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« inserito:: Dicembre 09, 2025, 12:26:32 pm » |
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L’Italia deve scegliere di Mario Monti editoriale sul Corriere della sera 8 dicembre 2025
La «Strategia per la Sicurezza Nazionale» presentata dal presidente Trump deve essere apprezzata per la sua chiarezza. Si rivelerà utile soprattutto per l’Europa, l’unica parte del mondo che il documento tratta con disprezzo e intimidazione. Utile non perché mette il dito su varie debolezze europee in campo economico e tecnologico. Le conosciamo, si stanno affrontando: purtroppo con difficoltà, soprattutto a causa dei freni nelle mani degli Stati membri (che peraltro Trump vorrebbe ancora maggiori, quando chiede che questi ultimi abbiano più poteri, rispetto al livello Ue). No, sarà utile perché, dopo un anno di ambiguità, svela finalmente qual è il disegno di Trump sull’Europa. Sia gli Stati membri che la Ue sono ora «nudi», non potranno più eludere scelte chiare e nette, come era possibile finché il fattore Trump veniva interpretato da ciascuno a suo modo. Tutti dovranno ora prendere atto di alcuni elementi chiave. Con Trump l’America, per la prima volta dalla fine della Guerra fredda, rinuncia all’obiettivo di esportare la democrazia, anche favorendo cambiamenti di regime. Ogni Paese potrà fare ciò che vuole a casa propria. Le autocrazie — anche quelle del Medio Oriente, sottolinea il documento — non saranno più osservate o giudicate dagli Stati Uniti per quanto riguarda i diritti umani, lo stato di diritto, eccetera. Queste attenzioni ci saranno invece, in modo sempre più intenso, per la sola Europa: sia per la Ue — che, per dirla con Elon Musk, sarebbe da abolire — sia per i singoli Stati. Su questi, gli Stati Uniti interverranno affinché si allineino all’ideologia e alla prassi del modello Maga. Dall’esportazione della democrazia anche con la forza, obiettivo saggiamente abbandonato, si passa alla promozione delle autocrazie. Là dove esistono possono dormire sonni tranquilli, essendo congeniali alla nuova America; mentre le democrazie liberali, soprattutto quelle pericolosamente diffuse in Europa, andrebbero trasformate in combattive autocrazie, pronte ad assecondare gli Stati Uniti nella loro ostilità all’integrazione europea e incoraggiate a sopire le loro simpatie per l’Ucraina, facilitando così lo stabilirsi della «pax-autocratica» russo-americana sul continente europeo. Certo, è sempre più chiaro perché Trump non tollera la Ue. Le istituzioni europee sono rimaste forse l’unico luogo al mondo dove il presidente Trump non può negoziare mischiando l’interesse pubblico e quello personale: suo, dei suoi familiari, dei suoi soci immobiliari, degli oligarchi di Big Tech o della finanza, come invece è orgoglioso di riuscire a fare, soprattutto nelle oligarchie. L’Europa si è costruita sullo stato di diritto, sulla distinzione tra interesse privato e pubblico, sulla lotta alla corruzione, sul capitalismo democratico, sull’apertura degli scambi, sul sistema multilaterale. Tutte cose riprese dalle esperienze americane dalla fine dell’Ottocento in poi. Anzi, da prima se pensiamo all’integrazione tra Stati che portò alla nascita degli Stati Uniti. Nel fare ora pressione sui singoli Stati europei perché abbandonino quel modello e si convertano al Maga, gli Stati Uniti di Trump ricordano molto la campagna condotta nei decenni della Guerra fredda, verso gli stessi Paesi europei, dai leader sovietici e dal Partito comunista dell’Unione Sovietica. Promozione ideologica transnazionale, narrativa di crisi e salvezza, appello ai partiti nazionali come strumenti di influenza, uso di propaganda e disinformazione, direttive ai partiti comunisti europei per contrastare il Piano Marshall sono solo alcune delle analogie tra i due fenomeni storici. Noi italiani abbiamo un bisogno particolare di chiarezza. Si sta profilando una miscela molto inquietante, per noi che siamo stati liberati dal Fascismo anche per il grande contributo di sangue degli Americani, che siamo poi stati tra i maggiori destinatari dell’influenza del comunismo sovietico, il quale non è prevalso nel nostro Paese anche per l’impegno posto dagli Stati Uniti. Oggi stiamo entrando in una fase in cui due poteri autocratici e oligarchici, la Russia e gli Stati Uniti, sviluppano le loro affinità, potenzialmente allo scopo di ostacolare, se non distruggere l’integrazione europea. Affrontiamo questa fase con una presidente del Consiglio che finora ha sostenuto di operare in buona sintonia con Trump per tenere unito l’Occidente, ma che ora deve prendere atto che lo stesso Trump ha decretato la fine dell’Occidente. Il quale Trump chiede ora lealtà ai leader a lui vicini sull’obiettivo vero, distruggere la Ue. Nel governo, poi, la lungimiranza del vicepresidente Salvini l’aveva portato già da tempo in un luogo che sembrava non poter esistere: quello della vicinanza a Trump e Putin contemporaneamente, condita con l’odio per la Ue. Gli va dato atto che, pur avendo fallito sull’abolizione della Legge Fornero, ha scalato i vertici della geopolitica avanzata. La posizione del vicepresidente Tajani è, per definizione, saggia ed equilibrata, ma magari potrebbe trovarsi a disagio anche lui, data la radicata tradizione europeista. È vero che ci siamo abituati a tutto. Ma forse un bel chiarimento su questo intricato gomitolo di contraddizioni, chiesto dalle opposizioni o meglio ancora offerto dalla presidente del Consiglio, magari il 17 dicembre in Parlamento, sarebbe necessario e urgente.
da FB
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