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« inserito:: Ottobre 11, 2025, 06:11:37 pm » |
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Post di Marco
Marco Maria Freddi
LA PIÙ GRANDE DELUSIONE D’EUROPA: EMMANUEL MACRON Sebastien Lecornu si dimette dopo appena ventisette giorni. Il suo governo non è mai nato, travolto da divisioni, scelte miopi e ambizioni personali. Ma dietro la sua caduta c’è la fine di un ciclo politico: quello di Emmanuel Macron, l’uomo che aveva promesso di rifondare la Francia e rilanciare l’Europa, e che invece consegna il suo Paese ai neofascisti del Rassemblement National. Macron non è soltanto in crisi, è l’emblema del fallimento di una generazione politica che ha scambiato il carisma per arroganza, la visione per marketing, il potere per narcisismo. Il suo progetto, quello di un’Europa “a due velocità”, capace di avanzare con coraggio verso un’unione federale lasciando indietro chi frena, era forse discutibile, ma almeno aveva un respiro strategico. Poi si è dissolto nel suo ego. Macron ha finito per parlare solo a se stesso, perdendo prima i cittadini, poi i partiti, infine i suoi stessi collaboratori. Lecornu ne è soltanto l’ultimo esempio bruciato in meno di un mese da un sistema ormai imploso. La Francia è stanca, confusa, divisa. E quando la sinistra non sa unire e il centro implode, la destra estrema avanza. È la regola più antica della storia politica europea. Macron, nel suo autismo di potere, non ha voluto ascoltare né la piazza né la realtà: ha pensato di poter governare da solo, senza mediazioni, con la sola forza della retorica e del prestigio personale. Oggi paga la più umiliante delle sconfitte, quella di aver preparato, con le proprie mani, il terreno alla normalizzazione del neofascismo. Non sarà la Francia a cadere per Macron, ma l’idea stessa di un’Europa capace di credere in sé stessa. Perché senza Parigi, senza una leadership all’altezza della sua storia, l’Unione rimane un gigante amministrativo, incapace di scegliere il proprio destino. Emmanuel Macron è la più grande delusione d’Europa. Non per ciò che ha fatto, ma per ciò che aveva promesso e non ha saputo essere: un leader. L’Europa non ha bisogno di presidenti innamorati del proprio riflesso, ma di donne e uomini capaci di servire un’idea più grande di loro. E Macron, di quell’idea, è diventato il principale ostacolo. .
David Garzella Caro Marco, scusami se non sono d'accordo totalmente sulla tua analisi. Il fallimento interno di Macron non è quello di aver portato i fascisti vicino a governare. Sono almeno 23 anni che subiamo questa minaccia. Il fallimento delle politiche interne è in parte dovuto a Macron, ma è soprattutto dovuto alla rigidità delle istituzioni politiche francesi, ad un corpo elettorale e ai suoi rappresentanti in parlamento, in media fortemente imbarbariti rispetto alla qualità e alle competenze degli anni di Mitterrand e Chirac. Macron ha solo subito, senza rendersene conto, della Berlusconizzazione avviata nelle istituzioni francesi dalla presidenza di Nicolas Sarkozy, e in parte continuata anche sotto Hollande. Macron, un gigante sicuramente in politica estera, non ha saputo leggere la deriva della cinquième République, ma non ne è lui l'artefice, lo sono prima di tutto Marine le Pen e Jean Luc Mélenchon, novelli Sansoni delle estreme.
3 h
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Marco Maria Freddi David, capisco bene il tuo punto di vista ma io mi riconosco in una visione socialista liberale, certamente europeista e federale, che crede nella libertà come responsabilità collettiva, nella giustizia sociale come fondamento della democrazia e nella politica come strumento per costruire uguaglianza, non per gestire disuguaglianze. Non sono un fine conoscitore della realtà francese, ma credo tu abbia ragione: la crisi francese non nasce con Macron. È figlia di una Quinta Repubblica ormai sclerotica, costruita per garantire stabilità ma divenuta un freno alla rappresentanza. È il risultato di un lungo processo di personalizzazione del potere, iniziato con Sarkozy e proseguito sotto Hollande, che ha trasformato la presidenza in un trono repubblicano. Ma Macron non è stato una vittima di questo sistema, ne è stato il perfezionatore. Si era presentato come il rottamatore del vecchio ordine politico, il volto giovane di una nuova Europa, l’alternativa alla demagogia e alla nostalgia. In realtà, ha prosciugato la politica del suo contenuto sociale, riducendo la Repubblica a un esercizio di managerialismo e di comunicazione. La sua “marcia” si è trasformata in un monologo. Macron ha creduto di poter governare da solo, con la sola forza dell’intelligenza e dell’immagine, ma la storia non perdona chi scambia la leadership con la centralità del proprio ego. Da socialista liberale, non gli rimprovero di aver creduto nell’Europa, ma di averla svuotata di sostanza. L’Unione che lui immaginava non era una comunità di popoli solidali, ma una federazione dei vincenti, in cui chi resta indietro è colpevole. Questa non è l’Europa di Spinelli né di Delors, è l’Europa dei tecnocrati, dove la crescita è più importante della coesione e la competenza più importante della giustizia. Macron è il simbolo di un fallimento culturale prima ancora che politico, l’idea che la modernità possa fare a meno dell’uguaglianza. Ma senza uguaglianza la modernità diventa violenza e la libertà diventa privilegio. Per questo oggi la Francia rischia di consegnarsi ai neofascisti, perché chi doveva difendere la democrazia l’ha resa irrilevante e chi doveva riformare la Repubblica l’ha trasformata in un’arena personale. L’errore più grave non è stato perdere consenso, ma perdere il popolo. E quando un presidente perde il popolo, non resta che il silenzio della piazza, pronto a essere riempito da chi promette tutto e non crede in nulla.
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David Garzella Marco Maria Freddi purtroppo non ho tempo né computer per scrivere in modo estremamente articolato. La tua visione di base è anche la mia , mi ci riconosco totalmente, sennò non ti seguirei e non avrei commentato. Continuo a pensare però che sei troppo duro con lui. In parte le ragioni dei suoi errori sono quelle che hai elencato, ma non sono d'accordo sulla tua analisi della sua visione di Europa, e non credo alla volontarietà di quello che tu chiami il fallimento culturale. Questa è stata la caricatura usata appunto da Mélenchon&Co, ripresa anche dai giornali Italiani. Mi dispiace , ma credo veramente che sia stata l' estrema sinistra (LFI) di fatto a consegnare soprattutto la Francia ai fascisti, non Macron in prima persona.
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Marco Maria Freddi David, la mia delusione e nel vedere infrangere una aspettativa forte. Sono certo tu conosca meglio la realtà francese e credo alle tue parole. Abbiamo tanti politici, nessun leader (progressista europeo) e questa, è la notizia più triste.
2 h
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David Garzella Marco Maria Freddi Già, purtroppo, questo è il grosso problema....... Condivido la tristezza.....
53 min
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La terza faccia della medaglia Macron ha vinto le elezioni due volte e non può ricandidarsi. Se stavolta vincerà Bardella, significa che senza di lui la sinistra non vince. Servirebbe un altro Macron, ma non c’è. E probabilmente la sx dovrà sperare nella destra un po’ meno destra di Bardella.
3 h
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Alessandro Pagliaro Macron vero statista. Se i fascisti di Le Pen non sono al governo il merito è suo. Piuttosto Melanchon con il suo estremismo è il vero ostacolo per una sinistra riformista e moderna di governo. E comunque Macron ha avuto il coraggio di riconoscere lo Stato di Palestina. Di certo con Meloni l'Italia non sta meglio.
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