando le vicende con animo sereno, per far ritornare in primo piano la ragione e la verità". Queste considerazioni hanno indotto il presidente della Repubblica ad aggiungere all'ultimo momento, a braccio, una frase al testo scritto del suo intervento, per richiamare un duro giudizio dell'anno scorso che "suscitò qualche reazione inconsulta fuori Italia": per l'esattezza un incidente diplomatico con l'allora presidente croato Stipe Mesic, chiuso nel giro di qualche giorno.

Napolitano citò recenti ricerche per dire che al confine orientale dell'Italia, dopo l'8 settembre 1943, migliaia di italiani furono vittime di un "moto di odio e di furia sanguinaria e di un disegno annessionistico slavo che prevalse in tutto nel trattato di pace del 1947 e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica". Su questo passaggio si appuntò la reazione croata. Mesic ci vide elementi di aperto razzismo, revisionismo storico e revanscismo politico. Altri lamentarono l'uso del termine 'slavo'. Oggi Napolitano si é limitato a richiamare il concetto dicendo: "Era giusto esprimermi a nome della Repubblica con quelle parole, con quell'impegno che qui ho sentito ricordato con piacere dal ministro Rutelli".

Rutelli ha parlato dell'emozione provata poco prima consegnando 75 medaglie ricordo agli eredi delle vittime. "Ho avvertito la tenacia della sofferenza, l'orgoglio e la dignità rispetto alla desolazione umana, materiale e morale, subita a suo tempo da loro per i loro cari e questo ci ricorda - ha detto il vice presidente del Consiglio - che l'impegno per la libertà si vive e conquista ogni giorno. Oggi si tratta di quindi di proiettare questo ricordo verso il domani, senza dimenticare le tradizioni storiche culturali che legano questa gente con l'Italia, in un realtà che, se pensiamo ai sanguinosi giorni vissuti dalla ex Jugoslavia, venti anni fa ci sarebbe parsa impensabile: con la Slovenia non ci sono più confini e quel paese ha la presidenza dell'Eu. Una situazione che deve farci sperare che si possa risolvere anche la questione del Kossovo". Quelle terribili vicende, ha ricordato Napolitano, hanno lasciato ferite profonde, oggi rimarginate per effetto del lungo tempo trascorso, ma soprattutto dell'entrata in campo dell'Europa unita quale comune cornice di civiltà e di pace. Una cornice da rafforzare, perché ancora pochi anni fa, quando sembrava impensabile, abbiamo avuto "conflitti sanguinosi" nei Balcani. Dobbiamo onorare e ricordare le vittime delle foibe, ha concluso. Il modo migliore per farlo è dimostrare di "aver appreso tutti la lezione della storia". 

da ansa.it
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