Jack Daniel
Ecco appunto: occasione persa per le opposizioni.
Oggi il Governo, astutamente, ha presentato una mozione di appoggio al piano di Trump. Piano che, senza mi dilunghi (lo avevo fatto qui
https://tinyurl.com/mpz7uvjy e qui
https://tinyurl.com/3u52xzuy ), presenta alcuni aspetti critici riguardanti il futuro, aspetti, tra i tanti, che riguardano il ruolo di ONU e ANP, e il riconoscimento dello Stato di Palestina.
Lo stesso Governo, però, aveva non solo appoggiato, ma collaborato fattivamente al piano noto come Dichiarazione di New York che, su molti punti si discosta parecchio, e proprio su quei punti, dal piano Trump. Oggi il Governo ha voluto stanare le opposizioni, quasi a dire "siete d'accordo con la pace o no?". Da quello che si legge nei resoconti (ancora parziali) le opposizioni sono entrate un po' in difficoltà e alla fine si sono astenute.
Quello che non hanno fatto le opposizioni, ma non da oggi, ma da quando si è parlato del piano di Trump, era incalzare il Governo chiedendogli se era d'accordo su quanto da lui firmato e sottoscritto (la Dichiarazione, appunto) o sul molto diverso piano Trump.
Non l'hanno fatto, nelle settimane precedenti, e quindi rimarremo senza risposta. Il Governo è favorevole al "suo" piano, preparato, proposto firmato e votato all'ONU, o a quello, assai differente, di Trump? Contraddizione non da poco, ma le opposizioni hanno perso l'occasione. La risposta, inutile dirlo, la conosciamo: il Governo si allinea a Trump, smentendo quanto da lui stesso fatto. Possibile che nessuno sia stato in grado di farlo notare?
Vittorio Vb Bertola
Come potrebbero le opposizioni farlo notare, se poi alla contro-domanda "ah sì, e allora qual è il vostro piano?" la risposta sarebbe scena muta e/o gridare "free free Palestain"?
Alex Orsi
"Negli anni ‘70 e ‘80 l’Unione Sovietica guardava all’Italia come a una cerniera fragile dell’Occidente. Il Paese era nel cuore della NATO, ma al tempo stesso ospitava il più potente Partito Comunista dell’Europa occidentale. Questo rendeva Roma un terreno ideale per la penetrazione politica, culturale e psicologica del blocco orientale.
Gli obiettivi sovietici erano chiari, come lo sono oggi
1) Indebolire la NATO dall’interno, logorando uno dei suoi alleati strategici.
2) Legittimare il PCI come interlocutore politico, senza però spingerlo verso la lotta armata (troppo rischiosa e controproducente).
3) Sfruttare il caos del terrorismo, ogni bomba, ogni rapimento, ogni funerale di Stato era una dimostrazione che la democrazia italiana non garantiva stabilità.
4) Appoggiarsi ai Paesi satelliti (Germania Est, Cecoslovacchia) e a movimenti paralleli (gruppi palestinesi) per fornire copertura logistica e addestramento a militanti italiani senza sporcarsi le mani direttamente.
Il Cremlino giocava su due tavoli, ufficialmente prudente, ufficiosamente tollerante. Una guerra ibrida ante litteram, fatta di infiltrazioni culturali, propaganda, reti diplomatiche e sostegno occulto.
La Russia di Putin, erede diretta di quella tradizione, non ha più l’ideologia comunista da esportare, ma la logica resta intatta: minare dall’interno le democrazie occidentali.
Ieri il PCI, oggi i partiti populisti e sovranisti, Mosca non cerca più di imporre un modello unico, ma di appoggiare chiunque possa indebolire l’unità europea e l’alleanza atlantica.
Ieri il terrorismo, oggi la disinformazione, la bomba è stata sostituita dal tweet, la pistola dal troll digitale. L’obiettivo però è lo stesso, creare sfiducia nelle istituzioni, spaccare l’opinione pubblica, alimentare complotti e rancori.
Ieri i corridoi segreti a Berlino Est, oggi i canali opachi del gas e della finanza, la leva energetica e finanziaria sostituisce la logistica clandestina.
Ieri l’Italia come ventre molle della NATO, oggi l’Europa come continente diviso tra Est e Ovest, Mosca punta a impedire la costruzione di un’Europa unita e autonoma, sfruttando differenze nazionali, crisi economiche e paure migratorie.
C’è un filo rosso che lega l’URSS degli anni di Brežnev e la Russia di Putin ovvero l’arte di trasformare le contraddizioni interne dell’avversario in un’arma geopolitica. Allora fu il terrorismo a rendere l’Italia più fragile, oggi sono la propaganda digitale e i partiti amici a destabilizzare l’Unione Europea.
Cambiano gli strumenti, non l’obiettivo, Mosca non punta a conquistare con i cingolati ma a corrodere dall’interno, lentamente, fino a rendere l’avversario incapace di reagire.
E in italia, in questo momento, si sta vedendo lo stesso film, con la stessa regia.
Sarebbe interessante approfondire la questione dei 5 milioni prelevati in contanti da via Gaeta e vedere quanti di questi sono andati a finire nelle manine sante della Cgil."
Sabrina de Gaetano